I preti, lungo la storia, non hanno sempre avuto il medesimo compito. E anche oggi sono sollecitati a reinventarlo. L’attuale congiuntura, infatti, provoca a ripensare ulteriormente il modo di vivere il ministero. Non è più in discussione – come avveniva alcuni decenni or sono, subito dopo il Vaticano II – la figura dogmatica, bensì il rapporto tra l'esercizio del ministero e il modo di vivere la vita cristiana tipico dei ministri ordinati.
Solo la non conoscenza della storia potrebbe giustificare la convinzione che il compito dei preti sia stato sempre il medesimo. Per rendersi conto di questi cambiamenti basterebbe andare con la mente ai diversi termini che nel corso dei secoli sono stati utilizzati per indicarne una funzione: presbitero, sacerdote, pastore non hanno lo stesso significato e quindi denotano accentuazioni diverse di questo ministero. Si tratta di una variazione terminologica che è andata di pari passo con quella teologica.
Questo percorso, però, ha portato con sé anche una certa fatica, tanto che oggi c'è una certa difficoltà nel precisare quale sia il compito principale del presbitero. A rendere ancora più complicata la determinazione contribuisce anche la condizione in cui i presbiteri sono chiamati a svolgere il proprio ministero.
Sono state queste e altre considerazioni a spingere mons. Giacomo Canobbio, docente di teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale di Milano, a organizzare nel libro edito dalla Queriniana Inviati per servire. Ripensare il ministero, alcune meditazioni che aiutino a trovare i punti fermi da cui prendere le mosse, nell'attuale scenario, per scrivere una nuova storia di fedeltà.
Le pagine del libro, frutto di un corso di esercizi spirituali, vorrebbero aiutare a comprendere come oggi il prete possa vivere la sua vita da cristiano senza farsi fagocitare da attività alienanti e da attese indebite, che propongono un percorso che aiuti a ripensare il ministero del sacerdozio, tenendo conto sia delle acquisizioni dottrinali sia delle congiunture culturali ed ecclesiali nelle quali il prete si trova a svolgere la sua missione.
Inviati per servire è articolato in nove parti, ognuna delle quali, nello stile degli esercizi spirituali, si conclude con la proposta di tre domande attraverso cui aiutare il prete a vivere la sua vita da cristiano senza farsi fagocitare da attività alienati e attese indebite.
M. Garzoni, in
La Voce del Popolo 1 ottobre 2020