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Diario dell’umiltà
Benoît Standaert

Diario dell’umiltà

Prezzo di copertina: Euro 26,00 Prezzo scontato: Euro 24,70
Collana: Spiritualità 195
ISBN: 978-88-399-3195-5
Formato: 13,2 x 19,3 cm
Pagine: 288
Titolo originale: Journal de l’humilité
© 2020

In breve

«L’umiltà è il luogo misterioso dove umano e divino si toccano».

«In chi è divenuto umile, non c’è più neanche l’umiltà, ma soltanto la mitezza e l’amore».

Descrizione

Il desiderio di essere umile! Ecco che cosa tormenta Benoît Standaert fin da quando era giovanissimo: un’autentica passione, se così si può dire, per l’umiltà.
A partire dall’agosto 2007 questo monaco benedettino, divenuto eremita, ha raccolto le sue esperienze e le sue riflessioni nelle pagine di un quaderno per approfondire la sua ricerca interiore. Sulle orme dei padri del deserto e di mistici fiamminghi come Ruysbroeck, ma anche al seguito del trappista belga André Louf, questo monaco di oggi ricorda che il segreto della fede, della gioia cristiana, ha solo un nome: l’umiltà. È con l’umiltà che si diventa poveri di cuore, ed è con l’umiltà che il vangelo vincerà tutte le resistenze, a cominciare dalle nostre!

Recensioni

L’a., biblista e teologo di fama internazionale, è monaco benedettino ritiratosi a vita eremitica che ha esplorato tradizioni spirituali di tutto il mondo. Se ne ricava un’eco in questo suo diario, scritto in una decina di anni e dedicato al tema che fin da giovane l’ha affascinato: la ricerca dell’umiltà. Le pagine, a metà fra racconto personale, meditazione e antologia, conducono una riflessione non sistematica su questo tema, attingendo ampiamente alla tradizione benedettina e monastica in generale, ai Padri del deserto, al pensiero di famosi santi, mostrando quanto l’umiltà si intrecci strettamente con la saggezza, il rapporto con Dio, la mitezza, la gioia.
M. Panieri, in Il Regno Attualità 20/2020, 613

Monaco benedettino dell’abbazia di Saint-André a Zevenkerken, nelle Fiandre, d. Standaert è diarista di lunga esperienza e ha deciso di pubblicare qui uno dei suoi diari, esteso dall’agosto del 2007 (quando aveva 62 anni) al 2017, dedicato appunto alla teoria e alla pratica dell’umiltà, «senza dubbio il regalo più prezioso e segreto della tradizione cristiana rispetto a tutte le altre tradizioni». Riflessioni, ricordi, racconti, citazioni e appunti, talvolta anche sin troppo stringati, di una continua ricerca, prima ancora che della virtù «centrale della nostra ricerca monastica», della sua possibilità; di un reiterato tentativo di acquisire quello «svuotamento», che rappresenta uno dei concetti più imprescrutabili della fede cristiana – imprescrutabili se riferiti a Dio, poiché di esperienza quotidiana si tratta se riferito agli esseri umani: «Vivere “alla maniera di Dio” significa vivere nascosto. Sempre di più. Senza retorica, senza enfasi. Basta la sola kenosi. Quella di Dio in Cristo e di Cristo in noi. E di noi in tutto». Ciò nonostante, pure in questo nascondimento abbassamento svuotamento, d. Standaert ravvisa la possibilità, anzi la certezza di un’assoluta unicità dell’individuo: «Noi tutti abbiamo solo una frase da dire. Dopodiché, possiamo andare. L’oblio ricoprirà molte cose, talvolta in modo stranamente rapido. Non affliggerti troppo! Ma sii fedele alla tua prima chiamata, alla tua prima presa di coscienza, alla tua melodia di fondo».
In Monachesimoduepuntozero.com 3 ottobre 2020

Monaco dell’Abbazia di Zevenkerken, nelle Fiandre occidentali, conosciuto in Italia per il suo poderoso commentario al Vangelo di Marco (EDB, Bologna 2012, pp. 936), Standaert vive attualmente da solo – settantacinquenne – nell’Eremo di Sant’Antonio, Bévercé, Malmedy, in Belgio.

A partire dal 2007 egli ha posto mano a ben tre diari dell’anima, che corrono in parte paralleli e in parte intersecantesi: dal 2007 il Diario dell’umiltà; dal 2012, vivendo in ritiro in eremo, il Diario a Dio; infine, dal febbraio 2015, La saggezza giorno per giorno. «Questi tre diari si tengono per mano – ricorda l’autore –, quasi inseparabilmente, per ragioni non ponderate in precedenza, ma scoperte come dei rapporti inerenti: non si raggiunge Dio al di fuori di un cuore libero e umile; e non vi è umiltà, eccetto per chi è interessato a una saggezza nuda, vera, vicina a Dio e vicina alla mitezza» (p. 6).

«Anche la forma scelta di un diario, che riflette i dibattiti interiori – continua il monaco –, offre l’opportunità di chiarire alcune cose di questo genere. La struttura stessa di questi appunti sparsi, che si susseguono nel tempo, permette al lettore o alla lettrice di procedere con lo stesso passo di chi non ha smesso di scrutare il mistero, e di crescere verso il punto di rivelazione che arriva quasi alla fine della raccolta. Si va avanti, si arretra, si fa un po’ di surplace, ma qualcosa lentamente si decanta, come durante una salita verso una vetta: una volta superati alcuni nastri di nubi, improvvisamente la vista si estende lontano e il cielo e l’orizzonte si aprono a perdita d’occhio» (p. 9).

Riuniti in tre raccolte, di lunghezza diseguale, scorrono quasi 150 spezzoni dell’anima, fra riflessioni, preghiere, testimonianze, squarci di contemplazione pura… Le riflessioni, tutte puntualmente datate, possono partire da uno spunto biblico, dalla contemplazione della natura che circonda l’eremo, dal suggerimento di un padre della Chiesa, dalle riflessioni giù enunciate da grandi santi della Chiesa: s. Ignazio (p. 41), s. Bernardo (p. 45), sant’Antonio di Padova (p. 61), Isacco il Siro (p. 173), Giovanni della Croce (p. 232). Non mancano riferimenti agli scritti di san Benedetto nella sua Regola, a san Francesco, alle riflessioni sull’umiltà scritte da Lavelle.

[…] È evidente che l’umiltà è legata alla mitezza, alla povertà, alla purezza di cuore. L’umiltà si sperimenta vivendo le otto beatitudini matteane, vera “scala” di virtù. Essa non è frutto di sforzo prometeico. Scrive l’autore: «26 luglio 2011. San Francesco di Sales. Bel pensiero di san Francesco di Sales, annotato in questi giorni. Ciò che dice della meditazione vale per tutta l’arte della vita spirituale, per ogni pratica (salmodia, lectio divina ecc.) e in particolare anche per la vita umile come tale: “Abbiate per regola che la grazia della meditazione non può acquistarsi con alcuno sforzo dello spirito, ma con una dolce ed affettuosa perseveranza, piena d’umiltà”. È detto tutto!» (p. 48).

Annota Standaert il 4 maggio 2012: «D. D. D. [= Dio Dio Dio, ndr] Sei forse il più povero di tutti, tanto che solo la povertà è in grado di raggiungerti? Sei forse il più mite, tanto che solo la mitezza apre la via fino alla tua dimora? Sei forse il più basso, il più umile di tutti, tanto che solo l’umiltà è sicura di trovarti? […] Oh, tu, chiamato “il bassissimo” (C. Bobin), ancora e ancora tu attiri – di gloria in gloria. Sublime tu sei e umile al di sopra di tutto. A te la gloria e la lode!» (pp. 54-55).

Un libro da gustare a piccoli sorsi, chiedendo la grazia dell’umiltà a colui che è “il bassissimo”.


R. Mela, in SettimanaNews.it 19 aprile 2020