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La relazione educativa empatica
Fabio Rondano

La relazione educativa empatica

Accompagnare i ragazzi a una vita bella e buona

Prezzo di copertina: Euro 10,00 Prezzo scontato: Euro 9,50
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Collana: Iniziazione cristiana dei ragazzi
ISBN: 978-88-399-4092-6
Formato: 16,5 x 23,5 cm
Pagine: 120
© 2016

In breve

Una proposta di metodo, destinata a catechisti, formatori, genitori e docenti, per impostare relazioni educative all’insegna dell’empatia vera. Per uno stile catechistico fresco e innovativo, che punta a far sì che ragazze e ragazzi si lascino sedurre e affascinare da Cristo, sentendo che il vangelo li rende felici, cioè persone realizzate. Il testo, sostenuto da una solida teoria, è corredato da tutta una serie di esercizi e laboratori pratici.

Descrizione

Spesso i ragazzi, al termine del percorso catechistico o scolastico, liquidano come inefficace il loro cammino, e nemmeno più vogliono sentir parlare di fede e appartenenza. Il problema non si pone solo a livello di contenuti e strumenti di testo, e non è riconducibile esclusivamente alle famiglie di provenienza (talvolta scristianizzate). La questione è, essenzialmente, di metodo.
Educare vuol dire accompagnare i ragazzi – quei ragazzi a cui ci affianchiamo come catechisti, educatori, docenti, genitori, adulti interessati alla loro pienezza – a costruirsi una vita bella e buona. Educare vuol dire aiutare i ragazzi a scorgere e a riconoscere non solo il loro essere, ma anche il loro poter essere, e a lasciarsi sedurre e affascinare dalla promessa che il poter essere esibisce di renderli felici, cioè soddisfatti, realizzati come persone. La nostra catechesi deve avere questo per obiettivo. E questo processo viene favorito dal metodo educativo empatico.
Ecco perché questo testo intende offrire in modo sistematico e organico, ma anche in una forma abbordabile e con un linguaggio divulgativo, una teoria dell’empatia come pedagogia; una serie di esercizi e laboratori per l’autoformazione e la conduzione di incontri formativi per catechisti, educatori, docenti, genitori che vogliano educare empaticamente; la presentazione di un nuovo metodo catechistico, fondato sull’empatia e la parola del vangelo e sperimentato con efficacia e successo; un confronto argomentato con eventuali critici del metodo empatico.

Recensioni

Riflettere sull’empatia nell'ambito di un incontro formativo è ragionare sugli elementi che permettono che l’incontro sia davvero tale. Non ogni raduno è un incontro infatti. Non si incontra un altro se non si attraversa l’altro, se non lo si sente dall’interno (in-patire). Da qui l’importanza della proposta che viene offerta da Fabio Rondano nel suo La relazione educativa empatica. Accompagnare i ragazzi a una vita bella e buona (Queriniana, Brescia 2016, 110 pp., 10 €).

U. Lorenzi constata che «per molti bambini oggi il cristianesimo è diventato l’equivalente di una lingua straniera». I bambini fanno (si dovrebbe forse dire “non fanno”?) l’esperienza della lontananza della proposta catechistica dalla loro vita. Faticano a cogliere la pertinenza della “buona Novella” per la loro esistenza. G.K. Chesterton annotava già un secolo fa circa con la sua acuta visionarietà: «Ci sono due problemi nell’annuncio del vangelo come buona notizia. Primo che non è una vera e propria notizia, per chi già l’ha sentita tante volte; secondo che alla maggior parte delle persone non sembra affatto buona!».

L’A. evidenzia che, con tutta la buona volontà, gli incontri spesso vertono su temi e si esprimono attraverso linguaggi e immagini che non appartengono all’universo quotidiano dei ragazzi. Empatire con i ragazzi implica «un processo di traduzione» per non correre il rischio di rispondere a domande che i nostri interlocutori non si sono neppure lontanamente posti.

Il primo passo della catechesi dovrebbe costituire «una prima evangelizzazione» ponendosi come obiettivo la creazione di un gruppo capace di fondarsi «sulla fiducia reciproca, sulla comunione, sull’agio relazionale da coltivare prioritariamente. In una parola su uno stile empatico di fare catechismo» consci del fatto che «la comunicazione efficace passa attraverso la relazione efficace».

Una delle prime esigenze che va messa in campo è l’amicizia e una comunicazione contraddistinta da un’esigenza di essenzialità e brevità dove l’empatia non sia solo una virtù educativa, ma anche «una preziosa attitudine personale che promuoverà un maggiore equilibrio e una più duratura soddisfazione nell’esercizio del prezioso e difficile compito del catechista».

Nella sua proposta, l’A. invita il catechista a decentrarsi, a percorrere strade nuove e non temere di andare incontro ai ragazzi e tra le varie indicazioni troviamo sette regole per una comunicazione empatica:

- evitare contraddizioni tra linguaggio verbale e linguaggio non verbale.

- realizzare una corretta gerarchia tra ciò che è importante e ciò che non lo è.

- dare riconoscimento ai comportamenti positivi.

- effettuare solo richieste possibili e realistiche da proporre ogni volta.

- osservare voi e l’incontro da più punti di vista.

- saper stare in silenzio.

 - preparare il terreno e i ragazzi.


R. Cheaib, in www.theologhia.com 1/2017

Il lavoro del catechista è spesso frustrante: provenienti da un contesto ormai scristianizzato, i ragazzi avvertono come estranea la proposta del Vangelo, e se ne allontanano presto nel corso della vita. L’a., counselor e formatore di catechisti e docenti, indica una via per superare questa impasse proponendo una pedagogia empatica, uno stile educativo centrato sulla relazione prima che sui contenuti, volto a suscitare la passione dei ragazzi e ad accompagnarli nella crescita verso una vita pienamente realizzata. L’esposizione è accompagnata da numerose schede ed esercizi per i catechisti, per la comprensione di sé e dei propri interlocutori.


In Il Regno 20/2016