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Non abbiate paura!
Bernard Sesboüé

Non abbiate paura!

Sguardi sulla Chiesa e sui ministeri oggi

Prezzo di copertina: Euro 16,00 Prezzo scontato: Euro 15,20
Collana: Giornale di teologia 420
ISBN: 978-88-399-3420-8
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 160
Titolo originale: N’ayez pas peur! Regards sur l’Église et les ministères aujourd’hui
© 2019

In breve

Editoriale di Erio Castellucci
Prefazione di Henri Bourgeois

Descrizione

Quali ministeri nella chiesa di oggi e per il mondo di domani? Sesboüé affronta in modo metodico questo tema scottante. Lo fa con le risorse della riflessione teologica, con un’umile passione per le responsabilità a cui la chiesa non può sottrarsi, con una luminosa speranza nell’attraversare le nostre titubanze. E viene incontro, all’insegna della speranza, alle nostre esitazioni.
L’autore ci invita in primo luogo a verificare il linguaggio che usiamo e i punti fermi su cui poggiamo: perché esitiamo a designare come “ministeri” certi ruoli dei battezzati non ordinati? Sesboüé riflette poi sullo status di quei laici, donne e uomini, che svolgono un ruolo effettivo e individuabile nella chiesa cattolica, distinguendo accuratamente ciò che rientra nell’ambito del battesimo comune e ciò che deriva da una partecipazione alla responsabilità pastorale. Infine affronta la questione – delicata, ma urgente – dell’ordinazione al ministero pastorale: che fare, quando i sacerdoti sono sempre di meno, in una chiesa che non può privarsi dell’eucaristia o della riconciliazione sacramentale?

Recensioni

Chiunque si interessi al tema della Chiesa deve anche riflettere su un suo altro lato che è strettamente collegato a essa, cioè i ministeri. I due temi si intracciano in un rapporto che coinvolgono la fede, l’umano e l’ordine soprannaturale (p. 20), così introducendo necessariamente i diversi livelli nella pratica, creando dunque una realtà complessa tra di loro lungo la storia della Chiesa. Di conseguenza, ogni epoca della storia ha dovuto affrontare la coppia Chiesa-ministeri perchè trovi una risposta adeguata a servizio della Chiesa.

Il saggio che ci presenta Bernard Sesboüé, originariamente apparso in francese a metà degli anni novanta, vuole offrire una risposta a un attuale kairòs per tale tema. In tre capitoli, l’autore, propone di esaminare la pratica del ministero dei presbiteri, i diaconi e i laici nella Chiesa, accennando inoltre a qualche proposta e tracciando alcune piste per l’avvenire (p. 25).

In questa riflessione sul futuro, dove il tema della collaborazione sta al centro, si serve del Vaticano II come sua bussola. Dopo aver messo al centro il “Popolo di Dio” nella Lumen Gentium e aver riaffermato un solo sacerdozio, cioè quello di Cristo, si muove a considerare una sua triplice dimensione che consiste nella parola, nel culto e nella regalità (p. 31). È uno sviluppo che introduce un cambiamento-chiave nella categoria sacerdotale in uso finora, da un soggetto a un attributo (p. 33), e nel quale il ministero episcopale recupera il suo significato testimoniato dai Padri della Chiesa (p. 35) e i diaconi sono stabiliti come collaboratori dei vescovi. Una volta chiariti questi punti base si passa a un altro livello dove si tratta delle distinzioni dei diaconi e dei loro incarichi (p. 40). Qui entra un nuovo grado, cioè il diaconato permanente, che non è né sacerdotale né pastorale, ma che è collegato direttamente al vescovo, creando allora una tensione nell’intendimento dei ministeri.

Un passo importante nella materia venne stabilito nel Concilio di Trento. Il contesto è quello della Riforma nella Chiesa in cui il decreto dogmatico mise in relazione il primato romano e l’episcopato (p. 44), e l’aspetto di sacrificio con il sacerdozio (p. 45). Se da una parte si recuperò la figura del vescovo, dall’altra si creò una confusione fra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio dei fedeli (p. 46). Quindi si dipinse un quadro che distorse l’immagine dei presbiteri e dei laici, dove il primo si occupava dei sacramenti e quest’ultimi dell’annuncio della parola e dell’animazione della comunità, con il rischio di ridurre il presbitero a un “mago”, un personaggio “sacro”, “tecnico” (p. 47-48). Ecco come si arriva a un punto di svolta, cioè il fenomeno della mancanza di sacerdoti che apre alla riflessione del concetto dell’ordinazione degli uomini sposati e il matrimonio dei preti (pp. 56-60). É proprio qui che si colloca il dibattito sulla questione del diaconato nella sua diversità (64-70).

Nella stessa logica, si considera il ruolo dei laici posto dal Vaticano II nel contesto della mancanza summenzionata (pp. 71-77) che si realizza con una riflessione positiva del laico come sviluppato nelle Scritture (1 Pt 2, 9; Es 19, 5-6) (78-79). È proprio qui che si devono considerare i contributi di Paolo VI e di Giovanni Paolo II e il loro mettere in pratica l’insegnamento del Concilio sui laici (pp. 81-92). A livello pastorale, la partecipazione dei laici ai ministeri sta soprattutto nell’aspetto della delega nei rituali (p. 98, 105 ecc.). Si veda anche che bisogna rinnovare e sviluppare una teologia che sia adeguata a rispondere ai bisogni attuali sul campo (p. 121). Ovvero una teologia che veglia sui punti importanti nel passaggio al ministero dei laici come è stato spinto dal Vaticano II così com’è incoraggiato dai contesti attuali. Perciò in questi cambiamenti si notino non tanto i nuovi compiti, bensì delle nuove figure quali le “suore”, i laici, ecc. (pp. 129-134). Tuttavia, è importante che i religiosi rimangano fedeli al loro carisma mentre assumono qualsiasi incarico pastorale (pp. 136-140).

Come in ogni cosa, questi ministeri conoscono anche le loro sfide, e questo in tre aree, l’età avanzata dei candidati, l’apparente predominanza femminile e la provenienza dei ministri, cioè da classi agiate (pp. 141-142). Altre sfide includono situazioni ambigue, una nuova forma di vocazione, ecc (143-144). Oltretutto, deve anche esserci un protocollo per la missione che consiste nel provvedere anche a una lettera di missione (p. 145) nonchè una liturgia di invio (p. 147). Il volume si conclude sottolineando la sua finaltà di offrire un’analisi teologica per chiarificare le situazioni pastorali considerando il nostro mondo di oggi, mettendo un accento speciale su una nuova figura della Chiesa e dei ministeri richiesti per soddisfare i bisogni concreti odierni (p. 149).

Anche se questo saggio apparve negli anni novanta, la sua rilevanza sulle questioni odierne sui ministeri rimane assolutamente un kairòs nella Chiesa. Di conseguenza, questa versione italiana non potrebbe essere più opportuna.


G. Mmassi, in Gregorianum vol. 101 (2020/2), 500-501

Se una realtà ecclesiastica manifesta una carenza di sacerdoti, come può assolvere al sacramento dell’eucaristia o a quello della riconciliazione? A questa e ad altre questioni il teologo gesuita francese risponde con una lucida analisi che coinvolge i ministeri della Chiesa, anche quelli che si esita a considerare come tali, facendo essi riferimento a determinati ruoli dei battezzati non ordinati.

Questioni scottanti che, nella prospettiva dell’a., si aprono ai «segni dei tempi» i quali, come evidenzia mons. Erio Castellucci, «altro non sono se non i richiami dello Spirito alla Chiesa di ogni tempo». Testo chiave che rende ancora più attuale la problematica dei viri probati.


D. Segna, in Il Regno Attualità 20/2019

Hanno suscitato ampia eco le proposte del Documento finale che la recente assemblea del sinodo dei vescovi per la regione Panamazzonica ha consegnato al Santo Padre, soprattutto la richiesta di aprire alle donne il lettorato e l’accolitato, la possibilità di ordinare presbiteri i diaconi permanenti sposati, l’istituzione della figura di donna dirigente di comunità. È importante collocare queste – che al momento sono proposte, non decisioni – in una più ampia riflessione sul ministero della Chiesa. In queste settimane sono usciti in contemporanea due libri dell’editrice Queriniana che aiutano in questo senso.

Non abbiate paura! (pp 155, euro 16): è curioso il fatto che l’opera del gesuita Bernard Sesboüé sia uscita originariamente in francese nel lontano 1996. Eppure, come spiega all’inizio l’arcivescovo Erio Castellucci (presidente della commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi), tanti anni non sembrano passati poiché «ciò che accadeva nella Chiesa d’Oltralpe qualche decennio fa, infatti, è ciò che ora succede nel nostro paese, specialmente nel Nord». La forte riduzione numerica del clero impone una più intensa partecipazione dei laici ma bisogna fare attenzione a non confinare il parroco nel ruolo di un distante gestore, privo di contatto diretto con la gente. Occorre trovare un equilibrio tra la tentazione di clericalismo da parte dei presbiteri, che si traduce in un ripiegamento difensivo per mantenere il (poco) potere rimasto, e quella di conquista e rivendicazione da parte dei laici.

La Chiesa e il suo dono (pp 421, euro 30) è frutto delle ricerche del sacerdote torinese Roberto Repole, che dal 2011 al 2019 è stato presidente dell’Associazione teologica italiana e che attualmente è direttore del ciclo istituzionale della sezione torinese della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. La parola dono è la chiave del volume: con questa categoria andrebbe descritta (e in un certo senso riscritta) la vita e la missione della comunità cristiana. Così si evitano i due estremi di uno stile tendenzialmente violento nel trasmettere la fede e di un dialogo privo di riferimento alla verità. La Chiesa si fa dono in quanto nasce dal dono d’amore della Trinità, che si fa presente concretamente nella storia con l’opera dei cristiani. Anche se un mondo di cristianità è al tramonto e che si tratta di un modello ormai non riproponibile, non deve mancare l’anelito missionario dal cuore dei credenti.

I due testi concorrono a superare una certa narrativa sulla Chiesa fortemente stereotipata andando al cuore del discorso: la Chiesa madre, maestra, famiglia delle famiglie.


F. Casazza, in La Voce n. 40 (14 novembre 2019) 14

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