Presentiamo di seguito l'articolo della prof.ssa Ursula King, docente emerito dell'Università di Bristol e autrice, tra le varie pubblicazioni, di una biografia di Pierre Teilhard de Chardin: Spirit of Fire. The Life and Vision of Pierre Teilhard de Chardin
(Maryknoll/NY 1996, 2015²). Il presente saggio è tratto dal n. 5/2017 della rivista internazionale di teologia Concilium. Il fascicolo, di prossima pubblicazione, tratterà di «Letteratura, poesia e teologia».
Il gesuita francese
Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) fu un illustre geologo e paleontologo, noto per i suoi scavi in Cina e la scoperta dei fossili dell’Uomo di Pechino. In seguito alla pubblicazione postuma, i suoi numerosi saggi religioso-filosofici riscossero un’enorme attenzione a livello internazionale. Dal momento che la pubblicazione si è protratta nell’arco di vent’anni senza seguire l’ordine cronologico dei saggi, non è compito facile ripercorrere nei suoi scritti lo sviluppo di Teilhard come fervente pensatore dell’evoluzione cosmica e come mistico.
Ciò vale in particolare per i suoi primi saggi, quelli scritti tra il 1916 e il 1919, durante la Grande Guerra, quando Teilhard fu impiegato come barelliere sul fronte occidentale. Egli apparteneva ad un reggimento francese nordafricano impegnato in tutte le grandi battaglie dell’esercito francese. Fu allora che egli cominciò a scrivere, ma tali saggi iniziali furono pubblicati solo nel 1965 e tradotti [in italiano] come La vita cosmica. Scritti del tempo di guerra (Milano 1971) pochi anni dopo. Ancora oggi sono poco conosciuti.
Pur non trattandosi di poesia in senso formale, i saggi possiedono grande qualità poetica e bellezza lirica, soprattutto nell’originale francese. Trasmettono un profondo amore della vita, della terra e di Dio, e soprattutto una visione universale onnicomprensiva centrata sul Cristo cosmico. Ciò aveva lentamente cominciato ad emergere negli anni precedenti, ma in quel momento trovava la sua piena espressione in una serie di potenti scritti lirici, lasciati come “testamento” nel caso in cui fosse morto in guerra. Nonostante fosse difficile scrivere al fronte, in pieno conflitto, Teilhard avvertiva l’urgenza di comunicare ad altri quanto sentiva e credeva così ardentemente.
L’eco del seducente fascino della bellezza della natura risuona in ciascuno di quegli scritti di guerra – un appello in gran parte basato sulla sua memoria e immaginazione creativa, poiché vi era poca bellezza da trovare nelle trincee della Prima guerra mondiale. La qualità lirica di quegli scritti pone le opere di Teilhard «a pari merito con la più fine poesia religiosa al mondo» (Claude Cuénot). Molti passaggi sono preludi ad opere più tardive di Teilhard, lavori decisamente più famosi come
La messa sul mondo e
L’ambiente divino.
In ragione della grande importanza di questi testi poco noti, ho scelto di presentare il primo saggio, La vita cosmica, facendolo seguire da estratti della sua preghiera finale rivolta al Cristo cosmico.
Vita cosmica (Dunkerque, settimana di Pasqua, 24 aprile 1916), un saggio di oltre 60 pagine, è preceduto dal motto «Alla Terra Mater. E soprattutto, per suo tramite, al Cristo Gesù». È nella madre Terra e attraverso di essa, per il tramite dell’esistenza della natura e del mondo, che la vita divina incarnata viene incontrata e sentita nella sua dimensione totale. Ecco perché questo saggio si apre con l’affermazione «C’è una comunione con Dio, una comunione con la Terra e una comunione con Dio mediante la Terra». Ciò riassume le quattro sezioni principali del saggio: I. Il risveglio cosmico; II. La comunione con la Terra; III. La comunione con Dio; IV. La comunione con Dio mediante la Terra.
Vita cosmica descrive la rinnovata consapevolezza di Teilhard riguardo al cosmo, la visione che egli ha della sua unità, in un primo momento avvertita come una «tentazione della materia», ma ora intesa come una «comunione con la Terra». Tale comunione, così importante e necessaria, era d’altro canto una tappa che doveva crescere in una più piena «comunione con Dio mediante la Terra». Ciò si deve a due importanti considerazioni: il Cristo cosmico e la santità dell’evoluzione – due intuizioni che Teilhard ebbe per la prima volta nel 1911, quando ancora studiava teologia. Ricordava la sua precedente iniziazione al cosmo come una tentazione iniziale, una crisi che la sua fede e il suo incontro di trasformazione con l’evoluzione lo aiutarono a superare. Il trambusto della guerra chiarì ulteriormente la sua visione interiore e gli fece vedere sotto una nuova luce che la materia era carica di vita e di spirito.
Anche durante la guerra Teilhard poté affermare la sua profonda convinzione che «la vita non ci fa sbagliare mai, né la strada né il Termine» e poté proclamare che «il vero appello del Cosmo è un invito a partecipare coscientemente alla grande opera che si svolge in esso» – una visione, questa, ripresa molti anni dopo in The Great Work. Our Way into the Future [La grande opera. La nostra via nel futuro] di Thomas Berry (1914-2009).
Teilhard scoprì nell’evolutivo processo di vita il ritmo e il respiro dello spirito, i lineamenti del volto e delle mani di Dio, il prender forma di ciò che lui chiamava «il Cristo cosmico». Si riportano di seguito alcuni passaggi della preghiera finale del suo saggio.
Preghiera al Cristo cosmico
O Cristo Gesù, tu porti davvero nella tua benignità e nella tua
umanità tutta l’implacabile grandezza del mondo […].
Ti amo, o Gesù, per la moltitudine che in te trova riparo e che
sentiamo, con tutti gli altri esseri, bisbigliare, pregare, piangere,
quanto più da vicino ci stringiamo a te […].
Centro in cui tutto s’incontra, che si estende su tutte le cose per
ricondurle a sé, ti amo per i prolungamenti del tuo corpo e della
tua anima attraverso tutto il creato mediante la grazia, la vita, la
materia.
O Gesù, dolce come un cuore [umano], ardente come una forza
[della natura], intimo come la vita stessa, Gesù in cui posso dissolvermi
e con il quale devo trionfare e liberarmi, io ti amo come
un mondo, come il mondo che mi ha sedotto; e sei tu – lo vedo ora
– colui che gli uomini, miei fratelli, anche coloro che non hanno la
fede, intuiscono e cercano nella magia dell’immenso cosmo […].
Vivere della vita cosmica significa vivere dominati dalla consapevolezza
di essere un atomo del corpo del Cristo mistico e cosmico.
Per colui che vive così non contano nulla le molte preoccupazioni
che sommergono gli altri. Vive a maggior distanza, e il suo cuore
non cessa di ampliarsi.
Questo è il mio testamento d’intellettuale.
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