Chantal Reynier è una religiosa francese che, dopo gli studi in storia antica e in teologia, ha conseguito il dottorato in teologia biblica al Centre Sèvres di Parigi, dove è stata docente di esegesi. Dal 2015 collabora con l’Università svizzera di Friburgo. Dopo un testo dedicato a san Paolo, ora è disponibile in italiano questo saggio su Maria Maddalena, esaustivo nella sua sinteticità.
Maria Maddalena è una figura complessa, sulla quale si è accesa una riflessione sempre più diversificata mano a mano che ci si allontanava dagli scritti evangelici per seguire l’evolversi delle leggende nate sulla sua figura.
L’autrice analizza la presenza della Maddalena nei testi evangelici, notando un itinerario diversificato a seconda della sensibilità dei vari autori. C’è chi la pone vicina a Gesù nel suo ministero fin dall’inizio, con la sua presenza notata alla Passione, alla sepoltura e alla prima apparizione (Luca). In Matteo non compare fino al momento della Passione, mentre Marco la menziona per la prima volta sotto la croce e ricorda l’apparizione da lei goduta solo nella finale lunga, unica fra le donne ad avere questo privilegio.
Il Quarto Vangelo le dona un’importanza eccezionale ricordandola sotto la croce, alla tomba e beneficiaria della prima apparizione con il compito di annunciare la risurrezione di Gesù agli apostoli.
L’autrice indaga anche sulle altre Marie presenti nel NT.
Identità, malattie, guarigione
Reynier studia vari temi, il primo dei quali riguarda l’identità della Maddalena. Per questo motivo ne studia il nome, il luogo di origine (il famoso porto ricco per l’industria della lavorazione del pesce e il suo commercio all’estero). Secondo l’autrice, Maria di Magdala probabilmente era nubile, e la sua condizione sociale abbastanza agiata.
Il secondo tema riguarda la situazione della salute della Maddalena. Prostituta, malata di mente, indemoniata?
Lc 8,1-3 la menziona come prima delle donne che – cosa molto insolita – avevano seguito Gesù fin dalla Galilea, sostenendolo con il loro servizio e i loro beni. Luca afferma che da lei «erano usciti sette demoni». Da qui parte tutta la riflessione successiva per stabilire se Maria di Magdala era stata un’indemoniata, una malata di mente o una prostituta. Nell’antichità si collegava la malattia al dominio del demonio, del male. Secondo Reynier, questo non indica necessariamente che Maria fosse stata soggetta a una malattia psichica, ancorché il processo di guarigione (operato da Gesù) fosse stato probabilmente lungo e ripetuto.
Il ritenerla una prostituta pentita dipende dal fatto che, delle tre Marie menzionate nei Vangeli, si è fatto una sola persona, identificando Maria di Betania, la donna che unge Gesù in casa del lebbroso Simone con la peccatrice innominata perdonata da Gesù per la sua fede e il suo grande amore.
Reynier distingue le varie Marie e non identifica la Maddalena né con Maria di Betania né con la peccatrice innominata. Papa Gregorio Magno (540 ca. d.C – 604 d.C.) identificò in un’unica persona le varie figure di Maria presenti nei Vangeli e affermò che aveva sette demoni perché era piena di tutti i vizi. Questa interpretazione durò per molti secoli.
L’autrice studia i vari temi attinenti la situazione fisica della Maddalena, indagando sul fatto se fosse o meno malata e guarita. Certamente è una persona che, come tutti i malati guariti da Gesù, viene liberata, reintegrata socialmente e religiosamente e salvata. La sua eventuale malattia non deve essere necessariamente identificata come una malattia mentale.
Con Gesù. Prima alla tomba, ruolo nel Vangelo di Giovanni
Il terzo tema affrontato da Reynier è il fatto che la Maddalena accompagnò Gesù lungo tutto il suo ministero, a partire dalla Galilea fino alla sua risurrezione.
L’autrice studia il brano di Lc 8,1-3, sottolineando il fatto che il sostegno e la diaconia delle donne forse non si limitavano al supporto economico e ai servizi concreti necessari per la vita quotidiana, ma comprendevano anche l’assorbimento dell’insegnamento offerto da Gesù, cosicché la Maddalena divenne a tutti gli effetti una discepola di Gesù, una sua testimone.
Durante la passione, la si ritrova sotto la croce, come una delle quattro donne (così Reynier) che assistono alla passione e morte di Gesù, diventando in un certo senso testimone qualificata e madre della comunità post-pasquale dei discepoli che da lì sarebbe nata.
È presente e osserva il luogo della sepoltura di Gesù (sinottici). Visita la tomba (con altre donne nei sinottici, da sola in Gv 20,1-2). Gode dell’apparizione di Gesù con l’«l’altra Maria» (Mt 28,9-10), da sola (Mc 16,9), con Giovanna e Maria, madre di Giacomo (Lc 24,10), da sola in Gv 20,11-18.
Il quarto tema studiato è il fatto che la Maddalena è la prima a visitare la tomba. Reynier studia la versione matteana, dove ella – assieme all’«altra Maria» – riceve dall’angelo la rivelazione che Dio sconfigge la morte e la missione di andare a dire ai discepoli che Gesù è vivo, è risorto dai morti e li precede in Galilea. In Mc 16,1-7 c’è il tema della ricerca. L’angelo fa emergere l’incomparabile novità della risurrezione e lo spavento provato dalle donne impedisce loro di domandarsi dove sia Gesù. Lc 24,1-8 insiste invece sulla memoria e sul disegno divino contenuto negli annunci della passione pronunciati da Gesù durante la sua predicazione.
Dopo la presenza alla tomba, gli evangelisti annotano la missione affidata alle donne. Mt 28,9-10 ricorda la missione a beneficio dei discepoli affidata da Gesù. Mc 16,7-8 annota lo strano comportamento delle donne di fronte alla missione da compiere. Sono sopraffatte della paura e tacciono. Nella finale lunga del Vangelo di Marco (Mc 16,9-20) la Maddalena è invece la prima destinataria dell’apparizione di Gesù (Mc 16,9-11). Lc 24,9-11 ricorda il rifiuto dei discepoli di accogliere la testimonianza delle donne (cf. anche lo scetticismo sulla testimonianza delle donne ricordato dai due discepoli di Emmaus).
Il quinto tema analizzato è il posto singolare di Maria di Magdala nel Vangelo di Giovanni.
La prima visita al sepolcro (Gv 20,1-2) è incentrata sul tema della perdita di Gesù. Maria vede una tomba aperta e vuota, con la pietra rimossa e si crea la spiegazione del trafugamento del cadavere (una «conoscenza immaginata»). È smarrita e defraudata. Corre ad annunciare il fatto ai discepoli, e Pietro e il Discepolo Amato corrono al luogo, costatando la tomba vuota e i segni presenti. Occorrerà la Parola per arrivare alla fede.
Tornata alla tomba (Gv 20,11-18), la Maddalena vede i due angeli ma non comprende, sopraffatta dal pianto per la perdita dell’amato maestro. Le lacrime le impediscono di vedere ed ella permane nel suo errore di identificazione. Quando viene chiamata per nome, si gira per la seconda volta e riconosce Gesù come Maestro, lo stringe in un abbraccio che vorrebbe trattenerlo, ma riceve l’insegnamento che Gesù deve salire al Padre, e che quindi è il Figlio di Dio, il Signore.
La Maddalena entra gradualmente nella verità della risurrezione, a cui accede solo perché Gesù stesso si rivela a lei. La Maddalena crede non perché «vede» come il Discepolo Amato, «ma perché sente, senza possibilità di dubbio, Gesù che le si rivolge. Rinasce nella verità grazie alla Parola» (p. 95).
La Maddalena riceve una missione senza precedenti. Non deve trattenere Gesù, il Signore, perché il modo della sua presenza ora è cambiato. «È invitata a riconoscere la divinità di Gesù manifestata attraverso la sua umanità» (p. 97). Si tratta veramente di Gesù che lei ha conosciuto ed è il Figlio di Dio. Maddalena ha visto il Signore, lo ha ascoltato, l’ha toccato. Tutti i sensi sono stati chiamati ad aprirsi all’atto di fede e di abbandono.
«L’espressione “non mi trattenere” per Gesù è anche un modo di chiedere a Maria di entrare nella volontà del Padre. Questa volontà consiste, per lui, nel tornare al Padre suo. Nel suo incontro con il Risorto Maria comprende cosa sia l’esistenza pasquale: essere nel Padre» (p. 97).
Gesù torna al Padre per assicurare una presenza nuova ed efficace fra i discepoli. Maria invece deve andare dai suoi fratelli, nell’orizzontalità, a partire dalla parola di Gesù che le parla ancora delle realtà di quaggiù. Il comando permette a Gesù di tornare al Padre e a Maria di andare ai fratelli. La diffusione del Vangelo è assicurata.
La missione della Maddalena è quella di annunciare un avvenimento: «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17). Gesù risorto chiama «fratelli» i discepoli (ivi), un’unica famiglia con Gesù e il Padre. I discepoli ai quali Maria deve portare la sua testimonianza «formano la famiglia di Gesù, così come il maestro l’ha fondata prima di esalare l’ultimo respiro e Maria ne è stata testimone. Maria assume dunque la funzione materna di generare figli al Verbo e di introdurre questa nuova modalità della presenza di Gesù presso i suoi, una presenza reale ma nuova, perché ormai invisibile agli occhi» (pp. 98-99).
Sebbene ai tempi del NT la testimonianza delle donne fosse penalizzata, l’evangelista non esita – non lo fanno gli altri evangelisti – a mettere in luce l’incontro tra il Risorto e Maria di Magdala. Il Quarto Vangelo «esprime al meglio la missione specifica della Maddalena, ma nessun vangelo ha comunque cercato di cancellarne il suo ruolo, tanto è essenziale per la trasmissione della Buona notizia» (p. 99).
Discepola
Reynier indaga come sesto tema se la Maddalena possa essere considerata discepola.
Maria di Magdala non appartiene al gruppo dei Dodici, ma l’aver assimilato l’insegnamento di Gesù lungo tutto l’arco del suo ministero l’ha resa una discepola che è stata con Gesù, capace di testimoniare la buona novella. Il titolo “discepola” non c’è perché rarissimo nel NT ma l’assenza del nome non equivale all’assenza della realtà.
Insieme alle altre donne, Maria di Magdala presenta le caratteristiche del discepolo, poiché sono vicine a Gesù, lo seguono, accolgono il suo insegnamento e si mettono al suo servizio. Pur con funzioni diverse dal Discepolo Amato, la Maddalena è discepola anch’essa. La mattina di Pasqua ella si comporta da discepola: va, vede, riconosce, testimonia e annuncia.
Maria Maddalena diventa, nella tradizione, la figura dell’apostola per eccellenza, «apostola degli apostoli» (Ippolito di Roma, III sec.). Essa ricorda all’istituzione il cuore della fede e la necessità di annunciarla. Questo è un ruolo indispensabile alla Chiesa, che non può sottovalutarlo (cf. il sottotitolo del libro!). Maria è il modello del testimone, rappresenta una forma di testimonianza universale. Maria è l’esempio vivo di una nuova relazione con Cristo, basata sulla fede viva che porta alla conoscenza di Gesù, a orientarsi continuamente verso di lui.
Pietro riceverà la missione di essere pastore e guida dei fratelli. Maria diventa sì l’«apostola degli apostoli», ma ancora di più – secondo Reynier – diventa l’«apostola dei fratelli», testimone universale dell’amore irrevocabile di Gesù, «Figlio di Dio e fratello degli uomini» a cui si orienta (cf. p. 110).
All’incrocio interpretativo
Come settimo tema da investigare, l’autrice pone la Maddalena come figura all’incrocio fra AT e NT. La sua figura è posta in luce attraverso l’assimilazione e la prefigurazione o il parallelismo.
L’assimilazione riguarda il Discepolo Amato e Maria la madre di Gesù. Solo la Maddalena è incaricata di portare la Buona notizia agli Undici. Alcune fonti antiche la identificano con Maria la madre di Gesù: Diatessaron, Ippolito, Paolino di Nola, Cirillo di Alessandria, Origene, vari testi apocrifi e il Talmud babilonese (VI sec.).
Una studiosa, Thierry Murcia, l’ha sostenuto in un’opera del 2017. Ipotesi suggestiva per la presenza importante della Maddalena nelle varie fasi della vita di Gesù ma, secondo Reynier, senza fondamento nei testi.
A livello di prefigurazioni, si vede la Maddalena come richiamo a Eva (Ippolito, Ambrogio). Altri rimandano alla sposa del Cantico dei Cantici, alla ricerca e al ritrovamento dell’Amato che abbraccia con forza. La Maddalena è vista come una figura autorevole per le comunità cristiane, come Pietro e Paolo. Sembra che alcune correnti nelle comunità abbiano voluto contrastare il posto di Pietro. I movimenti femministi hanno visto nella scena del giardino la designazione da parte di Gesù del suo successore (come il profeta Eliseo assistette all’ascensione del suo maestro Elia e divenne suo successore). Nei testi apocrifi si insiste molto sul rapporto delle donne con Cristo. La Maddalena diventa la rappresentante delle minoranze che si identificano con un personaggio forte.
A Maria Maddalena è affidato il compito di annunciare la risurrezione non solo all’interno della Chiesa, ma anche all’esterno. Ella presenta delle similitudini con Paolo, che vive un incontro decisivo con Cristo che gli cambia la vita. Entrambi sono inviati dal Risorto. Gesù manda Paolo in città per ricevere la sua missione dopo la guarigione dalle squame degli occhi; Maria è inviata agli Undici e, in un certo senso, passa il testimone a Paolo. Il «più piccolo tra gli apostoli» è avvicinato a colei che sarà considerata l’«apostola degli apostoli».
Quale figura di intersezione si considera Maddalena in rapporto a Mosè (Romano il Melode, VI sec.). Portavoce di Dio al suo popolo il primo (cf. Lv 1,1-2), portavoce del Risorto per gli apostoli la seconda.
Maria Maddalena è posta spesso a confronto con Giovanni Battista. Questi è il punto di intersezione tra AT e NT, mentre Maddalena si situa fra la vita terrena di Gesù e la sua ascesa al Padre. Giovanni Battista indica l’Agnello di Dio ai suoi discepoli, mentre la Maddalena simboleggia la trasformazione della comunità pre-pasquale in comunità post-pasquale con Gesù.
Maria risponde alla prima e fondamentale domanda posta dai discepoli del Battista a Gesù: «Maestro, dove dimori?». Al «che cosa cercate?» iniziale del Vangelo, corrisponde «chi cerchi?» nella scena del giardino. Il Battista è amico gioioso dello sposo, presente a lui, come la Maddalena «è presente» (stesso verbo) e sente la voce di Gesù che nel giardino la chiama e gli risponde con gioia.
Maria prefigura tutti i testimoni della Bibbia, in specie Giovanni Battista di cui è controparte. La sua personalità è feconda e fa vibrare le Scritture. «Maria è testimone del ministero di Gesù e della sua apparizione come Risorto prima del suo ritorno al Padre da cui è venuto. Quale posto più eminente potrebbe avere Maria di Magdala, testimone del “Cristo totale”? Quale apostolo potrebbe toglierla?», si chiede l’autrice (p. 129).
Storia dell’interpretazione
Nel c. 10 l’autrice analizza l’accoglienza della figura di Maria di Magdala lungo la storia.
La complessità della sua figura ispira varie interpretazioni e un’evoluzione nella stessa. Mentre nei Padri latini si instaura l’identificazione delle Marie con l’anonima peccatrice della città, nessuno degli scritti apocrifi e dei Padri greci identifica esplicitamente Maria Maddalena e la peccatrice con la donna anonima o la sorella di Lazzaro.
In seguito, si accoglie l’opinione di Gregorio Magno che si tratti di un unico personaggio. Maria Maddalena diventa la figura della peccatrice perdonata capace di annunciare la Buona notizia. Nel 1518, con Lefebre d’Étaples si comincia a dubitare di questa unificazione di diversi personaggi. Oggi si considera la Maddalena distinta dalle altre figure che compiono l’unzione e dall’anonima peccatrice menzionata da Luca.
Dal silenzio si passa alla leggenda. La letteratura apocrifa arricchisce il personaggio, ponendola allo stesso livello degli apostoli e spesso contrapposta a Pietro. Nel Medioevo compaiono le vite di Maria Maddalena, simbolo della conversione e della penitenza che papa Gregorio le aveva attribuito. La sua popolarità aumenta.
Appare la Vita eremetica beatae Mariae Magdalanae (IX sec.) e la Legenda aurea di Jacopo da Varazze (1228-1298): inseguita dagli ebrei, la Maddalena si imbarca con altri personaggi – tra cui Lazzaro, Marta, Massimino – su una nave senza vele, remi timone o pilota e giunge all’attuale porto di Marsiglia. Maria si ritira alla Sainte-Baume, la Santa Grotta, dove conduce una vita da anacoreta. Le sono attribuiti molti miracoli. Nel Medioevo proliferano molte altre leggende.
Si instaura un culto, nato in Oriente, testimoniato già nel 330 dall’anonimo Pellegrino di Bordeaux in riferimento a una chiesa chiamata Lazarium a Betania, testimonianza confermata da Egeria un secolo dopo.
In Occidente il culto si diffonde lentamente, nonostante gli sforzi di Beda il Venerabile. I domenicani si stabiliscono nel 1295 alla Sainte-Baume e, nel 1297, la scelgono come patrona del loro ordine per la loro vocazione di predicatori. In seguito si esalta la sua natura di asceta, contemplativa, patrona di ammalati e delle donne in gravidanza. La memoria liturgica del 22 luglio è stata elevata a festa da papa Francesco nel 2016. La Maddalena diventa ispiratrice di opere e di penitenza, con l’instaurazione di due pellegrinaggi principali: Vézelay, intorno a Saint-Maxim, e alla Sainte-Baume.
La Maddalena divenne occasione di discussione sulla grazia tra protestanti e cattolici. Si emanarono decreti che ingiungevano di non rappresentarla in abiti sontuosi oppure nuda nel deserto e, nell’iconografia, comparvero sempre più spesso attributi come il teschio, la candela, il cilicio, la frugalità dei pasti, l’ascesi, il libro.
Per i cattolici Maria Maddalena è il simbolo della penitenza; i protestanti – che difendono la distinzione fra le varie persone del NT – vedono il perdono come pura grazia. Nel XX sec. i movimenti femministi hanno cercato di liberare la Maddalena dall’immagine della peccatrice pentita, in altri termini, da un’interpretazione tipicamente patriarcale, per restituirle la sua figura di apostola e di mistica. Anche fra i cattolici questa interpretazione è legata al dibattito sull’ordinazione delle donne.
L’ultimo capitolo è dedicato da Reynier alle chiavi che la Maddalena costituisce per comprendere la nostra cultura. La studiosa passa in rassegna l’iconografia nei vari paesi europei, la musica, la letteratura, il cinema.
L’autrice conclude sostenendo la distinzione delle varie Marie nel NT e considera Maria Maddalena come testimone insostituibile di Cristo risorto e portatrice di emozione e passione.
In Appendice (pp. 169-170) è riportata un’utile tabella riassuntiva circa Maria di Magdala e le altre donne del NT. Segue la bibliografia per un approfondimento (pp. 170-171).
Il volume è un’opera ricca di dati e significativa per il suo messaggio globale di grande rivalutazione di questo personaggio del NT, una donna che, contro gli schemi culturali, viene considerata testimone insostituibile dell’insegnamento e della risurrezione di Gesù, sua apostola, «apostola degli apostoli», «apostola dei fratelli».
R. Mela, in
SettimanaNews.it 10 agosto 2023