13/11/2001
3. Speranza in un tempo di arroganza e di terrore di Jürgen Moltmann
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Proponiamo questo testo del teologo Jürgen Moltmann sulla nuova situazione internazionale che è venuta a crearsi con i fatti dell’11 settembre 2001: in questa pagina è possibile sentire l’eco di una teologia della speranza cristiana e di una teologia politica nella presente situazione dell’umanità.


1. Ciò che è accaduto l’11 settembre 2001 a New York e a Washington ha cambiato certamente la situazione dell’umanità. La vita di ciascuno è minacciata, nessuno è ormai più sicuro. Il politico è diventato il personale e il personale è diventato il politico. La religione non è più “una questione privata”. Ritirarsi nel privato può condurre ad una miseria pubblica. Le generazioni dopo la Seconda Guerra Mondiale erano state cresciute in un mondo pacifico, almeno in Occidente, e hanno potuto concentrarsi sulle loro carriere personali e sulla felicità privata. La politica poteva essere dimenticata da molti. Alcuni hanno chiamato gli Anni 80 “la decade dell’ego” e hanno analizzato “una cultura del narcisismo” nelle classi affluenti del mondo occidentale. In Germania è apparsa una “società del divertimento” (Fun-society) dove si poteva ascoltare dai giovani parole come queste: «Io voglio avere il mio divertimento e soddisfarmi, e questo è il significato della mia vita». Tutto questo ha trovato una fine brutale. Non c’è più nessuna vita personale senza pericolo, e perciò nessun significato di una vita personale senza l’impegno politico nella necessaria resistenza contro il terrore pubblico e la morte e un non meno necessario impegno per una giustizia globale.

2. La speranza cristiana è il potere di iniziare una vita nuova. «Nella mia fine vi è il mio inizio». E intendiamo: rialzarsi dopo la caduta e cominciare di nuovo. Ciò che è più difficile è rialzarsi e cominciare un nuovo inizio dopo il successo. Lo sviluppo del mondo occidentale, e ora del mondo moderno, è una storia-di-successo della mente moderna, scientifico-tecnologica. La sua globalizzazione dopo il 1989 in un unico mondo è stato un vero successo – per noi ma sfortunatamente non per tutti. Il tremendo fossato tra il Primo Mondo e il Terzo Mondo si è approfondito, milioni di migranti senza dimora sono in movimento e bussano alle porte dei paesi ricchi, la mortalità dei bambini in Africa è in crescita. I perdenti della globalizzazione del nostro mondo moderno reclamano il loro diritto a vivere e la libertà. Noi dobbiamo, credo, incominciare una “nuova globalizzazione”: un’azione globale contro la povertà e la fame, una liberazione globale dall’oppressione, e un rispetto globale per l’identità culturale. La globalizzazione per il domani significa la rinuncia all’arroganza del potere nel mondo occidentale e una solidarietà nella compassione con i feriti e i sofferenti sulla terra.

3. Il dialogo tra le religioni mondiali è necessario, ma non è il problema del giorno. Uno “scontro fra le civiltà” non è la sfida cui dobbiamo far fronte. La “guerra” che ci è venuta addosso a partire dell’11 settembre 2001 è la reazione terroristica di un’ala radicale del fondamentalismo islamico contro le condizioni del mondo moderno per una vita pacifica delle diverse comunità religiose in una comune società civile. Le comunità religiose possono vivere nel mondo moderno a tre condizioni:
- 1. Separazione di Chiesa e Stato, o tra comunità religiosa e civile.
- 2. Libertà religiosa individuale.
- 3. Dignità e diritti umani per le donne.
L’islam moderno ossia l’islam nelle società moderne ha convenuto su queste tre condizioni e ha rinunciato 1. alla Sharia e 2. alla Jihad. L’islamismo fondamentalista al contrario è una reazione contro queste tre condizioni del mondo moderno. Questi fondamentalisti vogliono uno stato musulmano con esclusione dei non-musulmani e la sottomissione delle donne, e rivitalizzano per questo scopo la Sharia e chiamano alla Jihad contro gli stati moderni nell’Occidente e anche nel mondo arabo.
Ci sono solo pochi Stati sulla terra dove queste 3 condizioni del mondo moderno non sono accettate e praticate. I membri delle Nazioni Uniti devono attenersi ad esse e rispettarle.
Il mondo moderno è un mondo aperto, come mostrano le discussioni sulla postmodernità o sulla rivoluzione ecologica, ma esso può offrire pace tra le comunità religiose solo nel rispetto delle tre condizioni ricordate, perché queste tre condizioni sono state le condizioni per il superamento delle guerre religiose nell’Europa del 17° secolo. Esse hanno dato origine al mondo moderno. Esse sono essenziali per la modernizzazione del mondo oggi.

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Editrice Queriniana, Brescia

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