Il dogma – era la convinzione di Henri de Lubac – manifesta a modo suo la cattolicità della Chiesa. Ed è in fondo la conclusione a cui arriva nel suo sapido e molto efficace saggio I dogmi il gesuita lionese, classe 1952, Michel Fédou che di professione è un patrologo e teologo.
Il volume in questione, di carattere scientifico ma anche di taglio molto divulgativo, uscito recentemente per Queriniana rappresenta un vademecum, quasi un piccolo “calepino” per conoscere nel profondo i dogmi più importanti della Chiesa cattolica: da quello sul peccato originale, sulla Trinità a quelli più specificatamente legati al magistero dei Papi come l’Immacolata concezione (1854), l’Infallibilità pontificia (1870) e quello dell’Assunzione della Vergine (1950).
L’autore di questo piccolo testo è, in un certo senso, l’ultimo erede del metodo e stile teologico di Henri de Lubac (1896-1991); nel 2022 padre Fédou ha avuto l’onore, tra l’altro, di ricevere il Premio Ratzinger. Assieme allo studioso di origini ebraiche Joseph Weiler è stato l’ultimo accademico a cui è stato consegnato questo importante attestato – un vero privilegio – in onore del papa teologo pochi mesi prima della morte di Benedetto XVI, avvenuta il 31 dicembre 2022.
Lo scopo precipuo di questa pubblicazione è quello di aiutare il lettore a scoprire il valore dei dogmi o come li chiamava Tommaso d’Aquino gli «articoli di fede». E soprattutto dall’autore arriva questo avvertimento che il rischio maggiore della mentalità odierna dei credenti medi, soprattutto nel vecchio Occidente europeo, è quello di «affrancarsi dai dogmi e di attenersi al Vangelo».
Nella lunga carrellata della storia dei dogmi (si parla anche dell’importanza del simbolo del Credo niceno-costantinopolitano e della natura umana e divina di Cristo) emergono tutte le differenze delle questioni disputate nei secoli su questi temi nodali dal Medioevo all’età moderna, dal Concilio di Calcedonia a Trento, dal Vaticano I al Vaticano II dai grandi teologi.
Tra i pregi e meriti di questo volume vi è anche quello di ribadire che fin dalle origini del cristianesimo i riti fondamentali dell’esistenza cristiana, oggi come allora, sono stati i Sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia. Un capitolo significativo di questo volume è quello dedicato a quanto sia stato importante per la Chiesa cattolica, nei secoli, confermare questa verità: la transustanziazione, cioè la presenza reale del Signore nella celebrazione eucaristica in cui il «pane e il vino diventano veramente corpo e sangue di Cristo».
Ad attrarre il lettore sono sicuramente i punti di osservazione sui dogmi offerti dai grandi teologi da John Henry Newman a Karl Rahner (di cui lo stesso Fédou è curatore, in lingua francese, della sua Opera Omnia) a De Lubac al domenicano Edward Schillebeeckx. E sempre Fédou si sofferma su quanto Walter Kasper si sia speso nella sua lunga ricerca teologica per sottolineare l’importanza dei dogmi e delle «gerarchie delle verità» anche alla luce del magistero del Vaticano II, come direbbe l’indimenticato Bernard Sesboüé, in seno alla Chiesa Cattolica. «Kasper mostra anche come il dogma – scrive Fédou – se ben compreso, non si allontani dalla storia, ma al contrario permette al Vangelo di manifestare la sua potenza nel mondo».
E in fondo non è un caso che uno degli obbiettivi del saggio è proprio questo: quello di estirpare gran parte dei «malintesi» che circolano in proposito proponendo una riflessione che chiarisca «da dove vengono i dogmi», proprio guardando al magistero del Vaticano II (tanti sono gli accenni dell’autore alle costituzioni dogmatiche Dei Verbum e Lumen Gentium) dopo le discussioni nell’epoca dei Padri e della crisi modernista.
Un piccolo libro che prendendo a prestito la felice immagine di due grandi teologi del Novecento, entrambi gesuiti, il canadese Bernard Lonergan e lo statunitense Avery Dulles ci aiutano a comprendere meglio «l’ermeneutica dei dogmi» anche per chi cattolico non è. Anche nel campo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. Ed è lo stesso autore a spiegare, nelle ultime pagine, il senso più intimo di questa pubblicazione. Eccola: «Tuttavia bisogna subito precisare che questi “dogmi” o “verità di fede” non dipendono semplicemente da un’esigenza propria ad ogni comunità umana. In realtà essi si fondano sulla Parola di Dio ricevuta nella Chiesa».
F. Rizzi, in
Avvenire 20 agosto 2024