Disponibile
Un Dio visibile
Brian E. Daley

Un Dio visibile

Ripensare la cristologia patristica

Prezzo di copertina: Euro 48,00 Prezzo scontato: Euro 45,60
Collana: Introduzioni e trattati 51
ISBN: 978-88-399-2201-4
Formato: 15,8 x 23 cm
Pagine: 424
Titolo originale: God Visible. Patristic Christology Reconsidered
© 2021

In breve

Edizione italiana a cura di Federico Dal Bo

Qual è la concezione che la chiesa degli inizi ha avuto del Cristo? Come si è evoluta, e secondo quali percorsi, la professione di fede cristiana? Nel presente studio Daley ci invita ad andare oltre il solo dogma di Calcedonia, per rivalutare criticamente le riflessioni di alcuni grandi padri della chiesa sulla figura di Gesù.
«Daley, studiando a fondo i padri della chiesa, si è posto nella migliore scuola per conoscere e amare la chiesa una e indivisa, pur nella ricchezza delle sue diverse tradizioni» (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI).

Descrizione

Qual è la concezione che la chiesa degli inizi ha avuto del Cristo? Come si è evoluta, e secondo quali percorsi, la professione di fede dei cristiani? Tanto nei padri del primo millennio quanto tra gli autori moderni, il formularsi della dottrina cristologica ha dato luogo a sorprendenti espressioni, comprensioni e interpretazioni.
Brian Daley concentra anzitutto l’attenzione sulla dichiarazione del concilio di Calcedonia: quello del 451 d.C., come del resto gli altri concili ecumenici dell’antichità, è stato di un’importanza fondamentale. Daley sostiene però che la formula secondo cui Cristo è «una sola persona in due nature» può rivelarsi fuorviante se interpretata come «soluzione definitiva e soddisfacente» e non come tappa – per quanto rilevante – di un cammino teologico-spirituale più ampio.
Nel presente studio siamo invitati ad andare oltre la sola formula di Calcedonia, per ripensare criticamente le riflessioni condotte da alcuni grandi padri della chiesa – da Ireneo a Giovanni Damasceno – sulla persona di Gesù, costantemente alimentate dalla fonte evangelica.

Una panoramica chiara, completa, innovativa della cristologia dei primi otto secoli cristiani.

Recensioni

Il volume di B.E. Daley è il frutto maturo (forse compiuto) di una lunga ricerca e studio che il teologo gesuita americano ha compiuto lungo tutta la sua carriera universitaria. Il testo si presenta come un saggio accessibile, una buona sintesi per studenti e appassionati. L'opera, infatti, come scrive l'A. stesso nella sua prefazione, «ha avuto una lunga gestazione» con l'ampia revisione e l'ampliamento di lezioni tenute a Oxford nel 2001. Più ampiamente è un percorso su come si è concepito e come si può concepire ancora oggi il mistero della persona di Cristo.

Il volume, che si apre con la Nota del curatore dell'edizione italiana di Federico Dal Bo, si compone di dieci capitoli. Segue l’ampia e preziosa Bibliografia. […] Nel primo capitolo, in apertura, l'A. pone subito al centro la trattazione legata a Calcedonia, opportunamente indicando né fine né inizio. Dopo aver inquadrato gli studi sul Concilio di Calcedonia nel secondo dopoguerra, viene presentato in modo semplice e chiaro lo svolgersi dell'assise conciliare e della sua tormentata e lunga recezione fino al secondo concilio Niceno del 786-787. Questa lunga presentazione è fondamentale perché «solo se vediamo queste implicazioni più ampie di ciò che chiamiamo cristologia antica, possiamo arrivare a riconoscere la ricchezza delle prime lotte per comprendere il pieno significato della persona di Cristo e trarne profitto per la nostra fede» (p. 53).

Nei capitoli successivi, la narrazione riprende dai primi secoli per condurci attraverso le vicende di Nicea, Antiochia e Alessandria, oltre Calcedonia fino all'ultima controversia sull'incarnazione del Verbo e sulla risposta umana a tale evento: l'iconoclastia. Degna di nota è quindi la trattazione del capitolo nono sulla controversia iconoclasta; anzitutto per il profondo legame tra la cristologia e le immagini; ma anche per la presentazione storica compiuta che offre al lettore la piena comprensione dei necessari passaggi teologici alla luce della vicenda storica, non sempre così lineare.

Da ultimo, segnalo le ultime dieci pagine della trattazione (pp. 384-394): qui l'A. offre con tono semplice e chiaro un percorso cristologico in sei passaggi che portano a dar ragione di un Dio visibile e nostro fratello. Il senso di questa rilettura è quello di mostrarci come «una delle principali funzioni della cristologia sia anche quella di dirci chi siamo e possiamo davvero essere, da dove veniamo e dove siamo invitati ad andare, e di ricordarci che la visione stessa che abbiamo di Cristo, nella nostra "fede operante", è sufficiente per cambiare noi stessi e il nostro mondo» (p. 187).

Concludendo, ritengo che per il linguaggio accessibile, ma curato, per il lungo percorso proposto dai primi secoli fino al nono, seppur con i limiti che l'A. stesso ha evidenziato per le parti non approfondite, il testo rappresenta uno strumento utile di sintesi per lo studente che ha concluso il primo ciclo degli studi teologici, per il cultore di teologia che desidera approfondire la questione cristologica e per il docente che trova un testo semplice ma mai banale.

Il libro potrebbe essere un'occasione per scoprire cosa significhi pensare a Cristo stesso, ma anche come cercare di essere «suoi compagni e discepoli» (Pref.).


T. Radaelli, in Studia Patavina 3/2024, 568-570

In genere si identifica la cristologia patristica con la Denzingerchristologie, cioè con i dogmi cristologici, soprattutto quello di Calcedonia (a. 551). Questa però è una visione statica, che finisce per offuscare tutta la ricchezza della riflessione patristica, che è molto più dinamica, orientata verso l’opera di salvezza realizzata da Cristo, cioè la trasformazione e la divinizzazione dell’uomo e del cosmo.

Il lavoro di Brian E. Daley si pone in questa prospettiva di «ripensamento». Esso percorre un periodo lunghissimo, che va dal II al IX secolo, concludendosi con la controversia iconoclasta. Ovviamente era impossibile fare una rassegna completa degli autori, e quindi vengono presi in esame solo i più significativi.

Non mancano però sorprese, come l’aver incluso opere poco note, come le Odi di Salomone, datate «intorno all’anno 100» (p. 59), contro la maggioranza degli studiosi che le pongono nella seconda metà del II secolo, e come L’ascensione di Isaia, un testo di origine giudaica, rielaborato da una comunità «giudaico-cristiana profetica e carismatica» (p. 77), che sembra in polemica con Ignazio di Antiochia.

Accanto a Ireneo, Origene, Atanasio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Agostino, Massimo il Confessore, Giovanni Damasceno, tutti nomi noti al grande pubblico, troviamo anche i quasi sconosciuti Marcello di Ancira e Niceforo di Costantinopoli. Sono inclusi anche due famosi eresiarchi: Apollinare di Laodicea e Nestorio.

Il senso di questa rilettura è quello di mostrarci come «una delle principali funzioni della cristologia sia anche quella di dirci chi siamo e possiamo davvero essere, da dove veniamo e dove siamo invitati ad andare, e di ricordarci che la visione stessa che abbiamo di Cristo, nella nostra “fede operante”, è sufficiente per cambiare noi stessi e il nostro mondo» (p. 187).

Quando però si parla di Dio, del suo mistero trinitario e del Verbo incarnato, non bisogna mai dimenticare che i nostri sono solo «balbettii», di fronte a qualcosa che trascende la mente umana.

Per i Padri della Chiesa, «il linguaggio teologico aveva lo scopo di esprimere e suscitare riverenza e meraviglia per le grandi cose che Dio ha fatto per noi; era evocativo dei misteri centrali della fede cristiana, volutamente paradossale, ridondante dell’atmosfera della preghiera liturgica» (p. 282).

In questo denso volume Daley non fa sconti sulle problematiche cristologiche sollevate nei vari contesti storici, ma le presenta in modo accattivante, venendo incontro al lettore, che potrebbe essere disorientato, con opportune pagine di sintesi.


E. Cattaneo, in La Civiltà Cattolica 4141 (7 gennaio 2023), 100-101