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Enigmi della Bibbia
Ariel Álvarez Valdés

Enigmi della Bibbia

Prezzo di copertina: Euro 28,00 Prezzo scontato: Euro 26,60
Collana: Books
ISBN: 978-88-399-3233-4
Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 264
Titolo originale: Nuevos enigmas de la Biblia. Voll. 1 & 2
© 2022

In breve

Il racconto che si svolge fra Antico e Nuovo Testamento è ricco di situazioni enigmatiche e di personaggi strani: il demone Lilit e una profetessa che guida una battaglia, oppure un brano non scritto da colui al quale viene attribuito e una lettera misteriosamente scomparsa dalla raccolta epistolare. L’autore fa luce con competenza su queste “stranezze”, ma pone anche interrogativi critici: perché la morte del re Saul è narrata tre volte? E il suo successore, Davide, era forse omosessuale? Perché Maria non accompagna suo figlio nel ministero pubblico in Galilea? E perché Marco abbandona Paolo nel primo viaggio missionario?

Descrizione

In questo libro sono collezionate venti domande su personaggi strani e situazioni enigmatiche che compaiono nei racconti biblici. Ariel Álvarez Valdés, studioso argentino già noto in Italia, scandaglia il materiale con competenza, aiutando non tanto ad analizzare il Libro dei libri, quanto ad approfondire quelle storie sorprendenti perché siano meno ermetiche. E ne svela, così, il lato più appassionante.

Chi era Lilit? Com’è nato il racconto dell’esodo? Perché la Bibbia narra tre morti del re Saul? Qual è il libro più triste dell’Antico Testamento? Gesù predicava in parabole o con allegorie? Quando è stato scritto l’episodio dell’adultera? Gesù è entrato a Gerusalemme acclamato dalla folla? La Vergine Maria stava presso la croce di Gesù? Perché Marco ha abbandonato Paolo nel suo primo viaggio missionario? Giuda ha scritto uno dei libri della Bibbia? Chi è l’unica profetessa ad avere guidato un esercito in battaglia? Il re Davide era omosessuale? Chi è stato il primo falso profeta? Qual è il salmo più triste della Bibbia? Il Magnificat è stato composto da Maria? Perché Gesù non è stato accompagnato da sua madre durante la vita pubblica? Che senso ha la parabola del seminatore? Che cosa è veramente accaduto durante la trasfigurazione? La croce di Gesù era sormontata da un cartello scritto in tre lingue? Che fine ha fatto la lettera scritta da Paolo «tra molte lacrime»?

Recensioni

Con quasi 4 miliardi di copie stampate e vendute solo negli ultimi cinquant'anni, la Bibbia è il maggior successo editoriale di sempre. Non solo per il suo contenuto spirituale, ma anche per il suo valore letterario e per la sua capacità di offrire a chi si cimenta con la lettura spunti appassionanti.

Nelle sue pagine infatti, si narrano episodi curiosi e appaiono diversi personaggi che sembrano usciti da un romanzo. È quello che ha notato anche lo studioso argentino Ariel Alvarez Valdés, autore di un saggio intitolato Enigmi della Bibbia (Queriniana editrice, 2022) del quale vi offriamo qui alcuni assaggi. Ecco 10 curiosità sul libro più straordinario della storia. […]


F. Dalmasso, in Airone 5/2023, 68-71

Il libro di cui parliamo raccoglie due volumetti pubblicati dall’autore argentino nel 2019 in Spagna; Álvarez Valdés è tra i più prolifici e popolari divulgatori biblici di lingua spagnola, attento soprattutto a spiegare, in modo semplice, varie questioni riguardanti la Scrittura. Anche il nostro libro va in questa direzione: vi sono raccolte venti domande – nell’originale, ogni libretto rispondeva a dieci domande – a partire da testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, con le relative risposte, redatte in modo semplice, completo e con uno stile accattivante.

L’autore è competente: conosce le posizioni degli esegeti e ne riassume brevemente le principali, sposando di norma le tesi più condivise (qualche scelta non è del tutto condivisibile… ma si sa che gli esegeti difficilmente si trovano totalmente d’accordo!). Non vi sono note a piè di pagina, il che rende la lettura agevole, anche se per ogni domanda è segnalato un libro, o due, di approfondimento.

Oltre alla soddisfazione di veder chiariti alcuni punti enigmatici della Scrittura, tra i tanti possibili, una gradita sorpresa è la conclusione di ogni capitolo, nella quale l’autore trae una succosa conclusione dalla pagina biblica appena affrontata, con un consiglio esistenziale o spirituale, di norma introdotto da un gradevole aneddoto. Così, anche la conoscenza della Scrittura non rimane a livello di curiosità, ma può giungere a muovere – come sempre dovrebbe – l’intimo del lettore.

Ecco alcuni dei temi trattati, da seguire avendo accanto a sé la propria Bibbia (il libro non contiene la citazione dei passi cui si fa riferimento): il racconto dell’esodo, la morte di Saul, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, Maria sotto la croce, l’inno del Magnificat, le parabole, la trasfigurazione, la «lettera tra molte lacrime» di san Paolo.

Il libro si legge con simpatia; potrebbe rimanere l’impressione di una certa disomogeneità, perché non sempre c’è un legame tra i vari passaggi biblici scelti dall’autore; tra l’altro, nell’edizione italiana, non si è provveduto ad armonizzare le due serie originali di domande, perdendo così l’ordine che vedeva precedere l’Antico al Nuovo Testamento. Si tratta però di poca cosa, che non toglie valore a un testo certamente originale nel panorama italiano, e che potrà recare soddisfazione in chiunque sappia guardare con curiosità tante pagine meno note della Scrittura.


P. Mascilongo, in Parole di Vita 3/2023, 56-57

Il primo re d’Israele, Saul, morì in battaglia contro i Filistei, ma sulla modalità di quella fine tragica la Bibbia offre, in passi differenti, almeno quattro versioni contrastanti: commise un suicidio facendosi trapassare dalla sua spada piantata in terra in un abbraccio mortale; implorò l'eutanasia a uno scudiero; i Filistei stessi lo ammazzarono; fu un'esecuzione divina, una sorta di giudizio per le sue ingiustizie.

Passiamo a un altro evento antecedente, ancor più celebre, l'esodo di Israele dall’oppressione faraonica. Nella Bibbia si possono identificare due modalità incompatibili tra loro senon supponendo fatti diversi: un'espulsione o una fuga. Ecco, però, che alcuni esegeti sulla base di sinossi storico-archeologiche inclinano a ritenere che in realtà gli israeliti non si mossero mai dalla loro terra ove, però, subirono una feroce occupazione da parte della superpotenza egizia. Da essa riuscirono a ribellarsi, espellendo gli oppressori e trasformando l’atto in un’epopea trionfale inversa: in pratica, Israele non fu mai in Egitto, ma fu l’Egitto a essere in Israele, e l’esodo clamoroso fu degli egiziani enon degli israeliti.

Entrando nel Nuovo Testamento, anche nelle sue pagine gli interrogativi fioriscono a corolla. Il Magnificat fuun inno composto da Maria, la prima "cantautrice" cristiana, oppure fu lo stesso evangelista Luca a metterlo sulle sue labbra? 0 era un canto preesistente della comunità giudeo-cristiana delle origini che lo intonava per celebrare la salvezza concessa da Dio con Gesù e che in bocca a sua madre divenne un annuncio della salvezza che si sarebbe attuata nel bimbo che portava in grembo?

E ancora: perché Maria non accompagnò Gesù durante la sua vita pubblica, anzi, ne fu distanziata al punto tale che la sua presenza sul Calvario sembra ad alcuni esegeti più simbolica che reale? Perché mai un episodio storico della vita di Cristo di grande potenza narrativa e morale come quello dell’adultera, conosciuto già dal II sec. in avanti dai Padri della chiesa, entra nel Vangelo di Giovanni solo in un codice del V sec., ed è invece assente nei più antichi papiri e manoscritti pergamenacei che hanno trasmesso il quarto Vangelo?

Possiamo continuare interrogandoci sul tipo di esperienza della trasfigurazione di Cristo, sul monte identificato dalla tradizione nel Tabor. Fu una visione dei tre apostoli presenti, o una sorta di apparizione pasquale anticipata o, come sembra ipotizzare l’evangelista Luca, un’esperienza intima del solo Gesù? E dove possiamo rintracciare nell’epistolario paolino quella «lettera tra molte lacrime» indirizzata ai cristiani di Corinto e citata dall’Apostolo nella Seconda Lettera inviata a quella comunità?

La lista può continuare con altre domande inattese: il re Davide era omosessuale a causa del suo legame con Gionata, figlio del predecessore Saul, nonostante avesse impalmato secondo la Bibbia ben nove mogli, si fosse accompagnato a diverse concubine e avesse generato una prole numerosa, rimanendo fieramente innamorato di Betsabea, alla quale era legato atttaverso un adulterio e un assisinio del marito? Chi fu il primo falso profeta? Qual è il salmo o il libro più triste della Bibbia?

Abbiamo evocato i temi di alcuni dei 20 capitoli di un volume molto intrigante elaborato da un biblista argentino, Ariel Álvarez Valdés, che seleziona le pagine sacre più sorprendenti, ricorrendo al metodo storico-critico. Talora è tentato di operare qualche demolizione eccessiva, ma mostra sempre quanto sia affascinante penetrare negli angoli segreti, negli enigmi, ma anche nella ricchezza tematica delle Scritture. Esse ribadiscono la qualità della fede che le alimenta, una religiosità storica che invita a scoprire la presenza di Dio e la risposta umana nelle pieghe anche oscure delle nostre vicende misere e gloriose, escludendo una spiritualità devozionale evanescente che invita a decollare dalla realtà verso cieli eterei o mitici. […]


G. Ravasi, in Il Sole 24 Ore 23 ottobre 2022

Resta sempre vero che chi più sa, più deve far conoscere; e chi più ha studiato, più deve divulgare e disseminare la propria scienza a tutti i livelli. È sbagliato infatti contraporre scienza e divulgazione o negare accesso alla complessità a chi (ancora) ha pochi strumenti per capire. Tuttavia un rischio la divulgazione lo corre: quello di ipersemplificare, di saltare l’analisi per giungere in fretta a una qualche conclusione, di voler tutto affabulare per il gusto della fascinazione. Ma la vera ricerca è allergica al facile, non trova sempre le soluzioni e soprattutto non dovrebbe cedere ai gusti soggettivi del ricercatore o del lettore non specialista. La Bibbia, se presa come oggetto di ricerca rigorosa, non fa eccezione a queste regole e anche qui gli eccessi divulgativi possono compromettere non solo la ricerca in sé ma anche il senso di quel che si divulga, ad esempio inserendo messaggi moralizzanti che le sono estranei.

In tali compromissioni cade il pur godibile volume del teologo biblico argentino Ariel Álvarez Valdés dal titolo Enigmi della Bibbia, appena tradotto ed edito da Queriniana (pagine 260, euro 28), una delle più serie case editrici di teologia cristiana in Italia. Nell’originale spagnolo il titolo suona Nuevos enigmas, ma gli enigmi biblici non sono affatto nuovi e nel corso dei secoli miriadi di studiosi, ebrei e cristiani, li hanno meditati e scavati e commentati nella consapevolezza che la Bibbia non è un trattato di teologia ma essa stessa narrazione intrigante, che vuole essere esplorata a ogni generazione. Il rischio nel mappare le contraddizioni delle Scritture (che esistono, eccome) per farne una specie di "enigmatistica" è infine quello di isolare dettagli narrativi e rimarcare mere curiosità al prezzo di perdere il senso complessivo di una storia o di un personaggio.

Si prenda ad esempio Davide: può dirsi un enigma biblico se sia stato omosessuale o meno? Tutto dipende da come si interpretano i verbi con cui è narrata la sua amicizia con Gionata figlio del re Shaul. Ma posto che noi si decifri il valore semantico di quei verbi, sapere se Davide sia stato omo o bi-sessuale cambia qualcosa al senso della sua figura e nel ruolo simbolico che ebbe nel prosieguo della vita di Israele? Individuare il salmo più triste della Bibbia: è un enigma o non piuttosto un giudizio di gusto? Cambia la pregnanza del Magnificat sapere che Maria di Nazareth non l’ha mai pronunciato così come noi lo leggiamo nel testo evangelico? Molti dei venti enigmi biblici qui squadernati, almeno ipoteticamente, non sono altro che complesse questioni di esegesi o, a monte, di critica testuale, che si complicano ancor più quando si raffrontano tra loro le traduzioni: dal greco dei Settanta all’ebraico masoretico, dal latino di Girolamo al tedesco di Lutero.

Il volume si apre con l’enigma di Lilith, la supposta compagna di Adamo prima di Eva: ma si tratta di una leggenda rabbinica... Vero che Álvarez Valdés spiega come tutto nasca da un termine che si trova in Isaia 34,14 e che vuol dire "uccello notturno"; ma elevare un dubbio di traduzione a enigma biblico è solo un pretesto per parlare di quell’antica leggenda ebraicobabilonese che nelle Scritture non c’è. Lo studioso enuclea venti enigmi, sia nella Bibbia ebraica che i cristiani chiamano Antico Testamento, sia nel Nuovo dove non sono pochi gli interrogativi aperti, tipo: perché Marco abbandonò Paolo nel suo primo viaggio apostolico? Oppure: come deve essere interpretato l’episodio della trasfigurazione di Gesù? O ancora, se Gesù abbia mai parlato usando il genere letterario dell’allegoria o se abbia impiegato nella sua predicazione "solo" quello della parabola, il mashal della tradizione rabbinica.

Questa è una domanda seria, che ha implicazioni teologiche. Lo studioso argentino la spiega bene fin che riassume la questione in termini storico-critici, ma poi in finale, ecco il cortocircuito ipersemplificante e la caduta nello stereotipo: «Con queste storie semplici - ossia le parabole - Gesù rompeva con gli insegnamenti ufficiali del Tempio, contraddiceva la dottrina dei sacerdoti e confutava le teorie dei dottori... Le autorità del tempo non tolleravano tanta chiarezza e finirono per uccidere un predicatore così». Peccato che i sacerdoti non coltivassero nessuna ’dottrina’ che non fosse una pratica che anche Gesù seguiva, come salire al Tempio per le offerte e i sacrifici, o che quei "dottori" non fossero altro che i farisei i quali insegnavano in parabole come Gesù, stando a molte fonti giudaiche coeve piene di parabole, similitudini, aforismi, proverbi. In piena occupazione romana, con decine di profeti e rivoluzionari e contestatori politici, anti-romani o collaborazionisti, non era certo un maestro che parlava chiaramente in parabole a fare problema.

Gli enigmi della Bibbia, come di ogni documento antico, sono riconducibili ai contesti storici e agli interessi ideologici a cui quei testi dovevano servire. Ben venga la divulgazione, allora, se non tradisce però la complessità che avvolge sempre la storia. Anche la storia religiosa.


M. Giuliani, in Avvenire 11 agosto 2022