07/02/2014
274. VITA COME STORIA DI LIBERTÀ Introduzione alla nuova edizione di Karl Rahner, Libertà e manipolazione. Una riflessione sulla società e sulla Chiesa (EDB 2013) di Rosino Gibellini
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Che cos’è in definitiva la nostra vita e la vita dei popoli? È una storia di libertà, che si esprime superando limitazioni e costrizioni varie (o manipolazioni), che ne condizionano e ostacolano il suo esprimersi e il suo costituirsi. Scrive Rahner in un saggio parallelo – per tematica e per tempo –: «Forse è possibile interpretare con un certo diritto tutto ciò che si è svolto sul palcoscenico della storia come un prodotto della libertà a servizio della libertà» 1. La storia della libertà si fa lotta per la libertà, e dunque processo di liberazione per ampliare gli spazi della libertà.


Il saggio di Karl Rahner (1904-1984) – allora docente all’università di Münster – che viene riproposto a lettori/lettrici, circa quarant’anni dopo la sua prima pubblicazione nel 1970 nell’edizione originale tedesca, prontamente tradotto nel 1971, conserva una sua attualità. Nel 1970 si era a ridosso del Sessantotto 2, che nei suoi movimenti giovanili rivendicava più libertà nella società; ma anche la chiesa cattolica era scossa dalle discussioni sull’enciclica di Paolo VI, Humanae vitae (1968), così valutata retrospettivamente dal grande teologo della morale Bernhard Häring: «Se si tiene presente tutto ciò non desta meraviglia che numerosi vescovi e un numero ancor maggiore di teologi, di pastori, di confessori e specialmente di persone sposate e di consiglieri matrimoniali abbiano difficoltà ad accettare il carattere assoluto delle nuove norme» 3. L’attualità è data dalla situazione di crisi della società civile, variamente interpretata (Habermas, Beck, Bauman, Rémond), ma anche di una crisi della chiesa 4, che ha perduto il dinamismo e gli orizzonti di speranza, aperti dal concilio Vaticano II, di cui ricorre in questi anni il 50° anniversario di celebrazione e di promulgazione dei sedici documenti conciliari 5.

L’autore del saggio proposto è tra i più noti teologi cattolici del XX secolo. Nella conferenza programmatica di Chicago Teologia e antropologia del 1966, Rahner sostiene la necessità, data la ormai non ovvietà ed estraneità delle dottrine cristiane in un mondo secolare e pluralista, di trattare con metodo antropologico-trascendentale tutte le dottrine teologiche, così da poter individuare per ogni punto dottrinale un corrispondente spunto antropologico 6. Per questa sua impostazione la teologia di Rahner rappresenta il contributo più rigoroso, nell’ambito della teologia cattolica, a quella che è stata definita la «svolta antropologica in teologia». Il suo discepolo J.B. Metz ha ben caratterizzato il contributo del suo maestro alla teologia cattolica: «La teologia di Rahner ha forzato il sistema della “teologia di scuola” aprendolo al soggetto. Ha cavato “il soggetto” dal macigno di un oggettivismo scolastico, in cui questa “teologia di scuola” era imprigionata in tutte le sue parti» 7. La tematica del saggio proposto, strutturalmente di antropologia teologica, lo esprime in questa linea, nel tempo in cui si assisteva al passaggio dalla teologia trascendentale-antropologica di Rahner alla teologia politica, promossa dal discepolo già citato, Johann Baptist Metz, in Sulla teologia del mondo (1968), dove si prospettava la chiesa come istituzione di libertà critica nei confronti della società, allora interpretata nei suoi dinamismi dalla Scuola di Francoforte  8.


Libertà è parola dalla storia lunga 9, che si fa parola-chiave negli ultimi due secoli; e il teologo, in questo saggio, la illumina nella sua dimensione sociale, e soprattutto nel suo senso teologico ed ecclesiale.



1. La libertà creaturale, in senso teologico, è libertà dall’egoismo e per l’amore di Dio e del prossimo: «È libertà liberata ad opera della grazia» 10. Ma essa si esercita nello spazio del mondo e «nel materiale del mondo» (18). Vi è dunque un rapporto tra libertà religiosa (intesa come libertà in senso teologico) e libertà civile (o profana, come viene chiamata). La libertà religiosa ha bisogno di uno spazio di libertà civile, in quanto è libertà che agisce nel mondo, ed è libertà «agonale» (27) che lotta per affermarsi contro le svariate manipolazioni: «La storia dell’uomo rimane fondamentalmente storia della libertà contro le manipolazioni» (26).

La storia dell’uomo non è evolutiva, ma piuttosto «creativa» (32); è «storia della lotta per la libertà» (34); è «storia aperta, fondata sulla speranza e sulla responsabilità» (32). Ma la speranza del cristiano è escatologica, speranza in un «futuro assoluto» (espressione ricorrente nella teologia di Rahner) con l’avvento del regno di Dio; e questo spiega un «realismo scettico» (37) del cristiano nei confronti della storia del progresso (Hegel e Croce), e dell’utopismo rivoluzionario (Marx), ma non esclude, per sé, un «impegno di speranza» (36), ben diverso dal conservatorismo dei cristiani, generato, indebitamente, dal motivato scetticismo nei confronti del futuro intramondano.

Qui Rahner parla apertamente dello scetticismo dei cristiani e della chiesa, che non si sono mostrati difensori e collaboratori nella storia della libertà del mondo moderno, ma «critici e censori, non certo portatori di questa storia» (38), e questo sul terreno storico, ben verificabile e documentato, ma proprio in contraddizione con una concezione profonda e cristiana del mondo. Bella pagina rahneriana, post-conciliare, insolita nel tempo di improduttive lamentazioni, che si collocano di più sul versante dello scetticismo (storico) dei cristiani e della chiesa, superato, in linea dottrinale, dai documenti del concilio Vaticano II. Rahner, rapido e orientativo nelle conclusioni: «In tutti i modi, malgrado la confusione esistente nel mondo e nella chiesa si pone oggi il compito di cooperare decisamente a questa storia della libertà» (39). Questa ammonizione, teologica, vale ancora nel tempo del fondamentalismo, ma anche del risorgere della coscienza apocalittica, come è espressa anche dal filosofo Massimo Cacciari nel suo, peraltro stimolante libro, Il potere che frena (Adelphi Edizioni 2013), dove si prevede (e predice) che l’umanità dominata dalla tecnica non può che attendere l’aprirsi di nuovi vasi di Pandora. Rahner: «La volontà che la storia prosegua è un dovere per il cristiano» (41).



2. Anche la storia della chiesa è, o dovrebbe essere, storia di libertà; la chiesa come «koinonia della speranza e dell’amore, è il luogo in cui avviene quella salvezza che si realizza solo nella libertà» (48). Ma è uno spazio di libertà da conquistare sempre di nuovo, data la peccaminosità umana anche degli uomini della chiesa, e pure della chiesa come istituzione, che gestisce potere. In un suo libro, pungente e realistico, il teologo brasiliano Leonardo Boff lo aveva coraggiosamente denunciato in Chiesa: carisma e potere (1981): «Il carisma non esclude l’elemento gerarchico, anzi lo include. Il carisma è più fondamentale alla chiesa dell’elemento istituzionale. Esso è la forza pneumatica che fa le istituzioni e le tiene in vita» 11. Riconosce Rahner che la chiesa storicamente ha nutrito «diffidenze» nei confronti della libertà, sentita come «minaccia», invece di costituirsi nella società come «istanza critica di libertà» (50-51).



3. Rahner infine si inoltra sul tema del rapporto tra Magistero e teologia, che si colloca nella più vasta tematica «democrazia nella chiesa», che viene solo accennata e non espressamente trattata nel saggio. Qui il teologo tedesco scende nel concreto, facendo espresso riferimento alla Lettera dell’episcopato tedesco (30 agosto 1968) dopo l’enciclica Humanae vitae (25 luglio 1968), per rivendicare alla ricerca teologica uno spazio di libertà, non come sovrana benevola concessione, ma come esigenza di verità: «Questo spazio di libertà, come dimensione della verità cristiana ed ecclesiale deve essere sottolineato e riconosciuto» (56).

Il tema assume una sua attualità, anche nel 50° della memoria del concilio. Si riconosce che l’entusiasmo del concilio aveva favorito una collaborazione fattiva tra vescovi e teologi, che non ha avuto bisogno di una teorizzazione. Il teologo Otto Hermann Pesch scrive (negli Anni Novanta) con una certa amarezza: «Nel “nucleo duro”, però, si rimane dell’avviso che non esiste una reale comunanza, in certi casi anche in forma di disputa, tra magistero e teologia, ma che vi sono, qui, l’annuncio e, là, la teologia, che è tenuta ad una obbedienza interiore ed esteriore di fronte all’insegnamento ufficiale – sebbene non  ancora formalmente dogmatizzato – della chiesa. A ben guardare, con tale visione non viene nemmeno rispettato il faticoso compromesso raggiunto dalla costituzione sulla rivelazione» 12. Così si evidenzia il passaggio dalla collaborazione nel concilio ad una giustapposizione tra Magistero e teologia nei decenni seguenti, che ha contribuito alla crisi, oggi lamentata, della chiesa cattolica.

Citiamo un recente documento ufficiale su La teologia oggi, firmato dalla Commissione Teologica Internazionale nel 2012, che si mostra consapevole dei problemi esistenti e si situa sulla linea di una auspicata collaborazione tra vescovi e teologi 13. Scrive il recente documento vaticano al n. 42: «Inevitabilmente nel rapporto tra teologi e vescovi possono talvolta prodursi tensioni. Nella sua profonda analisi dell’interazione dinamica, all’interno dell’organismo vivente della Chiesa, […] il beato John Henry Newman ha riconosciuto la possibilità di tali “contrasti o collisioni croniche” ed è bene ricordare che erano da lui considerati “nella norma delle cose”». E prosegue citando la Tesi 9 del documento Magistero e Teologia del 1975: «Riguardo alle tensioni tra teologi e Magistero, la Commissione Teologica Internazionale si è così espressa nel 1975: “Dovunque c’è vera vita lì c’è pure una tensione. Essa non è inimicizia né vera opposizione, ma piuttosto una forza vitale e uno stimolo a svolgere comunitariamente ed in modo dialogico l’ufficio proprio di ciascuno”».

Forse si tratta di ricuperare, nel nome di una nuova evangelizzazione, quella capacità di sintesi, da cui sono nati laboriosamente, nella reale comunanza e collaborazione tra Magistero e teologia, i documenti del concilio Vaticano II.

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Note

1. K. RAHNER, Istituzione e libertà (1971), in Schriften zur Theologie, Band X; trad. it., Nuovi saggi V, Edizioni Paoline, Roma 1975, 153-174; qui: 168.

2. Cf. R. GIBELLINI, Sessantotto e teologia, nel Giornale telematico Teologi@Internet 124 (10/12/08).

3. Cf. B. HÄRING, Liberi e forti in Cristo, vol. 2 (ed. inglese-americana rivista, 1979), versione integrale dall’inglese, Ed. Paoline, Roma 1980, vol. 2, 636.

4. Cf. F.-X. KAUFMANN, Kirchenkrise. Wie überlebt das Christentum?, Herder, Freiburg-Basel-Wien 2011; H. KÜNG, Salviamo la Chiesa (2011), Rizzoli, Milano 2011.

5. Cf. S. SCATENA – D. GIRA – J. SOBRINO – M.C. BINGEMER (edd.), A cinquant’anni dagli inizi del Vaticano II (1962-2012), Concilium 48 (3/2012), Queriniana, Brescia 2012.

6. Cf. R. GIBELLINI, La teologia del XX secolo, Queriniana, Brescia 1992, 2007 6 ed. aum., 251.

7. Ivi, 252.

8. Ivi, 324.

9. Cf. E. STERPA, Storia della libertà, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2008.

10. K. RAHNER, Istituzione e libertà, cit. n. 1, 172.

11. L. BOFF, Chiesa: carisma e potere (1981), trad. it., Borla, Roma 1983, 263.

12. O.H. PESCH, Il Concilio Vaticano II. Preistoria, svolgimento, risultati, storia post-conciliare (1996 4), Queriniana, Brescia 2005, 304.

13. COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, La teologia oggi: Prospettive, Principi e Criteri, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2012.



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Leggere Karl Rahner

Albert Raffelt – Hansjürgen Verweyen 
LEGGERE KARL RAHNER


Editrice Queriniana, Brescia 2004

Giornale di teologia 301
pagine 216





 

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