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Le parrocchie del futuro
Andrea Toniolo, Assunta Steccanella (edd.)

Le parrocchie del futuro

Nuove presenze di Chiesa

Prezzo di copertina: Euro 20,00 Prezzo scontato: Euro 19,00
Collana: Giornale di teologia 445
ISBN: 978-88-399-3445-1
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 240
© 2022

In breve

La trasformazione della parrocchia “classica” implica, non da ultimo, nuove ministerialità e nuove forme di collaborazione: unità pastorali, raggruppamenti di parrocchie, comunità pastorali. Su entrambi i versanti occorre ragionare, sperimentare e... investire convintamente le proprie energie.

Descrizione

«Esisterà ancora la parrocchia?»: questo interrogativo, che apre la serie dei contributi raccolti nel volume, interpreta una preoccupazione comune sul destino delle comunità cristiane e delle prassi pastorali legate al cristianesimo sociale.
Nella Chiesa italiana (e non solo) si stanno delineando nuovi scenari, che vanno criticamente pensati: è in atto una trasformazione della parrocchia classica, che ne chiama in causa la forma, i tempi e gli spazi di azione. Non si tratta di avviare un’operazione di “ingegneria pastorale”, quanto di disporsi a un’autentica “ecclesiogenesi”, a partire da alcune coordinate fondamentali: la pastoralità come tensione all’ascolto di Dio e dell’umano, la sinodalità, il dinamismo di riforma, la vocazione alla fraternità e sororità, l’ospitalità e il servizio, il dialogo con la realtà contemporanea. Queste e altre dimensioni, consapevolmente assunte, strutturano una pastorale in conversione missionaria, capace di misurarsi con le sfide della città e di rimodularsi valorizzando una ministerialità plurale – maschile e femminile, individuale e familiare – attraverso cui dare forma a una nuova presenza della Chiesa sul territorio, più corrispondente al sogno di Dio.

Recensioni

Il cosiddetto “cambiamento d’epoca” non può non investire e interrogare la forma ecclesiae come si è data fino a ora e che vede nella parrocchia la sua concretizzazione più felice e duratura. Certamente essa non è e non sarà «l’unica istituzione evangelizzatrice» (EG 28): nuove forme di parrocchia, ma anche nuovi luoghi ecclesiali si affacceranno nel panorama delle presenze di chiesa per continuare a garantirne la missione (così potrebbe suggerire il sottotitolo del libro). Il testo tenta di intercettare i processi “ecclesiogenetici” in atto per indicare alcune prospettive di futuro per la parrocchia, la cui esistenza non sembra essere ancora in discussione, almeno nel contesto italiano, come provocatoriamente lascerebbe intendere il titolo del primo contributo di questo libro (Esisterà ancora la parrocchia?).

Sembra di poter riconoscere che il percorso è articolato, seppure non in modo rigoroso, secondo le tre dimensioni del classico metodo teologico-pastorale. Ciò non è però mai esplicitato, così come rimane implicito in tutti i contributi un ascolto empirico-teologico localizzato dei processi in atto.

I primi due saggi sono orientati a una lettura della situazione (dimensione Kairologica). Secondo Livio Tonello, sembrano affacciarsi una pluralità di modelli parrocchiali (ad esempio «comunità di comunità») e di “ministeri laicali”. Le parrocchie, in questo modo, potranno continuare a garantire una «chiesa di popolo» per nuove «contaminazioni tra vangelo e forme ordinarie dell’esperienza umana». Il ripensamento della forma ecclesiae in termini missionari è così declinato a partire dalla forma fidei e dalla sua trasmissione oggi: «È l’accadere della fede in un luogo e in un tempo, forma della santità ordinaria e quotidiana che mantiene la popolarità del credere». Dario Vivian approfondisce proprio l’aspetto della localizzazione che genera e rigenera la chiesa dentro l’universo simbolico consegnatoci dalla cultura che abitiamo, anch’essa in veloce mutamento soprattutto nei contesti urbani. Sembra aprirsi per la parrocchia e i luoghi ecclesiali la sfida di un déplacement verso i tempi e gli spazi (gli “ambiti”) della vita e delle relazioni delle persone. Soprattutto nella dimensione del tempo l’A. suggerisce tre piste: «sin-cronizzarsi sui tempi reali, pro-vocare a tempi altri; in-crociare i tempi esistenziali» per una “pastorale di generazione” capace di garantire i tempi per il «noi» ovvero i tempi per «fare chiesa».

Il terzo e il quarto contributo sembrano più orientati a offrire ulteriori chiavi interpretative per orientare eventuali azioni (dimensione criteriologica). Ci si mette in ascolto del magistero (cf. Evangelii gaudium) e della sacra Scrittura con un affondo sull’istruzione di Gesù che segue il secondo annuncio della passione (cf. Mc 9,30-50). Assunta Steccanella, a partire da Evangelii gaudium, riporta in luce il tema conciliare dei «segni dei tempi» il cui “discernimento” non è «una delle prassi ecclesiali, quanto piuttosto una disposizione di base indispensabile all’evangelizzazione, che è compito genetico e ri-generativo» per ogni parrocchia. L’A. individua nell’esortazione apostolica quattro criteri guida per abitare la sfida di questo discernimento. L’ascolto del destinatario, l’ascolto di Dio (Pastoralità) e la dinamica dell’ascolto reciproco soprattutto negli “organismi di partecipazione” (Sinodalità) sono volano per un ripensamento della forma ecclesiae (Riforma), per una “conversione” pastorale e personale in chiave missionaria. Tale conversione delle comunità parrocchiali potrà avvenire solo se vi sarà uno sguardo contemplativo verso il prossimo (Fraternità/Sororità) sulla scia della fraternità «mistica, contemplativa» di EG 92. Proprio su questo tema della vita fraterna della comunità, Gianattilio Bonifacio, con i metodi sincronici dell’esegesi, mostra l’emergere dal testo dell’evangelista Marco del rapporto tra l’identità della comunità e il dialogo con il contesto in cui essa vive per servire il vangelo.

L’insistenza «sulla centralità del riferimento a Cristo permette alla chiesa di mantenere un confine permeabile e una postura estroversa, che non ne cancella l’identità e la missione». Tale tema è rilevante per la formazione delle identità delle parrocchie nel contesto attuale che richiede sempre di più la postura del servizio (Mc 9, 33-35), dell’accoglienza degli ultimi (Mc 9, 36-37) e dell’apertura nei confronti di coloro che operano il bene nel nome di Gesù (Mc 9, 38-40) pur non essendo dei “nostri” o coloro che “simpatizzano” con i discepoli (perché siete di Cristo, Mc 9,41) riconoscendo in questa una reale apertura al Signore.

Gli ultimi tre saggi si collocano nell’ottica progettuale (dimensione operativa) toccando innanzitutto la questione di quella cultura inedita che si progetta nella città e che apre un cantiere pastorale del tutto peculiare. Il contesto urbano, infatti, rappresenta un importante luogo di verifica del cristianesimo, del suo modo di abitare la storia. Ezio Falavegna analizza il «cantiere città» e le sfide pastorali riconoscendone «il terreno fertile in cui vangelo e vita possono fecondarsi a vicenda» come attesta la storia delle origini “urbane” del cristianesimo. Andrea Toniolo pone a tema una rivisitazione e “invenzione” della ministerialità ecclesiale richiesta «dal kairòs culturale e pastorale odierno». Vengono evidenziati alcuni fronti: il ministero della governance, della Parola, dell’ospitalità e della formazione.

Il tema interseca inevitabilmente la questione dei ministeri affidati alle donne. Serena Noceti delinea l’apporto che può venire al cambiamento della parrocchia proprio considerando e riconoscendo le ministerialità “di fatto” già assunte dalle donne e di cui non abbiamo analisi sociologiche serie, pena il non riconoscimento delle resistenze alla presenza di donne in ruoli di coordinamento e leadership. Si suggerisce l’istituzione di ministeri alle donne realizzando quanto stabilito da Spiritus Domini e Antiquum ministerium e la promozione di «équipe ministeriali miste». L’ultimo contributo si sofferma sul ministero coniugale e della famiglia. Matteo Ometto, riprendendo le indicazioni bibliche e magisteriali che la tradizione ci consegna, tenta di declinarle tenendo conto della forte eterogeneità delle esperienze famigliari che la comunità parrocchiale deve accompagnare, discernere, integrare (cf. Amoris laetitia cap. VIII) in ordine alla crescita di una corresponsabilità nella missione (famiglie “soggetto di pastorale”). Ciò non esclude che alcune famiglie cristiane, in forza del sacramento del battesimo e del matrimonio, possano assumere compiti di cura pastorale, riconoscendo così il loro carisma e «ministero coniugale». Il saggio presenta le esperienze più importanti avviate in alcune diocesi italiane.


G. Giuffrida, in Studia Patavina 2/2024, 349-351

Una riflessione sulle principali questioni che gravano sulla vita di ogni parrocchia parte sempre dall'interrogativo: guardando alla situazione odierna, com'è pensabile il futuro della parrocchia? Per tre anni il Triveneto, ma anche Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna, hanno lavorato su questo «progetto» soprattutto ascoltando (osservare, interpretare e orientare) le realtà allo scopo di scorgere indizi e ispirazioni per riuscire a fare scelte concrete in ordine al ministero del parroco e agli altri ministeri, alle relazioni qualificanti ad intra e ad extra.

All'origine di tutto questo possiamo a ragione collocare i lavori presentati in questo libro, che i ben noti curatori ci hanno proposto nel 2022 scandendoli su alcune coordinate che ritornano costantemente ovunque nella letteratura sull'argomento: la pastoralità (ascolto di Dio e dell'uomo), la sinodalità, la necessità di una riforma, le categorie dell'ospitalità e del servizio, la chiamata a una vita più fraterna e una decisa apertura al dialogo. Il libro è una buona base di partenza per avviare processi di «revisione e rinnovamento delle parrocchie» anche in altre diocesi italiane. È il papa stesso che riconosce come «l'appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti» (EG 28). Era il 2013 e siamo ancora qui a gestire e salvare il salvabile, irrigiditi in una struttura parrocchiale che non riesce nemmeno a sviluppare un'articolazione ministeriale in grado di reggere i cambiamenti di questa epoca così fluida e frammentata. Sinodalità? Comunione e comunità? Parrocchia generativa? Ma che si sta dicendo: se non riesce a rigenerare se stessa permanendo ancorata (non si parla del clericalismo d'antan, ma di quello che ri-emerge florido nei ministri più giovani e in consistenti porzioni di popolo che bramano essere pascolati...) a un modo di pensare tridentino che ha fatto letteralmente il suo tempo.

No, non ci siamo ancora. Esisterà ancora la parrocchia?, si chiede L. Tonello (pp. 21-42): trent'anni di cambiamenti per ritrovarci ad ascoltare solo preludi a cui seguono normalmente imperturbabili «fughe» (letteralmente). A leggere gli otto contributi che compongono il libro (cf. D. Vivian, A. Steccanella, G. Bonifacio, E. Falavegna, A. Toniolo, S. Noceti, M. Ometto) si respira speranza per una parrocchia che saprà dare visibilità a una vita cristiana ancora troppo ripiegata su se stessa. Ma occorre favorire profezie di cristianesimo, incentivare il coraggio delle idee e saper guardare avanti... questo a partire dai nostri «parroci» che forse non sono addestrati a scorgere il futuro.

Una buona lettura, quindi, che spinge a dirigere lo sguardo non tanto alla «natura» giuridico-teologica della parrocchia, ma a quel concreto «popolo delle parrocchie» che non adula il clero, ma continua lo stesso a frequentare magari solo la messa alla domenica. È la vita di costoro che dobbiamo «ascoltare», perché costoro fanno (e faranno) «parrocchia» senza tanti proclami.


D. Passarin, in CredereOggi 2/2024, 157-159

Vista l’attuale situazione in cui versano le Chiese locali in merito all’affluenza dei fedeli sempre piu in calo, le parrocchie hanno un futuro? E una domanda d’obbligo che si è posta un gruppo di autori le cui risposte sono confluite nel volume curato da Andrea Toniolo e Assunta Steccanella. In esso si delineano i nuovi scenari presenti nella Chiesa italiana, avendo uno sguardo anche per ciò che sta accadendo oltre i nostri confini.

L’interrogativo è oggetto della riflessione di Livio Tonello per il quale, muovendo dall’Evangelii gaudium, il problema non è tanto di tecnica pastorale quanto, piuttosto, d’elaborazione di tutte quelle forme istituzionali atte a generare il «noi» ecclesiale e a permettere l’incontro con la Parola vivente. Dario Vivian si chiede se c’è tempo per «fare Chiesa», constatando la difficoltosa distanza tra il vivere quotidiano dei fedeli e quello della Chiesa, mentre per Assunta Steccanella «pastoralità», «sinodalità», «riforma» sono le traiettorie da esplorare e concretizzare nei prossimi anni.

Sul tema dei «confini ecclesiali» Gianattilio Bonifacio propone una pista essenzialmente biblica, avendo come riferimento Mc 9,30-50 e ribadendo che la comunità cristiana è chiamata a essere segno d’ospitalità e accoglienza. Mentre il contributo di Ezio Falavegna si concentra sulla sfida pastorale del rapporto esistente tra la città e la comunità cristiana, laddove il primo termine rappresenta un notevole laboratorio pastorale per discernere i punti di incontro tra il Vangelo e le diverse pluralità caratterizzanti la nostra epoca.

Proprio il «cambiamento d’epoca»è oggetto di analisi di Andrea Toniolo, il quale affronta la problematica della conduzione pastorale, dei ruoli che possono assumere i battezzati nonché la figura del formatore complementare a quella del catechista. Infine, i contribuiti di Serena Noceti e di Matteo Ometto. La nota teologa collega la riforma della parrocchia con l’esercizio della ministerialità che è già stata assunta dalle donne laiche e religiose, mentre Ometto si sofferma sul delicato binomio dell’evoluzione della parrocchia e della famiglia.


D. Segna, in Il Regno Attualità 18/2023

Raccoglie contributi in cui studiosi di Teologia propongono una ricomprensione dei mondi parrocchiali analizzando realtà e indicando impegni da assumere da parte della “Comunità dei cattolici” per riflettere sugli scenari che si stanno delineando nella Chiesa in ordine ai mutamenti della parrocchia tradizionale. L’opera si configura come un momento di confronto tra teologi, impegnati nel tracciare linee e percorsi nuovi affinché la parrocchia continui ad essere «la chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie».

Gli autori presentano le loro ricerche, le loro esperienze e le loro riflessioni e formulano ipotesi di rinnovamento per promuovere una ridefinizione della parrocchia. La prospettiva in cui si collocano i loro contributi è squisitamente e “pensosamente” aderente al Vangelo: l’attenzione è rivolta alla “forma”, ai “tempi” e agli “spazi” d’azione.

Livo Tonello, nel trattare Esisterà ancora la parrocchia?, precisa che la crisi della parrocchia richiede un ripensamento, il che non implica tecnicismi pastorali, ma «un’elaborazione delle forme istituzionali che generano il “noi” ecclesiale e che permettono l’incontro con il Risorto». L’identità della parrocchia classica è già mutata e necessita di ulteriori cambiamenti per garantire la sua missionarietà. Essa si connota come una comunità composta da una pluralità di soggetti, influenzata da modelli che determinano l’emergenza pastorale, la quale sollecita la “consapevolezza” del ruolo dei fedeli. La cura delle “anime” dovrà svilupparsi nella direzione della pastorale “integrata”: pluralità di carismi nell’unità della missione.

Dario Vivian, in C’è tempo per tutto sotto il cielo: anche per la chiesa, sostiene che la parrocchia deve avere voce nei dinamismi culturali intercettando le istanze e le esigenze esistenziali. Le attuali dinamiche storiche impongono una lettura critica delle tendenze, una oggettiva individuazione dei problemi, la ricerca di prospettive nelle quali le soluzioni ai problemi vengano date con vitale organicità nello sviluppo di una vera azione evangelizzatrice di speranza e di fede per l’uomo contemporaneo. Le parrocchie presenti devono collaborare tra di loro per colmare la distanza tra i tempi di vita delle persone e i tempi di vita della Chiesa. Va, perciò, auspicato un tempo nuovo nel “noi” per rendere migliore il “sé”. Le proposte pastorali vanno riviste, riorganizzate, riproposte considerando il mutare delle persone, dei quartieri, dei paesi, delle città.

In Leggere la storia e abitare il territorio, Assunta Staccanella, nell’esplicitare il senso di “pastoralità”, “sinodalità”, “riforma”, “fraternità e sororità”, rimarca l’importanza di discernere i “segni dei tempi” come una disposizione di base indispensabile all’evangelizzazione e a esplorare modalità alternative per sostenere la vita spirituale del popolo di Dio: operare per riconoscere l’eventuale manifestarsi di veri “segni dei tempi”, capaci di orientare una nuova forma ecclesiale e andare là dove le persone abitano.

Gianattilio Bonifacio, in Gesù al centro della comunità e la permeabilità dei confini ecclesiali, ricorda l’insegnamento di Gesù sul servizio, sull’accoglienza degli ultimi, sull’apertura nei confronti di coloro che operano nel Suo nome. In un cambiamento d’epoca, le parrocchie devono essere inclusive, privilegiando l’accoglienza quale azione pratica per la diffusione del Vangelo. La complessità della città è contrapposta alla semplicità della fede anche se il Vangelo accoglie la pluralità e la diversità.

Con Sfide e percorsi di partecipazione alla cura pastorale nella città, Ezio Falavegna porta la riflessione sulla relazione che intercorre tra la città e la comunità cristiana: la città nell’essere realtà complessa non è più luogo di formazione e di educazione, pertanto va recuperato l’agire in ordine ai tempi della fede e ai bisogni dei fedeli. La sfida è pastorale finalizzata alla promozione della Persona, il che richiede nuovi assetti in quanto la liquidità che caratterizza la città rifiuta l’accoglienza del Vangelo e la costruzione di relazioni di fede. Le variegate tipologie di credenti richiedono pluricategorie interpretative e la città diventa un vero laboratorio.

Urge una riforma che poggi sul ringiovanimento, sulla creatività, sulla cultura dell’incontro, ecc. questo precisa Andrea Toniolo in Contesti nuovi, nuove ministerialità. Egli, ribadisce che necessita la conversione missionaria delle strutture oltre al ricorso a nuove figure ministeriali per favorire la diffusione della Parola: una nuova forma dell’esperienza di fede e di chiesa.

Il contributo di Serena Noceti Partneship, cooperazione, autorità pone il tema della ministerialità delle donne per il rinnovamento delle parrocchie e riferisce di alcune zone dove si sperimentano forme nuove di ministerialità assunte da laiche e religiose oltre all’individuazione di figure che possono contribuire al rinnovamento della vita pastorale parrocchiale.

La Chiesa, come precisano i vari autori, deve diventare “Casa tra le case” per colmare la distanza che la separano dai tempi di vita delle persone. Matteo Ometto, in Famiglia e parrocchia: (Primerear), opera una riflessione sia sulla trasformazione della parrocchia che sulla trasformazione sociale della famiglia da patriarcale a nucleare, a composita, a volte monoparentale, adottiva, ecc. I modelli mutano, le famiglie mutano e la Chiesa non può annullare il rapporto di reciprocità: «la chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la chiesa» (AL 87).

La parrocchia è famiglia di famiglie. L’eterogeneità delle famiglie in virtù del Sacramento del matrimonio non impedisce di evangelizzare al suo interno e all’esterno facendosi missionaria e complementare alla parrocchia. Il Cristianesimo raggiungerà una nuova vitalità grazie alla fede e all’impegno apostolico di fedeli laici, di famiglie, di sposi evangelizzatori.

Le suggestioni, i suggerimenti, l’analisi offerte dagli autori invitano alla riflessione, al dialogo, a fare intelligenza comune e a condividere impegni e responsabilità e ribadiscono la necessaria vitalità delle nuove stazioni parrocchiali. Parole chiare in tempo di equivoci paradossali, per esprimere l’urgenza di una realtà che richiede risposte adeguate. L’ampiezza degli orizzonti viene presentata evitando approcci generici. Il volume non è una rassegna di posizioni, piuttosto sollecita ad un’analisi delle problematiche. Il tutto sorretto dalla volontà di riscoprire il dialogo in Parrocchia e per la Parrocchia senza smarrire il senso dell’evangelizzare. La divulgazione del Vangelo richiede scelte coraggiose imposte dai tempi: il rinnovamento auspicato dagli autori passa attraverso tutte quelle forme educative che riportano alla “pedagogia divina”, dove Dio si disvela nella relazione con l’uomo.


S. Palumbo, in Gregorianum 104 (2/2023), 453-455

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