È possibile pensare a un rinnovamento dell’insegnamento della Chiesa su sessualità, rapporto di coppia e famiglia nel flusso della tradizione e nel ritorno consapevole ai messaggi fondamentali della Scrittura? Martin Lintner, padre servita, già presidente dell’Associazione europea di teologia cattolica (2013-2015) e dell’Associazione internazionale di teologia morale (2017-2019), propone il passaggio da una morale fondata su divieti e comandamenti a un’etica della relazione, senza che «fondamento normativo e etica delle virtù» debbano entrare in contrapposizione.
Una tesi sviluppata nel nuovo manuale di Teologia morale sessuale e familiare. Una prospettiva di etica relazionale (Queriniana, pagg.799, euro 79). Un testo impegnativo che parte dagli sviluppi storici dell’insegnamento della Chiesa su matrimonio, sessualità e amore – dal giudaismo ellenistico a papa Francesco – per passare poi ai fondamenti biblici e a una terza parte in cui il teologo illustra gli aspetti sistematici «di una rinnovata etica della sessualità e della relazione», che sono poi le pagine più originali e propositive, in cui si invoca «il passaggio da una morale sessuale basata sulle norme a una morale sessuale intesa come etica della relazione fondata sulle virtù».
Si arriva così a una proposta sistematica di un’etica della relazione orientata alle virtù, in cui sessualità, rapporti di coppia e matrimonio sono considerati sotto l’aspetto della vulnerabilità e di un’etica relazionale della responsabilità.
Lintner non ha dubbi sul fatto che la proposta possa collegarsi «alla tradizionale secolare dello sviluppo dottrinale della Chiesa». In questa prospettiva sottopone a riflessione critica le condizioni per considerare indissolubile il matrimonio. E, infine, si dice favorevole a slegare l’unione canonica tra il patto matrimoniale dei battezzati e il sacramento, secondo la logica istituzionale affermata dal concilio di Trento con il decreto Tametsi (1563). Un tema che è anche al centro di un progetto di ricerca portato avanti dal Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo II” in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense che ha come obiettivo quello di “congedarsi” da alcuni accenti del magistero tridentino, in particolare la predominanza del registro etico (sposarsi pubblicamente per evitare l’adulterio) e giuridico (la coincidenza tra sacramento e contratto).
Ma quali sono le competenze morali necessarie per consentire una pratica responsabile della sessualità e promuoverne l’integrazione in un progetto di vita? Il teologo richiama competenze identitarie, comunicative, specifiche, sociali, interculturali e religiose, mediatiche. C’è poi la virtù della castità, spesso confusa con la continenza sessuale, mentre va intesa come «l’integrazione e la pratica di un esercizio responsabile della sessualità nel contesto della propria forma di vita personale». E quindi con l’obiettivo di realizzare relazioni autentiche, armoniche e appropriate. Padre Lintner, tra i tanti argomenti affrontati, parla anche delle unioni tra persone dello stesso sesso, gender, poligamia e poliamore.
Di grande originalità infine il contributo al femminile di Gaia De Vecchi nella prospettiva di teologia morale di genere.
L. Moia, in
Avvenire 11 novembre 2024