11/02/2003
16. Prospettive teologiche per il XXI secolo
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Esce in Biblioteca di teologia contemporanea 123 il volume in collaborazione a cura di Rosino Gibellini, Prospettive teologiche per il XXI secolo.
Pubblichiamo una breve presentazione e l’indice.



L’opera, che presentiamo, è concepita come un bilancio prospettico del Novecento teologico, steso da teologi noti in campo internazionale, che ripercorrono i tratti essenziali delle linee di riflessione emerse nel XX secolo, in particolare negli ultimi decenni, aperte a sviluppi ulteriori agli inizi del XXI secolo. I saggi, richiesti per quest’opera, sono sondaggi e non una panoramica enciclopedica esaustiva, e riescono a coniugare memoria e prospettiva sul futuro.
Jürgen Moltmann, uno degli artefici della teologia contemporanea, a partire dalla Teologia della speranza (1964), l’opera che ha messo in movimento i fronti teologici, ripercorre la storia culturale della Modernità, che si focalizza sulla categoria di “progresso” nell’Ottocento, per rovesciarsi in quella di “abisso”, “catastrofe”, “catastrofi”, categoria che riemerge sempre più insistentemente nelle analisi dei più recenti avvenimenti, ma riesce a gettare ponti sul futuro per entrare nel nuovo millennio senza arroganza né rassegnazione, ma nel segno della speranza cristiana. Lo studioso dell’ermeneutica Werner Jeanrond, dopo aver tracciato gli sviluppi filosofici dell’ermeneutica fino a Gadamer e Ricoeur, e gli sviluppi della teologia ermeneutica fino a Geffré e Tracy, affronta le nuove problematiche della teologia nei confronti della sfida ermeneutica: il discorso su Dio si fa discorso sul linguaggio su Dio, e l’interpretazione biblica e teologica si fa plurale, contestuale e interculturale. Edmund Arens, che può essere considerato come uno dei più noti rappresentanti della nuova teologia politica della nuova generazione, ricostruisce gli inizi, gli sviluppi, le differenziazioni di questo nuovo percorso teologico, situandolo nel contesto della critica di matrice europea e di matrice latino-americana, ma anche delle più recenti critiche di matrice inglese e nordamericana (Milbank, Hauerwas), che contrappongono alla “teologia politica” una “politica teologica” postmoderna e comunitarista. Arens riprende il filo rosso della nuova teologia politica, svolgendolo nella direzione di una teologia pubblica, critica e comunicativa.
Dopo questi sondaggi nelle più vive e consistenti tendenze della teologia europea e nordatlantica, l’orizzonte si allarga e i saggi si impegnano a fare il punto su quelle che sono state chiamate teologie contestuali, ma nel duplice presupposto che il contesto ha determinato e determina ogni testo, e che il contesto, di volta in volta, si apre alle istanze universali e universalizzanti del discorso cristiano. Il teologo peruviano Gustavo Gutiérrez, che con il libro dirompente Teologia della liberazione (1971) ha aperto una breccia nel discorso cristiano della seconda metà del XX secolo, che è andata sempre più allargandosi, situa la teologia latino-americana della liberazione nel contesto delle nuove sfide politiche e culturali in cui essa si trova ad operare in America Latina e nel Caraibico con la sua istanza fondamentale della “opzione per i poveri”. Il percorso della teologia africana è svolto dal teologo congolese Sylvain Kalamba Nsapo, che recensisce i diversi livelli dell’inculturazione del Vangelo nelle culture africane, e mostra come il progetto teologico di inculturazione si coniuga con quello di liberazione e, più recentemente, con quello di ricostruzione. L’Asia è un continente vasto e complesso con un variegato contesto; da qui la varietà delle teologie contestuali asiatiche, che si sono sviluppate negli ultimi decenni, in corrispondenza del costituirsi delle chiese locali, promosse dal concilio Vaticano II, e da una nuova coscienza ecumenica. Il teologo indiano Michael Amaladoss presenta queste teologie asiatiche emergenti, che mirano con una particolare sensibilità, nel segno della diversità e della relazionalità, a trovare collaborazioni e convergenze nella lotta e nel dialogo, rendendo operante la categoria del Regno. Uno dei movimenti teologici più vivaci ed innovativi, gravido di conseguenze appena solo intraviste, della seconda metà del XX secolo, è quello della teologia femminista, di cui la teologa britannica Elizabeth Green espone e discute gli ultimi sviluppi: i gender studies, le teologie femministe della intersezione tra genere/povertà/razza, l’ecofemminismo, la nominazione di Dio, la spiritualità della sapienza e l’ermeneutica post-coloniale della Bibbia. Ma, al di là dei temi che si sviluppano, è un fronte nuovo di riflessione e di pratica che sta avanzando.
Seguono due saggi dedicati alla teologia morale. Marciano Vidal analizza i cambiamenti intervenuti nel campo dell’etica teologica a partire dal concilio Vaticano II, che hanno portato a un «cambiamento di paradigma», di cui analizza, con vasta documentazione, caratteristiche e prospettive, proponendo un «ridimensionamento della morale all’interno della fede». Convergente su questa linea di una morale autonoma nel contesto cristiano, Dietmar Mieth cerca di rinvenire, oltre il biblicismo della teologia evangelica e il positivismo dottrinale della teologia cattolica, il principio etico fondamentale della «dignità umana», che deve guidare la riflessione e la pratica nell’ambito della bioetica.
In campo biblico una delle questioni che ha attraversato il XX secolo è la ricerca sul Gesù storico, che è stata aperta dall’ingresso del metodo storico-critico nelle scienze bibliche. Dopo una prima fase, che ormai va sotto il nome di Old quest (Schweitzer, Kähler, Bultmann), e una seconda fase, che prende inizio dal discepolo di Bultmann, Ernst Käsemann, e che va sotto il nome di New quest; ha preso avvio negli ultimi decenni del secolo una terza fase, che dal 1986 è chiamata, dietro indicazione del neotestamentarista britannico Nicholas C. Wright, la Third quest. Essa è caratterizzata dalla molteplicità delle fonti, dalla pluralità delle metodologie e dalla pluriforme varietà dei risultati, che la configurano come «ricerca nel paradigma della postmodernità», e che qui viene ricostruita con grande dottrina congiunta a perizia storiografica dal biblista padovano Giuseppe Segalla.
Tra i temi di teologia sistematica abbiamo scelto quello centrale della nominazione di Dio nel passaggio dalla modernità alla postmodernità. Aveva scritto il teologo nordamericano David Tracy in un puntuale articolo, Il ritorno di Dio nella teologia contemporanea (Concilium 6/1994): «[…] Nella sua forma migliore, la teologia postmoderna è un onesto, sebbene talvolta disperato, tentativo di far sì che Dio sia nuovamente udito come Dio: frantumando la coscienza storica moderna, smascherando le presunzioni della razionalità moderna, esigendo attenzione per tutti quelli che sono stati dimenticati o emarginati dal progetto moderno». Su questa linea si muove il suo denso saggio, che è un’anticipazione dell’opera in preparazione ormai da tempo, This Side of God – «Questo lato di Dio», il lato di cui si può parlare – in cui mostra come la riflessione su Dio operi il passaggio dalla forma al frammento e debba impegnarsi nella raccolta dei frammenti e nel ricupero delle tradizioni emarginate del Dio nascosto e del Dio incomprensibile.
Segue una sezione, che spazia nell’area dell’ecumenismo e del dialogo inter-religioso. Lo studioso greco dell’Ortodossia, Yannis Spiteris, presenta un documentato panorama delle tematiche centrali della teologia ortodossa contemporanea di lingua russa, greca e rumena, mostrandone l’enorme potenziale teologico, destinato ad interagire con la teologia e la vita ecclesiale della altre comunità cristiane. Peter Neuner ripercorre il cammino dell’ecumenismo, che rappresenta uno degli eventi maggiori, «inatteso e ancora incompiuto», della vita ecclesiale e della teologia del XX secolo. La teologia ecumenica di Oscar Culmann ha prospettato l’«unità attraverso la diversità»; per Karl Rahner e Yves Congar: «La teologia cristiana per il pagano di oggi è la miglior teologia ecumenica». Oltre l’ecumenismo urge un confronto dialogico con il pensiero asiatico dov’è in discussione la stessa concezione di Dio e della realtà ultima che qui viene proposto nelle sue linee essenziali da Hans Waldenfels. Il confronto e il dialogo con le religioni ha portato ormai all’elaborazione, da parte della teologia cristiana, dei primi lineamenti di una nuova teologia delle religioni. A questo proposito Heinz Robert Schlette nel saggio pionieristico, Le religioni come tema della teologia (1963) riconosceva: «Qui ci si trova di fronte a un terreno dogmaticamente nuovo, paragonabile alle zone in bianco degli antichi atlanti». In questi ultimi decenni è stata tentata una prima mappatura, che Claude Geffré, impegnato nella elaborazione di un cristianesimo relazionale, illustra nel suo saggio, in dialogo con teologi come Dupuis, Küng, Panikkar, Tracy. Come ha formulato Paul Knitter nella sua recente opera Introducing Theologies of Religions (2002), si pone il problema di come «essere religiosi inter-religiosamente».
Tra le più recenti categorie entrate nel dibattito culturale sono da annoverare quelle, discusse e controverse, della postmodernità e della globalizzazione, che rappresentano per vari aspetti un nuovo contesto epocale e nuove sfide anche per la teologia. Sono categorie presenti e operanti criticamente in numerosi capitoli di quest’opera, ma sono espressamente riprese nei due saggi conclusivi. Il teologo nordamericano Robert Schreiter illustra il passaggio dalla modernità alla postmodernità, mostrando la varietà delle risposte teologiche. Johann Baptist Metz conclude l’opera con una attenta riflessione, ricca di rimandi culturali e di ispirazione per il futuro del cristianesimo nell’era della globalizzazione, che è anche «l’era del pluralismo delle religioni e delle culture». Aveva scritto il teologo di Münster in Capacità di futuro (1987) – e la sua ardita proposta di correlare il futuro dell’uomo e dell’umanità con il futuro del cristianesimo dà espressione al compito che impegna, e attende, la teologia cristiana – : «Non di rado oggi si sente dire che il nostro tempo è da lungo un “tempo postcristiano”. Sarebbe quel tempo in cui si può guardare il cristianesimo solo ancora di spalle, attristati gli uni, ironici gli altri e forse indifferenti i più. Io ho voluto parlare di un tempo – ancora-moderno o post-moderno: lasciamolo qui tranquillamente in sospeso – di un tempo in cui si deve guardare il cristianesimo non di spalle ma in faccia, se si vuol parlare della capacità di futuro degli umani e dell’umanità. E questo tempo è tuttora il nostro».


Dall’Indice:

– Rosino Gibellini
Passione per il Regno.
Percorsi del Novecento teologico

(Introduzione)

1. Jürgen Moltmann
Il passo del Duemila
Progresso e abisso


2. Werner Jeanrond
Il carattere ermeneutico della teologia

3. Edmund Arens
Nuovi sviluppi della teologia politica.
La forza critica del discorso pubblico su Dio


4. Gustavo Gutiérrez
Situazione e compiti della teologia della liberazione

5. Sylvain Kalamba Nsapo
Tendenze attuali della teologia africana

6. Michael Amaladoss
Insieme verso il Regno.
Teologia asiatica emergente


7. Elizabeth Green
Al crocicchio delle strade.
Teologia femminista all’inizio del xxi secolo


8. Marciano Vidal
Trasformazioni recenti e prospettive di futuro nell’etica teologica

9. Dietmar Mieth
Immagine dell’uomo e dignità umana.
La prospettiva cristiana della bioetica


10. Giuseppe Segalla
La terza ricerca del Gesù storico e il suo paradigma postmoderno

11. David Tracy
Forma e frammento: il ricupero del Dio nascosto e incomprensibile

12. Yannis Spiteris
La teologia ortodossa “riscopre” il suo passato.
La teologia dei Padri riproposta all’uomo di oggi


13. Peter Neuner
Il cammino dell’ecumenismo nel XX secolo

14. Hans Waldenfels
Oriente e Occidente.
Teologia cristiana e pensiero asiatico


15. Claude Geffré
Verso una nuova teologia delle religioni

16. Robert Schreiter
La postmodernità e oltre in una Chiesa mondiale

17. Johann Baptist Metz
Proposta di programma universale del cristianesimo nell’età della globalizzazione

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Editrice Queriniana, Brescia
Teologi@Internet: giornale telematico fondato da Rosino Gibellini