In breve
Ci concentreremo in questo inserto speciale di «Rivista di Pastorale Liturgica», sul come e sul dove celebrare all’aperto, in spazi ampi.Lo facciamo convinti che questa fase si possa vivere subendola, limitando i danni, oppure che si possa attraversarla prendendo l’iniziativa in modo intelligente.
L’inserto è curato da Angelomaria Alessio, Tino Grisi, Francesca Leto e Silvia Tarantelli – in collaborazione con «Rivista di Pastorale Liturgica».
Clicca qui per il download gratuito.
Descrizione
Con la fase 2, entriamo in un tempo inedito. Lasciamo ad altre pubblicazioni le pur necessarie considerazioni sul merito dell’opportunità di questa riapertura pubblica del culto (sul se e sul quando).
Partiamo ora dai fatti: le comunità possono (o devono) tornare a celebrare a porte aperte, certo con impegnative limitazioni. La liturgia, come tutti i gesti della vita ordinaria, è passata al setaccio, perché sia praticabile al numero più ampio di fedeli ed insieme non sia occasione di una nuova diffusione del contagio.
Per chiunque abbia un minimo di esperienza liturgica maturata in occasione di celebrazioni all’aperto (campi, eventi eccezionali), l’idea di predisporre uno spazio all’esterno perde subito ogni ingenuo romanticismo. Ci vuole sempre un notevole lavoro, la ricchezza iconografica dello spazio si impoverisce enormemente, l’esperienza del silenzio e dell’acustica si trasforma, possono nascere questioni di disturbo con chi abita vicino, e molte altre problematiche.
Eppure, questa occasione potrebbe permetterci di “giocare” con lo spazio liturgico, sperimentare in modo delicato alcune dinamiche celebrative impossibili all’interno dei nostri edifici, potrebbe coinvolgere le nostre comunità in esperienze rituali accurate e formative.
Volentieri ci mettiamo all’ascolto di alcune riflessioni, suggerimenti e proposte perché questa fase 2 sia un tempo in cui le parrocchie prendano l’iniziativa e crescano, senza aspettare che questo tempo passi per tornare quello di prima.