L’autore di questo contributo è un frate domenicano del Vietnam che ha dedicato i suoi anni giovanili allo studio del vangelo di Giovanni conseguendo il dottorato presso l'Università Cattolica di Lione. Ha tenuto corsi a Gerusalemme e ora insegna nel suo paese.
Dalla seconda metà del secondo secolo una tradizione costante attribuisce il quarto vangelo all'apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo. Questa attribuzione è stata messa in dubbio per la prima volta nel 1820 e da allora ha costituito oggetto di discussioni appassionate. In tali discussioni si inserisce anche J. Le Minh Thong. Passo dopo passo l'autore conduce la sua analisi alla maniera di un quadro impressionista.
Egli riassume le caratteristiche del «discepolo che Gesù amava» in otto punti. È un discepolo anonimo, rappresentante di tutti i credenti, perché Gesù ha amato i suoi sino alla fine (Gv 13,1). È vicino e intimo nella relazione con Gesù: come Gesù è nel seno del Padre, in maniera analoga questo discepolo è nel seno di Gesù. È il discepolo che resta fedele a Gesù fino alla fine: non lo lascia solo sulla croce. È responsabile della nuova famiglia dei credenti: accoglie con sé la Madre di Gesù (l'Israele fedele a Dio può unirsi alla comunità del discepolo). È il discepolo che ha una capacità eccezionale di «vedere», «credere» e «conoscere» (è il primo che vede e crede davanti alla tomba vuota [Gv 20,8]; è il primo a riconoscere Gesù sulla riva del mare di Tiberiade [Gv 21,7]). È un discepolo perfetto rispetto a san Pietro e agli altri discepoli (Gesù non gli rivolge nessun rimprovero). È un ideale per tutti i credenti.
In virtù del fatto che rimane anonimo, l'amore di Gesù non è solo per lui. Il lettore è invitato a identificarsi con questo discepolo. Infine, è il testimone autorizzato della passione, della morte di Gesù e dell'insieme del vangelo. La sua testimonianza messa per iscritto garantisce l'autenticità del vangelo. Senza essere l'autore dell'insieme del vangelo, svolge un ruolo cruciale nella fase della redazione finale. A questo tema, Le. Minh Thong dedica il capitolo finale del suo contributo.
Egli distingue tre tappe della formazione del quarto vangelo. La prima tappa è attribuita al «discepolo che Gesù amava» (Gv 20,2; 21,7.20), il quale ha scritto il nucleo del vangelo. Il responsabile della seconda tappa è l'evangelista, che ha scritto l'essenziale dei primi venti capitoli. La terza tappa spetta al redattore, che ha dato al vangelo la sua forma attuale. Questo lavoro, come scrive Luc Devillers nella Prefazione, può essere certamente guida preziosa allo studio del vangelo di Giovanni, ma vuole essere anche un invito a leggere il vangelo come lettori attivi alla ricerca del cibo che non perisce, dell'acqua viva, dell'amore, dell'amicizia e della vita vera.
Alla fine della lettura di questo testo certamente non possiamo che rimanere meravigliati che un tale discepolo che vediamo vicino a Pietro, che partecipa con gli altri all'ultima cena, che si trova davanti alla croce assieme a Maria e altre donne discepole, e che è presente alla pesca miracolosa con altri discepoli, rimanga anonimo.
T. Lorenzin, in
CredereOggi 5/2022, 151-152