Un'opera che si distingue per la peculiarità del metodo espositivo. L'A. vi fa valere l'esigenza di affiancare all'approccio storico-filologico comunemente invalso un approccio antropologico "sul campo", aperto alle istanze dell'hinduismo popolare nelle sue declinazioni locali, da un punto di vista spaziale, oltreché nei suoi esiti recenti, da un punto di vista temporale.
Per una comprensione a tutto tondo lo studioso non potrà limitarsi alla conversazione testuale con i grandi classici della letteratura in lingua sanscrita, espressione della "grande tradizione" brahmanica panindiana, ma dovrà aver contezza perlomeno delle più significative tra le "piccole tradizioni" agite nella prassi concreta delle comunità regionali e affidate all'una o all'altra delle numerose lingue vernacolari che compongono il ricchissimo mosaico linguistico dell'India.
Da questi presupposti deriva un'opera dal taglio originale e inconsueto, che, per usare l'immagine dell'autore, intende «aprire delle finestre nella casa/tempio indiana». Queste finestre tematiche comprendono tra l'altro le concezioni antropologiche e teologiche, l'ideologia castale, il mito e il rito, il tempo e lo spazio, le modalità e caratteristiche delle esperienze devozionali, le figure del maestro e dello yogin: come si vede, una scelta inevitabilmente parziale, e anche idiosincratica, che privilegia alcuni argomenti a discapito di una ordinata prospettiva storico-cronologica o classificatoria quale si può trovare in altre opere consimili: e in ciò consiste simultaneamente il suo pregio e il suo limite, l'uno o l'altro prevalente a seconda dell'interesse del singolo lettore.
P. Magnone, in
Orientamenti Bibliografici. Semestrale di letture a cura della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale 48 (2016) 57-58