Non saremo lontano dal vero se affermassimo che il cuore umano e divino di Gesù si nutrisse della preghiera imparata in famiglia – da Maria e Giuseppe –, approfondita in sinagoga, interiorizzata e vissuta personalmente in vari momenti di solitudine, spesso notturna.
La preghiera dei salmi è la preghiera che ha sostenuto le generazioni di Israele passato attraverso peccati, schiavitù, liberazioni, esili devastanti, notti sognanti, ritorni in gran parte deludenti. È la preghiera che esprime l’angoscia del povero, del peccatore; l’invocazione di salvezza integrale; la lode per la grandezza liberatrice e presente di YHWH.
Il salesiano argentino, Horacio E. Lona, che ha studiato in Germania sotto la guida di R. Schnakenburg e ha insegnato Nuovo Testamento e Letteratura cristiana antica presso la Facoltà di teologia di Benediktbeuern (Germania), ma anche a Buenos Aires e a Córdoba, presenta alcune unità tematiche ricavate dal Libro dei salmi.
Noi e i salmi
In una Prima Parte della sua opera (pp. 11–54), l’autore introduce alla preghiera dei salmi in rapporto al loro linguaggio e al loro impiego in Israele e presso i cristiani. Occorre comprenderne il linguaggio che si avvicina al nostro e, nello stesso tempo, ci è estraneo. L’autore illustra inoltre i salmi come preghiera dei cristiani, mostrando i meriti, i limiti e i rischi di una loro interpretazione allegorica.
«Se Dio agisce nella nostra storia che, per questo, è definita e creduta “storia della salvezza”, a dispetto di ogni sventura, le antiche preghiere di Israele contengono un surplus di senso che va oltre la situazione in cui sono nate e si apre a un’ulteriore analisi – annota Lona –. La storia della salvezza non si limita all’epoca biblica. Il suo culmine nell’evento Cristo costituisce, al contempo, una fonte inesauribile di significato, che, nell’interpretazione dei salmi, mette molte cose in nuova luce» (p. 51).
Tematiche
In una Seconda Parte del volume (pp. 55–172), l’autore si accosta ai salmi come sorgente da cui emergono i motivi che vengono riassunti nelle otto unità tematiche da lui enucleate e illustrate.
La prima tematica è il senso di protezione. L’autore studia il Sal 131 che parla di un bimbo svezzato in braccio a sua madre. Descrive lo stato d’animo del credente davanti a Dio, che è più che intimità, e ne illustra la prospettiva cristiana. Un altro esempio è tratto da Sal 23, che parla del Signore come il buon pastore, che protegge e nutre il proprio gregge.
La tematica della difficoltàe della sofferenzanei salmi è espressa dalla lamentazione. Lona la esplicita ricorrendo al Sal 43 (lamentazione del singolo: lamento, interrogativo e fiducia) e al Sal 79 (lamento del popolo: la lamentazione sulla distruzione di Gerusalemme). Lo studioso si sofferma sull’esperienza di fede unita al lamento, con l’esperienza di Dio che sta alla base del lamento. Conclude la sua riflessione presentando la chiave cristologica.
La gioiaè la terza tematica analizzata. Dopo una visione sintetica della presenza della gioia nei salmi, l’autore descrive il Dio della gioia e si serve del Sal 126 per illustrare l’immensa gioia provata dagli esuli nel loro ritorno da Babilonia. Nel Nuovo Testamento è presente la gioia a motivo del regno di Dio. La gioia nella fede cristiana è illustrata dalle parabole incentrate sul ritrovare ciò che era perduto. La gioia è compresente anche nella sofferenza. Si analizza anche lo spirito della gioia.
Il vasto tema del peccato e del perdonoè studiato alla luce del Sal 51, molto usato anche dai cristiani. Lona si sofferma però brevemente sui temi della colpa e del peccato presi a sé stante.
La quinta tematica presa in considerazione è quella della lode, anch’essa pervasiva il libro dei salmi. L’autore studia il tema della lode e, in modo particolare, quella rivolta al Dio di Israele. La rapporta poi alla vita, per studiare più da vicino la lode di Dio nel libro dei salmi. L’autore esamina in successione l’“Hallel di Pesaḥ” (Sal 113–118), il “piccolo Hallel” (Sal145–150) e, infine, il “grande Hallel” (Sal 136).
La sesta tematica riguarda il potente Messia. Lona ricerca l’origine della concezione messianica e la sua evoluzione storica. Per il tema del potente Messia, l’autore si avvale dell’indagine sul Messia, il Figlio di Dio (Sal 2) e quella del Messia, sommo sacerdote (Sal 110). L’esegeta offre ai lettori una chiave di lettura cristiana, molto preziosa per pregare i salmi come cristiani.
Gerusalemmeè al centro d’indagine della settima tematica. Lo studioso scruta il rapporto tra salvezza e spazio e il tema di Gerusalemme, declinato nei sottotemi antagonisti di «città del nostro Dio» e «tu che uccidi i profeti». Servendosi del lemma Sion, Lona studia la dimensione spaziale della salvezza. Il rapporto tra Gerusalemme e i cristiani occupa l’ultimo paragrafo della trattazione. Si indaga il rapporto tra Gerusalemme e Gesù, per concludere con alcune pagine sulla Gerusalemme celeste e un’apertura prospettica del tema.
L’ottava e ultima tematica affrontata dall’autore è quella della morte e vita. Si riflette da principio sulla morte dell’essere umano, per soffermarsi poi sulla vita negli inferi e sulla voce della speranza. Quest’ultima comprende i sottotemi dello Sheol come metafora e quello positivo della liberazione dallo Sheol. Lona conclude la sua indagine descrivendo il linguaggio della speranza e dei suoi limiti.
Una panoramica
Nel suo sguardo conclusivo (pp. 168–171), l’autore osserva come i salmi «restano una prelibatezza letteraria che non si può ignorare senza una perdita ingente. Intendiamo il linguaggio dei salmi, anche e soprattutto quando ci appare estraneo, scandaloso o semplicemente inaccettabile. È un’esperienza benefica quando i credenti possono fare l’esperienza di un altro linguaggio, che è ben lontano dalle formule vuote e da una political correctness ecclesiale. La forma letteraria – prosegue Lona – è la premessa necessaria per l’incontro con l’indicibile, l’impronunciabile, “che conosce solo il silenzio” (Corpus Hermeticum, Poimandres 31), che però si rivela tramite la parola e dona all’essere umano la facoltà di rivolgersi a lui nella preghiera» (p. 169).
I salmi riflettono la variopinta molteplicità della vita e quindi a volte possono apparire sconvolgenti e offensivi, commoventi e invitanti allo stesso tempo – come la vita.
L’autore nota una stasi nel dialogo ecumenico, mentre in quello ebraico-cristiano i salmi costituiscono il tesoro comune che unisce ebrei e cristiani. Gesù pregava i salmi e i primi cristiani li consideravano un loro patrimonio.
Nei salmi ci sono varie immagini di Dio e sembra imporsi l’idea che le Scritture fondino non l’unità, bensì la pluralità delle direzioni di fede. Nessuno sa però – conclude Lona – quale aspetto debba assumere un’unità nella fede, a parte il fatto che non va mai equiparata all’omogeneità.
Possiamo pregare insieme i salmi, anche se le stesse parole possono essere intese in modo diverso. Testimoniamo così «la nostra appartenenza a una sola storia della salvezza, che viene guidata da un solo Dio. Finché, con le parole dei salmi, possiamo portare le nostre situazioni difficili e di bisogno di fronte a Dio è ci è concesso lodarlo, questa storia assume in noi una forma concreta» – conclude l’autore (p. 171).
R. Mela, in
SettimanaNews 25 novembre 2024