Introduzione al cristianesimo di Joseph Ratzinger, datato 1968, è un best-seller internazionale e rimane un’opera miliare della teologia. Manfred Lütz, teologo, psichiatra e scrittore tedesco, su invito del gruppo editoriale Penguin Random House ha dato alle stampe un volumetto di 240 pagine, che reca il titolo: Joseph Ratzinger. Breve introduzione al cristianesimo per tutti. Radio Vaticana ne ha parlato con lui, in occasione dell’uscita dell’edizione tedesca. Riportiamo di seguito stralci significativi della conversazione.
ML: Ad essere sincero, all’inizio ho pensato che fosse impossibile, innanzitutto perché mi sono detto che Ratzinger non avrebbe fatto una cosa del genere: era uno studioso, un uomo di scienza, e l’opera che aveva scritto era un’opera scientifica. Non poteva essere riassunta da un teologo qualsiasi, come il sottoscritto. L’opera sta in piedi da sola. L’ho detto a mons. Gänswein e lui mi ha risposto: «Perché non gli scrivi, può decidere da solo».
Benedetto XVI mi ha risposto con una lettera condita di ironia: in un primo momento, la proposta gli era sembrata un po’ strana. In fondo, Introduzione al cristianesimo è un libro di sole 300 pagine [368, nell’edizione italiana] e non c’erano poi molte note. Ma se volevo accettare la proposta dell’editore, potevo certamente farlo. Ci ho pensato su per due mesi e mezzo e, più ci riflettevo, più ero entusiasta del progetto.
D: Ci può ricordare a che periodo risale l’opera originale? Si tratta, se non sbaglio, di una serie di conferenze.
ML: Esatto. Nel 1968 Ratzinger era l’astro nascente della teologia tedesca e aveva tenuto a Tubinga una serie di conferenze sul Credo, sulla confessione di fede dei cristiani, che aveva poi fatto confluire in un libro, destinato ovviamente ad un pubblico accademico. Il linguaggio usato aveva poco del “teologhese”, perché Ratzinger ha sempre avuto uno stile di scrittura elegante, a tratti poetico. Ma naturalmente si esprimeva in modo difficile, un po’ involuto. Per esempio, affermazioni come «Dirò più avanti in un altro capitolo, quello che non voglio dire ora», sono superflue e possono essere omesse. Così ho ridotto il testo a 250 pagine ma non l’ho tagliato nei contenuti; qui trovate il suo testo, tutto intero.
Ho inviato la bozza al papa emerito e lui l’ha approvata, firmandola, con un paio di correzioni. L’edizione che avete tra le mani è dunque stata approvata da lui; questo per me era importante, perché volevo che il testo restasse suo, non mio. Che i capitoli siano introdotti da miei brevi testi – sono una spiegazione per i lettori e le lettrici poco avvezzi ai saggi teologici – può tranquillamente essere ignorato. Si può anche non leggerli; il libro può essere dato in mano a una persona del tutto digiuna dal punto di vista religioso, dicendole: “Questo è il cristianesimo”.
L’opera è stata scritta da un teologo – Joseph Ratzinger – che non voleva comunicare la propria opinione personale, bensì la fede della Chiesa. Un professore, divenuto poi arcivescovo di Monaco e Frisinga e nominato da Giovanni Paolo II prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, anche in virtù di questo suo scritto.
D: Lei ritiene dunque che questa sia l’opera più importante di Ratzinger?
ML: Nemmeno Ratzinger lo direbbe. Ha affermato – intervistato da Markus Lanz – che la trilogia su Gesù era in un certo senso la sua eredità. Ma il fatto che mi abbia consentito di rielaborare l’Introduzione mi dimostra che deve aver giudicato il libro ancora attuale, anzi addirittura moderno. Non cita affatto teologi medioevali; cita invece Einstein, Nietzsche, Heidegger, oltre a filosofi contemporanei e ai padri della Chiesa. E Agostino, ovviamente, ma anche teologi contestati dalla Congregazione per la dottrina della fede. Ciò significa che si tratta di una teologia davvero moderna, scritta da un giovane studioso, capace di dar voce anche ai propri dubbi di fede. È impressionante. […] Il libro mostra cosa sia effettivamente il cristianesimo, nella sua essenza.
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