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I dogmi
Michel Fédou

I dogmi

Prezzo di copertina: Euro 15,00 Prezzo scontato: Euro 14,25
Collana: Sintesi
ISBN: 978-88-399-2971-6
Formato: 11,5 x 19 cm
Pagine: 128
Titolo originale: Les dogmes
© 2024

In breve

Fédou è stato definito da papa Francesco «un maestro della teologia cristiana. In lui riconosciamo e rendiamo omaggio a un valente erede e continuatore della grande tradizione della teologia francese».

Descrizione

Il significato del termine “dogma” è, per molti di noi, perlomeno enigmatico. I dogmi cristiani sembrano celare segreti insondabili, oscuri, problematici: diventano un rebus intricato da risolvere. A volte i dogmi della chiesa vengono percepiti come imposizioni ingiustificate: essa ci prescrive delle “verità di fede”, indottrinandoci e conculcando la nostra libertà.
Con uno stile limpido e alla portata di tutti, Fédou dimostra che queste connotazioni negative spesso poggiano su dei malintesi. I dogmi, nel loro spirito originario, sono un cardine della vita del credente: lo liberano da una fede puramente soggettiva, “fai-da-te”. E sono inoltre come dei “guardiani”, posti a baluardo del Mistero.

Dal Sommario:
– Quando e dove nascono i dogmi
– I dogmi della Chiesa antica
– I dogmi del secondo millennio
– L’interpretazione dei dogmi
– Ecumenismo, liberazione, inculturazione e loro incidenza sui dogmi
– Conclusione: il senso dei dogmi e le loro condizioni di credibilità per l’oggi.

Recensioni

È proprio un «sintesi» (come è tipico della collana) che presenta il tema dei dogmi in forma appunto sintetica, destinata a introdurre gli inesperti (ormai la maggioranza anche dei cristiani) a una prima analisi di una «nozione» che oggi crea non poche difficoltà. Non vengono illustrate per filo e per segno tutte le dottrine che sono state designate con «giudizio solenne» da papi o concili perché riconosciute come appartenenti alla rivelazione, ma solo i dogmi più importanti, quelli contenuti nel Credo o Simbolo di fede quali il dogma trinitario (pp. 30-34), quello cristologico (pp. 34-40), il dogma della creazione (pp. 40-42) e quello del peccato originale (pp. 42-47); per il secondo millennio, poi, si dà conto della dottrina sui sacramenti (pp. 50-54) e sulla giustificazione (pp. 55-59), del dogma dell’Immacolata concezione (pp. 59-64) e dell’assunzione (pp. 65-67) e, infine, di quello dell’infallibilità (pp. 67-74). Una necessaria carrellata per dar ragione di cosa si sta parlando.

Una gran bella scelta visto il modo in cui oggi se ne “discute” (quando se ne parla, penso a Millennials e GenZ) in tutti i mass media, sui social, sui blog e nell’intero ecosistema della rete. Interventi e dibattiti (alcune volte) che nel mentre biasimano in genere (solamente) il cosiddetto «dogmatismo» della chiesa, tradiscono palesemente impreparazione se non proprio ignoranza crassa. Non meno di quelli che li difendono (pregiudizialmente da posizioni conservatrici o progressiste) quando confondono termini e contenuti e soprattutto ignorano la storia e le sue ragioni.

Uno degli scopi del saggio è proprio il tentativo di estirpare gran parte dei «malintesi» che circolano in proposito proponendo una riflessione che chiarisca Da dove vengono i dogmi (c. 1), con la prospettiva del Vaticano II (pp. 21-28) dopo le discussioni nell’epoca dei Padri e della crisi modernista.

Ciò che fa problema per molti è comprendere l’ostica controversia sull’Interpretazione dei dogmi (c. 4) nel “combinato disposto” della storia (contesti di origine!), da una parte, e della giustificazione odierna degli enunciati, dall’altra, che invece di chiarire il dinamismo del credere odierno, mandano in blackout la possibilità stessa di una minima ermeneutica della fede (insieme spesso col buonsenso). Prendere atto che «la regolazione dottrinale non impedisce una moltitudine di espressioni e di modi di esprimersi» (p. 94) significa prendersi la responsabilità in proprio e in comunità della tradizione viva (paradosis) della chiesa nel renderla attuale.

È il lavoro fatto nel post-concilio (cf. le riflessioni di Kasper, Dulles, Lonergan, Gadaner, Ricoeur, Geffré, Schillebeecks, Sesboüé [pp. 77-90]) e nella postmodernità (cf. Gesché, Théobald [pp. 91-94]). Interessante, infine, l’ultimo capitolo (c. 5: Ecumenismo, liberazione, inculturazione: quali incidenze sui dogmi?), che mette a tema con ammirevole semplicità e chiarezza come la riflessione sui dogmi sia «provocata o almeno stimolata dalle esperienze ecclesiali del nostro tempo» (p. 95). Sono le esperienze che nascono nel mentre si prende sul serio le disposizioni al dialogo (ecumenismo), il messaggio evangelico di liberazione (in particolare nella Americhe) e l’esigenza di trasmettere la fede cristiana nei contesti culturali specifici (si pensi all’Africa e all’Asia).

Ma allora sono importanti o no i dogmi nella vita della chiesa? Certamente, risponde Fédou (docente di patristica e dogmatica presso il Centre Sèvres di Parigi e “presentato” da papa Francesco come «maestro della teologia cristiana») perché contribuiscono a definirci come comunità di fede, quindi sono essenziali (nel rispetto di una «gerarchia delle verità», [UR 11]) per essere chiesa, unitamente alla parola di Dio, che sanno esplicitare e precisare nel suo significato «per noi» (ὑπὲρ ἡμῶν) e ce lo “ricordano” (anamnesis) quando la celebriamo e la attuiamo nella vita (cf. Mt 7,24) oggi.

È importante che i dogmi siano compresi in modo adeguato e che siano formulati in modo eloquente e presentati in maniera coerente col Vangelo. Questo saggio lo fa egregiamente e con poche parole. Utile, chiaro, senza fuffa.


D. Passarin, in CredereOggi 4/2024, 150-152