Disponibile
Indisponibilità
Hartmut Rosa

Indisponibilità

All’origine della risonanza

Prezzo di copertina: Euro 20,00 Prezzo scontato: Euro 19,00
Collana: Giornale di teologia 459
ISBN: 978-88-399-3459-8
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 176
Titolo originale: Unverfügbarkeit
© 2024

In breve

Editoriale di Paolo Costa

«La prima nevicata d’inverno è una manifestazione dell’indisponibile nella sua forma più pura: non possiamo produrla, non possiamo forzarla, non possiamo nemmeno prevederla con certezza. E così pure la neve: non possiamo afferrarla, non possiamo appropriarcene, non possiamo conservarla intatta nel congelatore di casa».

Un pensatore di grande notorietà, che opera nel solco della teoria critica di Erich Fromm, per una sociologia della vita buona.

Un saggio accattivante, anzi esplosivo, sulla “risonanza”, spiegata in modo accessibile, facendo riferimento a situazioni quotidiane e concrete.

Descrizione

L’aspirazione centrale della Modernità è allargare il proprio raggio di azione sul mondo: il mondo dev’essere reso scientificamente conoscibile e dominabile, tecnicamente disponibile, economicamente usufruibile, giuridicamente calcolabile, politicamente manovrabile e allo stesso tempo controllabile ed esperibile in senso pratico.
Nella tesi esplosiva di Hartmut Rosa, però, il mondo reso sempre più disponibile a noi è un mondo muto, silenziato, con cui non è più possibile alcun dialogo. Contro questa crescente alienazione del mondo e dell’uomo Rosa pone la “risonanza”, cioè un rapporto sonoro e imprevedibile con il mondo indispensabile. La risonanza accade quando ci abbandoniamo a ciò che è sconosciuto e irritante, a ciò che si trova fuori dalla nostra portata e si sottrae al nostro controllo. L’esito di questo processo non è prevedibile o pianificabile; non è consentito ottenere risultati in modo rigoroso, controllato, unidirezionale o mercificato. Per questo l’evento della risonanza cade sempre nel momento dell’indisponibilità.

Recensioni

Dell'autore – filosofo e sociologo che insegna a Jena e a Ertfurt – in traduzione italiana non c'è molto (Accelerazione e alienazione, Einaudi 2015 e poi Pedagogia della risonanza e Risonanza e vita buona, Scholé 2020 e 2023). Per intendere al meglio il contenuto di questo saggio, quindi, risulta opportuno prima farsi un'Idea dei contenuti che caratterizzano il pensiero di Rosa. In tal senso il lettore può leggersi subito, dopo la brevissima Introduzionedell'autore (pp. 27-31), l'ottimo Editoriale di Paolo Costa (ricercatore a Trento) che traccia la parabola di un pensiero che certamente il lettore troverà interessante non solo per i suoi contenuti e per la pertinenza, ma anche per l’eclettismo e la versatilità del metodo.

È noto in Europa come il guru della decrescita e della lentezza, ma dopo aver letto anche solo questo saggio si muta subito opinione. Come riuscire a vivere oggi una vita buona (cf. Risonanza e vita buona. Educazione e capitalismo accelerato)e a quali condizioni si può realizzare? Quando si entra in questi discorsi di solito incontriamo qualcosa di pensato, concetti, categorie, paradigmi "alti"; Rosa, invece, nella sua analisi della contemporaneità usa fonti e riferimenti "conoscitivi" plurimi uscendo anche dai canoni e dai paradigmi noti e consolidati per guardare e attingere dal reale, dall'esperienza, dalla cultura come dagli altri saperi. Orbene, interrogandosi sul significato della forma vitae della modernità non si sofferma a descrivere lo stato delle cose, ma ne cerca le radici, che l'autore crede trovarsi in quella che chiama «accelerazione» costante della vita delle persone (cf. Accelerazione e alienazione. Per una teoria critica del tempo nella tarda modernità), un'esperienza in grado di modellare le vite e di alienarle (crisi di identità vissute e trasmesse, instabilità dei legami, relazioni saltate, ecc.).

La sua analisi non lascia scampo. Ma allora: cosa fare? Bisogna rallentare o accelerare? Niente di tutto questo: occorre una nuova forma di relazione col mondo, con le cose, con gli altri che egli chiama «risonanza». Di che si tratta? Noi e "il mondo" (Merleau-Ponty?) non siamo l'uno di fronte all'altro perché sgorghiamo l'uno dall'altro, siamo in contatto stretto reciprocamente trasformante: cambiamo con e attraverso queste relazioni. Il tema andrebbe esplicitato al meglio, ma non ce lo possiamo permettere qui. Basti solo ricordare che le relazioni di risonanza di cui parla Rosa hanno degli esiti che sfuggono continuamente e inevitabilmente al controllo e alla pianificazione di entrambi. Quindi non sono mai in nostro possesso, sono indisponibili.

Qui s'innesta il morivo e il contesto della riflessione proposta in questo saggio da Rosa: Indisponibilità. All'origine della risonanza. Nove brevi capitoli di cui i primi quattro (Il mondo come punto di aggressione; Quattro dimensioni della disponibilità; Il risvolto paradossale: il misterioso ritrarsi del mondo e Il mondo come punto di risonanza)riagganciano e puntualizzano l'impegnativo (e non ancora disponibile in italiano) saggio: Resonanz: eine Soziologie der Weltbeziehung (2019), mentre gli altri cinque tematizzano la dialettica propria del disponibile e dell'indisponibile (Cinque tesi sulla disponibilità delle cose e sull'indisponibilità dell'esperienza; Rendere disponibile o lasciar accadere? Il conflitto fondamentale; Il rendere disponibile come necessità istituzionale; Indisponibilità del desiderio e desiderio dell'indisponibile e Il «mostro» del ritorno dell'indisponibile).

Non solo sociologia, qui c’è molta filosofia, che tuttavia meriterebbe (e necessiterebbe) di ulteriore approfondimento. Se disponibilità significa vedere e conoscere le cose, renderle accessibili, padroneggiarle e dominarle per poi poterle utilizzare, l'indisponibilità significa per Rosa entrare con esse in risonanza (relazione) in una maniera i cui risultati (e non solo) sfuggono sempre (indisponibilità dell'esperienza). Voler dominare (disporre) oggetti e persone è il più grande ostacolo alla risonanza. Per entrare in risonanza non abbiamo bisogno di avere il mondo nelle nostre disponibilità, ma che possa essere raggiungibile. Un po' come, si potrebbe azzardare, accade in teologia a proposito dell'ineffabilità di Dio. Il mondo non è (diventa) indisponibile (quando o) perché lo vogliamo noi, ma in sé strutturalmente perché non si ferma mai, si sviluppa, accelera, innova continuamente. E questo spaventa spingendoci a dominarlo, a renderlo disponibile, magari come di questi tempi a controllarlo.

L’autore sottolinea, poi, che finora ciò che è rimasto sempre indisponibile è il desiderio. Ma non è detto che resti il solo perché, ce ne stiamo rendendo conto ogni giorno di più, anche la terra e il clima stanno sfuggendo al controllo. Il discorso di Rosa resta sempre in bilico tra l'attenzione sociologica e la riflessione filosofica, dando anche l'impressione, soprattutto nell'ultimo capitolo, (sarà in un prossimo libro?) di aprirsi all'etica. Un esito certamente interessante, ma che abbisogna di una prospettiva generale più sviluppata se vuole farsi consistente, innovativa e feconda.

Da ultimo. Perspicace l’inserimento del testo nella collana «Giornale di teologia». Un suggerimento a precisare sempre meglio l’apporto che la teologla può offrire alla nostra società e a una cultura che cerca freneticamenre (non così la polltica!) forme alternative di “relazione” col mondo.Entrare in risonanza («verticale», direbbe Rosa) anche con l'indisponibile Signore della storia, Salvatore del mondo non potrebbe risultare una grande risorsa anche per lenostre smemorate comunità?


D. Passarin, in CredereOggi 268 (4/2025), 164-167

Hartmut Rosa è un sociologo e filosofo tedesco da tenere d’occhio. Dirige il Max-Weber-Kolleg dell’università di Erfurt, è docente di sociologia e scienze politiche all’università Friedrich Schiller di Jena e negli ultimi anni ha introdotto i concetti di “risonanza” e di “indisponibilità” come chiavi di lettura del nostro tempo. Concetti che consentono di rielaborare la teoria del “disincanto del mondo” messa a fuoco da Weber poco più di un secolo fa, secondo la quale la razionalità scientifica ha portato la cultura occidentale ad accantonare sempre più le spiegazioni religiose della realtà. Nel pensiero di Rosa ritroviamo accenti propri di Lévinas e Habermas, di Taylor e Arendt, di Simmel e Honneth, segno di una lettura del mondo postmoderno che dimostra particolare attenzione agli esiti del dibattito sulla secolarizzazione.

Ora l’editrice Queriniana manda in libreria il suo saggio Indisponibilità. All’origine della risonanza (pagine 178, euro 20,00), uscito in edizione originale nel 2018 come seguito del precedente Resonanz, edito nel 2016 e non tradotto in italiano. Come rileva Paolo Costa nella prefazione, “la risonanza è una forma di relazione a due sensi tra il soggetto e il mondo che si manifesta concretamente nella disponibilità a essere toccato dalle cose e dalle persone e nell’inclinazione a rispondere alla loro chiamata”.

È un ribaltamento della posizione aggressiva dell’uomo verso l’altro, verso la natura e verso gli oggetti che caratterizza il capitalismo consumista e tecnocratico. Per Rosa la risonanza è la “relazione primaria col mondo” degli esseri umani, esemplificata da una passeggiata in montagna, in cui il nostro io perde a poco a poco la centralità per ritrovarsi immerso nel paesaggio, in un tutt’uno con la natura e con il cielo.

Sottolinea ancora Costa: “La risonanza è una forma speciale di sintonia, di vibrazione sincronica, di contatto allo stesso tempo fisico e spirituale. La si può sperimentare di fronte a una persona, un paesaggio, un prodotto della creatività umana come un romanzo o una canzone, quando il soggetto avverte la forza trainante di un legame col mondo circostante che si manifesta sotto il segno della cura, della non indifferenza, del valore intrinseco e indisponibile”.

Approfondendo il discorso, Hartmut Rosa in questo nuovo libro si sofferma inizialmente sul nostro sguardo davanti a una nevicata. Siamo di fronte a un modo diverso di abitare il reale, a un atteggiamento verso il mondo fondato non più sulla manipolazione ma sulla meraviglia, un atteggiamento sostanzialmente spirituale che ci porta a un sobbalzo dell’anima e a uno sguardo mistico sulle cose. “La nevicata – scrive Rosa – è una manifestazione dell’indisponibile nella sua forma più pura: non possiamo produrla, non possiamo forzarla, non possiamo nemmeno prevederla con certezza, quantomeno con un grande anticipo. Non possiamo afferrare la neve, non possiamo appropriarcene: quando la prendiamo in mano si scioglie tra le dita. Se vogliamo portarla in casa lei scivola via, e se vogliamo conservarla nel congelatore smette di essere neve. Forse è per questo che così tante persone, e non solo i bambini, hanno nostalgia della neve, soprattutto a Natale”.

Un’immagine semplice e potente al contempo, in cui si riflette il dramma del rapporto moderno col mondo, fondato sulla necessità di rendere tutto disponibile e manipolabile. Al contrario, “la vivacità, il contatto e l’esperienza vera scaturiscono dall’incontro con l’indisponibile. Un mondo che fosse completamente conosciuto, pianificato e dominato, sarebbe un mondo morto”.

Il concetto di indisponibilità fu creato dal teologo Rudolf Bultmann nel 1939 proprio in opposizione alla rappresentazione di un’assoluta messa a disposizione dal punto di vista tecnico del mondo e della vita. In questo senso il tema del religioso non è certo indifferente a questo discorso, anzi si pone come punto di resistenza. Lo spiega bene l’autore: “Secondo la mia comprensione (laica) il nocciolo dell’immagine giudaico-cristiana di Dio consiste in una rappresentazione della teoria della risonanza: anche e proprio quando Dio viene pensato come fondamentalmente indisponibile, nel senso di una teologia tendenzialmente negativa, il rapporto tra Dio e l’umano viene concepito come rapporto di reciproca accessibilità e come correlazione: l’umano deve ascoltare Dio o la sua parola e Dio si lascia raggiungere nella preghiera”.

Accade di “essere rivolti l’uno all’altro in ascolto”. Un identico processo riguarda il rapporto dell’uomo con l’altro uomo e con il mondo, contro ogni concezione totalizzante ed ogni sapere assoluto che celebra l’identità e non riconosce l’altro fuori di sé.


R. Righetto, in Avvenire 15 agosto 2024