Disponibile
Superare i conflitti in una Chiesa sinodale
Francesco Zaccaria

Superare i conflitti in una Chiesa sinodale

Prezzo di copertina: Euro 9,00 Prezzo scontato: Euro 8,55
Collana: Passi di sinodalità
ISBN: 978-88-399-4216-6
Formato: 12,7 x 20,3 cm
Pagine: 80
© 2025

In breve

«Il modo più adeguato di porsi di fronte al conflitto non è ignorarlo e nemmeno restarne prigionieri. È accettare di sopportarlo, risolverlo e trasformarlo nell’anello di collegamento di un nuovo processo». Papa Francesco

Una guida teologico-pratica per ascoltarsi reciprocamente, coinvolgere tutti e comprendere il punto di vista dell’altro.

Una mappa per far sorgere consenso e condivisione di idee, con uno stile sinodale di Chiesa.

Descrizione

L’emergere di divergenze, tensioni e talvolta aspri conflitti dentro la Chiesa è un dato fisiologico. Differenze nella Chiesa ci sono sempre state: non sono di per sé, un male. È importante prenderne atto, però, e fornire una mappa a quanti operano in ambito comunitario per aiutarli ad affrontare con maturità le questioni dibattute e i normali contrasti.
Francesco Zaccaria conduce qui passo passo a gestire con delicatezza ed efficacia queste situazioni, grazie a una sana comunicazione ecclesiale. Non solo, ma il teologo pugliese fornisce anche la password per superare i conflitti, trasformandoli in opportunità di maturazione per la coscienza ecclesiale. Una comunità ecclesiale è sinodale quando, anziché nascondere le divergenze, impara a metterle in dialogo mediante il discernimento.
Nella seconda parte del libro, spiccatamente esperienziale e pratico-operativa, Zaccaria suggerisce come dare forma alla conversione missionaria, camminando nell’ascolto reciproco e nel discernimento. È proprio allora che il conflitto diventa un’opportunità: riconosciuto e affrontato secondo modelli comportamentali corretti, può rappresentare un sicuro momento di crescita.

Recensioni

L’editrice Queriniana avvia una nuova collana, chiamata «Passi di Sinodalità». Si tratta di una serie di volumi brevi, didascalici nel senso migliore del termine, che uniscono prospettiva teorica ed esercizi pratici. Ci voleva proprio. Dobbiamo dirlo: è un’iniziativa preziosa e utile.

Per questo, possiamo dire che si tratta di primi passi nella direzione di una Chiesa sinodale, anche se nessuno sa esattamente cosa sia. Il primo volume della serie, di don Francesco Zaccaria, Superare i conflitti in una Chiesa sinodale, affronta un tema centrale e quindi cerca di definire cosa sia «sinodalità», trovando il senso dell’espressione nel parlare, dialogare, criticare anche (con rispetto), camminare insieme.

Le 80 pagine illustrano una prospettiva teorica su cosa sia sinodalità e quindi entrano nel vivo su come affrontare i conflitti (secondo capitolo). Molto saggio da parte dell’Autore è dire chiaramente che il dialogo è una risorsa fondamentale, suggerita e raccomandata anche dagli esperti di scienze umane (pag. 25-26).

E molto azzeccato scrivere (p. 35) che dietro le contrapposizioni teoriche possono esserci vicende umane, aspirazioni, sensazioni, desideri, gelosie, rivalità, che vanno affrontate e comprese. Il libro ha una ultima parte dove troviamo alcuni «esercizi» per le comunità parrocchiali ed i gruppi, far vedere come può agire la «sinodalità» applicata alla identificazione, esplicitazione, superamento dei conflitti.

***

Proprio per l’importanza del tema, per la novità della collana, per la «parresia» che finalmente comincia a farsi strada, vorrei sottolineare qualche tema importante, magari da sciogliere o affrontare in un Superare i conflitti – parte seconda.

Ad esempio quando don Zaccaria affronta il tema della «leadership» (p. 41), sottolineando il ruolo centrale dell’autorità come guida, come ispirazione, come aiuto ad affrontare i dissensi e non a nasconderli. Ecco: e quando l’autorità non è così, come facciamo? Non si dice. Eppure molto spesso l’autorità non è così.

Nella mia esperienza ecclesiale ho conosciuto parroci accentratori al massimo e presbiterio in sofferenza, ma tutti zitti. Di più. Avrei da presentare la teoria della «modalità arcivescovo». Un arcivescovo (quelli che ho conosciuto, diversi e non uno solo), hanno sempre ragione e sempre l’ultima parola, su qualsiasi argomento – dalla teologia all’organizzazione pratica – e non sentono ragione. Perché è la formazione, da prete prima e da vescovo poi, a plasmarli così. E non si cambia. I laici, figuriamoci! quando mai possono dare suggerimenti intelligenti…

C’è poi la modalità «aspiro a» fare il vescovo. Conosco un sacerdote che sta lavorando per diventare vescovo. È un prete timido, molto pio, molto credente, ma caratterialmente non tanto stabile, introverso, preda dell’ira in alcune minori circostanze e poco capace di coordinare il lavoro di un ufficio, come dovrebbe fare. Cosa accadrà se diventa davvero vescovo? Per lui è un grande passo avanti come riconoscimento del lavoro. Però non sa che potrebbe rovinarsi la vita sacerdotale e la salute, perché appunto se è oggi incapace di coordinare e affrontare conflitti e dissidi, come farà una volta vescovo, quando tutti si dovranno rivolgere a lui per qualsiasi questione?

Problemi concreti, problemi seri.

***

Un altro aspetto ancora. Nella Chiesa, spiega don Zaccaria, vivono e convivono impostazioni diverse, visioni contrastanti e a volte contrapposte. È giusto, lo vediamo ogni momento. Certo serve un metodo di lavoro. Il libro in questo è, appunto, prezioso. Ma c’è un «ma», molto evidente. Spesso i conflitti hanno interessi economici, politici, finanziari sottostanti. L’ho fatto vedere – perdonate l’autocitazione – nel libro Followers Contro.Twitter scompiglia la Chiesa (Marcianum Press, 2024) esplicitando le concrete dinamiche e i reali finanziamenti dei gruppi conservatori contro papa Francesco.

Allora, perché non capire che dietro i conflitti possono celarsi interessi precisi e dunque ogni dialogo è inutile perché i presupposti di partenza sono diversi? La Chiesa sinodale vuole dialogare; chi si oppone lo fa per motivi ideologici e interessi finanziari. Dunque sono strade divergenti e il dialogo è impossibile. Allora che fare? Non si sa.

Come non si sa un altro aspetto centrale: chi critica la Chiesa e il papa attuale, quale teologia esprime? Prendiamo il vicepresidente USA J.D. Vance e il suo «ordo amoris»: dove ha studiato teologia? Chi potrà spiegargli che non è proprio così? Quale vescovo lo farà, o spetta al parroco che lo ha battezzato? Chi si impegna nel correggere, chi spiega teologia, chi divulga, chi «forma» culturalmente il popolo credente? Non si sa. Eppure è centrale.

***

Ancora un aspetto. L’impressione è che la sinodalità, che pure serve come il pane, sia monca, se non ricalibra il tema dell’autorità che va completamente ripensato. Certo un’autorità ci vuole altrimenti è il caos, ma le modalità di esercizio vanno ripensate attentamente.

Quando parlo di autorità ho in mente un esempio, tanto per capirci. Ho saputo di un collega – già, perché di chi lavora nelle istituzioni non si parla, invece è un esercito di persone che andrebbe considerato e valorizzato! – che anni fa si è rivolto al C9 (il consiglio dei cardinali) per fare presenti alcune questioni legate alla organizzazione del lavoro dei dipendenti della Santa Sede che era stato discusso in una delle riunioni del consiglio. Per sentirsi rispondere: le tue osservazioni vanno presentate «per via gerarchica». Parlare con i cardinali non si può. Ma chi garantisce che il Prefetto o chi per lui, presenti al C9 per via gerarchica le osservazioni di un dipendente?

L’esempio è minuscolo ma è l’elefante nella cristalleria: serve una revisione profonda. E quindi, sarebbe importante avere un Superare i conflitti – parte seconda con concretezza, serietà, teologia, ma anche psicologia e scienze umane, come suggerisce (altra autocitazione) la seconda parte di Fede Malata (Alpes, 2025).


F. Mastrofini, in SettimanaNews.it 2 maggio 2025