Il desiderio ci accompagna sempre. Nel suo significato più profondo è la dimensione dell'identità umana data da Dio. Come tale, il desiderio è ciò che alimenta tutta la spiritualità umana. Al centro della spiritualità cristiana c'è la sensazione che l'umanità sia afflitta e benedetta dall'inquietudine e dal desiderio che possono essere soddisfatti definitivamente solo in Dio. Sono queste alcune delle intuizioni che avviano la ricerca di Philip Sheldrake nel suo libro, Farsi amico il desiderio.
Il libro esplora il ruolo del desiderio nella nostra ricerca di Dio, nella preghiera, in relazione alla nostra sessualità, quando compiamo scelte e siamo stimolati a rispondere al cambiamento.
Il desiderio si distingue dal bisogno
Riconoscere il desiderio implica la necessità di discernere i desideri tra desideri costruttivi e desideri distruttivi. I grandi maestri spirituali del cristianesimo osservano che «mentre il desiderio è un'energia data da Dio che ci fa procedere nel viaggio spirituale, il nostro desiderio più profondo necessita di essere distinto attentamente dai nostri bisogni o attrattive immediati. Da questa percezione è nata la tradizione cristiana del discernimento come base della buona scelta. Tutte le grandi tradizioni spirituali cercano di identificare un oggetto di desiderio degno del nostro potenziale umano e che ci porti oltre ciò che è superficiale ed egocentrico».
Il desiderio esprime la nostra identità
Il desiderio non è una sorta di forza impersonale "esterna" che ci controlla. I desideri si comprendono meglio come «le esperienze più sincere di noi stessi», quando ci mettiamo in relazione con le persone e le cose attorno a noi. Sebbene i desideri abbiano ricevuto talvolta un giudizio negativo, venendo più o meno ridotti all'istintualità, essi di fatto implicano «un elemento riflessivo». Essi sono «qualità umane». Per cui è necessario sottrarre il "desiderio" ai tentativi di ridurne il significato «alla libido sessuale e alle sempre più torbide associazioni con l'abuso sessuale o con giochi di potere sessuali».
Il desiderio celato e il discernimento
«Non arriveremo mai a conoscere il nostro desiderio più profondo se non attraverso l'attenzione ai molti desideri». Il nostro grande desiderio è spesso nascosto e sepolto «sotto un ammasso confuso di esigenze, necessità e desideri più insistenti». Attraversare i vari livelli del desiderio implica chiaramente discernimento.
Anzi, il desiderio ci aiuta nelle scelte vocazionali e nel nostro cammino di discernimento. Scrive l'a.: «Possiamo pensare ai nostri desideri autentici come a una sorta di orientamento vocazionale. Essi ci guidano verso ciò che siamo chiamati a diventare, a vivere e a fare». Il bello dei desideri è la loro dimensione di incarnazione: «I desideri ci tengono saldi nel momento presente ma, allo stesso tempo, ci indicano che questo momento non contiene tutte le risposte».
Il desiderio come via verso Dio
San Bonaventura spiega che «chi non è poi uomo di desideri non è disposto in alcun modo alle divine contemplazioni che conducono ai rapimenti dell'estasi». Per la mistica Giuliana di Norwich capiamo che è Dio «colui che pone il desiderio nei nostri cuori ed è il completamento di tutti i nostri desideri veri». Gesù dice alla mistica: «Sono io che ti spingo a desiderare, sono io l'infinito compimento di ogni tuo vero desiderio».
La. invita a non ignorare alcun desiderio, ma ad auscultare ogni desiderio per capire da dove viene e dove va: «Non possiamo dire di nessun desiderio che sia irrilevante nel processo di crescita e di discernimento spirituale. Ogni tipo di desiderio è toccato in qualche modo dallo Spirito di Dio, anche se può essere indirizzato male».
Parlando di sant'Ignazio di Loyola, egli afferma che «per Ignazio è molto meno utile cercare le radici delle nostre azioni che concentrarsi sulla direzione in cui si muovono i nostri desideri e bisogni e sugli stati d'animo profondi che essi creano. Il discernimento riguarda il riconoscimento delle energie che ci guidano». E aggiunge spiegando che l'indicatore della consolazione è l'aumento dell'amore di Dio e l'approfondimento dell'amore umano. Una caratteristica del nostro desiderio profondo è che, «mentre può essere collocato metaforicamente al "centro" del nostro essere, non è egocentrico. Implica un movimento lontano dall'isolamento e dall'introspezione verso l'armonia o l'unione con noi stessi, con Dio e con tutte le persone e le cose».
R. Cheaib, in
Theologhia.com 4/2018