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Un’etica teologica delle virtù sociali
Alain Thomasset

Un’etica teologica delle virtù sociali

Giustizia, solidarietà, compassione, ospitalità, speranza

Prezzo di copertina: Euro 37,00 Prezzo scontato: Euro 35,15
Collana: Biblioteca di teologia contemporanea 209
ISBN: 978-88-399-3609-7
Formato: 15,7 x 23 cm
Pagine: 288
Titolo originale: Les vertus sociales. Justice, solidarité, compassion, hospitalité, espérance
© 2021

In breve

La tradizione cristiana ha molto da offrire alla convivenza sociale e democratica: basti pensare all’esempio delle virtù, queste predisposizioni ad agire bene che sono il frutto di un’educazione. Thomasset si concentra qui su cinque di esse, combinando teoria e pratica: giustizia, solidarietà, compassione, ospitalità, speranza.
«Per una migliore comprensione di alcune virtù sociali, ne illustrerò il radicamento nella tradizione cristiana, specie nella parola di Dio. Il cristianesimo può alimentare dall’interno questi atteggiamenti, che sono fondamentali per il funzionamento della società» (Alain Thomasset).

Descrizione

Da qualche decennio, specialmente nel mondo anglosassone, è stata riscoperta l’importanza dei comportamenti virtuosi. Ce lo diciamo sempre: non esiste convivenza democratica senza spirito di dialogo e senza cura del bene comune, non esiste giustizia senza desiderio di tutela e rispetto della dignità di ciascuno. Le virtù – queste predisposizioni ad agire bene che sono il frutto di un’educazione – contribuiscono a plasmare il nostro modo di essere e di vivere, e perciò di decidere.
La tradizione cristiana ha molto da offrire alla costruzione di un “vivere insieme” inteso in senso (pro)positivo, e non tanto come elenco di una serie di divieti.
Le virtù sociali studiate qui, con l’aiuto di esempi concreti e valorizzando il loro radicamento nella Scrittura, non fanno altro che manifestare alcuni volti particolari della carità. Sono le virtù del Regno, da vivere fin da oggi: la giustizia, che orienta tutta la vita sociale; la solidarietà, che riprende un concetto importante delle nostre società laiche; la compassione e l’ospitalità, presenti ovunque nella Bibbia, non appena sono in questione i poveri o gli stranieri; la speranza, che oggi appare come uno degli atteggiamenti più necessari in una società in preda alla disillusione e minacciata dalla disperazione.
Thomasset, combinando abilmente dottrina ed esperienza, dimensione teorica e dimensione pratica, riesce bene a dare corpo e sostanza a una materia che, di primo acchito, potrebbe sembrare astratta.

Recensioni

Negli ultimi anni l'umanità ha dovuto attraversare una terribile pandemia che ha provocato la morte di mìlioni di persone e causato un collasso economico a livello planetario. L'ingiusta aggressione della Federazione Russa a danno dell'Ucraina, oltre che dolore, morte e milioni di profughi, ha messo in crisi l'idea stessa di globalizzazione, facendo emergere tutte le sue contraddizioni. La famosa citazione di Thomas Friedman, che nel lontano 1996 ebbe a dire: due paesi che hanno entrambi un McDonalds non hanno mai combattuto la guerra l'uno contro l'altro, è stata smentita il 24 febbraio del 2022, quando l'armata russa ha invaso l'Ucraina.

La caduta del muro di Berlino sembrava consacrare il liberismo come unico sistema economico in grado di creare sviluppo e benessere per tutti gli uomini; questa promessa, però, non si è realizzata. L'attacco alle torri Gemelle nel 2001, il terrorismo di matrice islamica e la "terza guerra mondiale combattuta a pezzetti'' erano segnali che dovevano spingere chi ha il potere di decidere a disinnescare un conflitto globale che rischia di trascinare l'umanità in una catastrofe atomica.

A tutto questo va aggiunta la questione ambientale: stiamo (siamo?) giungendo a un punto di non ritorno. Gli innumerevoli appelli che giungono da piu parti, puntualmente inascoltati, dovrebbero spingerci a unire le forze e le rìsorse per contrastare il cambiamento climatico. Invece, siamo a discutere quanti miliardi di dollari è bene investire in armamenti: il pianeta brucia e noi comperiamo benzina con la speranza di spegnere il fuoco.

Tutte queste problematiche hanno una radice comune: la questione antropologica, su cui negli ultimi trent'anni il magistero non si stanca di insistere con i suoi insegnamenti a tutti i livelli. Per contrastare i conflitti e la crisi ambientale non bastano la scienza e la tecnica; queste sono necessarie, ma non sufficienti. È urgente, invece, andare alle radici di un disagio i cui sintomi li tocchiamo con mano nelle catastrofi causate dai cambiamenti climatici. Il rapporto distorto che l'uomo ha con il pianeta è indice del rapporto distorto che ha con se stesso. Non mancano le proposte di terapie per contrastare i mali del mondo, ma molte di queste cause stanno nel cuore dell'uomo, nelle motivazioni che lo spingono ad agire in un modo al posto di un altro.

Già Seneca metteva in luce le contraddizioni dell'uomo che si appresta con ansia a rìcercare uno schiavo che non si trova e lascia "andare in malora la virtù". Senza una seria formazione della coscienza l'uomo non uscirà dalle cicliche crisi che lo soffocano.

Come ribadisce fin dalle prime battute l'A. di questo saggio, professore di teologia morale a Parigi e presidente dell'Associazione teologica per lo studio della morale, per costruire un corpo sociale capace di assumersi la responsabilità nei confronti del prossimo, della società e della terra non bastano le regole, ripetute all'infinito, ma è urgente che ogni individuo trovi in sé quella sorgente in grado di alimentare la sua vita morale, che l'A. individua nell'antica dottrina dell'etica delle virtù, riletta alla luce della modernità.

La metafora con cui si apre questo approfondìto e interessante studìo è tanto semplice quanto efficace. Per giocare bene a calcio, dice l’A., non basta conoscere le regole o avere paura delle sanzioni dell'arbitro. Tutto questo è necessario per giocare, ma le regole non servono a niente, se non si impara a maneggiare bene il pallone, a giocare con gli altri membri della squadra, a sviluppare uno spirito di collaborazione e abnegazione. Giocare a calcio significa in primo luogo acquisire la pratica e lo spirito del calcio, non semplicemente rispettare delle regole. Questa metafora rìmanda alla proposta dell'A.: diventare uomini e donne virtuosi, acquisire quell'abitus che ci porta a compiere il bene "naturalmente", secondo il tradizionale significato della virtù morale.

Nella nostra società, sempre più segnata dall'individualismo, questa proposta diventa fondamentale se si vuole ricostruire quel tessuto sociale che negli ultimi decenni si è sfilacciato in tutti i campi, diventando prima una società liquida, poi atomica e infine gassosa.

La proposta di un'etica delle virtù ha una storia particolarmente travagliata nell'ambito della teologia morale ma l'A., partendo da Aristotele, riesce a dìmostrare come queste "vie che ci orientano al bene" sono fondamentali, soprattutto oggi, quando l'indìviduo è particolarmente sensibile a temi come la gioia, la felicità, il piacere e la bellezza. Infatti, l'uomo virtuoso è anche un uomo felice! Per costruire una pacifica convivenza tra gli uomini non è più sufficiente evitare il male e fare il bene. Se si vuole educare il singolo soggetto a sentire l'altro come una risorsa, un dono e non solo come un ostacolo alla propria realizzazione personale è necessario e urgente far proprie le virtù sociali.

Dopo un'introduzione sull'attualità dell'etica delle virtù, l'A. si sofferma ad analizzare cinque di queste virtù sociali: la giustizia, la solidarietà, la compassione, l'ospitalità e la speranza. Nello sviluppo della ricerca, lo stesso segue uno schema ben cadenzato che si ripete per ogni virtù. Si inizia con la storìa del concetto, poi si passa al significato della stessa virtù nella Scrittura, nell'insegnamento sociale della chiesa, per concludere con alcuni esempi pratici di uomini e donne che hanno incarnato questa virtù.

In questo tempo di crisi globale, è particolarmente interessante la virtù della speranza, la «più necessaria nel nostro tempo di incertezza, dubbio, dismisura e disperazione». Se la speranza ha una lunga storia nell'ambito teologico e spirituale, l'A. la ritiene indispensabile anche per la politica e l'economia; solo se si è imparato a guardare (mentalmente) il futuro in modo positivo si potrà agire per mettere in atto dei cambiamenti lungimiranti.

Per un cristiano la virtù della speranza si fonda sulla resurrezione di Gesù, ed è questa verità che per Paolo segna in profondità l'identità del credente. Il discepolo che vive la virtù della speranza si spende fino a dare la vita per il Regno perché "vede'' che la meta della sua esistenza ha già raggiunto la sua pienezza nella risurrezione del Figlio di Dio. È la speranza, infine, che dona all'uomo la forza per impegnarsi nel presente. Questa, dunque, non è semplicemente attendere un futuro migliore, ma la virtù del qui e ora: «è una lettura della storia che va contro la lettura abituale che conduce alla disperazione e all'angoscia» ed è «fondata su una realtà che crediamo sia già donata, ma ancora velata fìno alla rivelazione della gloria».


G. Bozza, in Studia Patavina 2/2023, 370-372

Il volume, oggetto di questa recensione, è stato scritto dal gesuita Alain Thomasset, docente di Teologia morale al Centre Sevres – Facultes Jesuites di Parigi; l’autore indica il periodo della sua redazione fondamentale (2011-2012, durante l’anno sabbatico al Boston College); è stato pubblicato in Belgio nel 2015 e solo nel 2021 in Italia. Specifico le date per sottolineare come l’attenzione di questo studioso alla dimensione sociale si manifesti prima dell’elezione di papa Francesco che ha dedicato molta attenzione e cura alla dimensione sociale dell’evangelizzazione.

Tre sono le fonti necessarie per il libro: l’etica delle virtù, la riflessione biblica e l’incontro con persone che hanno vissuto in modo intenso e creativo il vangelo per offrirlo al mondo.

La prima fonte, l’etica delle virtù, è un aspetto decisivo per il volume ed e anche un fattore non banale nel dibattito interno alla teologia morale. Impostare la riflessione etica sulle virtù, secondo l’autore, consente di recuperare una visione teleologica (indirizzata alla felicità delle persone), superando una impostazione deontologica (indirizzata al dovere e ai doveri, di sapore kantiano). Le pagine che stiamo presentando affermano con precisione che «questo spostamento si trova nella svolta della modernità, che consacra una rottura fra la morale e la teoria della felicità o l’obiettivo del bene. Una delle ragioni risiede senza dubbio nella comparsa di una pluralità nell’interpretazione di quella che è la vita buona e il fine ultimo» (pp. 12-13), pluralità dovuta anche alle guerre di religione. L’etica delle virtù aiuta anche a riconsiderare come la morale debba necessariamente avere una dimensione pubblica, superando il narcisismo individualista che si alimenta dal pluralismo delle visioni sulla vita. Si vuole riaffermare un interesse rinnovato per una visione più ampia dell’esistente e delle scelte necessarie che richiedono una raffinata educazione per capire cosa è davvero il bene e cosa è davvero il bene pubblico, il bene comune.

Tale educazione deve servire per la costruzione di un soggetto responsabile verso la costruzione della propria identità e verso la felicità di tutti e di ciascuno. Inoltre la parola virtù rimanda a una percezione estetica dell’uomo, della sua bellezza; tale bellezza, però, richiede cura e scelte mature che diventino abiti, atteggiamenti liberamente scelti e stabili nello scorrere del tempo. Per questo è fondamentale la seconda fonte, cioè la Scrittura. La Bibbia deve essere la base per la riflessione teologica, ma per la morale assume un compito ancor più delicato, perché la nostra rivelazione non è una indicazione di precetti ma una rivelazione di una Persona e del suo amore per noi. Quindi per la teologia morale non si può pensare di trovare pagine da cui desumere direttamente indicazioni concrete e operative. Occorre che la meditazione di tutta la Parola rivelata costruisca un vivere, un sentire, un vedere, un contemplare che derivi direttamente da come Dio ha voluto manifestarsi.

Questa costruzione del nuovo io ci cambierà e cambierà certamente anche le nostre decisioni. L’autore spiega tutto questo soprattutto con le parabole: sono racconti che costringono il lettore a entrare nel testo e a prendere una posizione. Detto tutto questo, sembra molto fecondo questo incontro tra l’etica delle virtù che cerca abiti e atteggiamenti e la Bibbia che suggerisce una strutturazione del tutto nuova del nostro vivere. La conferma di questo incontro è data dai tanti esempi che il volume riporta: la persona che vive delle virtù che fioriscono con la lettura della Scrittura lasciano davvero una scia di luce profonda che illumina le persone con cui vengono in contatto. Le virtù che vengono descritte nel libro (giustizia, solidarietà, compassione, ospitalità, speranza) sono le più rilevanti per una nuova evangelizzazione del sociale: non esauriscono il tema ma sono certamente un quadro completo pieno di rimandi vicendevoli. Esse sono esplorate dal punto di vista filosofico, biblico e attraverso esempi concreti.

In conclusione qualche rilievo critico: sarebbe stato opportuno, a parere di chi scrive, proporre una postfazione all’edizione italiana, che rilanciasse la riflessione anche tenendo conto delle riflessioni sociali di papa Francesco: dall’Evangelii gaudium fino alla Fratelli tutti si trovano interessanti accenti alle virtù sociali: avrebbero potuto rafforzare le riflessioni. In particolare, alcuni testi dell’attuale pontefice potevano indirizzare la riflessione sull’impegno politico attivo, arrivando a desiderare che ci siano anche scelte di parte limpide e oneste per il bene comune.

Infine, gli esempi di vite virtuose sono giustamente molto vari, ma non del tutto riconducibili allo stesso quadro. Vengono ricordati martiri accanto a persone (che sicuramente hanno lasciato opere meravigliose) condannate per reati non banali. Forse anche su questo aspetto occorreva una revisione dell’edizione italiana. Il libro merita un’attenta lettura.


M. Prodi, in Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione 52 (2/2022), 562-563

L’opera che presentiamo di Alain Thomasset, docente di teologia morale presso il Centre Sèvres di Parigi, è una ricerca teologica sulle virtù sociali. Attraverso questo studio l’autore risponde, in ambito teologico, alla ricerca filosofica sulle virtù che si è sviluppata negli ultimi decenni soprattutto nel mondo anglosassone.

L’attuale ricerca etica riconosce che non può esistere convivenza democratica senza spirito di dialogo e cura del bene comune. Ciò comporta che, affinché ci sia giustizia sociale e tutela della dignità di ciascuno, le virtù vengano riscoperte come strada da intraprendere per poter vivere insieme, e diventino il punto di partenza dal quale ideare interventi che favoriscano nelle diverse circostanze sociali il bene del singolo e della collettività.

La tradizione cristiana offre un ricco bagaglio di studi sulle virtù ed è in grado di dare un valido supporto alla riflessione sulla costruzione di un vivere insieme armonioso e solido. L’intento di Thomasset è quello di «contribuire a una migliore comprensione di alcune virtù sociali essenziali per la vita comune in società e di mostrarne il radicamento nella tradizione cristiana, in particolare nella parola di Dio» (p. 7).

Nell’opera l’autore, dopo aver compiuto un’attenta analisi della natura delle virtù, rintraccia per ciascuna di esse esempi del loro valore attraverso l’esercizio che ne hanno fatto i personaggi biblici. Egli riporta episodi emblematici della Sacra Scrittura nei quali la virtù presa in esame si mostra come paradigmatica. Non solo, ma inquadra anche la virtù nella dimensione sociale odierna, evidenziando la sua capacità di essere una risposta adeguata alle diverse situazioni.

L’attuale richiamo alla virtù diventa una critica a tutte quelle forme di morale di ispirazione kantiana che si basano su imperativi categorici e obblighi universali e che risultano ormai incapaci di tener conto delle circostanze del vissuto storico delle persone.

Oggi è subentrata la necessità di superare le morali del dovere per rispondere alle esigenze della vita della persona, tenendo conto di ogni suo aspetto, dalle emozioni alle diverse situazioni: «Si apre di nuovo la preoccupazione di riscoprire la portata positiva del bene da fare, della felicità da cercare, del progresso possibile» (p. 17).

In questa prospettiva, il bene torna a essere un elemento morale essenziale, e autori come Aristotele e san Tommaso diventano fondamentali per reinterpretare la stessa idea di bene ed educare i cittadini a una vita retta e buona, per la quale è necessaria una comprensione delle virtù sociali: giustizia, solidarietà, compassione, ospitalità e speranza.

L’autore evidenzia come il cristianesimo sia in grado di fornire dei contenuti veri alla comprensione dei valori oggi essenziali per la vita comune, i quali rispondono alle esigenze di un approccio della morale che non si identifica più nell’appartenenza naturale, bensì nell’identità scelta, dopo il cammino di secolarizzazione compiuto dalle nostre società.

Pertanto, la riflessione teologica di Thomasset mira a far sì che la parola di Dio e l’esempio dei predecessori nella fede siano conosciuti in modo da poter suscitare negli uomini di oggi adeguati atteggiamenti da assumere per costruire una società giusta e fraterna.


V. Pelliccia, in La Civiltà Cattolica 4142 (21 gennaio 2023), 200-201

Morale e denaro non sempre vanno d’accordo; non è che siano due realtà naturalmente contrapposte ma spesso vengono invertite priorità e finalità. Due libri della Queriniana aiutano a chiarirsi le idee.

I teologi tedeschi Günter Wilhelms e Helge Wulsdorf in Un’etica nell’economia (pp 144, euro 17) spiegano che lo scopo di quest’ultima dovrebbe consistere nel permettere il dispiegamento della libertà delle persone nel contesto del bene comune, che «esprime il lato sociale del concetto di bene» (p. 65). L’etica dovrebbe permeare ogni livello del discorso economico, nella tensione tra singolo e sistema, tenendo come indicatori la comunicazione, la partecipazione, la cooperazione e la trasparenza.

Il gesuita Alain Thomasset in Un’etica teologica delle virtù sociali (pp 288, euro 37) rilancia il concetto di virtù come «capacità acquisita del soggetto, la quale lo predispone, in circostanze varie, ad agire bene, secondo l’obiettivo di un bene da acquisire, e più ampiamente di una vita buona da sviluppare» (p. 9). Nell’ambito sociale questa riscoperta costituisce la base per costruire una solida società democratica fondata su giustizia, solidarietà, compassione, ospitalità, speranza.

Queste sono le risorse di senso per nutrire la convivenza comune al di là di un aspetto meramente procedurale. Per il cristiano attuare queste virtù contribuisce a seminare il vangelo nella società facendo sì che alla trasformazione delle strutture, pur importante, si affianchi quella della mentalità, che conduce al perseguimento del bene comune nell’attenzione all’altro concretamente inteso.

Naturalmente occorre un discernimento particolare che declini i principi della dottrina sociale della Chiesa nella varietà di tempo e di luogo delle situazioni. In effetti, come conclude il volume, la «parola di Dio e l’esempio dei nostri predecessori non ci dicono ciò che dobbiamo fare, ma suscitano in noi alcuni atteggiamenti e si affidano alla nostra immaginazione per rendere vivo oggi ciò che l’insegnamento sociale della Chiesa ci insegna su una società giusta e fraterna» (p. 271).


F. Casazza, in La Voce Alessandrina 16/2022, 14