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Figlie e figli di Dio
Luca Castiglioni

Figlie e figli di Dio

Uguaglianza battesimale e differenza sessuale

Prezzo di copertina: Euro 37,00 Prezzo scontato: Euro 35,15
Collana: Biblioteca di teologia contemporanea 215
ISBN: 978-88-399-3615-8
Formato: 15,7 x 23 cm
Pagine: 640
Titolo originale: Filles et fils de Dieu. Égalité baptismale et différence sexuelle
© 2023

In breve

Prefazione di Christoph Theobald

«Troppi modi di fare e argomentare di tipo clericale trasformano l’uguaglianza battesimale in un’affermazione astratta e vana, senza che gli uomini di Chiesa si rendano conto che sono ormai diventati inascoltabili per la stragrande maggioranza delle donne cristiane, minacciando gravemente la credibilità della Chiesa» (Christoph Theobald).

– Uno studio altamente innovativo sull’uguaglianza tra donne e uomini in seno alla Chiesa cattolica.
– Un tema tanto delicato quanto urgente: pensare l’antropologia cristiana nella forma della dualità.
– Una trattazione di ampio respiro, realizzata con coraggio, onestà intellettuale e grande sensibilità.

Descrizione

Uno stesso battesimo per uomini e donne, un solo Dio, una sola fede. Eppure, la parte maschile della Chiesa ha spesso paura delle voci femminili, che nell’ultimo tratto della storia occidentale si sono levate come non mai. Sono state ascoltate fino in fondo? Che cosa la Chiesa ha compreso (o creduto di comprendere) del loro grido? La sua reazione è all’altezza delle questioni poste ed è espressiva della novità evangelica? A partire dalla situazione attuale, su quali sentieri possiamo proseguire?
Con ampiezza di vedute e spirito di discernimento, Luca Castiglioni discute qui la nozione di genere: ha una sua collocazione in teologia?
Alla luce delle interpretazioni storiche, dopo un’analisi sul modo in cui la Chiesa ha concepito la condizione delle donne e la loro presa di parola, Castiglioni esplora le risorse della fede cristiana, dai testi della Genesi e del Cantico dei cantici alle lettere di Paolo e ai racconti evangelici delle relazioni di Gesù con donne e uomini. Emergono allora sfide capitali per la Chiesa, tra cui l’accesso ai ministeri ordinati per le donne.

Recensioni

Tra gli input di riforma che papa Francesco sta fornendo alla Chiesa universale non si può non menzionare il maggior coinvolgimento della donna nella missione e nel governo delle comunità ecclesiali. Probabilmente sollecitato anche da questi sviluppi recenti, Luca Castiglioni, presbitero della diocesi di Milano, ha consacrato la sua dissertazione dottorale (recentemente pubblicata nella prestigiosa collana francofona «Cogitatio fidei» e ora apparsa in edizione italiana in «Biblioteca di teologia contemporanea») a un approfondimento teologico del rapporto tra uomo e donna all’interno della comunità ecclesiale.

Al di là dei proclami relativi alla pari dignità fra i sessi che si odono tanto nella società civile, quanto negli ambienti ecclesiali, cosa ha fatto sì che oggi la discepola di Cristo sia, per tanti aspetti, in una posizione di subalternità rispetto al discepolo di Cristo? Cosa può contribuire a una trasformazione dei rapporti tra i sessi nel vissuto ecclesiale? Lasciando da parte quegli obiettivi che, a oggi, risultano puramente utopistici, quali sono i passi che la comunità cristiana può concretamente compiere per un rapporto maggiormente riconciliato tra uomini e donne? Potremmo ricondurre a questi tre interrogativi le tre parti in cui si articola il ponderoso e densissimo volume di Castiglioni.

Se l’antropologia culturale mostra che molto spesso, nelle società, la donna è stata relegata a una posizione subalterna rispetto all’uomo, nel cristianesimo, anche su questo fronte, ha giocato un ruolo di primo piano la filosofia greca (soprattutto l’aristotelismo, ma, per certi aspetti, anche il platonismo). Se ne trova traccia tanto nell’opera di Agostino, quanto in quella di Tommaso. Seppure con accenti diversi, questa «teologia della donna» è perdurata fino al secolo scorso, quando, a ondate successive, si è levata la voce dei movimenti femministi. La Chiesa non può rimanere indifferente a questo grido: ne va della credibilità del suo stesso annuncio.

D’altra parte, la sacra Scrittura contiene al suo interno risorse preziose per una trasformazione dei rapporti tra i sessi. L’A. cita in primo luogo alcuni passi paolini – uno fra tutti, Gal 3,26-28 –, da cui egli fa derivare la propria teologia del maschile e del femminile: la fede in Cristo istituisce un’uguaglianza fondamentale fra i sessi, senza però azzerare le differenze (legate non solo alla diversità di genere, ma anche alla singolarità di ciascuno). La fede, infatti, scorge in tali differenze altrettanti carismi, ossia doni di grazia destinati all’edificazione dell’intera comunità. Le pagine dell’AT mostrano, poi, che questo è, fin dal principio, il progetto che Dio ha sull’umanità (cf. Gen 1–2), ma esso si trova a essere continuamente insidiato dalla concupiscenza (cf. Gen 3). I sessi possono raggiungere una riconciliazione solo a patto di un cammino di conversione, fatto di rispetto dell’alterità, di accettazione del proprio limite e di fiducia in Dio (cf. le storie dei patriarchi e le pagine del Ct).

I brani evangelici in cui Gesù incontra delle figure femminili sono l’attestazione più alta di questi rapporti riconciliati fra uomini e donne. La Chiesa, fin dai suoi inizi, da una parte, ha voluto far propria e trasmettere l’esperienza inaugurata da Gesù, ma, dall’altra, ha dovuto far i conti con condizionamenti storici e culturali, compresa la conflittualità fra i sessi, per cui, anche nel NT, non mancano pagine in cui, per consentire al vangelo di proseguire la sua corsa, alcune comunità hanno dovuto porre delle limitazioni all’uguaglianza fra uomo e donna (cf. Ef 5,21-33; 1Tm 2,8-16), limitazioni che, nel corso del tempo, hanno avuto pesanti ripercussioni sul vissuto ecclesiale: una fra tutte, l’ordinazione presbiterale riservata ai soli battezzati di sesso maschile, prassi confermata in maniera definitiva da Giovanni Paolo II nel 1994, con la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis.

Rimangono tuttavia aperte una serie di piste. La prima, di ordine antropologico, è rappresentata dal superamento, all’interno del vissuto ecclesiale, degli stereotipi di genere, anche in forza delle recenti sollecitazioni provenienti dalla teoria gender (che l’A. distingue dalle teorie queer: cf. p. 517). Ciò contribuirebbe a generare esperienze più gioiose anche tra le persone di sesso maschile, che, in questo modo, potrebbero integrare nel loro vissuto elementi quali la cura, la tenerezza, la vulnerabilità…

In ambito ecclesiologico, invece, l’A. propone che, nelle comunità cristiane, uomini e donne, chierici e laici, agiscano in maniera sempre più sinodale, dando fra loro prova di autentica amicizia. L’A. auspica inoltre la diffusione di forme ministeriali femminili (compreso il diaconato, di cui non tratta Ordinatio sacerdotalis), la valorizzazione della donna in ambito accademico e il sostegno a quelle forme di vita consacrata in cui sono presenti entrambi i sessi.

Del volume di Castiglioni colpiscono soprattutto due aspetti: da una parte, l’ampiezza della materia trattata, che va dall’antropologia culturale alla filosofia, dall’esegesi alla teologia: ogni excursus suscita nel lettore il desiderio di un approfondimento monografico sul tema in esame; dall’altra, la capacità dell’A. di padroneggiare le diverse questioni, tenendo fissa l’attenzione sulla tesi che egli vuole dimostrare: la fondamentale uguaglianza e, al tempo stesso, l’ineliminabile diversità dei credenti in Cristo, di cui la differenza sessuale rappresenta un elemento assolutamente paradigmatico.


F. Badiali, in Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione 2/2022, 553-555