29/04/2004
31. Tesi sul cristianesimo in una Europa multireligiosa di Thomas Bremer (Münster)
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1. L’Europa è il continente che è caratterizzato dalla presenza di una grande multiformità etnica, religiosa, linguistica, politica e culturale in uno spazio relativamente ristretto, cosicché su di essa esiste anche in linea di principio una tradizione del pluralismo religioso.
La multiformità sotto ogni aspetto è addirittura un distintivo del continente europeo. Ciò ha provocato numerosi conflitti e tensioni, ma ha anche insegnato ad essere tolleranti, benché nel corso di un lungo e spesso doloroso processo. A indurre a comportarsi così sono state spesso necessità pratiche o politiche; il risultato è però lo sviluppo di società diverse, che riescono a vivere pacificamente le une accanto alle altre e a collaborare fra di loro.

2. Le chiese cristiane e le loro teologie hanno sì avuto bisogno di molto tempo per arrivare a percepire la presenza di altre religioni in Europa in maniera diversa da una minaccia, ma comunque hanno contribuito allo sviluppo della tolleranza.
Data la pretesa del cristianesimo di essere l’unica vera religione, le altre religioni sono state tradizionalmente considerate come non-religioni, come convinzioni sbagliate. Solo molto tardi è nata nel cristianesimo una coscienza del valore di queste religioni. Dal confronto e dalla coscienza missionaria poté così scaturire il dialogo. In questo modo le chiese hanno contribuito a far sì che si potesse arrivare a un incontro con altre religioni. La funesta storia che precedette questi contatti non va però sottaciuta.

3. Questa presenza non rappresenta soltanto una sfida, bensì anche una opportunità per il cristianesimo. Esso può mostrare per nuove vie come tradurre in atto il proprio impulso missionario.
La storia della missione del cristianesimo ha dimostrato che, attraverso lo studio di altre religioni, si è arrivati a capirle meglio, con la conseguenza che poterono, per esempio, svilupparsi delle teologie contestuali. Si prese coscienza che anche le chiese cristiane dei paesi di origine avevano bisogno dei missionari della missione. Grazie alla presenza delle altre religioni in Europa questi impulsi provenienti dalla teologia della missione possono essere resi fecondi anche per l’Europa.

4. Le questioni sollevate dalla teologia delle religioni hanno bisogno di una risposta ponderata, affinché l’atteggiamento del cristianesimo in Europa verso le altre religioni possa essere consolidato.
La relazione delle chiese cristiane con le altre religioni dipende dal modo in cui le chiese valutano tali religioni. La domanda critica che è stata posta dalla teologia delle religioni – e che attende ancora una risposta definitiva – deve trovare una risposta, affinché si possa prendere una posizione verso le altre religioni. E in merito la presenza delle altre religioni influenza già anche la via che conduce a tale risposta.

5. Il cristianesimo europeo cambierà notevolmente il proprio carattere in seguito alla presenza di altre religioni in Europa.
C’è da aspettarsi che, a medio e a lungo termine, i rapporti numerici tra le religioni cambieranno in Europa. Ad ogni modo, anche astraendo dai dati statistici, l’incontro con altre religioni provocherà un cambiamento notevole delle chiese cristiane. Elementi tradizionali dovranno cedere il posto a nuove forme.

6. Il cristianesimo ha però così anche la possibilità irripetibile di rendere testimonianza, nell’incontro con altre religioni, ai propri principi.
Grazie al contatto con le altre religioni in Europa le chiese cristiane hanno forse per la prima volta la possibilità di vivere su larga scala la loro dottrina al cospetto delle altre religioni e di evitare così gli errori che sono stati storicamente spesso commessi nelle missioni. Le chiese possono così testimoniare in maniera autentica quel che per esse sta al centro.

7. L’eventuale non osservanza di questi principi da parte di altre religioni non può e non deve essere un motivo per scansarle.
I principi dell’esistenza cristiana in una moderna società – come per esempio la libertà, la pariteticità, il rispetto dei diritti dell’uomo – valgono anche nell’incontro con l’altro. Non è lecito relativizzarli neppure nei confronti di colui che da parte sua non li riconosce. Proprio quando li si contesta, essi devono dimostrare di essere validi.


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da Concilium. Rivista internazionale di teologia n. 2 (2004):
Ri-pensare l'Europa, a cura di A. Melloni e J.M. Soskice
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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