01/04/2025
580. SCIENZA E RELIGIONE NELLA MIA VITA di Stefano Visintin
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A prima vista, fisica e teologia sembrano mondi lontani, ma l’esperienza di Stefano Visintin – fisico e teologo, abate di Praglia – racconta una storia diversa. Da laureato in fisica nucleare a monaco benedettino, il suo cammino è stato guidato dalle stesse domande fondamentali: chi siamo, da dove veniamo, qual è la realtà ultima che sostiene il mondo? Nel testo che segue, p. Stefano ci racconta di come la scienza lo abbia spinto oltre i confini del visibile e di come la vita monastica abbia dato nuove prospettive alla sua ricerca. Perché, in fondo, scienza e fede non sono rivali, ma due finestre che si aprono sullo stesso Mistero.

Nei prossimi giorni, p. Visintin darà alle stampe un volume – E Dio disse: sì alla scienza! – in cui indaga il pensiero mistico e spirituale di p. Pierre Teilhard de Chardin. A settant’anni dalla sua morte, il pensiero del teologo e scienziato gesuita risulta ancora molto attuale. A lui sarà dedicato un ciclo di incontri, tra il 31 marzo e il 3 aprile, nel quale Stefano Visintin e Mercè Prats dialogheranno sulla figura di Teilhard de Chardin e sul suo pensiero.

 

Sono nato a Gorizia nel 1959 e nel 1988 sono entrato nel Monastero benedettino di Praglia, vicino a Padova, dove ora sono da due anni Abate. Da benedettino ho compiuto i miei studi teologici a Roma fino a ottenere il Dottorato in Teologia e divenire docente di Teologia Fondamentale presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo, l’Università benedettina a Roma, della quale sono stato anche Magnifico Rettore. Prima di divenire benedettino ho conseguito una Laurea in Fisica nucleare all’Università di Trieste, lavorando anche per un anno in un gruppo di ricerca internazionale.

 

Dalla fisica alla vita monastica: salto tra mondi opposti, o passaggio naturale?

Questo passaggio dalla Fisica alla vita monastica e alla Teologia può sembrare a molti strano e quasi un salto tra due mondi divisi e contrapposti. In realtà per me è stato un passaggio naturale e all’insegna della continuità. Il ponte tra questi due mondi sono state le domande fondamentali a riguardo dell’esistenza che a un certo punto della mia vita ho iniziato a pormi: dove ci troviamo, chi siamo, cosa sono la materia, lo spazio e il tempo, perché esiste qualcosa invece che il nulla, qual è la realtà ultima e fondamentale da cui tutto deriva...

Ed è stato con la fisica che è iniziata la mia ricerca di risposte a questi molti quesiti che mi ponevo e che mi pongo tutt’ora a riguardo di questa nostra realtà che costantemente mi meraviglia, mi stupisce, mi affascina e mi sembra ogni giorno meno scontata e ovvia. La fisica è stata ed è tuttora per me quella forma di conoscenza moderna che ci permette di affrontare in modo nuovo le domande fondamentali che accompagnano l’uomo da sempre. Risposte ne ho sicuramente trovate e ne trovo tuttora per suo mezzo, ma soprattutto ho trovato e trovo nuove domande, nuovi orizzonti che si aprono, nuovi scenari che si dischiudono e che possono essere esplorati sicuramente guardando dalla finestra della scienza sperimentale moderna, ma anche da quelli della filosofia e della religione.

 

Non siamo solo parte del mondo, ma siamo la sua parte cosciente

Le leggi della fisica, la realtà catturata dal linguaggio matematico, mi hanno sicuramente arricchito e mi arricchiscono, ma ho sentito anche che da sole non mi bastano, che nella mia esperienza di vita cosciente e autocosciente c’è di più di quello che esse catturano e potranno mai catturare. E la nostra coscienza non è da considerare un pezzetto di mondo attaccato al resto, ma è l’interno dello stesso mondo ed è in contatto con il suo Fondamento e la Ragione Prima della sua esistenza. Noi non siamo solo parte del mondo, ma siamo la sua parte cosciente, la parte del mondo in cui il mondo diventa consapevole di sé.

Tenendo conto di ciò mi sono aperto anche a una ricerca che cercasse di includere la nostra tradizione filosofica e teologica - con il potere indagatore della ragione - e la religione, vista soprattutto anche se non solo, nel suo aspetto di pratica ed esperienza religiosa, entrando nella tradizione monastica benedettina. 

 

Alla ricerca di Dio

Nella tradizione monastica in generale e benedettina in particolare ho riconosciuto l’aspetto essenziale e irrinunciabile di ogni esperienza che voglia dirsi religiosa: la ricerca di Dio. Senza questa “ricerca di Dio” tutto nel cristianesimo si svuota e rimane pura esteriorità. Solo impegnandosi in questa ricerca si può raggiungere la sola “risposta” che appaga le nostre domande, anche se ne fa sorgere sempre di nuove.

Non quindi una fuga dal mondo intesa nel senso di una fuga dai propri doveri e responsabilità, non il desiderio di interessarmi solo di me stesso e neppure una ricerca etica di perfezione, ma la ricerca di Dio è ciò che mi ha spinto ad abbracciare la vita monastica. Una ricerca di Dio che vedevo come la naturale continuazione di quella ricerca di risposte alle domande fondamentali dell’esistenza che mi avevano fatto iniziare gli studi di fisica; erano ora queste stesse domande e che mi spingevano a passare dal campo della fisica a quello della “metafisica”.

 

Un dialogo che genera domande

Una volta entrato nella vita monastica è poi cresciuto gradatamente in me anche il desiderio di avanzare nella ricerca di Dio non solo attraverso le pratiche monastiche di preghiera, lettura e lavoro nella vita concreta di ogni giorno, ma anche intellettualmente mediante studi filosofico-teologici. E questo perché vedevo sempre più chiaramente che la scienza e la teologia dovevano entrare in dialogo, soprattutto quando si andavano ad affrontare le questioni fondamentali di cui dicevo prima come il fondamento ultimo di tutto l’esistente, il futuro dell’uomo e del mondo...

La scienza ci dà infatti certamente delle risposte, ma a ben guardare ad ogni sua risposta sorgono tante altre domande; la scienza certamente illumina aspetti della realtà ancora nascosti, ma a ben guardare ogni aspetto illuminato fa sorgere sempre più forte in noi la sensazione di essere circondati e di vivere in un Mistero insondabile. Ed è proprio questo Mistero che la teologia affronta a partire dall’esperienza della Rivelazione, dando anch’essa delle risposte e portando un po’ di luce sul mondo e sul suo fine ultimo. Si tratta anche qui tuttavia di risposte che fanno sorgere sempre nuove domande e di una luce che evidenzia sempre meglio il Mistero in cui siamo avvolti e che ci invia ad abbandonarci nella fede alla Sua incomprensibilità ultima per poter scoprire che si tratta di un Mistero di amore che ci sorregge e ci salva.

 

Diventare dialogo

In questo modo mi sono trovato a vivere questo nostro momento storico segnato dal predomino del sapere scientifico (termine spesso genericamente usato come sinonimo di “vero”, di “certo”) coltivando il dialogo tra scienza, filosofia, teologia e religione vissuta, anzi io stesso sono questo dialogo in quanto esso è ciò che mi costituisce, nella consapevolezza della sua necessità in quanto unico modo per giungere a una conoscenza della realtà che sia utile al singolo, al gruppo e al mondo stesso.



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