05/09/2014
295. VECCHIE E NUOVE MARGINALITA’: IMMIGRAZIONE (di Giovanni La Manna)
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Astalli

Il padre gesuita Giovanni La Manna è il presidente del Centro gesuita Astalli di Roma che da 30 anni accoglie persone in fuga dai conflitti armati.

L’associazione Centro Astalli è nata nel 1981 ed è presente oggi anche a Catania, Palermo, Trento e Vicenza: in via Astalli 14 a Roma vengono serviti ogni giorno 450 pasti e nel solo 2012 ben 21mila persone hanno usufruito dei servizi della struttura, comprendente i quattro centri di accoglienza, l’ambulatorio e la scuola di italiano.

Il Centro Astalli accompagna i rifugiati nel loro difficile percorso verso l’integrazione nel nostro Paese, in una stagione di crisi economica e in un clima di indifferenza, se non di ostilità, nei loro confronti.

«Arrivano pagando fino a 1400 euro a testa per la traversata, una follia! – dice padre La Manna – Anche per questo è ora che venga ridiscusso il concetto di asilo politico a livello di Unione europea: bisogna trovare un canale più sicuro per far viaggiare chi scappa dalla guerra, senza fare finta che il problema non ci sia».

Accompagnare, servire e difendere i diritti dei Rifugiati è da sempre l'impegno del Servizio dei Gesuiti.

Il 10 settembre u.s. La Manna, assieme alle centinaia di profughi a cui il centro si dedica, hanno ricevuto la visita di Papa Francesco, una visita informale come quella dell’8 luglio 2013 a Lampedusa, senza momenti istituzionali e con incontri privati carichi di significato, tra cui quello nella mensa della struttura.

«Papa Francesco sveglia le coscienze e scalfisce l’indifferenza in cui molti di noi sono precipitati: averlo nella nostra struttura ci riempie di entusiasmo, ma la sua visita è uno stimolo a migliorare sempre di più il nostro modo di accogliere», ha detto il presidente dell’Astalli, padre La Manna, e ancora «il suo appello per la pace in Siria è un monito per non ripetere un altro Iraq». E di profughi siriani il centro Astalli ne va accogliendo sempre di più. Rifugiati, profughi, migranti forzati: sono persone che fuggono in cerca di protezione, dopo essere state costrette ad abbandonare, da un giorno all’altro, tutta la loro normalità. Arrivano dopo aver lasciato alle spalle tutto: affetti, lavoro, amici, il loro Paese.

Papa Francesco, in occasione della sua visita al Centro, ha ricordato che accogliere e accompagnare i rifugiati non è un compito da lasciare a pochi specialisti. «Queste persone ci ricordano sofferenze e drammi dell’umanità – ha detto il Papa – e quella fila che si snoda ogni pomeriggio davanti alla porta verde di via degli Astalli ci dice anche che fare qualcosa, adesso, tutti, è possibile. Basta bussare alla porta, e provare a dire: Io ci sono. Come posso dare una mano?».



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