09/05/2005
49. Teologia dalla periferia Il forum mondiale su Teologia e Liberazione di Porto Alegre 2005 di Rosino Gibellini
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Pubblichiamo un commento a Porto Alegre 2005 apparso sulla rivista “Il Regno-Attualità” (Bologna) 15 marzo 2005 con il titolo \Liberazione, contesto e mondialità".


In concomitanza con il quinto Forum Sociale Mondiale (World Social Forum V, 23-30 gennaio 2005) si è tenuto dal 21 al 25 gennaio 2005 nella città brasiliana di Porto Alegre, sull’accogliente campus della Pontificia Università Cattolica di Rio Grande do Sul, il primo Forum Mondiale su Teologia e Liberazione (World Forum on Theology and Liberation), che ha chiamato a raccolta circa duecento teologi e teologhe dai cinque continenti. Nelle precedenti edizioni del Forum Sociale Mondiale era vasta la presenza di teologi/teologhe e di operatori/operatrici in diversi organismi cattolici e cristiani: da qui è nata l’idea di raccogliere queste forze in un Forum Teologico da far precedere al Forum Sociale, il cui motto dal 2002 è “Un altro mondo è possibile”, per esaminare come teologia e religione possano aiutare a delineare questa utopia e a trovare le vie alternative ad una globalizzazione liberista ed escludente. Molti, poi, dei teologi/teologhe presenti al Forum Mondiale su Teologia e Liberazione si sono inseriti nei numerosi incontri e tavole rotonde del Forum Sociale negli spazi destinati alla tematica «Etica, cosmovisioni e spiritualità». Si può dire che si è trattato di un nuovo inizio di percorso delle teologie che si muovono nell’orizzonte della teologia della liberazione. Si è concluso un ciclo – come ha ricordato Sergio Torres – che ha portato da Detroit (1975) a Porto Alegre (2005), e con Porto Alegre (2005) si inizia un nuovo percorso. Ripercorriamo le tappe.
Alla conferenza “Theology in the Americas” del 1975 a Detroit (USA) si realizzò il primo confronto tra teologia latino-americana della liberazione, teologia nera e teologia femminista – realtà teologiche che nascono negli anni 1968-1975 – e si incominciò per la prima volta a parlare al plurale di «teologie della liberazione». Nel 1976 nasce la Associazione Ecumenica dei teologi del Terzo Mondo (EATWOT/ASETT), che tiene il suo primo congresso a Dar-es-Salaam (Tanzania) sul tema “Il vangelo emergente” (The Emergent Gospel), e che si è concluso con il Manifesto di Dar-es-Salaam, da considerare come l’atto ufficiale di nascita della «teologia del Terzo Mondo».
Dopo il congresso di fondazione di Dar-es-Salaam l’EATWOT ha realizzato una serie di altri tre congressi nei tre continenti del Terzo Mondo. Il congresso di Accra (Ghana) nel 1977 sul tema “Teologia africana in cammino” (African Theology en Route) ha registrato la nascita della EAAT (Ecumenical Association of African Theologians), che agisce da organo coordinatore dei teologi africani e da organo promotore della teologia africana. Il congresso di Wennappuwa (Colombo, Sri Lanka) nel 1979 sul tema “La lotta dell’Asia per pienezza di umanità” (Asia’s Struggle for Full Humanity) ha fatto una prima ricognizione della variegata riflessione in Asia, e il teologo cingalese Aloysius Pieris ha introdotto un’importante distinzione, che si è imposta nella storiografia, e cioè: la teologia cristiana in Asia è caratterizzata da due poli: a) il polo della terzo-mondialità (third-worldness), che è il contesto socio-economico di povertà comune alla teologia del Terzo Mondo; b) il polo della asiaticità, e cioè il contesto specificamente asiatico delle culture e delle religioni, che appella ad una teologia della inculturazione e ad una nuova teologia delle religioni. Il congresso di São Paulo in Brasile del 1980 ha riflettuto sulla categoria centrale emersa nella conferenza episcopale di Puebla (1979) della “opzione preferenziale per i poveri”.
Il cammino percorso dall’EATWOT ha avuto una sua prima conclusione nel quinto congresso di New Delhi (India) del 1981 sul tema “L’irruzione del Terzo Mondo, sfida alla teolgia”, che ha fatto un primo bilancio dell’intenso lavoro di incontri e discussioni a livello tricontinentale. Successivamente il congresso dell’EATWOT di Oaxtepec (Messico) nel 1986, celebrato a 10 anni dal primo congresso di Dar-es-Salaam, ha messo a tema “Convergenze, divergenze e fecondo interscambio fra le teologie del Terzo Mondo”. Qui sono state individuate convergenze, ma insieme differenze, in quanto il diverso contesto (context) influisce sul contenuto (content). Si introduceva così la parola “contestuale”, per indicare le “teologie contestuali”, fortemente caratterizzate dal contesto. Le teologie contestuali sono una delle più vistose realtà teologiche, ecclesiali e culturali, che si sono sviluppate soprattutto negli ultimi decenni, di cui il Dizionario delle teologie del Terzo Mondo (2000; ed. it. 2004), a cura di Virginia Fabella e di Rasiah Sugirtharajah, rappresenta la prima panoramica ricognizione. Il cammino è stato dalla teologia della liberazione a una pluralità di teologie contestuali, che nel Forum di Porto Alegre hanno trovato un primo “locus theologicus” di incontro, confronto, dialogo, destinato a ulteriori sviluppi. La pluralità dei contesti condiziona i contenuti, e pone il problema, trattato dal teologo nordamericano Robert Schreiter in The New Catholicity (1997), di coniugare le dimensioni contestuali con le dimensioni universalizzabili, aprendo il contesto, oltre i propri confini, ad una universalità, che non sia totalizzante, ma regga le differenze.
Se il Forum Sociale Mondiale rappresenta una mobilitazione per una cittadinanza planetaria, nella convinzione che facciamo parte di una stessa e comune umanità, il Forum Teologico Mondiale si interroga sul contenuto che il cristianesimo e la religione possono esprimere e dare; se il Forum Sociale Mondiale è un invito radicale a trasformarci per diventare cittadini del mondo, senza perdere i nostri punti di riferimento, il Forum Teologico Mondiale intende contribuire a pensare le azioni trasformatrici, facendo leva sul patrimonio etico del cristianesimo e delle altre religioni. Il motto di Porto Alegre “Un altro mondo è possibile” è collegabile con l’espressione dell’umanesimo planetario di Edgar Morin “L’improbabile è possibile”. Il teologo francese Claude Geffré nel suo intervento ha ricordato che il contributo del cristianesimo sta nella sua capacità intima di correlare il cristianesimo come religione con l’umano autentico. È questo uno dei tratti significativi della teologia del XX secolo, come ho ricordato e ricostruito nel mio intervento.
La settimana di Porto Alegre si è articolata su tre tematiche: Dio per un nuovo mondo possibile; Religione per un nuovo mondo possibile; Teologia per un nuovo mondo possibile: temi anticipati dalla rivista internazionale di teologia Concilium nel fascicolo 5/2004, dal titolo Un altro mondo è possibile, edito da Luiz Carlos Susin, Jon Sobrino, Felix Wilfred. Indichiamo solo alcuni spunti di riflessione delle giornate di Porto Alegre.
La teologa africana Musimbi Kanyoro, operante a Ginevra al Consiglio mondiale delle chiese, ha ricordato l’affermazione di Barth: «Unire le mani in preghiera è l’inizio di una rivolta contro il disordine del mondo», e ha prospettato la chiesa come «una comunità di fede e di lotta, che lavora per anticipare la nuova creazione e accompagna chi è ai margini della chiesa e della società», ma ha anche ammonito: «È tempo di smettere di preoccuparsi della povertà, e di cominciare a preoccuparsi della ricchezza e del danno che sta apportando al nostro mondo». Il teologo indiano Felix Wilfred ha prospettato una teologia «alla ricerca della fionda di Davide», che intercetta le risorse locali, disseminate e disponibili, di speranza, per far fronte a «tutto il dis-umano nell’attuale ordine dominante nel mondo»; mentre il teologo indiano Michael Amaladoss ha sviluppato le linee di una teologia delle religioni, che riconosca la normatività dell’evento del Cristo e insieme l’azione universale dello Spirito. Leonardo Boff ha focalizzato il suo intervento sulla dimensione ecologica della teologia, come dilatazione della teologia della liberazione, enunciando la tesi: «Il grido dei poveri si è fatto anche il grido della terra»; mentre Enrique Dussel ha insistito sulla distinzione tra democrazia politica e democrazia sociale. Il teologo brasiliano, di origine coreana, Jung Mo Sung, autore di Teologia e economia (1994) ha illustrato le linee di uno stile di vita, che sia sostenibile economicamente, socialmente e ecologicamente, dove la sostenibilità è la coscienza dei propri limiti e dell’esistenza degli altri. La teologa coreana Chung Hyun Kyung, di cui ancora si ricorda il provocante intervento all’apertura dell’assemblea del Consiglio mondiale delle chiese di Canberra (Australia) nel 1991, e autrice di un’opera sulla teologia asiatica delle donne, Struggle to be the Sun Again (1990), ha individuato, con la capacità di inspirazione che la anima, e perseguendo la sua linea di pensiero sin-cretico (da intendere come arricchimento di identità), i luoghi dove si elabora e si costruisce un nuovo mondo possibile: il movimento mondiale femminista che elimina i dualismi, i movimenti mondiali ecologici che si pongono il compito della sopravvivenza della famiglia umana, i movimenti buddhisti impegnati a liberare dalla sofferenza, gli spazi dell’attività artistica, e i movimenti che lottano per la pace e la giustizia.
Presenti altri teologi e teologhe: Mercy Amba Oduyoye (Ghana), K.C. Abraham (India), Tissa Balasuryia (Sri Lanka), Rose Wu (Hong Kong), Elsa Tamez (Costa Rica), José Comblin, Frei Betto, Oscar Beozzo e Marcio Fabri dos Anjos (Brasile), José Tamayo (Spagna), Ulrich Duchrow e Raul Fornet-Betancourt (Germania), Diego Irarrazaval (Cile) attuale presidente dell’EATWOT, Dwight Hopkins (USA) che rappresenta la nuova generazione della black theology, e Luiz Carlos Susin segretario generale del Forum Mondiale Teologia e Liberazione, i quali hanno animato dibattiti e incontri.
La settimana di Porto Alegre, la città sulle rive del fiume Guaíba diventata in pochi anni una città dalle dimensioni internazionali, ha dato così espressione a tante voci cristiane della grande periferia – ormai maggioranza – della chiesa cristiana, che intendono risituare il patrimonio di riflessioni e di pratiche della teologia della liberazione nei nuovi contesti della mondializzazione, al servizio di una società – come ha ricordato nel suo messaggio al Forum Teologico il cardinale brasiliano Aloísio Lorscheider – «giusta, fraterna, solidale».


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