C’è un posto per meditare le pagine di questo libro: è a Spello, Casa San Girolamo gestita dall’Azione Cattolica Italiana. Qui ho conosciuto Gigi Borgiani, Gianni Borsa, amici cari conosciuti grazie al sentire in comune della spiritualità di una persona che è sepolta nel giardino di casa San Girolamo. Lì ho pensato, ho ascoltato, ho taciuto. Quando un testo giunge alla 7a edizione significa che sono parole incise nel futuro.
Sto parlando di fratel Carlo Carretto (1910-1988).
Un plauso a Queriniana che pubblica nuovamente – e ne ha ben ragione – questo piccolo e intenso testo scritto da fratel Carlo come appello ai giovani.
Il testo si apre con una Lettera di una giovane che si droga. «Mi faccio di eroina tutti i giorni, due tre quattro volte al giorno, fumo hashish per tenere su il buco, e quando non ho bucato per tenermi su. Neppure io so ancora che cosa sia l’eroina, ma so però che ora tutto il mio vivere, la mia vita si risolvono in un attimo, quando faccio il buco, quando abbasso lo stantuffo e il mio sangue denso, scuro, si mischia all’indescrivibile soluzione, quando premo lo stantuffo e l’eroina comincia a galoppare nelle vene, calda, profonda ondata di eroina. Tutta la mia vita è quell’attimo».
Il testo è suddiviso in 13 parti:
1. Una verità terribile
2. Il vuoto
3. Il vero nemico: il piacere
4. La sfida della conversione
5. Credere alla vita
6. La presenza
7. Sì, la gioia di vivere
8. Fratello… salvati!
9. L’uomo più Dio
10. «Datelo in mano a Satana»
11. Il terrorismo
12. In me è nata una speranza nuova
13. Finale, per chi è maturo a capire.
«Voi persone normali – prosegue la Lettera – siete disposte ad accettare il drogato certo, solo però se si inchina all’inumana volontà di questa società in decomposizione, solo se vuol smettere di bucare, solo se si vuole reintegrare ma alle vostre condizioni. Ebbene, io non voglio vivere la vostra società, e non ho più l’illusione vana di poterla cambiare come quando ero giovane, cretina e comunista. Sono stanca, molto stanca, ma siccome la speranza fu inevitabilmente ultima nel vaso di Pandora, spero ancora, lo dimostra questa inutile lettera, che capiate, che la mia morte e quella di tanti altri come me, vi servano a capire: rendetevi finalmente conto che stiamo precipitando nel casino più totale, è inutile berciare, riempirsi la bocca di parole inutili e senza senso».
Fratel Carlo risponde a questa Lettera. Un testo che merita di essere donato ai ragazzi, ai giovani, ai giovani preti, agli animatori impegnati in Oratorio, ai docenti. Grazie fratel Carlo, e dal paradiso tienici una mano sulla testa.
G. Ruggeri, in
RecensionediLibri.it 22 luglio 2021