Viviamo in un cambiamento d’epoca in cui l’umano non è più considerato un dato stabile, ma un progetto in trasformazione. L’intelligenza artificiale, la biotecnologia, la digitalizzazione delle relazioni e la virtualizzazione dell’esperienza stanno modificando radicalmente il modo in cui concepiamo il corpo, l’identità, la libertà e persino il senso stesso dell’essere donne e uomini. In questo scenario, parlare di “postumanità” non è una provocazione, ma una necessità culturale. È proprio questa la sfida al centro del nuovo saggio Teologia nella postumanità firmato da Cosimo Quaranta, teologo e filosofo legato – per formazione o per ricerca attiva – a differenti realtà accademiche (tra cui l’Università di Roma Tor Vergata, la Pontificia Università Gregoriana e l’ISSR “Ecclesia Mater” di Roma) e organizzatore dei cicli di incontri culturali “I dialoghi di San Policarpo”.
Dialogo con i grandi pensatori del presente
Il volume si misura con alcune delle questioni più urgenti del presente, in dialogo con filosofi e teologi contemporanei come Donna Haraway, Rosi Braidotti, Paolo Benanti, Rosemary Radford Ruether, Giuseppe Tanzella Nitti. Il quadro teorico si muove su due assi: da un lato, la decostruzione delle certezze moderne sull’identità, sul soggetto e sul futuro dell’uomo; dall’altro, la ricerca di una proposta cristiana che possa tornare a dire l’umano nella sua complessità, senza nostalgie né cedimenti assiologici.
Tecnologia, identità fluide e nuove forme di spiritualità
Nelle prime sezioni, il saggio analizza le trasformazioni culturali in atto: il mutamento d’epoca, l’ibridazione delle identità, l’emergere di soggettività fluide, la centralità crescente delle tecnologie nella definizione dell’umano, fino alla comparsa di nuove forme di spiritualità secolarizzate. Ne emergono dinamiche trasversali che coinvolgono tutti: credenti e non credenti, giovani e adulti, scuole e comunità religiose. Comprenderle diventa il primo passo per un discernimento credente all’altezza della realtà.
Vocazione, agape e speranza: la proposta teologica
Ma il libro non si ferma al piano analitico. Nei capitoli finali avanza una proposta teologica che ruota attorno a tre grandi parole-chiave: vocazione, agape e speranza. In un tempo in cui la libertà sembra identificarsi con l’autocostruzione individuale, la teologia cristiana può ricordare che l’umano è prima di tutto relazione, apertura all’altro (e all’Altro) e capacità di accogliere una chiamata. L’amore gratuito – l’agape evangelica – è proposto come forma piena di umanizzazione, capace di superare la logica della prestazione e della funzionalità, secondo l’immagine del Cristo che, concordemente all’insegnamento conciliare, è capace di svelare all’umano il mistero di sé e della sua vocazione e dignità (Gaudium et Spes n. 22). Infine, la speranza escatologica non come fuga dal presente, ma come forza generativa per abitarlo in modo nuovo, alla luce del Risorto.
Una lettura per credenti e pensatori in ricerca
Teologia nella postumanità si rivolge a un pubblico ampio: studenti, educatori, pastori, credenti in ricerca, lettori curiosi. Con rigore e chiarezza, nello stile che Quaranta ha dimostrato già nel precedente saggio “Pienezza” (TAU 2022), invita la teologia ad abitare le trasformazioni del presente, senza perdere la fedeltà al Vangelo. È questo un contributo importante per rilanciare una fede pensata e capace di futuro.
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Avvenire di Calabria 15 maggio 2025