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Elogio della semplicità
Mariel Mazzocco

Elogio della semplicità

Un cammino spirituale

Prezzo di copertina: Euro 17,00 Prezzo scontato: Euro 16,15
Collana: Spiritualità 222
ISBN: 978-88-399-3822-0
Formato: 13,2 x 19,3 cm
Pagine: 144
Titolo originale: Éloge de la simplicité. Un chemin spirituel
© 2024

In breve

Un libro pieno di poesia e leggerezza, scritto in modo elegante e raffinato, fluido e profondo.

«La semplicità collega fra loro le pagine del libro della vita, armonizza le trame del tessuto dell’esistenza, abbatte le barriere che ci ostacolano, ci fa scoprire nuove latitudini. Una persona semplice non si lascia rallentare dalle cose che possiede: nulla potrebbe ostacolare la sua corsa verso l’immensità. Perché, come assicura Meister Eckhart, il vero amore risiede nella semplicità» Mariel Mazzocco.

Descrizione

Pensieri in continua evoluzione si accumulano nelle nostre menti, e noi vorremmo al contempo liberarci da queste catene e ritrovare la strada per ritornare a noi stessi. Questa strada esiste, ed è quella della semplicità. Mariel Mazzocco, facendone l’elogio in questo testo, ci offre un magnifico inno alla libertà interiore.
Spesso associamo la semplicità alle cose che dovremmo eliminare per vivere meglio. Le grandi tradizioni spirituali – inclusa quella cristiana – ci insegnano però che la semplicità è ciò che ci permette di far crescere insieme le diverse dimensioni della nostra vita. Allora possiamo re-incantare il mondo, percependo gli accordi che orientano la nostra esistenza al di là delle apparenti dissonanze.
Questo libro propone una vera e propria grammatica di leggerezza. Non appena intraprendiamo il viaggio alla ricerca della semplicità, percorrendo le vie della libertà interiore, essa si palesa a noi in modo inaspettato. E il futuro si colora di speranza.

Recensioni

«Vivendo pienamente il momento presente senza perdere di vista l’ordinario, diventiamo capaci di rivelare lo straordinario che ci circonda. La semplicità incanta nuovamente il mondo» (p. 9). È l’invito che introduce la riflessione presentata nel libro da Mariel Mazzocco, profonda esperta di spiritualità cristiana. L’anima di un bambino che nasce è per natura semplice, pura, leggera e trasparente come l’acqua di un fiume che scorre audace verso il mare della vita. Poi, crescendo, l’anima diventa complessa e mutevole, perde la sua limpidezza originaria, appesantita dai pensieri negativi, dalle costruzioni e rappresentazioni mentali che nell’era digitale iperconnessa ci rendono spesso anestetizzati, schiavi del nulla e del superfluo. Riscoprire la semplicità interiore significa riscoprire l’essenziale: è una scelta individuale da compiere ogni giorno, una sfida e una ricerca continua del mistero e della bellezza che ci circonda.

La persona semplice non si lascia travolgere dai momenti difficili e avversi che si incontrano nel viaggio dell’esistenza, ma è resiliente e con coraggio è capace di vivere le difficoltà come opportunità di crescita e maturazione personale. Tuttavia il cambiamento interiore avviene gradualmente, attraverso la saggezza, il discernimento e l’intelligenza del cuore. Di qui il bisogno di imparare a ritagliarsi del tempo in una stanza segreta per pregare in silenzio: «Poiché può essere formulata in ogni momento, in ogni occasione e in ogni luogo, così come in diverse forme, la preghiera è ancorata alla libertà spirituale, si articola secondo una dinamica espressiva in divenire, in progressione come l’essere umano in cerca di sé, in cammino verso l’Assoluto» (p. 42).

Il primo passo verso la semplicità, infatti, è uscire dal nostro ego per lasciare spazio all’infinito e all’oltre, abbandonandoci alla volontà di Dio, con spirito libero: «Per raggiungere tale libertà spirituale, dobbiamo prima sbarazzarci delle immagini che ci siamo fatti di noi stessi e degli altri, cancellare le idee ricevute, capire che ciò a cui aspiriamo non è necessariamente ciò che ci serve, riconoscere che a volte, o spesso, ci sbagliamo, ammettere che non possiamo controllare tutti quanti gli eventi e, soprattutto, renderci conto che niente ci appartiene» (p. 51).

La meditazione stessa, nella forma di una preghiera silenziosa, è sempre esistita nella tradizione cristiana occidentale, concepita dal monaco cristiano britannico John Main come consapevolezza di un’esistenza più vera, prendendosi cura della mente per liberarla da ciò che la turba e la fa soffrire: «La meditazione è accoglienza e rispetto della realtà nella sua gratuità. “Lasciate il passato nell’oblio, il futuro alla provvidenza e date il presente a Dio”: questo era il motto di Madame Guyon» (p. 70).

La preghiera di semplice presenza di Dio, introdotta dalla mistica francese Madame Guyon per sintonizzarsi con il centro dell’anima, ricorda la pratica moderna della mindfulness, dell’essere qui e ora, senza pregiudizio, praticando per l’appunto l’arte della semplicità che ci insegna ad abitare il presente accettando la realtà così com’è, dunque accarezzando anche le ferite e le crepe che imprigionano la felicità dell’essere: «L’occhio semplice guarda solo al momento presente, non guarda al passato o al futuro, scriveva Madame Guyon nel XVII secolo. Semplicità di vista, semplicità di amore, semplicità di azione» (p. 107).

La libertà interiore, che sempre contraddistingue l’uomo semplice, è una condizione che si impara e si acquisisce vivendo: è la chiave che ci aiuta a uscire dalla spirale della sofferenza, dandole un senso. Dobbiamo coltivare la nostra anima in maniera tale da trovare un equilibrio tra la vita attiva e la vita interiore: da una parte, essere intraprendenti, energici, operosi e sereni come Marta; dall’altra, essere contemplativi come Maria di Betania, in silenzio ai piedi di Cristo.

In sintesi, la semplicità è la capacità di guardare la realtà, anche quella più complessa, incerta e difficile da accettare, tenendo presente solo la volontà di Dio, con uno sguardo libero da ogni pregiudizio, quieto e non rassegnato, ma illuminato dalla speranza, vero motore dell’anima.


B. Grendene, in La Civiltà Cattolica 4179-4180 (6 agosto 2024) 334-335

Nel recente Elogio della semplicità. Un cammino spirituale (Brescia, Queriniana, 2024, pagine 144, euro 17, traduzione di Claudia Colombo) Mariel Mazzocco va a fondo, effettua uno scavo mirato nell'universo della traduzione delle scritture, ambito variegato quanto possibile, concentrandosi su di un termine a lei evidentemente caro. La caratteristica della parola semplicità sta nel fatto che definisce un aspetto con certezza positivo della persona e del suo modo di agire, che però non raggiunge nella consapevolezza condivisa lo statuto di virtù riconosciuta tra le maggiori. Non appartiene all'ambito di quelle teologali, fede, speranza ecarità, e neppure delle cardinali, comunemente indicate in fortezza, giustizia, temperanza e prudenza.

Questo ha concorso a far sì che il termine originario indicante la semplicità sia stato esposto a interpretazioni diverse e risulti variamente tradotto nelle lingue moderne, sia quando l'operazione avviene tramite la mediazione del latino che quando il testo base è invece quello originale ebraico o greco. InMatteo (6,22) e in Luca (11,34) Gesù avverte che «La lucerna del corpo è l'occhio, se dunque il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà nella luce». Mazzocco rileva che la parola greca haplus, semplice, viene correttamente trasferita nella Vulgata con il latino simplex,resiste ancora nella traduzione di Lutero e nelle prime Bibbie in francese, ma poi comincia a cedere terreno rispetto a formulazioni divergenti, che in italiano corrispondono a sano o buono e trovano equivalenti in inglese, spagnolo e portoghese. Destino simile ha la parola nel contesto di altre espressioni celebri, come l'invito a essere «prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Matteo 10,16).

Eppure, nota Mazzocco, la semplicità è una dote riconosciuta e per molti aspetti caratteristica del cristianesimo, religione non gerarchica, aperta a tutti, che nella sua storia si è opposta ai tentativi della gnosi di elaborare interpretazioni teologiche di difficile o esclusiva comprensione.

Il senso proprio della semplicità viene poi ricercato dall'autrice con modalità diverse. Prima fra tutte l'analisi della preghiera, nelle sue diversificate prassi, delle quali l'elemento unificante è individuato in modo brillante con la formula «permettere che qualcosa accada dentro di noi». Nel capitolo dedicato alla meditazione viene presentata tra l'altro la figura di Madame Guyon, che alla fine del XVII secolo propose un manuale intitolato Un modo semplice di pregare;in esso si sostiene che il terzo e più alto grado di meditazione consiste nell'abbandono, ossia in un «mettersi totalmente nelle mani di Dio, dimenticando se stessi». Pratica di semplicità essenziale, ma non di facile conquista.

Di grande interesse risulta anche la ricerca di testi che mettano in evidenza natura e valore della semplicità, tra i quali risulta esemplare una riflessione di Dietrich Bonhoeffer, il quale scrive: «Semplice è colui che nel capovolgimento della confusione e nella distorsione di tutte le idee tiene presente la verità schietta di Dio». Monito di ribellione espresso nei confronti del nazismo, questa frase contiene una valenza universale e rende pienamente il significato di una dote elementare, non canonica ma preziosa e necessaria per una comprensione non rassegnata del mondo.


S. Valzania, in L’Osservatore Romano 13 aprile 2024, 6