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La circoncisione
Ronald Tomb

La circoncisione

Gli inizi, le pratiche, le giustificazioni, l’attualità

Prezzo di copertina: Euro 20,00 Prezzo scontato: Euro 19,00
Collana: Sintesi
ISBN: 978-88-399-2969-3
Formato: 11,5 x 19 cm
Pagine: 168
Titolo originale: Histoire de la circoncision
© 2023

In breve

Questo libro non si limita a parlare della circoncisione in ambito religioso o comunque in senso stretto, ma estende l’analisi fino a includere considerazioni sulla sessualità in genere, la masturbazione e il piacere sessuale.

Un testo accessibile a tutti, che risponde a domande e curiosità scottanti con semplicità, senza tabù né ipocrisia.

Un prezioso distillato di erudizione, frutto di un lavoro di ricerca durato oltre dieci anni.

Descrizione

L’origine della circoncisione si perde nella notte dei tempi: nessuno sa dove, come e quando sia potuta nascere questa curiosa procedura chirurgica. Castrazione simbolica o atto prematrimoniale? Sostituto di sacrificio umano o rituale di fertilità? Rito di passaggio o stigma di appartenenza? Oppure tutto questo insieme? Si rimane colpiti anche dall’universalità e dall’incredibile diversità di forme di circoncisione.
La quale è senza dubbio il più antico enigma della storia della chirurgia; cionondimeno, è diventata oggi – soprattutto nel mondo anglosassone – un intervento banale, svuotato di ogni significato simbolico, ma carico, secondo le mode mediche, di virtù igieniche e profilattiche. Com’è avvenuta questa secolarizzazione?

Uno sguardo retrospettivo su un atto cruento di origine immemorabile, che riguarda più di un miliardo di persone in tutto il mondo.

Recensioni

La circoncisione è un tema che ha sempre colpito l’immaginario cristiano, che ha cercato in ogni tempo di comprenderne il significato e la funzione, elaborando di volta in volta le più disparate spiegazioni, spesso senza alcun fondamento scientifico o quanto meno logico, e tentando di stabilire parallelismi, spesso forzati, con altre pratiche rituali cristiane. In questo interessante libro di Roland Tomb, medico e bioeticista franco-libanese, il tema è sviscerato in tutti i suoi aspetti: origine, tipologie, significato, evoluzione storica, diffusione geografica ed etnografica, simbolismo, pregiudizi, approccio medico e giustificazione etica e religiosa. Testo prevalentemente medico, ma che dedica molto spazio alla ricostruzione storica e al significato biblico di questa pratica: dalle testimonianze archeologiche e letterarie egiziane del iii millennio a.C., che attestano un rituale prevalentemente sacerdotale, forse per ragioni di purità, ai racconti biblici più antichi, che suggeriscono un rito di passaggio all’età adulta o di iniziazione al matrimonio (ad esempio, il racconto dello stupro di Dina in Gen 34 o l’aggressione notturna di Dio a Mosè in Es 4,24-26), ma anche un rito neonatale, associato all’ottavo giorno, o un «rituale di sostituzione» del sacrificio infantile (Es 22,28-29). Solo durante l’esilio babilonese si affermò il significato religioso della circoncisione, come segno di appartenenza alla comunità e di alleanza con il Dio di Abramo. Spesso la circoncisione è utilizzata nella Bibbia anche come metafora spirituale: ne è un valido esempio il «cuore incirconciso» di cui parla Geremia (9,25).

Nel mondo greco-romano si alternano periodi di condanna, repressione, tolleranza, derisione. Nel primo cristianesimo la circoncisione fu vista subito come marker identificativo del popolo ebraico e, come tale, obsoleto nella prospettiva paolina della centralità universale del messaggio cristiano. Il mondo musulmano, invece, la raccomanda, pur non essendo prevista dal Corano e non facendo parte dei cinque pilastri obbligatori dell’islam, in quanto è una sunna, ossia un’imitazione del Profeta.

Passando al medioevo e all’illuminismo, il testo analizza la posizione di alcuni studiosi, come Pietro Abelardo e Maimonide, Tommaso d’Aquino, Martin Lutero e Montaigne, che hanno di volta in volta fornito spiegazioni differenti di tale pratica, dal tentativo di ridurre la sensualità alla correzione morale e psicologica, dalla spiegazione sociologica alla preparazione al battesimo, dalla punizione dei maschi colpevoli, in Adamo, del peccato originale all’orgoglio etnico.

Nella modernità si assiste a un’estensione geografica della pratica della circoncisione, a partire dal Regno Unito e poi dall’America anglofona, contemporaneamente al passaggio da rituale religioso a procedura medica, variamente motivata: tentativo di prevenire la masturbazione degli adolescenti e reprimere il libertinaggio, convinzione di attenuare i rischi delle malattie psicotiche e immunizzare contro morbi come tubercolosi, cancro, sifilide, poliomielite, paralisi, epilessia, malattie veneree, infezioni, AIDS o, nel caso delle donne, l’isteria. Addirittura, un personaggio particolarmente famoso come John Kellogg, fratello del fondatore della società produttrice di cornflakes, sosteneva la necessità che l’intervento fosse eseguito senza anestesia, «affinché il dolore avesse un effetto salutare sulla mente, soprattutto se è collegato all’idea di punizione» (p. 89).

Ben presto la circoncisione, da metodo di cura, divenne una misura profilattica, eseguita alla nascita a scopo igienico e preventivo, alla stregua di un vaccino. Ma in America si trasformò anche in un segno di status sociale, dato che indicava che il parto era avvenuto in ospedale, cui accedevano più facilmente le donne delle classi agiate. Il declino di questa pratica iniziò negli anni Cinquanta del 1900, con il progredire della scienza, che tolse valore alle giustificazioni mediche fino ad allora prodotte, riconoscendo anzi la responsabilità della circoncisione nelle «difficoltà psicologiche, sessuali e medico-legali indesiderabili» (p. 125). Sorsero così movimenti per l’integrità genitale, gli «intattivisti», che consideravano la circoncisione una violazione dei diritti dell’uomo.

L’ultima parte del testo è dedicata agli aspetti giuridici e legali della questione, alla situazione europea e italiana e soprattutto alla differente valutazione che di tale pratica si ha nel continente africano, dove essa costituisce generalmente un rito di passaggio all’età adulta, in cui la sofferenza fisica esprime l’idea della morte iniziatica; presso gli aborigeni australiani, dove essa è considerata eseguita da esseri divini o demoniaci; nelle isole della Polinesia, dove il rito garantisce l’appartenenza alla comunità e l’identità maschile.

Un certo spazio è dedicato alle diverse tipologie di circoncisione – parziale e totale – nonché alle pratiche di stiramento e di ricostruzione e ai più limitati interventi di escissione femminile. La conclusione cui giunge l’autore è l’impossibilità di costruire una teoria universale della circoncisione, che si è prestata alle interpretazioni più disparate a seconda dell’epoca storica e della diffusione geografica ed etnografica.

Ma due ultime interpretazioni meritano di essere sottolineate: quella psicanalitica di Sigmund Freud, che la considera «un sostituto simbolico della castrazione che il padre primitivo e onnipotente aveva un tempo inflitto ai suoi figli» (p. 149), e quella di Bruno Bettelheim, che la collega invece alla fertilità: considerando che gli iniziati donavano alle donne il proprio prepuzio tagliato, Bettelheim vedeva nella circoncisione il «risultato del desiderio dell’uomo di partecipare al potere di creazione femminile e del desiderio della donna, se non proprio di rubare il pene dell’uomo, almeno di farlo sanguinare come i propri organi genitali» (p. 152).


A. Varcasia, in Protestantesimo 2-3/2024, 301-302

Le questioni affrontate in questo fascicolo di «CredereOggi» giustificano la segnalazione di questo testo dedicato a puntualizzare la pratica della circoncisione dal suo inizio, nella notte dei tempi, fino a oggi e della sua interpretazione. L’autore, docente presso l'università di Beirut, medico e bioeticista, nell'ottica del suo background conduce il lettore a ritrovare segmenti di significato validi per un'usanza che ancor oggi è praticata da milioni di persone in tutto il mondo per i motivi i più vari: dall'esigenza religiosa, alle giustificazioni iniziatiche socio-culturali (riti di passaggio), alle motivazioni mediche.

Il suo retroterra medico-scientifico si avverte tutto nella preponderanza dei dati e delle riflessioni che ci vengono proposte lungo i dieci capitoli che compongono il libro; peraltro scritto con semplicità e chiarezza. Tomb addotta l'approccio diacronico a partire dalle testimonianze egiziache (c. 1), passando per quelle del vicino oriente antico nell'insorgenza dei monoteismi (cc. 2-3), per proseguire, in maniera più estesa, a quanto riserva l'età di mezzo fino all'illuminismo (c. 4).

Più di metà dell'opera è poi dedicata allo sviluppo della pratica fino a oggi. Il tutto richiama la struttura tipica delle «voci» stese per un dizionario, compresa l'essenziale ma completa bibliografia finale (pp. 159-160). Indubbiamente molti degli argomenti accennati nel libro andrebbero chiariti maggiormente sul versane dell'antropologia culturale e dell'etnologia, soprattutto quando si afferma la natura iniziatica della circoncisione, le ritualità che l'accompagnano nel determinare il passaggio all'età adulta del maschio. In proposito, noto che solo in rari momenti si accenna a quelle che sono le pratiche dell'impropriamente definitiva da alcuni «circoncisione femminile». Temi sicuramente interessanti, ma non nell'interesse dell'autore a quanto pare. Si avverte anche la mancanza di un apposito, anche se breve, sviluppo più propriamente "teologico", che avrebbe potuto tematizzare al meglio il versante religioso della pratica. In proposito, per quanto riguarda il cristianesimo, va ricordato che la circoncisione è un segno fisico legato al patto stipulato tra Dio e Abramo (Gen 17, 10-14) eseguito con rito apposito all'ottavo giorno dalla nascita, e che sancisce il legame con Dio e (quindi) col popolo d'Israele.

Ma con l'avvento del circonciso Gesù di Nazareth nel mistero della sua pasqua è accaduto qualcosa di unico e rivoluzionario. Lapidaria è l'affermazione del peraltro circonciso Paolo di Tarso: «Se Cristo non è risorto è vana la nostra fede» (1 Cor 15,17). Che c'entra con la circoncisione? Fu un problema molto serio dei primi tempi del cristianesimo: continuare a vivere nel perimetro della legge o in quello dello Spirito del Cristo risorto? Molti i giudeo-cristiani che sul segno della circoncisione ancora contavano per determinarsi come comunità («chiesa della circoncisione»), pochi ancora ma molto motivati quelli altri (provenienti dal paganesimo) per iquali circoncisione o non circoncisione non conta nulla (cf. 1 Cor 7,19), conta nel caso quella del cuore (cf. Rm 2,29). La natura iniziatica della circoncisione ora perde di significato.

Come si entra, quindi, nella vita in Cristo e nella chiesa? La storia della teologia e la storia della chiesa ci attestano azioni, eventi, riflessioni, teologie, esperienze che gravitano attorno al sacramento del battesimo. Ma si può, allora, ritenere che il battesimo sia come una nuova circoncisione? Lasciamo al lettore la ricerca della risposta. Decisivo è che la nuova alleanza sta nella pasqua. Il "nuovo" accaduto in Cristo deve essere pensato assumendo il dinamismo innovativo che ci viene dall'attualità dello spirito del Cristo risorto. Possiamo solo qui ricordare questa prospettiva, che comunque resta strategica per (ri)prendere coscienza oggi della natura teologica (la pasqua di risurrezione) e del portato ecclesiale del nostro battesimo con i suoi riti, che avviano quell'itinerario iniziatico che si concluderà quando vedremo il Cristo «come egli è» (Gv 3,2).


D. Passarin, in CredereOggi 2/2024, 148-149

Roland Tomb è decano della facoltà di Medicina a Beirut. Suo un saggio denso e breve pubblicato dall'editrice Queriniana: La circoncisione. Ebrei, musulmani e alcune tribù africane praticano sui neonati maschi l'escissione del prepuzio portando così allo scoperto il glande. Anche Gesù venne circonciso all'ottavo giorno, come attestano le Scritture. Se si accetta per la nascita la data convenzionale del 25 dicembre, l'operazione venne dunque eseguita dal rabbino il 1 ° gennaio.

Il rito è arcaico e di enigmatica origine. Si va da una cerimonia di passaggio, alla castrazione simbolica, dall'atto prematrimoniale a un rituale di fertilità. Nulla a che vedere comunque con la mutilazione dei genitali femminili eseguita mediante ablazione del clitoride e di una parte della vulva. Rito di origine soprattutto africana che sopravvive nelle comunità meno avanzate, unanimemente condannato.

Il primo libro della Bibbia (Genesi 17, 10-12) detta: «vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione». Secondo Tomb questa pratica, nel senso in cui ancora l'intendiamo, ha avuto origine in Egitto.

Di grande interesse le pagine nelle quali l'autore descrive la ricerca di tracce di circoncisione nelle mummie reali. Interessante anche la notazione che «i redattori della Bibbia parlano della circoncisione più spesso come una metafora che come un fatto fisico». Fu Paolo di Tarso tra i più attivi nell'insistere su questo valore metaforico. Il suo interesse era di aumentare il più possibile i seguaci di Gesù e temeva (giustamente) che l'atto cruento potesse scoraggiare possibili candidati. Una corrente medica tende oggi a rivalutare gli aspetti igienici e profilattici della mutilazione.

Tomb fornisce informazioni e aneddoti ma nemmeno lui chiarisce perché mai Dio avrebbe scelto come segno di alleanza una mutilazione, oggi infatti discussa anche in alcuni ambienti ebraici.


C. Augias, in Il Venerdì – La Repubblica 27 ottobre 2023, 89

Con un gruppo di cultori d'archeologia, molti anni fa, ero giunto a una trentina di chilometri dal Cairo a Menfi, la capitale dell'Antico Regno faraonico (2650-2200 a. C.). La meta era l'imponente necropoli, che si raggiunge dopo aver lasciato alle spalle la statua colossale di Ramesse II, una Sfinge di alabastro e le rovine del tempio di Ptah. Davanti a noi si ergeva la famosa piramide a gradoni di Saqqara, una località appartenente sempre alla grande necropoli menfita. Durante quella visita, l'archeologo-guida decise di mostrare al gruppo una curiosità. Varcammo la soglia della tomba del vizir e architetto del faraone Teti, VI dinastia, 2345 a.C. circa, il cui nome era Ankhmahor.

La torcia illuminò una scena di non facile decifrazione che comprendeva un intervento sul pene di un ragazzo, una probabile circoncisione eseguita da un sacerdote, mentre una striscia in geroglifico conteneva indicazioni chirurgico-sacrali per l'operazione denominata seb. Anni dopo avrei ritrovato questa raffigurazione prototipica su un testo dedicato proprio alla circoncisione, che ancor oggi è praticata nel nostro pianeta almeno su un uomo tra quattro. Quella di Saqqara è la più antica attestazione ma la storia dell'umanità ha incessantemente praticato questa sorprendente «correzione» anatomica che comprende – almeno nella tipologia più comune – l'ablazione totale o parziale del prepuzio lasciando scoperto il glande.

A inseguire la storia e il significato di questo intervento effettuato allo stadio neonatale, oppure puberale o successivo, è Roland Tomb, franco-libanese, decano di medicina all'Università Saint-Joseph di Beirut e membro del Comitato di bioetica dell'Unesco. Il suo è un testo quasi narrativo, capace di conquistare il lettore per il vero e proprio arcobaleno di dati, di simboli, di vicende che intarsiano la diacronia storica e la mappa geografica descritta, partendo proprio da quella tomba di Saqqara. Si accumulano, così, enigmi e decifrazioni, controversie e celebrazioni, critiche e giustificazioni di tale prassi.

Questa procedura chiruirgica arcaica – approdata anche nell'attuale mondo anglosassone secolarizzato come intervento medicalizzato dalle finalità igieniche e profilattiche – da quali motivazioni è retta? Il ventaglio delle risposte si allarga con la più diverse interpretazioni: rito di passaggio, castrazione simbolica, atto prematrimoniale, sostituto di un sacrificio umano, stemma ideale di appartenenza etnico-tribale, rituale di fertilità o di iniziazione e persino di comunione (si legga l'impressionante prassi «gastronomica» in uso presso i Poro della Liberia che Tomb descrive nel capitolo dedicato alle interpretazioni).

Noi, però, data la prospettiva specifica del nostro approccio, ci soffermiamo solo sulla concezione biblica che, peraltro, è quella più nota anche ai nostri lettori. Netta e reiterata è la clausola del legame tra Dio e Israele nell'imperativo divino rivolto al patriarca Abramo: «Questa è la mia alleanza da osservare tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione» (Genesi 17,10-12). Anche a Gesù, figlio di Israele «quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, fu imposto il nome di Gesù» (Luca 2,21).

In realtà, questo atto divenne oggetto di contesa teologico-pastorale quando la prima comunità giudeo-cristiana (che in seguito fu denominata anche «Chiesa della circoncisione») volle che fosse praticato anche dai pagani convertiti, scontrandosi con la ferma opposizione dell'apostolo Paolo. Costui, senza esitazione, affermava che «la circoncisione non conta nulla quanto la non circoncisione, perché conta l'osservanza dei comandamenti di Dio» (1 Corinzi 7,19). Ln questo egli si allineava alla stessa tradizione biblica che bollava il mero rito sacrale, privo del conseguente impegno etico ed esistenziale, introducendo una «circoncisione del cuore», anima autentica di quella del prepuzio.

Ecco due testimonianze esplicite «parallele»: «Circoncidete il vostro cuore ostinato e non indurite la vostra cervice... Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore» (Deuteronomio 10,16; Geremia 4,4). Tra l'altro, è curioso notare che la stessa Bibbia evocava la prassi araba che allora esigeva la pubertà del maschio, ossia i 13 anni (così per il loro capostipite Ismaele in Genesi 17,25). Inoltre, introduceva in un oscuro passo del libro dell'Esodo (4,24-26) una circoncisione del figlio di Mosè in cui è la madre Zippora a espletare il rlto, ma con un sorprendente rimando a suo marito sui cui genitali (letteralmente «piedi») depone il prepuzio reciso, recitando la formula: «Tu sei uno sposo di sangue per me». Non per nulla in arabo permane un nesso etimologico tra hatan, «sposo», e hatanâ, «circoncisione».

Può stupire ma non più di tanto che, in epoca ellenistica, gli ebrei «secolarizzati» frequentando i ginnasi «greci», ove si stava nudi per le attività sportive, si sottoponessero a un'operazione di chirurgia plastica (l'epispasmós) per ricomporre il prepuzio e nascondere cosi la loro identità giudaica.


G. Ravasi, in Il Sole 24 Ore 24 settembre 2023

Praticato oggi da più di un miliardo di persone, il rito della circoncisione resta misterioso quanto alle sue origini e variegato nelle sue motivazioni. L’autore, Roland Tomb, studia lo sviluppo di questa pratica lungo la storia e la varietà di interpretazioni che le vengono attribuite. Bioeticista e dermatologo franco-libanese, lo studioso è decano della Facoltà di Medicina all’Università Saint Joseph di Beirut e membro del comitato di bioetica dell’UNESCO.

Pur evidenziando il significato cultuale e religioso dell’atto della circoncisone, di cui descrive i vari momenti con linguaggio tecnico appropriato, egli sviluppa tutta la seconda parte del suo lavoro con un taglio medico, visto che la pratica ha assunto negli ultimi due secoli – specialmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito – una progressiva medicalizzazione, con perdita del suo significato religioso.

Israele e Vicino Oriente

Alcuni pongono la nascita del rito nell’Antico Egitto, annotandola fra i riti praticati dai sacerdoti e non diffusa fra il popolo. Erodoto menziona una motivazione di pulizia, ma sembra irridere la pratica. Altrove, nel Vicino Oriente, la pratica non corrisponde ad alcun imperativo igienista, ma fuori dell’Egitto l’antichità del rito è attestata fin dal III millennio a.C. L’estensione della sua pratica nell’Oriente Antico è difficile da precisare.

In Canaan non la praticavano i filistei (chiamati per questo «incirconcisi”, cioè pagani, dagli ebrei). Geremia 9,25 nomina come popoli circoncisi l’Egitto, Giuda, Edom, gli ammoniti e i moabiti e tutti coloro che si radono le tempie, i quali abitano nel deserto. Nel Vicino Oriente sembra quindi essere stata una pratica diffusa.

Sembra che, inizialmente, la circoncisione fosse un rito prematrimoniale (cf. Gen 34 e Es 4,24-26), un rito di passaggio dalla pubertà all’età adulta o un rito di iniziazione al matrimonio. Gen 17 menziona la circoncisione come pratica neonatale, compiuta all’ottavo giorno dalla nascita, quale segno di aggregazione alla comunità di Israele e segno dell’alleanza che Dio ha stretto con Abramo e la sua discendenza (cf. anche Lv 12,2-3).

L’importanza religiosa della circoncisione si affermò lentamente e, durante l’esilio babilonese, divenne fattore distintivo dell’appartenenza a Israele e a YHWH. Israele si distingue nettamente anche dai greci, che aborrivano questa pratica.

Nel corso dei secoli, il rituale comportò tre fasi: la milah (asportazione dell’estremità superiore del prepuzio); la pri‘ah (rovesciamento della membrana con il prepuzio tagliato più in alto, dietro il solco balano-prepuziale); la metzitzah bepeh (“succhiare in bocca”) in cui l’addetto alla circoncisone, il mohel, succhia il sangue dalla ferita. Questa fase è stata eliminata nella stragrande maggioranza delle circoncisioni rituali ebraiche.

La circoncisione appare un sacrificio attenuato, sostitutivo dell’offerta del primogenito delle mucche, delle pecore (cf. Es 22,28-29) e dei primogeniti di sesso maschile. Nell’AT la circoncisione è presente anche come metafora. Si invita a circoncidere il cuore, l’orecchio e le labbra (cf. Ger 9,23-25).

Il mondo greco-romano si oppose in modo radicale alla pratica della circoncisione, perseguitando e punendo chi la praticava. C’era il culto del corpo perfetto e integro. L’estetica greca rifiutava la circoncisione e vari ebrei attuavano lo stiramento del prepuzio per nascondere la circoncisione e poter così partecipare alle gare atletiche del tempo. Gli imperatori romani proibirono con sanzioni molto gravi la pratica della circoncisione.

Gesù fu circonciso l’ottavo giorno, ma il cristianesimo non riprese la circoncisione e, nell’assemblea di Gerusalemme del 49 d.C., non la impose ai pagani convertiti. Fu sostituita dal battesimo che, insieme alla fede, è il segno di accoglienza della redenzione operata da Gesù Cristo e rappresenta l’entrata nella comunità ecclesiale.

Islam e Medioevo

La circoncisione era conosciuta e praticata nell’Arabia preislamica, con diversi tipi di circoncisione. Il Corano non menziona da nessuna parte questa pratica. Essa però fa parte dei cinque pilastri dell’Islam. Essa è menzionata negli hadith (i “detti”) del Profeta più o meno apocrifi, e nel fiqh (esegesi islamica, dottrina giuridica). Alcune scuole la considerano obbligatoria, altre la consigliano, con più o meno forza.

Essa è chiamata tahara (“purificazione”) nell’arabo dialettale, mentre in quello classico è denominata khitan. Essa non è mai stata standardizzata in un rituale comune e l’età dell’intervento varia notevolmente da un paese all’altro. In molti paesi essa diventa l’occasione di cerimonie familiari e festeggiamenti solenni, ma senza alcuno status previlegiato canonico o teologico. La circoncisione, di fatto, viene quasi unanimemente praticata nel mondo islamico.

Pietro Abelardo la rigetta come obsoleta, l’ebreo Maimonide la razionalizza non come correzione fisica, ma morale o psicologica. Con altri pensatori, si sosteneva che la circoncisione intendeva ridurre la sensualità e aveva più un significato sociologico di un’alleanza fra uomini vivi, membri di un gruppo etnico, che un significato religioso.

Tommaso d’Aquino sottolinea il primato del battesimo, mentre Isaac ben Yedaiah (fine del XIII secolo) la considera un freno al desiderio sessuale. I cristiani venerarono il prepuzio di Cristo, ma la festa della Circoncisione fu sostituita da quella della Madre di Dio. Papa Eugenio IV, in occasione del Concilio ecumenico di Firenze (1439-1445), la proibì con una bolla papale.

Inizialmente benevolo verso gli ebrei, Martin Lutero successivamente scrisse opere fortemente antisemite, attaccando il particolarismo e l’orgoglio etnico degli ebrei. Essi non comprendono che la circoncisione fisica era solo una rappresentazione preliminare della circoncisione spirituale autentica, incardinata nella vita e nella morte di Cristo.

Michel de Montaigne (1533-1592) descrive la pratica in modo particolareggiato, valutandola in modo neutrale e benevolo da etnologo ante litteram.

Tempi moderni

Nella seconda parte della sua opera, l’autore ripercorre i momenti attraverso i quali, dall’esigenza religiosa riferita alla circoncisione, si passò alle giustificazioni mediche, giungendo a uno sconvolgimento della pratica. Tomb riporta le opinioni apparse in riviste scientifiche di qua e al di là dell’oceano, spesso in contraddizione fra loro.

Agli inizi del Novecento in Gran Bretagna si iniziò a sviluppare alcune argomentazioni mediche secondo le quali la circoncisione è anzitutto una pratica medica e solo in second’ordine un rituale religioso. Era emerso il concetto di circoncisione preventiva.

Gli storici della medicina sono concordi nel sostenere che il motivo principale che ha condotto a incoraggiare e a espandere la pratica sistematica della circoncisione fu la lotta alla masturbazione. Già nel XVIII secolo era nata la follia masturbatoria, secondo cui la masturbazione portava svariati disturbi organici e psichici (dottor Tissot). Iniziò la repressione e la proposta della circoncisione come rimedio. Si iniziò a fare il confronto fra la popolazione ebraica e quelle non ebraiche, per sottolineare la quasi assenza della masturbazione fra gli ebrei circoncisi.

La circoncisione si impone e si generalizza nel mondo anglosassone (Lewis A. Sayre, 1820-1900, e seguaci). Si vide questa pratica come rimedio all’«irritazione riflessa» (reflex neurosis), come lotta alla presenza dei germi, alla sifilide, alle malattie veneree. Ci fu un boom chirurgico, con varie discordanze fra i medici. Nacque la pediatria e aumentò la circoncisione neonatale.

Negli Stati Uniti la circoncisione divenne un marchio di classe sociale elevata, che poteva permettersi il parto ospedaliero.

La circoncisione – afferma l’autore – divenne un’operazione in cerca di malattie. Fu vista come preventiva contro il cancro, le malattie veneree, le infezioni alle vie urinarie, l’AIDS.

Nel XX secolo montarono le controversie e il servizio sanitario inglese eliminò la circoncisione neonatale dall’elenco delle procedure approvate e sovvenzionate.

Negli anni Settanta iniziò il declino della circoncisione neonatale negli USA che, nel 2012, portò l’American Academy of Pediatrics a sostenere che i vantaggi superavano i rischi, ma che la decisione di farla rimaneva un affare di famiglia. Aumentò il numero degli attivisti del prepuzio (gli “intattivisti”).

Nel 2012 il Consiglio d’Europa condannò la circoncisione rituale e invitò a legiferare nel senso di una sua limitazione su scala continentale. In Italia è ammessa dal Sistema Sanitario Nazionale la circoncisione terapeutica, mentre quella culturale-rituale è lasciata ai medici privati.

Interpretazioni

L’autore riporta i dati sulla presenza della circoncisione in altre parti del mondo, dove spesso appare come rito di passaggio e prematrimoniale, attuata talvolta in pubblico come rito di passaggio all’età adulta.

Lo studioso riporta, infine, alcune interpretazioni date alla pratica della circoncisione. Essa può essere vista come sacrificio di sostituzione, rito di fertilità, rito prematrimoniale, rito di giuramento e di alleanza. Come rito di passaggio, esprime la separazione dal vecchio gruppo, la transizione e l’incorporazione nel nuovo gruppo.

Freud la vide come un sostituto simbolico della castrazione che il padre primitivo e onnipotente aveva un tempo inflitto ai suoi figli. Essa è, in un certo senso, un tributo d’ingresso, un rito di passaggio da un mondo (naturale) a un altro (culturale o politico); solo i circoncisi accederebbero al riconoscimento del padre simbolico, cosa che permetterà loro di divenire padri a loro volta. Bettelheim rifiuta la teoria di Freud e condanna la circoncisione neonatale. Vede la circoncisione effettuata nella pubertà come celebrazione dell’inizio della fertilità nel maschio.

Con lo sviluppo del monoteismo, la circoncisione passò da rituale effettuato nell’adolescenza a rituale compiuto sui bambini, emblematico di un nuovo rapporto di potere: la sottomissione assoluta degli uomini a un Dio maschile onnipotente.

La circoncisione ebraica è caratterizzata da tre elementi: il suo significato religioso, l’età precoce e l’assenza di ogni mutilazione femminile. È un rito prettamente maschile.

Per Bettelheim, la circoncisione nella prima infanzia potrebbe segnare una tappa dell’istituzione di un monoteismo paternalista. Secondo lui, il Dio dell’AT è la più rigorosa di tutte le immagini del Super-io. Questa pista, valida per l’ebraismo, secondo lui non vale per le società senza scrittura. Con il cristianesimo – afferma – la circoncisione scompare e il Dio minaccioso assume gli attributi di un Cristo di tenerezza e amore. Poi la pratica della circoncisione si diffonde di nuovo, per ragioni razionali e d’igiene, «ma forse anche perché siamo diventati più liberi sessualmente e per questo ci piace vedere il glande liberato dal prepuzio» (cit. a p. 154).

In conclusione, Tomb afferma che la circoncisione ha potuto avere molti significati nella storia: ferita simbolica, rito prematrimoniale o rito di passaggio per gli adolescenti, sottomissione al padre castratore o alla dea della fertilità, sacrificio sostitutivo o giuramento di alleanza nelle forme neonatali.

La giustificazione igienista è recente e le diverse “giustificazioni” sono state inventate per sostituire la religione nel rendere ragione della circoncisione, il che, «in molte nostre civiltà “civilizzate”, rende i miti associati alla circoncisione molto più accettabili» (p. 157-158).

Tomb conclude: «Sostituendo agli ideali religiosi le proprie mitologie morali sotto la copertura della medicina, l’epoca moderna ha reiventato un rituale. Per più di un secolo, la circoncisione è stata un trattamento medico alla ricerca di qualcosa da curare, una soluzione alla ricerca di un problema. Storicamente, la compulsione a circoncidere è costante. Solo le ragioni per farlo cambiano in continuazione» (p. 158).

La bibliografia è riportata nelle pp. 159-160.

Volume interessante per la storia del rituale della circoncisione, visto con gli occhi di un medico dermatologo e bioeticista. Una panoramica storica e culturale, che, a partire dal mondo anglosassone e dagli USA, abbraccia con linguaggio semplice anche accenni alla sua pratica in vari luoghi del mondo.


R. Mela, in SettimanaNews.it 23 maggio 2023