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La chiesa ha bisogno di sacerdoti?
Martin Ebner

La chiesa ha bisogno di sacerdoti?

Un accertamento a partire dal Nuovo Testamento

Prezzo di copertina: Euro 15,00 Prezzo scontato: Euro 14,25
Collana: Giornale di teologia 454
ISBN: 978-88-399-3454-3
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 128
Titolo originale: Braucht die katholische Kirche Priester?
© 2023

In breve

Prefazione all’edizione italiana di Flavio Dalla Vecchia

Oggi la struttura interna della chiesa cattolica è ritagliata su misura del prete, al quale è riservata una posizione centrale di guida (sul piano liturgico, dottrinale, amministrativo...). Ma che fare se scoprissimo che ciò che è considerato tipicamente cattolico non è affatto tipicamente cristiano, cioè non è avvalorato dagli scritti del Nuovo Testamento?

Descrizione

Nella chiesa cattolica – in Germania, certo, ma non solo – si discute intensamente dell’abolizione del celibato e dell’ammissione delle donne al ministero ordinato. In questo processo di discernimento, tuttavia, non viene quasi mai posta una domanda tanto decisiva quanto fondamentale: La chiesa ha bisogno di sacerdoti?
A questa domanda Martin Ebner cerca una risposta nel Nuovo Testamento, cioè nei documenti originari della fede cristiana. Egli giunge alla conclusione che riferimenti al sacerdozio così come lo intendiamo noi non ce ne sono. Anzi, nei testi fondanti si incontra una comprensione della comunità che esclude gerarchie e strutture di potere, e che in quanto tale oggi potrebbe rivelarsi innovativa e suggerire come procedere per il futuro: per una vera ripartenza della chiesa nello spirito di Gesù.

Recensioni

Come deve fare ogni buon titolo, questo di Ebner incuriosisce, col suo punto di domanda che giustamente provoca: Braucht die katholische Kirche Priester? («La Chiesa cattolica ha bisogno di preti?»). Posta così, la questione secca non poco anche perché è proprio necessario radicalizzare il problema solamente per cercare di rispondere all’interrogativo (sempre intrigante) circa il celibato dei preti o l’altro (oggi inderogabile) circa l’ammissione delle donne al ministero e al diaconato?

L’autore è prete di Würzburg, biblista e docente emerito a Münster e a Bonn. Conosce bene proprio le questioni legate all’origine e alla formazione delle comunità cristiane nel loro ambiente religioso-culturale, ma conosce bene anche il percorso del Synodale Weg della chiesa di Germania che si è occupata (e si occupa), tra gli altri, anche della situazione del clero oggi, della sua vita e ovviamente della sua identità (un forum specifico di discussione nel sinodo aveva come titolo lo stesso di questo libro, poi ratificata con 95 voti contro 94! Che attesta da sé il peso della questione).

È poi lo stesso problema che sta sullo sfondo, tra gli altri, anche del cammino sinodale della chiesa (2021-2024). È su questo orizzonte che va inteso il saggio di Ebner, che raggruppa quindici concisi capitoli che argomentano da vari punti di vista la problematica «a partire dai documenti originari della nostra fede cristiana, che sono raccolti nel canone del Nuovo Testamento» (p. 27). Come sintetizza al meglio la quarta di copertina: si giunge «alla conclusione che riferimenti al sacerdozio così come lo intendiamo noi non ce ne sono. Anzi, […] si incontra una comprensione della comunità che esclude gerarchie e strutture di potere, e che in quanto tale oggi potrebbe rivelarsi innovativa e suggerire come procedere per il futuro».

«Il sacerdozio è un innesto nel cristianesimo e significa una veemente frattura con le linee guida neotestamentarie» (p. 105). La critica è forte, anche perché la causa della crisi del presbiterato (del prete cioè) è in gran parte la crisi di quel sacerdozio che via via si è costituito come paradigma (ecclesiologico-gerarchico) a sé stante, architrave poi di un’ecclesiologia conseguente che ben conosciamo.

Aver scelto per la traduzione italiana «sacerdote» (nel titolo) anziché «prete» (equipollenti in tedesco cf. Priester; ma non certo in italiano!) è una scelta semantica (un esame del lessico riguardante «prete-sacerdote» non è mai abbastanza) sintomatica di un’opzione che non pare del tutto in linea con la prospettiva rimarcata nel saggio. Tanto che si è sentita la necessità di una puntuale Prefazione all’edizione italiana di Flavio Dalla Vecchia che illustra «le tendenze in atto nei primi tempi della chiesa, per rendere ragione dei silenzi del Nuovo Testamento» (p. 6). Quali silenzi? Quelli legati alla «terminologia sacerdotale» mai applicata nel Nuovo Testamento ai «ministeri ecclesiali», che invece riserva solo a Gesù Cristo e al popolo di Dio, come precisamente rimarca Ebner.

Sono tutte questioni su cui si è scritto anche molto tra teologi e biblisti negli anni del postconcilio. Che non sia più possibile continuare a pensare il prete come si è fatto sino a oggi è un dato di fatto incontrovertibile: è un modello imploso. Le discussioni, viste le ricadute in termini di identità, di potere e non solo, suscitano facilmente polarizzazioni e radicalizzazione che non aiutano per niente il confronto su celibato obbligatorio, formazione del clero, la sua maschilità esclusiva… Ci vorrà ancora del tempo per metabolizzare i dati della storia e smascherare soprattutto “evidenze” della tradizione che non lo sono e che servono più a giustificare pregiudizi.

Un testo, questo di Ebner, che si legge velocemente anche per la sua costruzione a tesi (ogni capitolo ha in esergo una breve enunciato) e che può risultare un utile sussidio per conoscere meglio come stavano le cose alle origini. Manca del tutto il profilo sistematico, che andrà anch’esso adeguatamente approfondito prima di ricavare conseguenze e stabilire tesi che non aiuterebbero comunque lo sviluppo di una pastorale adeguata per le nostre comunità.


D. Passarin, in CredereOggi 4/2024, 143-145

Martin Ebner, noto biblista che ha studiato teologia a Würzburg, a Tubinga e all’École biblique di Gerusalemme, riflette sulla risposta da dare a una domanda molto attuale, a partire dal dibattito piuttosto acceso che ha investito la Chiesa cattolica, in particolare quella tedesca, in ordine all’abolizione del celibato obbligatorio e all’ammissione delle donne al ministero ordinato.

Paradossalmente in questa controversia la questione di fondo, vale a dire se la Chiesa abbia bisogno o meno dei sacerdoti, non è stata quasi mai formulata come interrogativo centrale: rispondendo a esso, il resto viene di conseguenza.

Ebner dà il proprio parere tenendo come stella polare le Scritture, muovendo dunque dai documenti originari della fede cristiana. Nella sua disamina mostra come i primi cristiani siano stati costretti a elaborare un linguaggio del tutto innovativo mai usato in precedenza. Infatti, sia le istituzioni dell’Antico Testamento sia il culto a esso legato determinarono la struttura della prima comunità sorta per dare testimonianza al Vangelo.

Ciò ha inevitabilmente comportato la creazione di un nuovo paradigma in grado di esprimere le funzioni che differenziavano i membri della Chiesa al suo interno. A suo parere, solo al termine del I secolo d.C. il linguaggio cultuale assunse sempre più un’importanza preponderante nella presentazione cristiana delle funzioni ministeriali, sia per il valore sacrificale della morte in croce di Cristo, volta a esaltare la celebrazione eucaristica, sia per la lettura data all’Antico Testamento visto in parallelo con il Nuovo, in maniera da dare continuità fra i due laddove il Nuovo è il compimento dell’Antico.

La conclusione a cui giunge Ebner è quella secondo cui nei documenti fondanti non è possibile evincere riferimenti al sacerdozio così come oggi viene generalmente inteso, essendo testi che presentano un’idea di comunità escludente gerarchie e strutture di potere.


D. Segna, in Il Regno Attualità 2/2024, 41

Nella chiesa cattolica si discute sempre più intensamente dell’abolizione del celibato e dell’ammissione delle donne al ministero. ln questo processo di discernimento, tuttavia, non viene quasi mai posta una domanda tanto decisiva quanto fondamentale: «La Chiesa ha bisogno di sacerdoti?».

Da questa domanda nasce questo importante e documentato saggio nel quale l’autore, Martin Ebner, prete della diocesi di Wurzburg, Germania, risponde attraverso i documenti originari della fede cristiana, in particolare il Nuovo Testamento.

L’autore in questo saggio giunge alle conclusioni che riferirnenti al sacerdozio, come lo intendiarno noi, non ce ne sono.

Nel Nuovo Testamento, in particolare negli Atti degli Apostoli, si incontra una comprensione della comunità che esclude gerarchie e strutture di potere eche, in quanto tale, oggipotrebbe rivelarsi innovativa e suggerire come procedere per il futuro: per una vera ripartenza della Chiesa nello Spirito di Gesù. «In tal senso, come scrive nella prefazione Flavio Dalla Vecchia, «il percorso compiuto dalla riflessione ecclesiale mostra che non è il sacerdozio cristiano, ma piuttosto il ministero cristiano che ha incontrato, nel linguaggio che presenta il sacerdozio levitico, una possibilità di esprimere la propria funzione in relazione a Cristo».


S. Zecchi, in Rocca 24/2023, 61

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