L’1 ottobre 1949 è la data ormai storica della dichiarazione della Repubblica Popolare Cinese. Celebrazioni in corso in Cina per il 60° anniversario della nascita della nuova Cina. La Cina figura anche come invitata alla Fiera internazionale del libro di Francoforte (ottobre 2009). Per questa occasione l’editrice Queriniana presenta a Francoforte il fascicolo di “Concilium” Cina e Cristianesimo, e il volume in collaborazione (pubblicato nella collana “Giornale di teologia”) ,
Teologia in Asia. Da questo volume, in occasione del mese della Cina, pubblichiamo l’articolo del teologo cinese Lo che offre una interessante documentazione completa sugli studi sul cristianesimo (Studies of Christianity), che vanno progressivamente istituendosi nelle università e negli istituti di ricerca in Cina. Il teologo cinese Lo è studioso di Nuovo Testamento e Presidente della Chiesa metodista di Hong Kong. Il teologo cinese Lo è studioso di Nuovo Testamento e Presidente della Chiesa metodista di Hong. Ha edito recentemente in lingua cinese il “Dizionario biblico e teologico del cristianesimo”. Gli studi cristiani in Cina si sono sviluppati rapidamente negli ultimi 25 anni. Questo sviluppo è una conseguenza della fine della Rivoluzione culturale (1966-1976) che fu una tragedia mai successa in qualsiasi periodo della lunga storia della Cina. L’intero paese visse il tumulto di quegli anni e sia la gente comune sia gli intellettuali soffrirono per la perdita di libertà di espressione, di pensiero e di associazione. Quasi tutti i diritti umani fondamentali furono messi in gioco. La chiesa, senza eccezioni, sperimentò un danno e una censura seri nella Cina continentale. Tutte le chiese cinesi furono costrette a chiudere; ministri ordinati, preti e quanti lavoravano nelle strutture ecclesiastiche dovettero andarsene. I seminari furono chiusi; a insegnanti e studenti fu intimato di lasciare il loro posto. In breve, le attività cristiane – senza citare gli studi cristiani – in questo periodo giunsero a un arresto.
Fu solo nel 1980, quando Deng Xiaoping ritornò al potere e adottò politiche più liberali, che alle chiese fu concesso di riaprire e i seminari iniziarono a riammettere gli studenti. In queste circostanze i cristiani in Cina si resero conto che le cose più urgenti che dovevano essere fatte erano a livello pratico: gli edifici ecclesiastici dovevano tornare all’uso normale, dovevano essere riprese le attività ecclesiali regolari, i ministri ordinati, i preti, i professori di seminario e i volontari dovevano tornare a servire le chiese e a preparare i seminaristi. Alla luce di questi fatti è stato difficile per la chiesa sviluppare dei seri studi cristiani nella Cina continentale.
Ciò nondimeno a partire dal 1990, quando i fedeli erano impegnati con la restaurazione delle strutture e delle attività ecclesiastiche, gli intellettuali cinesi, che per la più gran parte non sono cristiani, hanno sviluppato un forte interesse nello studio del cristianesimo. La fede cristiana è vista come la forza guida dietro la cultura occidentale apprezzata come cultura scientifica e tecnologica moderna che i cinesi desiderano seguire. Tra i giovani cinesi l’interesse per le religioni è popolarmente detto “febbre delle religioni”, cioè un movimento della gioventù cinese che cerca il significato della vita dopo la Rivoluzione culturale. Inoltre, un numero significativo di studiosi laici che sono professori in varie università, compresi i più importanti, partecipano attivamente a diversi studi cristiani. Non sono solo dei simpatizzanti del cristianesimo ma sono anche impegnati negli studi cristiani. Furono chiamati negli anni Ottanta del secolo scorso “cristiani culturali” dal vescovo K.H. Ting. Tuttavia il termine provocò immediatamente differenti reazioni e da allora gli studiosi in Cina sono molto sensibili e cauti nell’usarlo. Fu proposta una nuova definizione – “studiosi della Cina continentale che si dedicano al cristianesimo” – per differenziare e così distanziare costoro dal nome di “cristiani” che è un’identità tuttora delicata nella società cinese, specialmente fra la classe alta. Nel presente articolo vorremmo dare delle informazioni e un’analisi delle origine storiche, della condizione presente – particolarmente tra gli studiosi appena ricordati, e del futuro degli studi cristiani in Cina.
I. Lo sfondo storico Come già detto lo sviluppo del cristianesimo in Cina era stato interrotto drasticamente durante la Rivoluzione culturale (1966-1976). Ciò rappresenta la politica religiosa degli estremisti del Partito comunista cinese. Quando i comunisti assunsero il controllo della Cina nel 1949, adottarono una politica religiosa più sfumata. Le attività cristiane erano state molto influenzate dalla condizione politica ma non era stato messo loro un fine. Tutti i missionari e le organizzazioni missionarie straniere furono espulsi intorno al 1950; tredici istituti e università cristiani costruiti all’inizio del XX secolo furono chiusi, sciolti e incorporati per diventare differenti parti delle università governative dopo il 1950.
Il Movimento cristiano patriottico delle Tre autonomie (
Three-self) [auto-amministrazione, auto-mantenimento e auto-diffusione] venne iniziato nel 1951 con il supporto del governo per aiutare le chiese a tagliare i loro rapporti con l’Occidente, cioè con le loro denominazioni e con gli istituti missionari, e a fare spazio a quelle persone che volevano dare la loro fedeltà al nuovo governo comunista che si assumeva la guida delle chiese cinesi. La conseguenza fu che le chiese e le loro guide biasimarono il legame con le loro confessioni e con le missioni per istituire una chiesa cinese unita, senza affiliazioni confessionali, formatasi alla fine del 1958. I seminari e le scuole bibliche con diverse tradizioni confessionali, che erano molto influenzati e più o meno controllati e sostenuti finanziariamente da diverse associazioni missionarie occidentali, furono anch’essi messi sotto pressione affinché istituissero dei seminari uniti. Il caso più famoso fu la fusione della scuola di religione dell’università di Yenching a Pechino con il seminario Jinling a Nanchino che diede vita al seminario unificato di Jinling a Nanchino. In realtà, la situazione degli studi cristiani in Cina era stata soffocata e ridotta a un livello minimo dopo che i comunisti presero il comando nel 1949. Il caso più rappresentativo fu quello del famoso teologo cinese T.C. Chao che, sebbene avesse mostrato il suo sostegno al regime comunista, non produsse alcun libro o articolo accademico serio dopo il 1949 e fino alla sua morte nel 1979. Dopo T.C. Chao non ci sono ancora studiosi cristiani cinesi che possano raggiungere il suo livello di influenza accademica e di riconoscimento pubblico.
In effetti la Cina è una delle terre asiatiche che furono raggiunte molto presto dai missionari cristiani e di questo dovrebbero esistere ricche risorse per gli studi cristiani in Cina.
La primissima prova sicura è una stele di sasso eretta nel 781 d.C. che fu dissotterrata nel 1625 vicino alla città di Xi’an (chiamata Ch’ang-an nella Cina antica e capitale di parecchie dinastie compresi i T’ang). Secondo l’iscrizione della stele, Alopen, un monaco nestoriano della Siria, fu il primo missionario cristiano giunto in Cina nel 635 d.C. durante la dinastia T’ang. Secondo l’iscrizione, Alopen fu ricevuto con onore dall’imperatore T’ai Tsung. Nella biblioteca imperiale furono fatte traduzioni dei “libri sacri” della nuova fede, l’imperatore stesso studiò la religione e diede disposizioni per la sua propagazione. La stele indica che la fede cristiana aveva il favore del successivo imperatore, Kao Tsung (650-681), e che in tutta la regione si erano edificati monasteri nelle città.
Da questa iscrizione e da altri testi nestoriani deduciamo che il cristianesimo nestoriano assunse il linguaggio del buddhismo per esprimere la sua fede. Questo probabilmente è il primissimo sforzo di indigenizzazione del cristianesimo in Cina e può anche significare il primo esito degli studi cristiani sulla cultura cinese da parte dei monaci nestoriani. I resti nestoriani diventano materiali preziosi per gli studiosi moderni che desiderano comprendere il cristianesimo cinese degli inizi.
È quasi ovvio che il cristianesimo fosse considerato dalle autorità cinesi come una setta simile al buddhismo. Questa identificazione senza dubbio facilitò l’ingresso del cristianesimo in Cina durante il primo periodo. Tuttavia il cristianesimo fu anche perseguitato (insieme al buddhismo) nel decennio attorno all’840 d.C. dall’imperatore Wu Tsung aiutato da molti tra gli studiosi confuciani più importanti. I primi cristiani in Cina erano alla ricerca di un’identità che poteva essere compresa e accettata dai cinesi. L’imperatore presiedeva un risveglio nazionalistico di ideologie religiose contro il buddhismo, visto come un’influente religione straniera. Fu emesso un decreto imperiale che ordinava di ridurre il numero totale dei monasteri in Cina. Più di 250.000 monaci e monache buddhisti cinesi, assieme a più di 3.000 monaci e sacerdoti cristiani e zoroastriani, furono costretti a tornare alla vita secolare e ad abbandonare la propria vocazione. In questo modo, il primo ingresso del cristianesimo in Cina è considerato un fallimento. Secondo un cronista arabo che riferisce di aver avuto una conversazione con un monaco cristiano a Baghdad nel 987, il monaco riferì di non aver potuto trovare nemmeno un cristiano in Cina.
Il più famoso e importante sviluppo degli studi cristiani in Cina ebbe luogo tra il XVI e il XVII secolo. Dopo l’arrivo del ben noto missionario italiano gesuita, Matteo Ricci (1552-1610), i Gesuiti entrarono in dialogo con gli studiosi confuciani. Essi pubblicarono un certo numero di libri per discutere il rapporto tra il cristianesimo e la cultura cinese. La Bibbia fu tradotta in cinese. Lo sviluppo occidentale scientifico e tecnologico, l’astronomia e la matematica furono presentati agli intellettuali cinesi e molti padri gesuiti furono invitati a servire alla corte reale; essi infatti erano molto rispettati come studiosi. Parve spuntare un’età d’oro per impiantare il cristianesimo sul suolo cinese. Tuttavia la ben nota “controversia sui riti” (1615-1742), che si incentrò sul fatto se ai cristiani cinesi convertiti fosse permesso continuare la pratica del culto ancestrale, la quale era così fondamentale a tutto il sistema della famiglia e del
clan, come pure la venerazione di Confucio nel tempio dedicato al suo nome, a cui era devota ogni scuola in Cina, era stata presa in considerazione da otto papi e alla fine i riti furono rigettati. I missionari cattolici che seguivano l’istruzione del papa furono espulsi e venne emesso un editto imperale per bandire il cristianesimo. Una opportunità aurea per sviluppare gli studi cristiani in Cina fu persa e mai più ritornò. Il punto in questione era la tensione tra le identità cinese e cristiana: un cinese poteva essere nello stesso tempo un cristiano? Secondo gli studi di Matteo Ricci e dei suoi seguaci, essi riconoscevano che il culto ancestrale dei cinesi era più legato all’identità dei cinesi piuttosto che all’idolatria. Il punto è la relazione tra le culture cristiana e cinese e non tra religioni cristiana e cinese. Non venne data una risposta alla questione cruciale dell’adattabilità del vangelo cristiano a un popolo come quello cinese altamente colto.
Robert Morrison, il primo missionario protestante, arrivò sul continente cinese nel 1807 e diede vita al movimento missionario protestante permanente in Cina. I missionari protestanti dovettero affrontare la stessa questione del culto ancestrale come fecero i cattolici nel XVI e nel XVII secolo. Come abbiamo detto, il punto centrale è la crisi d’identità tra essere un cinese e un cristiano, il che è anche legato al rapporto tra fede cristiana e religioni e culture cinesi. In realtà questi argomenti continuano ad essere i punti salienti degli studi cristiani anche ora.
I momenti critici per il movimento missionario in Cina sono stati la guerra dell’oppio nel 1840 e la rivolta dei boxer nel 1900. In questi due eventi il governo della dinastia Qing dovette firmare i famosi trattati iniqui di Nanchino e di Pechino che permettevano agli stranieri di entrare nella Cina continentale e concedevano ai missionari di costruire chiese, scuole e ospedali in Cina. Allo stesso tempo gli intellettuali cinesi dovettero subire un profondo esame di coscienza per rispondere alle domande su cosa c’era di sbagliato nella cultura cinese e se bisognasse aprirsi alla cultura occidentale, compreso il cristianesimo. In queste circostanze, molti intellettuali studiarono il cristianesimo e i bambini furono inviati alle scuole dei missionari. Fu anche accettato dal governo Qing la politica di inviare i giovani a studiare negli Stati Uniti. Questi nuovi sviluppi aprirono la porta all’influenza del cristianesimo in Cina ed educarono molti intellettuali a diventare famosi studiosi cristiani, come Wu Leichuan, Wei Zuomin, Xu Baoqian, Liu Tingfang e Wang Zhixin, la maggior parte dei quali insegnò nei tredici istituti e università cristiane. Tuttavia la crescente influenza cristiana fece sorgere un movimento anti-cristiano (1922-1927) tra gli intellettuali cinesi quando la Federazione mondiale degli studenti cristiani tenne una conferenza a Pechino nell’aprile del 1922. Questo movimento fece sorgere dei dibattiti tra intellettuali cristiani e non cristiani su molti punti legati al cristianesimo e al nazionalismo, specialmente il significato e l’importanza del cristianesimo in Cina: perché un cinese dovrebbe diventare cristiano? in che cosa il cristianesimo potrebbe contribuire alla modernizzazione della Cina? quali sono i conflitti e le tensioni tra cristianesimo e cultura cinese? mentre i missionari cristiani erano venuti in Cina insieme alle invasioni imperialistiche occidentali, come potrebbe un cinese accettare una religione imperialistica occidentale? In breve, il vecchio argomento dell’identità del cristianesimo su suolo cinese è ancora centrale. Il cuore della questione è il senso di un “cristiano cinese” o di un “cristianesimo cinese”. Molti studi furono pubblicati su questi temi. I cristiani cinesi dovettero affrontare queste sfide e questa critica. A loro volta essi dovettero studiare e comprendere il cristianesimo da diverse prospettive. L’urgenza di una indigenizzazione del cristianesimo in Cina promosse la creazione di una denominazione indigenizzata, la Chiesa di Cristo in Cina, fondendo insieme nel 1927 correnti diverse del presbiterianesimo, dei congregazionalisti e delle chiese dei Fratelli uniti. Lo sforzo di fare una teologia indigenizzata fu l’argomento più importante delle cose da farsi negli studi cristiani nel circolo degli studiosi cristiani cinesi. Tuttavia la tendenza a un ulteriore sviluppo negli studi cristiani in Cina fu seriamente ostacolata dall’invasione dei giapponesi dal 1937 al 1945 e dalla guerra civile tra Guomindang (Partito nazionalista) e Partito comunista cinese dal 1945 al 1949.
II. La condizione attuale Come già accennato, gli studi cristiani recenti in Cina si sono sviluppati con fervore solo dopo la Rivoluzione culturale (1966-1976). Sebbene siano stati aperti, dopo la Rivoluzione culturale, diciannove seminari e scuole bibliche dai Consigli cristiani cinesi nazionali e provinciali, il loro obiettivo principale non è quello di affrontare degli studi cristiani seri, ma di educare pastori e quanti lavorano nelle strutture ecclesiali. Così un numero significativo di studiosi nelle università secolari sono attratti dallo studio del cristianesimo o, usando il loro linguaggio, dallo studio della cultura cristiana. La maggior parte di loro all’inizio ha studiato filosofia e storia cinese. Semplicemente passano dalla filosofia agli studi di teologia e di etica, e dallo studiare storia alla storia delle missioni in Cina. Il solo ambito in cui non molti sono coinvolti sono gli studi biblici. Le ragioni sono ovvie. Ci sono dei prerequisiti per gli studi biblici che sono difficili per loro da soddisfare, come la conoscenza dei testi biblici e di quelli correlati, le lingue bibliche e antiche, i riferimenti storici e culturali dell’antico Vicino Oriente, il mondo della Palestina e quello greco-romano, così come le varie lingue europee usate dai maggiori studiosi della Bibbia. Inoltre la Bibbia è ancora un libro vietato che può essere venduto solo nelle sedi delle chiese ma non nelle librerie pubbliche. Questa politica ha certamente impedito la promozione degli studi biblici nelle università secolari. Recentemente ci sono state tre conferenze legate agli studi biblici tenute in Cina, in cui il termine “Bibbia” è evitato nel titolo delle conferenze. In altri termini, la Bibbia è ancora un libro sensibile in Cina. Inoltre gli interessi degli studiosi cristiani cinesi sono ancora concentrati sulla relazione tra cristianesimo e società e cultura cinesi. I punti caldi sono congiunti al significato del cristianesimo per le conseguenze della Rivoluzione culturale, al fatto se il cristianesimo possa contribuire al vuoto spirituale della generazione più giovane, quando il comunismo è fallito, a come la comprensione cristiana del peccato possa essere un supplemento alla comprensione confuciana della natura umana, a come il cristianesimo possa essere d’aiuto nel ricostruire la moralità della società cinese che sta diventando sempre più capitalistica e materialistica. La questione storica di come il cristianesimo ha contribuito allo sviluppo dei sistemi educativo, sanitario e assistenziale nella Cina moderna ha attirato l’attenzione di molti studiosi. Le ragioni che stanno dietro sono, da una parte, la legittimazione degli studi cristiani indicando che il cristianesimo non fu solo legato all’invasione imperialistica ma contribuì anche alla modernizzazione della Cina e, dall’altra, rispondere alla domanda se il cristianesimo può continuare a contribuire alla situazione attuale. Con queste preoccupazioni, gli studi biblici non sembrano in grado di fornire alcuna risposta. In altre parole, i temi posti agli studi cristiani sono molto pragmatici; il principale tra questi è come il cristianesimo può contribuire allo sviluppo della Cina affinché questa diventi una nazione moderna e potente. La natura e l’essenza del cristianesimo stesso non costituiscono un problema.
Per esempio, il tema del Gesù storico e della cristologia, che è stato una continua preoccupazione in Occidente e nell’America Latina, non ha attirato a sé molta attenzione nei circoli degli studi cristiani in Cina, sebbene alcuni studiosi capiscano che questo argomento è importante. Lo si può vedere nelle recenti pubblicazioni di alcune opere importanti tradotte in cinese: i due volumi di Strauss,
Das Leben Jesu (1835-1836) [trad. it.,
La vita di Gesù o Esame critico della sua storia, F. Sanvito, Milano 1863-1865] e la
Vita di Gesù (1863) [trad. it., Feltrinelli, Milano 1972] di Renan. Anche l’opera recente di Crossan,
Jesus. A Revolutionary Biography (1994) [trad. it.,
Gesù. Una biografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, Firenze 1994] è stata tradotta. Ad ogni buon conto pochissimi studi sul Gesù storico e sulla cristologia sono opera di studiosi cinesi in Cina. L’unica ovvia eccezione fu durante la conferenza annuale sul cristianesimo organizzata dal Centro per lo studio del cristianesimo, facente parte dell’Istituto delle religioni mondiali, un’unità della Accademia cinese di scienze sociali, che si tenne nel dicembre del 1999. Il tema della conferenza era “Studi sul cristianesimo nella Cina contemporanea”. La prof.ssa Sun Shanling dell’Istituto sudoccidentale delle nazionalità di Chengdu, nello Sichuan – un istituto di provincia non attira l’attenzione degli studiosi – ha presentato un saggio intitolato:
La ricerca sul Gesù storico. La sua ricerca sul Gesù storico ha prodotto un libro,
Life of Jesus. Walk toward Divine [Vita di Gesù. Un cammino verso il Divino], Chinese Social Sciences Press, Beijing 2000 e un lungo capitolo sulla “ricerca su Gesù” nel libro scritto insieme a Liu Kwangyeo,
Interpretation of Four Gospels [Interpretazione dei quattro vangeli]. Durante una mia recente conversazione con lei a Chengdu, ella – che è in pensione – ha espresso la sua frustrazione sul fatto che il significato dei suoi studi è stato posto in discussione da molti e non è stato considerato importante dagli studiosi degli studi cristiani.
Dagli anni Ottanta dello scorso secolo è iniziata la formazione di centri per gli studi cristiani in molte delle maggiori università, come l’Accademia cinese di scienze sociali, l’università di Pechino, l’università Fudan, l’Università del popolo, l’Università centrale delle nazionalità, l’università di Nanchino, l’università Tsinghua, l’università dello Henan, l’università dello Zhejiang, l’università normale della Cina centrale (Huazhong), l’università normale del Fujian, l’università normale dello Shaanxi e l’università Sun Yat Sen (Zhongshan). Tra queste università, l’università normale della Cina centrale e l’università normale del Fujian sono ben note per gli studi sulla storia missionaria in Cina. L’università dello Henan, che non è fra le università di prim’ordine in Cina, è la sola ad avere ogni semestre dei corsi in studi biblici e ad aver istituito un Istituto di letteratura biblica. Considerata la grave carenza di studiosi biblici in Cina, con il supporto del Consiglio unito per l’educazione superiore in Asia, è stato istituito un programma di studi con indirizzo di laurea in Scrittura ebraica presso il Dipartimento di religione (ora Dipartimento di studi culturali e religiosi) dell’università cinese di Hong Kong (CUHK), che dal 2002 ammette studenti dalla Cina con una borsa di studio. Dal 2002 al 2006 furono ammessi dodici studenti e due di essi, che hanno raggiunto la laurea, sono stati impiegati da università di spicco, come l’università del Sichuan a Chengdu e l’Università normale della Cina orientale a Shanghai. La scuola teologica dell’Istituto Chung Chi dell’università cinese di Hong Kong ha fatto un accordo con le università dello Henan e di Wuhan, rispettivamente nel 2004 e 2005, per educare i rispettivi studenti negli studi biblici, specialmente nel Nuovo Testamento. Nel frattempo un programma congiunto di studi tra l’università di Pechino e la CUHK per preparare gli studenti dell’università di Pechino è riuscito con successo con due laureati in studi cristiani che sono ora in carica all’Università normale della Cina orientale a Shanghai e all’Accademia cinese di scienze sociali (CASS) a Pechino. Questo programma è una promessa per l’istruzione di giovani studiosi cinesi negli studi cristiani e ci sono molti studenti che intendono frequentarlo. In più c’è stato un flusso costante di laureati da diverse università della Cina alla CUHK di Hong Kong per studiare varie aree del cristianesimo.
Ogni dicembre degli ultimi dieci anni, viene organizzata una conferenza annuale di studi cristiani a cura del Centro per gli studi sul cristianesimo che appartiene all’Istituto delle religioni mondiali, un’unità dell’Accademia cinese delle scienze sociali (CASS) a Pechino. Il numero dei partecipanti è cresciuto dai quaranta dei primi anni a più di cento a partire dal 2002. Molti giovani studiosi, compresi i laureati in studi cristiani, oltre agli studiosi anziani, hanno partecipato e presentato saggi.
Negli ultimi quattro anni esistono anche delle scuole estive di studi cristiani per studenti cinesi tenute rispettivamente all’Università del popolo (Renmin) di Pechino, alla scuola teologica dell’Istituto Chung Chi dell’università cinese di Hong Kong (CUHK), e al Dipartimento di religione e filosofia dell’università battista di Hong Kong. La scuola di teologia dell’Istituto Chung Chi dell’università cinese di Hong Kong e l’Istituto di studi sino-cristiani di Hong Kong hanno spesso invitato gli studiosi della Cina continentale a fare studi e a dare lezioni. Le borse di studio dell’Istituto di studi sino-cristiani sono state accolte con favore dagli studiosi di studi cristiani delle università citate sopra per il sostegno finanziario che è molto richiesto per l’ulteriore promozione di studi cristiani tra i giovani studiosi in Cina. La conferenza annuale organizzata dal CASS a Pechino e queste scuole estive diventano importanti luoghi di incontro per studiosi anziani e giovani di studi cristiani per scambiarsi i risultati della loro ricerca. Molti fruttuosi scambi di idee, di personale e di progetti di ricerca sono venuti fuori da questi incontri.
III. Le prospettive Nella lunga storia del cristianesimo in Cina gli studi cristiani hanno conosciuto fasi alterne. Nel VII secolo, i monaci nestoriani identificarono il cristianesimo con il buddhismo. Dovettero studiare la relazione tra cristianesimo e buddhismo e in questo modo poterono esprimere la fede cristiana secondo linguaggi buddhisti. Tuttavia il loro tentativo di nascondere il cristianesimo sotto il paravento buddhista fallì. Il buddhismo fu a quel tempo visto dai cinesi come una religione straniera non compatibile con la cultura cinese rappresentata dal confucianesimo. Il secondo grosso tentativo fu fatto nei secoli XVI e XVII dai padri gesuiti. Dopo aver studiato la cultura cinese decisero di legare il cristianesimo al confucianesimo e tentarono di guadagnarsi il sostegno degli intellettuali cinesi accogliendo la pratica dei confuciani di un culto ancestrale e della venerazione di Confucio. In ogni caso la loro motivazione non poté ottenere il supporto di altri istituiti missionari e del Vaticano. Non era permesso confondere l’identità del cristianesimo con l’identità cinese. Il terzo tentativo fu intrapreso principalmente dai cristiani cinesi dopo la metà del XIX secolo fino al 1950. Le sconfitte militari del governo Qing da parte delle potenze imperialiste occidentali spinsero i cinesi ad aprirsi all’influenza del cristianesimo. Il dilemma dei cinesi fu come accettare il cristianesimo, che era identificato con l’invasione occidentale, come elemento positivo nella rinascita della Cina come nazione. Come si poteva essere degli autentici cinesi che amano il loro paese ed essere cristiani allo stesso tempo?
Temi complicati hanno legato il cristianesimo alla cultura e alle religioni cinesi, e l’incontro storico tra Cina e nazioni occidentali con uno sfondo cristiano ha ingarbugliato con molti nodi le identità “cinese” e “cristiana”. I recenti sviluppi dopo la Rivoluzione culturale possono essere un’occasione per cambiare il contesto delle domande. Questioni culturali e storiche sono state mutate in problemi concreti. Il forte aumento del numero dei cristiani in Cina ha attirato l’attenzione del mondo cristiano. Sebbene non ci siano molti seri studi cristiani fatti da quanti si occupano di cose ecclesiastiche, sempre più le persone che partecipano alle attività ecclesiali sono persone che cercano un cambiamento nella loro vita. La grossa questione di come possa essere congiunto allo sviluppo cinese nella globalizzazione moderna quanto c’è di rilevante e di significativo nel cristianesimo e la piccola questione di come vivere una vita significativa sono entrambe importanti. Quando i cinesi tentano di applicare valori cristiani e atteggiamenti di vita al loro ambiente, il problema dell’identità dei “cristiani cinesi” non viene più affrontato a livello teorico ma in pratica. E questo nonostante che alcuni argomenti centrali legati all’essenza del cristianesimo, come quello del Gesù storico e della cristologia, non sono stati ancora presi sul serio dagli studiosi cinesi e dai cristiani. Alla lontana, quando il cristianesimo potrà attirare l’attenzione e l’impegno di più studiosi e di più gente comune cinese, l’identità integrata dei “cristiani cinesi” potrà sentirsi a casa in Cina. Cristiani e non cristiani, l’argomento della natura e dell’essenza del cristianesimo, di cui si occupano le altre parti del mondo, troverà anche presso i cinesi la sua importanza. Tuttavia, secondo T.C. Chao, l’essenza del cristianesimo è la “attiva e dinamica” forma di esistenza esemplificata nella vita di Cristo. La sua intuizione può essere vera per noi oggi e in futuro. La pratica può essere il miglior modo di cercare l’identità dei cristiani cinesi.
Felix Wilfred – Edmond Tang – Georg Evers (edd.)
Cina e cristianesimo: una nuova fase di incontro? Concilium 2/2008
Michael Amaladoss – Rosino Gibellini (edd.)
Teologia in Asia Giornale di teologia 322
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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
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