23/12/2008
125. Tranquillità interiore di Peter Eicher (della Facoltà teologica di Padernborn, Germania)
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Pubblichiamo, in occasione delle feste natalizie, questo testo meditativo di spiritualità di Peter Eicher, uno dei più noti teologi di lingua tedesca, che recentemente ha diretto la grande opera in quattro volumi I concetti fondamentali della teologia”“ (in traduzione italiana nella “Biblioteca di teologia contemporanea”). Un’opera da farsi come regalo per la propria biblioteca.


La fiducia che Gesù ha insegnato incomincia con l’attenta percezione della paura. «Prenditi sul serio e dove ti trovi, lì lascia che tu sia te stesso » (Meister Eckhart).

«Non ce la faccio». La signora, superati da poco i cinquanta, era disperata. Già presto aveva rinunciato alla sua professione per la famiglia e ora doveva occuparsi soltanto dei due figli più giovani. Non riceveva più regolarmente il pagamento degli alimenti e alla sua professione non poteva più tornare. Aveva l’acqua alla gola.

«Ce la devo fare». Oggi anche molti giovani hanno l’acqua alla gola. L’urgenza di procurarsi, possibilmente in fretta, i mezzi di consumo e per l’assicurazione contro i rischi, fa diventare la generazione giovane sempre più nervosa. La rivolta, sotto la forte pressione delle condizioni esterne, si è ripiegata verso l’interno e porta molto spesso ad una elevata misura di autosfruttamento.


Svegliare Dio

«Se non ce la facciamo, tutto perde il suo senso». Anche nella chiesa montano le acque. Molti credono che la barca della chiesa affondi lentamente, ma sicuramente. Mai – questa è l’accusa – raggiungeremo l’altra riva dell’autentico ecumenismo e del pieno riconoscimento delle altre religioni. Mai si arriverà alla giusta compartecipazione dei laici, soprattutto delle donne, ai ministeri della chiesa. Alcuni gridano a Dio, altri protestano con il silenzio, molti abbandonano la barca senza dare, per quanto possibile, nell’occhio. Non si può, in fin dei conti, svegliare Dio stesso?

Molte religioni africane partono dal fatto che la divinità suprema dorma beatamente e incurante del mondo. Nel culto afro-brasiliano del Candomblé Olurum sonnecchia. Perciò gli spiriti della natura vengono svegliati con i tamburi. Nei 40 anni in cui agli schiavi era proibito l’esercizio della loro religione tribale i tamburi chiamarono in aiuto anche i santi cristiani come mediatori. Il rumore dei tamburi porta i corpi sempre fino all’esaurimento, nella condizione di dare espressione a tutta la miseria e di venire toccati dall’aiuto dei mediatori di Dio.

Secondo tutti i vangeli i discepoli erano spaventati per il fatto che il loro maestro dormisse tranquillamente durante la tempesta sul lago. Essi svegliarono il loro ‘Signore’ per avere ‘salvezza’ (Lc 8, 23-27). Difficilmente qualcosa è più singolare della risposta di Gesù: «Dov’è la vostra fiducia?». Il grido dei discepoli non era forse espressione della loro fede? Il loro grido era certo la dimostrazione esistenziale della loro fiducia incondizionata nel Signore! Il profeta di Galilea, l’uomo capace di guarire, ha compreso quel grido rivolto a chi poteva aiutare e all’intervento di Dio come un’espressione della paura. Egli ha preso quella paura sul serio. «Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia». I vangeli hanno legato l’immagine, nota in tutte le culture, della traversata pericolosa con una esperienza particolare: l’abc della fiducia, che Gesù ha annunciato e praticato, incominciò con l’attenta percezione della paura. Nella crisi – questa è l’esperienza che segna il cristianesimo – chi soffre ha bisogno del prossimo che gli trasmetta tranquillità e lo tragga fuori dai flutti delle pretese eccessive.


Aiuto vero

Il vero aiuto non sta nel fatto che un tuo simile, la società o Dio stesso agisca al posto di te che ti trovi in stato di bisogno. L’aiuto consiste nel ridare a chi è disperato la stima di sé. È questo che alle orecchie delle persone religiose suona tanto estraneo: per trovare salvezza nella tempesta Gesù ha confidato non in Dio, ma nei suoi discepoli. Dal punto di vista psicologico ciò significa che egli ha riconosciuto Dio nel Sé di ogni persona. Dal punto di vista religioso significa che il salvatore vive nel profondo del Sé. Con un po’ di ironia si potrebbe dire: Dio ‘dorme’ nell’essere umano. Solo se l’uomo stesso si ‘sveglia’, Dio opera. Perciò, nella tempesta Gesù è rimasto rilassato.

Dio nasce nel silenzio, secondo Meister Eckhart. Nello spazio di questa tranquillità interiore si acquieta la paura e cresce la forza di rialzarsi in piedi e di cambiare le situazioni. Non si può leggere la grande immagine della tempesta in modo da stemperarla: nel più intimo di noi stessi non siamo soli. Nella crisi, anche se raduniamo a suon di tamburo tutte le potenze esteriori, la traversata riesce solo quando avvertiamo e lasciamo agire in noi stessi la tranquillità divina. Essa è più forte della natura. È la forza che viene da noi stessi. Su questa tranquillità di Dio in noi stessi si può fare affidamento.




© 2008 by Christ in der Gegenwart (Herder, Freiburg i. Br.)
© 2008 by Teologi@Internet
Traduzione dal tedesco di Gianni Francesconi
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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