«Vivendo pienamente il momento presente senza perdere di vista l’ordinario, diventiamo capaci di rivelare lo straordinario che ci circonda. La semplicità incanta nuovamente il mondo» (p. 9). È l’invito che introduce la riflessione presentata nel libro da Mariel Mazzocco, profonda esperta di spiritualità cristiana. L’anima di un bambino che nasce è per natura semplice, pura, leggera e trasparente come l’acqua di un fiume che scorre audace verso il mare della vita. Poi, crescendo, l’anima diventa complessa e mutevole, perde la sua limpidezza originaria, appesantita dai pensieri negativi, dalle costruzioni e rappresentazioni mentali che nell’era digitale iperconnessa ci rendono spesso anestetizzati, schiavi del nulla e del superfluo. Riscoprire la semplicità interiore significa riscoprire l’essenziale: è una scelta individuale da compiere ogni giorno, una sfida e una ricerca continua del mistero e della bellezza che ci circonda.
La persona semplice non si lascia travolgere dai momenti difficili e avversi che si incontrano nel viaggio dell’esistenza, ma è resiliente e con coraggio è capace di vivere le difficoltà come opportunità di crescita e maturazione personale. Tuttavia il cambiamento interiore avviene gradualmente, attraverso la saggezza, il discernimento e l’intelligenza del cuore. Di qui il bisogno di imparare a ritagliarsi del tempo in una stanza segreta per pregare in silenzio: «Poiché può essere formulata in ogni momento, in ogni occasione e in ogni luogo, così come in diverse forme, la preghiera è ancorata alla libertà spirituale, si articola secondo una dinamica espressiva in divenire, in progressione come l’essere umano in cerca di sé, in cammino verso l’Assoluto» (p. 42).
Il primo passo verso la semplicità, infatti, è uscire dal nostro ego per lasciare spazio all’infinito e all’oltre, abbandonandoci alla volontà di Dio, con spirito libero: «Per raggiungere tale libertà spirituale, dobbiamo prima sbarazzarci delle immagini che ci siamo fatti di noi stessi e degli altri, cancellare le idee ricevute, capire che ciò a cui aspiriamo non è necessariamente ciò che ci serve, riconoscere che a volte, o spesso, ci sbagliamo, ammettere che non possiamo controllare tutti quanti gli eventi e, soprattutto, renderci conto che niente ci appartiene» (p. 51).
La meditazione stessa, nella forma di una preghiera silenziosa, è sempre esistita nella tradizione cristiana occidentale, concepita dal monaco cristiano britannico John Main come consapevolezza di un’esistenza più vera, prendendosi cura della mente per liberarla da ciò che la turba e la fa soffrire: «La meditazione è accoglienza e rispetto della realtà nella sua gratuità. “Lasciate il passato nell’oblio, il futuro alla provvidenza e date il presente a Dio”: questo era il motto di Madame Guyon» (p. 70).
La preghiera di semplice presenza di Dio, introdotta dalla mistica francese Madame Guyon per sintonizzarsi con il centro dell’anima, ricorda la pratica moderna della mindfulness, dell’essere qui e ora, senza pregiudizio, praticando per l’appunto l’arte della semplicità che ci insegna ad abitare il presente accettando la realtà così com’è, dunque accarezzando anche le ferite e le crepe che imprigionano la felicità dell’essere: «L’occhio semplice guarda solo al momento presente, non guarda al passato o al futuro, scriveva Madame Guyon nel XVII secolo. Semplicità di vista, semplicità di amore, semplicità di azione» (p. 107).
La libertà interiore, che sempre contraddistingue l’uomo semplice, è una condizione che si impara e si acquisisce vivendo: è la chiave che ci aiuta a uscire dalla spirale della sofferenza, dandole un senso. Dobbiamo coltivare la nostra anima in maniera tale da trovare un equilibrio tra la vita attiva e la vita interiore: da una parte, essere intraprendenti, energici, operosi e sereni come Marta; dall’altra, essere contemplativi come Maria di Betania, in silenzio ai piedi di Cristo.
In sintesi, la semplicità è la capacità di guardare la realtà, anche quella più complessa, incerta e difficile da accettare, tenendo presente solo la volontà di Dio, con uno sguardo libero da ogni pregiudizio, quieto e non rassegnato, ma illuminato dalla speranza, vero motore dell’anima.
B. Grendene, in
La Civiltà Cattolica 4179-4180 (6 agosto 2024) 334-335