Raccoglie contributi in cui studiosi di Teologia propongono una ricomprensione dei mondi parrocchiali analizzando realtà e indicando impegni da assumere da parte della “Comunità dei cattolici” per riflettere sugli scenari che si stanno delineando nella Chiesa in ordine ai mutamenti della parrocchia tradizionale. L’opera si configura come un momento di confronto tra teologi, impegnati nel tracciare linee e percorsi nuovi affinché la parrocchia continui ad essere «la chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie».
Gli autori presentano le loro ricerche, le loro esperienze e le loro riflessioni e formulano ipotesi di rinnovamento per promuovere una ridefinizione della parrocchia. La prospettiva in cui si collocano i loro contributi è squisitamente e “pensosamente” aderente al Vangelo: l’attenzione è rivolta alla “forma”, ai “tempi” e agli “spazi” d’azione.
Livo Tonello, nel trattare Esisterà ancora la parrocchia?, precisa che la crisi della parrocchia richiede un ripensamento, il che non implica tecnicismi pastorali, ma «un’elaborazione delle forme istituzionali che generano il “noi” ecclesiale e che permettono l’incontro con il Risorto». L’identità della parrocchia classica è già mutata e necessita di ulteriori cambiamenti per garantire la sua missionarietà. Essa si connota come una comunità composta da una pluralità di soggetti, influenzata da modelli che determinano l’emergenza pastorale, la quale sollecita la “consapevolezza” del ruolo dei fedeli. La cura delle “anime” dovrà svilupparsi nella direzione della pastorale “integrata”: pluralità di carismi nell’unità della missione.
Dario Vivian, in C’è tempo per tutto sotto il cielo: anche per la chiesa, sostiene che la parrocchia deve avere voce nei dinamismi culturali intercettando le istanze e le esigenze esistenziali. Le attuali dinamiche storiche impongono una lettura critica delle tendenze, una oggettiva individuazione dei problemi, la ricerca di prospettive nelle quali le soluzioni ai problemi vengano date con vitale organicità nello sviluppo di una vera azione evangelizzatrice di speranza e di fede per l’uomo contemporaneo. Le parrocchie presenti devono collaborare tra di loro per colmare la distanza tra i tempi di vita delle persone e i tempi di vita della Chiesa. Va, perciò, auspicato un tempo nuovo nel “noi” per rendere migliore il “sé”. Le proposte pastorali vanno riviste, riorganizzate, riproposte considerando il mutare delle persone, dei quartieri, dei paesi, delle città.
In Leggere la storia e abitare il territorio, Assunta Staccanella, nell’esplicitare il senso di “pastoralità”, “sinodalità”, “riforma”, “fraternità e sororità”, rimarca l’importanza di discernere i “segni dei tempi” come una disposizione di base indispensabile all’evangelizzazione e a esplorare modalità alternative per sostenere la vita spirituale del popolo di Dio: operare per riconoscere l’eventuale manifestarsi di veri “segni dei tempi”, capaci di orientare una nuova forma ecclesiale e andare là dove le persone abitano.
Gianattilio Bonifacio, in Gesù al centro della comunità e la permeabilità dei confini ecclesiali, ricorda l’insegnamento di Gesù sul servizio, sull’accoglienza degli ultimi, sull’apertura nei confronti di coloro che operano nel Suo nome. In un cambiamento d’epoca, le parrocchie devono essere inclusive, privilegiando l’accoglienza quale azione pratica per la diffusione del Vangelo. La complessità della città è contrapposta alla semplicità della fede anche se il Vangelo accoglie la pluralità e la diversità.
Con Sfide e percorsi di partecipazione alla cura pastorale nella città, Ezio Falavegna porta la riflessione sulla relazione che intercorre tra la città e la comunità cristiana: la città nell’essere realtà complessa non è più luogo di formazione e di educazione, pertanto va recuperato l’agire in ordine ai tempi della fede e ai bisogni dei fedeli. La sfida è pastorale finalizzata alla promozione della Persona, il che richiede nuovi assetti in quanto la liquidità che caratterizza la città rifiuta l’accoglienza del Vangelo e la costruzione di relazioni di fede. Le variegate tipologie di credenti richiedono pluricategorie interpretative e la città diventa un vero laboratorio.
Urge una riforma che poggi sul ringiovanimento, sulla creatività, sulla cultura dell’incontro, ecc. questo precisa Andrea Toniolo in Contesti nuovi, nuove ministerialità. Egli, ribadisce che necessita la conversione missionaria delle strutture oltre al ricorso a nuove figure ministeriali per favorire la diffusione della Parola: una nuova forma dell’esperienza di fede e di chiesa.
Il contributo di Serena Noceti Partneship, cooperazione, autorità pone il tema della ministerialità delle donne per il rinnovamento delle parrocchie e riferisce di alcune zone dove si sperimentano forme nuove di ministerialità assunte da laiche e religiose oltre all’individuazione di figure che possono contribuire al rinnovamento della vita pastorale parrocchiale.
La Chiesa, come precisano i vari autori, deve diventare “Casa tra le case” per colmare la distanza che la separano dai tempi di vita delle persone. Matteo Ometto, in Famiglia e parrocchia: (Primerear), opera una riflessione sia sulla trasformazione della parrocchia che sulla trasformazione sociale della famiglia da patriarcale a nucleare, a composita, a volte monoparentale, adottiva, ecc. I modelli mutano, le famiglie mutano e la Chiesa non può annullare il rapporto di reciprocità: «la chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la chiesa» (AL 87).
La parrocchia è famiglia di famiglie. L’eterogeneità delle famiglie in virtù del Sacramento del matrimonio non impedisce di evangelizzare al suo interno e all’esterno facendosi missionaria e complementare alla parrocchia. Il Cristianesimo raggiungerà una nuova vitalità grazie alla fede e all’impegno apostolico di fedeli laici, di famiglie, di sposi evangelizzatori.
Le suggestioni, i suggerimenti, l’analisi offerte dagli autori invitano alla riflessione, al dialogo, a fare intelligenza comune e a condividere impegni e responsabilità e ribadiscono la necessaria vitalità delle nuove stazioni parrocchiali. Parole chiare in tempo di equivoci paradossali, per esprimere l’urgenza di una realtà che richiede risposte adeguate. L’ampiezza degli orizzonti viene presentata evitando approcci generici. Il volume non è una rassegna di posizioni, piuttosto sollecita ad un’analisi delle problematiche. Il tutto sorretto dalla volontà di riscoprire il dialogo in Parrocchia e per la Parrocchia senza smarrire il senso dell’evangelizzare. La divulgazione del Vangelo richiede scelte coraggiose imposte dai tempi: il rinnovamento auspicato dagli autori passa attraverso tutte quelle forme educative che riportano alla “pedagogia divina”, dove Dio si disvela nella relazione con l’uomo.
S. Palumbo, in
Gregorianum 104 (2/2023), 453-455