Per molti oggi è ritornato difficile poter credere in Gesù Cristo come presentato dalla teologia/cristologia classica. I "cristologi" lo sanno: l'accettazione e la conoscenza di Dio e dell'uomo oggi sono state rivoluzionate rispetto ai secoli passati. E non si tratta più ora di acquisire maggiore comprensione del Cristo attraverso l'analisi e l'approfondimento delle sue parole e del suo operare, ma di "giustificare" quasi la fede in Cristo. Si cerca cioè, nell'affrontare le fonti bibliche e gli sviluppi della tradizione teologica successiva, di far emergere qualche “prerogativa” singolare che generi fiducia in Cristo e nella sua opera che porti alla fede in lui. Con questa preoccupazione spesso nelle riflessioni spirituali e pastorali si sorvola sulle tesi classiche della cristologia uscite dalle controversie della chiesa antica. Si ritiene un grosso ostacolo oggi il linguaggio con cui si giunse alla confessione che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, con anima razionale e corpo; e che le sue due nature non sono né separate tra di loro e nemmeno mescolate; ma unite tra di loro nell'unica persona dell'unigenito Figlio di Dio e Logos. Eppure prima o poi dobbiamo pur rendere comprensibile come il mistero di Dio si manifestava nella persona di Gesù pur nella perfetta sua umanità, per non stare a ripetere, senza troppo comprenderle, formule sempre più lontane dalla nostra cultura. Un impegno che però non deve liquidare troppo sbrigativamente le questioni fondamentali, radicali, inalienabili affrontate a suo tempo, provando a rileggerle in modo efficace nel contesto e nel quadro di riferimento concettuale attuale.
È questa anche la prospettiva ermeneutica che regge questo saggio di Franz Dünzl (1960-2018) dedicato alla Storia del dogma cristologico nella chiesa antica. Un testo elaborato per le lezioni all'università di Würzburg. Un testo breve ma completo. Redatto senza tecnicismi, ma con un linguaggio preciso e puntuale circa i contenuti.
Per apprezzarne e valorizzarne al meglio il contenuto nel suo sviluppo storico nella concatenazione dei capitoli principali suggeriamo di leggere il capitolo conclusivo (pp. 209-223), dove l'autore tenta di tradurre i risultati delle controversie cristologiche nel linguaggio di oggi. Diventa allora veramente chiara la struttura del saggio che, riassunto brevemente la formula confessionale neotestamentaria che descrive Cristo katá sárka e katá pneuma (pp. 11-17), passa negli altri sette capitoli a tematizzare queste due dimensioni come sono state pensate inse stesse e nel loro intreccio nel tentativo "secolare" (si arriva fino all'VIII secolo) di "armonizzarle" in modo coerente (pp. 19-48).
Il pregio del saggio è proprio la capacità dell'autore di calare tutte queste conoscenze storiche nel quadro di una prospettiva attuale senza decostruire o relativizzare le verità della fede cristologica; anzi, sapendo valorizzarle per esplorare al meglio le attuali questioni della vita di fede.
Ben cosciente che diventa essenziale oggi fondare la nostra speranza sulla totale e integrale accettazione del mistero dell'incarnazione nel quale Dio in Cristo assume tutto l'uomo. È quanto anche questo fascicolo di «CredereOggi», nel ricordare i 1700 anni dal concilio di Nicea, tenta di far comprendere. In tempi difficili si cercò allora un modo per confessare insieme la medesima fede in Cristo Gesù Signore. Resta l'impegno a trovare oggi ancora le parole per dirlo.
D. Passarin, in
CredereOggi 1/2025, 150-151