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Il deserto nell’anima
Jessica Coblentz

Il deserto nell’anima

Sentire Dio nel buio della depressione

Prezzo di copertina: Euro 34,00 Prezzo scontato: Euro 32,30
Collana: Books
ISBN: 978-88-399-3245-7
Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 304
© 2025

In breve

Postfazione di Maria Sofia Cotelli

Jessica Coblentz offre un punto di vista innovativo per arricchire il dibattito sulla depressione, creando ponti tra il mondo della cultura, quello della fede, quello della salute mentale

Un libro necessario, che parla di salute mentale alla comunità cristiana e a quanti abitano il paesaggio inospitale, desertico, della sofferenza psichica

Descrizione

Con intuito e sensibilità, Jessica Coblentz propone una riflessione radicalmente nuova sulla depressione, quale esperienza umana e spirituale che segna in profondità.
Colpita da depressione cronica fin da giovane, l’autrice si chiede come la teologia cristiana debba (e soprattutto non debba) parlare del senso della malattia, delle sue lacerazioni, della presenza (o dell’assenza!) di Dio nelle vite oppresse da dolore psichico – un male spesso condannato al mutismo, privo di parole adeguate per esprimersi e comprendersi, non di rado stigmatizzato dagli altri.
Il libro rilegge le narrazioni bibliche che hanno come sfondo il deserto e approfondisce in particolare la spiazzante vicenda di Agar quale metafora della condizione depressiva: senza senso e senza colpa, eppure abitata da Dio. Così, la depressione può essere compresa come luogo in cui Dio si rende presente nel silenzio, nell’accompagnamento, nella fedeltà.
Un libro necessario, che parla di salute mentale alla comunità cristiana. Un saggio straordinario che coniuga vita, esperienza personale, prospettiva psicologica e teologia accademica, mettendo in campo un linguaggio nuovo e potente, tutt’altro che moralizzante.

Recensioni

Perché proprio a me? Dove sei, Dio? Alle domande dei credenti che soffrono di depressione, la teologa cattolica americana Jessica Coblentz ha dedicato il volume in uscita in Italia per la Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre (Il deserto nell'anima. Sentire Dio nel buio della depressione, traduzione di Ludovica Eugenio, postfazione di Maria Sofia Cotelli).

È un libro «da e per chi soffre di depressione», di un'autrice il cui pensiero è intriso di quella esperienza: «Il corpo che ha conosciuto la depressione – spiega – è il solo da cui io possa fare teologia».

Senza parole per dire il proprio stato, chi ne soffre ricorre alla metafora. Jessica Coblentz trae dal poeta Robert Lovell l'immagine della «polvere nel sangue», in cui riconosce «Ia verità di ciò che è stata per me la depressione». Anche se le crisi più gravi sono passate, infatti, il suo cuore «pulsa ancora con la polvere nel sangue». Viene da qui il titolo originale dell'opera (Dust in the Blood. A Theology of Llfe with Depression), che era uscita per Liturgical Press Academic nel 2022.

Alle prese con un Dio ineffabile, anche la teologia usa la metafora. La più adatta a collegare depressione e teologia, per l'autrice, è quella della terra selvaggia, aliena, inospitale, nella quale si trova chi come persona non si sente più a casa e come credente non ha più nessuno con cui condividere un senso. E in quello spaesamento, nel «deserto» della Bibbia, che il libro cerca una risposta, come sottolinea il titolo dell'edizione italiana.

Coblentz critica la tradizionale giustificazione della depressione in quanto causata dal peccato o strumentale alla salvezza. Ritiene immorale aggiungere un simile peso colpevolizzante e stigmatizzante a quello già portato dai pazienti. Come insegna la Scrittura, Dio è invece presente anche dove la sofferenza non ha senso. Questo deve offrire la teologia: risorse, accompagnamento, senza imporsi a chi solo, in prima persona, può cercare un significato, una salvezza per piccole conquiste.

Una donna caduta in depressione cui lo scrittore Parker Palmer non aveva saputo dare spiegazioni, gli scrisse per ringraziarlo. Si era sentita sollevata quando aveva chiesto perché c'è chi sopravvive e chi no e lui aveva risposto: «Non ho idea, non ho proprio idea».


M. Ventura, in Corriere della Sera – La Lettura 28 settembre 2025, 47