Per tre giorni si sono incontrati 29 teologi cattolici e 29 teologi islamici all’Università Gregoriana di Roma
Il Forum cattolico-islamico in Vaticano è stato di importanza storica – a dirlo il gesuita e studioso di Isl m Christian Troll (1), che fa parte del gruppo dei consiglieri di Benedetto XVI sulle questioni islamiche. L’incontro è stato segnato da «un’atmosfera fraterna». La conferenza si rifà alla proposta di 138 guide religiose islamiche di tutto il mondo che nel 2007 indirizzarono una lettera aperta al papa invitando al dialogo teologico (Una parola comune tra noi e voi [13 ottobre - fine del Ramadan], in Il Regno – Documenti 19/2007, 588-597).
In una giornata di studi tenutasi a Francoforte, Troll parlò dell’incontro romano sul tema: «Amore di Dio, amore del prossimo». In specie la Dichiarazione conclusiva ha trovato delle formulazioni che vanno oltre la misura dell’amicizia e del diplomaticamente corretto – come si usa dire – interessandosi alle minoranze religiose: «[Esse] hanno […] diritto ai propri luoghi di culto e le loro figure e i loro simboli fondanti […] non dovrebbero subire alcuna forma di scherno o di irrisione» (L’Osservatore Romano di venerdì 7 novembre 2008, 7 [n. 6]). Argomento controverso tra i rappresentanti islamici è stato la libera pratica della religione che in molti paesi islamici non è garantita, ivi compreso l’edificio delle chiese, che è stato aggiunto alla Dichiarazione conclusiva – come riferisce il quotidiano di Zurigo, la Neue Zürcher Zeitung – dopo alcune esitazioni. Una lacuna è rimasta: il diritto alla conversione, ovvero il diritto di cambiare religione, punito a volte con la morte.
A papa Benedetto XVI è toccato il compito di affrontare la precaria situazione di molti cristiani che vivono in contesti musulmani: «I leader politici e religiosi hanno il dovere di assicurare il libero esercizio di questi diritti nel pieno rispetto della libertà di coscienza e della libertà di religione di ciascuno» (L’Osservatore Romano, cit., 8). Ogni oppressione e persecuzione «sono atti inaccettabili e ingiustificabili, tanto più gravi e deplorevoli quando vengono compiuti nel nome di Dio» (ibid.).
Un altro partecipante, il gesuita egiziano Samir Khalil Samir, ha sottolineato che l’incontro ha avuto luogo al livello più alto. Uno dei punti più scabrosi è stata la libertà di religione. Alcune volte c’è stato del nervosismo, «ma in piccola misura». In questa occasione il Gran muft Ceri ha rimosso le esitazioni musulmane. Egli ha convinto con la Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite, sottoscritta in ultima analisi da molti governi islamici.
Anche il Vaticano ha giudicato un progresso significativo l’incontro, che in marzo conoscerà un’ulteriore tappa. Il cardinal Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontifico Consiglio per il dialogo inter-religioso, ha detto: «Di fronte all’umanità che soffre e lotta dobbiamo portare la testimonianza che Dio ci ha dato un cuore e un’intelligenza e sta a noi usarne per il bene e non per il male».
Eppure – come riferisce il quotidiano La Croix – il mondo islamico ha ignorato in gran parte nei media l’incontro. Ad esempio in Marocco e in Egitto televisione e stampa non hanno reagito. Unica eccezione è stato il giornale egiziano al-Masri al-Yom, secondo cui il papa desidererebbe discutere con i giuristi islamici sul modo in cui debellare il dubbio e l’ignoranza tra le due religioni.
La Croix riferisce – riferendosi al vescovo ausiliare Youhanna Goulta, cattolico copto del Cairo – che il supremo esponente dell’Isl m sunnita, il Gran shaykh Mohammed Sayyed Tantawi dell’università cairota al-Azhar, anche se venne invitato a Roma, declinò l’invito commentando l’incontro con le seguenti parole: si può «ignorare questa conferenza».
La scarsa risonanza musulmana al Forum è stata spiegata dagli esperti in Vaticano con il fatto che la delegazione islamica nella sua composizione era orientata in senso occidentale e liberale. Accanto a Mustafa Ceri era presente anche il principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal, altrettanto conosciuto per l’impegno interreligioso. Ma la maggior parte dei partecipanti veniva dall’America, dalla Gran Bretagna e da altri stati europei. Solo un esperto per paese veniva dalla Turchia, dalla Libia, dal Marocco, dall’Algeria, dalla Malaysia, dalle Filippine e dall’Arabia saudita. L’Isl m sh ‘ita era rappresentato da due alti yatull h. Tra i delegati erano presenti anche due donne. Christian Troll ha osservato che la lettera aperta al papa (cf. sopra) non ha quasi trovato eco nel mondo islamico.
Samir Khalil Samir ritiene che la sfida più grande del dialogo cristiano-islamico alla fine sia stato aver concesso alla libertà di religione lo spazio che le compete: «È un principio spirituale in quanto tocca in modo fondamentale la dignità umana. Allo stesso tempo è un principio teologico in quanto viene a incidere sulla realtà dell’essere umano creato libero a immagine di Dio e, come tale, libero di sbagliare».
Note
(1) Christian Troll è teologo cattolico, docente al Sankt Georgen di Francoforte sul Meno, e alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. È in preparazione presso l’Editrice Queriniana, nella collana “Giornale di teologia” (n. 337), il suo libro, che riproduce il corso che tiene alla Gregoriana, Distinguere per chiarire. Come orientarsi nel dialogo cristiano-islamico.
© 2008 by Christ in der Gegenwart (Herder, Freiburg i. Br. n. 47/2008)
© 2008 by Teologi@Internet
Traduzione dal tedesco a cura della Redazione Queriniana
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)