È un grande onore presentare l’edizione in lingua inglese di questo volume, curato da p. Antonio Spadaro e Carlos María Galli, che Paulist Press ha coraggiosamente deciso di tradurre e pubblicare per i lettori anglofoni. Questo libro è molto più della consueta raccolta di saggi presentati nel corso di una conferenza accademica; esso rappresenta il contributo di un gruppo di teologi e teologhe alla visione che papa Francesco ha della riforma della Chiesa, avendo presente la necessità di tradurre le idee teologiche e pastorali di Jorge Mario Bergoglio in un linguaggio ecclesiologico e canonistico, nonché in una concreta prassi ecclesiale per il futuro della Chiesa, in termini di riforma pastorale e missionaria.
Questi testi si fondano sulla consapevolezza che il pontificato di papa Francesco rappresenta un cambiamento nel discorso cattolico sul concetto di riforma e nel cammino verso le riforme nella Chiesa. In questo senso, il volume dà voce al sentimento di urgenza per una Chiesa che tenta di sviluppare, dal punto di vista teologico, una solida serie di trasformazioni concrete per passare da un paradigma eurocentrico e clericale, verso una Chiesa cattolica veramente mondiale. Al tempo stesso, questi saggi danno un’interpretazione realistica, e perciò umile, della riforma della Chiesa in quanto processo a lungo termine, in cui la teologia accademica, l’ecclesiologia vissuta del popolo di Dio e le strutture ecclesiastiche appaiono interconnesse in una circolarità tra una crescita teologica e spirituale permanente, da un lato, e, dall’altro lato, un apparato istituzionale che ancora oggi riflette le strutture sociali e politiche del cristianesimo europeo medioevale – il che, per il pontificato, sta a significare una forma di governo che era tipica delle monarchie europee della prima epoca moderna.
Il volume raccoglie trenta contributi, prodotto conclusivo di una settimana di dibattiti e frutto dei progetti di ricerca di tutta una vita di ciascuno dei partecipanti. Ci si può accostare in modi diversi a un testo di questo tipo. Una modalità è di leggere i contributi singolarmente, come testi separati per i quali ciascun autore è personalmente responsabile, in cui ognuno reagisce e interagisce con il pontificato di Francesco e con la situazione teologica ed ecclesiale odierna in maniera diversa, pur dialogando con gli altri autori.
Una seconda modalità di lettura è guardare al volume il modo più sistematico, con i testi che coprono quattro aree: 1) la teologia della riforma alla luce della storia della Chiesa e del pontificato di Francesco; 2) la riforma delle strutture della Chiesa in capite, vale a dire la riforma del papato e del governo centrale della Chiesa cattolica; 3) la riforma degli apparati della Chiesa a livello diocesano e interdiocesano; 4) la riforma della Chiesa nel senso di una nuova comprensione della Chiesa in quanto locale, pastorale, ecumenica e inculturata.
Vi è inoltre una terza modalità di lettura per quest’opera. I trenta contributi possono essere interpretati anche come un programma in dodici passi per il processo di riforma della Chiesa:
- Comprensione delle radici teologiche e storiche della riforma della Chiesa
- Conversione alla santità missionaria
- Rinnovamento della comunione del popolo di Dio
- Riforme per diventare una Chiesa più sinodale
- Conversione del papato
- Cambiamenti nella curia romana, semper reformanda
- Migliore articolazione del rapporto tra la communio ecclesiarum e il collegium episcoporum (il rapporto del vescovo con la sua diocesi; riforma della selezione e della nomina dei vescovi)
- Rivalutazione teologica e canonica delle chiese diocesane
- Rivalutazione teologica e canonica delle chiese particolari (le chiese interdiocesane particolari; revisione delle conferenze episcopali nazionali; promozione dei concili plenari, e delle conferenze episcopali regionali e di quelle continentali)
- Cambiamenti nella partecipazione dei fedeli laici (uomini e donne)
- Incoraggiamento dell’unità ecumenica tra i cristiani e la riforma della Chiesa
- Trasformazione delle strutture verso una Chiesa più inculturata, povera e misericordiosa.
Infine, i trenta contributi possono essere letti in un quarto modo: come la punta dell’iceberg di un ininterrotto confronto globale, intellettuale e spirituale in tutta la Chiesa cattolica circa la sua forma futura, un dialogo in cui ciò che avviene a Roma riflette ciò che accade e di cui si discute a livello mondiale. Questo libro è un esempio tangibile dell’"effetto Francesco” sulla Chiesa cattolica.
Il Seminario de La Civiltà Cattolica ha rappresentato un atto di dialogo con il pontificato di papa Francesco e un riconoscimento che, con questo pontificato, la ricezione del concilio Vaticano II e la riforma della Chiesa sono entrate in una nuova fase. Il presente volume desidera essere uno sforzo congiunto da parte di questi teologi e teologhe cattolici, provenienti da tutto il mondo e da ambienti e prospettive differenti, nell’accompagnare e sostenere le riforme di Francesco. Come sottolineato da p. Spadaro nel testo di apertura, il compito del riformatore è di iniziare o di accompagnare i processi storici: riformare significa avviare processi aperti, non conquistare spazi di potere. In questo senso, l’opera deve essere letta con una percezione molto realistica degli ostacoli contrari alla riforma della Chiesa nell’insieme della sua storia fino ad oggi. Al contempo, gli autori condividono la convinzione del ruolo cruciale della teologia per la Chiesa, in quanto comunione e in quanto istituzione, in particolare in un tempo di riforme.
Pertanto, l’opera può essere interpretata anche come un tentativo di lettura del pontificato di Francesco, e come un incoraggiamento a considerare Francesco nel contesto di una visione riformatrice, ma pure nel contesto della storia della Chiesa da cui Bergoglio stesso proviene. Dal contributo del coeditore Carlos María Galli, emerge chiaramente che Francesco non può essere compreso senza tener conto della storia della Chiesa cattolica in America Latina nel corso del XX secolo: la ricezione del Vaticano II quale «concilio del popolo di Dio»; le conferenze del CELAM a Medellín (1968), Santo Domingo (1992) e soprattutto ad Aparecida (2007); e il cambiamento ecclesiologico di una Chiesa in dialogo con il mondo intero, i popoli e le rispettive espressioni culturali in una prospettiva missionaria (si vedano in particolare i documenti conciliari Lumen gentium, Gaudium et spes, Ad gentes).
Da queste riflessioni derivano due idee chiave proprie del pontificato di Francesco nella prospettiva di un’ecclesiologia di riforma: la prima è la conversione pastorale. Francesco sostiene che il concilio Vaticano II abbia riletto il vangelo alla luce della cultura contemporanea, e che questa dinamica sia del tutto irreversibile: «Ogni Chiesa particolare, porzione della Chiesa cattolica sotto la guida del suo vescovo, è anch’essa chiamata alla conversione missionaria. […] Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma» (Evangelii gaudium 30). Proprio come il Vaticano II è stato un concilio riformatore, il pontificato di Francesco è per una riforma programmatica della Chiesa, nei termini di una conversione pastorale e missionaria: «Sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti. Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una “semplice amministrazione”. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un “stato permanente di missione”» (Evangelii gaudium 25).
Il secondo concetto chiave è la sinodalità, ossia una Chiesa cattolica che agisca in maniera sinodale, meno centrata sul potere istituzionale strutturato come una monarchia, e che faccia maggiormente affidamento sulla consultazione e l’ascolto del popolo di Dio riguardo ad alcuni argomenti fondamentali, in determinati momenti cruciali nella vita della Chiesa. La sinodalità pur essendo un concetto teologico già presente nella cultura teologica del Vaticano II, non trovò piena espressione nel concilio stesso, e in realtà fino a pochi anni fa non faceva propriamente parte del linguaggio ufficiale della teologia, né del magistero. Ora la sinodalità gioca un ruolo molto importante nell’ecclesiologia di Francesco, e perciò nella sua idea di riforma ecclesiale, come abbiamo potuto osservare dal suo discorso in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi (17 ottobre 2015) – a sole due settimane dalla conclusione del seminario de La Civiltà Cattolica. Quel discorso rappresenta la magna charta del pontefice per la sinodalità nella Chiesa cattolica, e sicuramente il presente volume deve essere interpretato nel contesto della nuova enfasi posta dal magistero papale sulla sinodalità di tutta la Chiesa (fondata sull’ecclesiologia del sensus fidei di tutto il popolo di Dio), insieme con, e non separata da, la collegialità tra il papa e il collegio dei vescovi.
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I contributi di questo libro avanzano proposte differenti per una serie complessa ed esigente di riforme pratiche e concrete: la riforma della struttura del ministero ordinato; un nuovo ruolo tangibile per i laici e le donne nella Chiesa; una riforma del governo centrale della Chiesa; una nuova relazione tra la teologia e il diritto canonico. Tuttavia, la strada seguita da Francesco per le riforme non è puramente burocratica, ridotta a un’ottimizzazione delle procedure, o a una razionalizzazione delle risorse: «La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia» (Evangelii gaudium 27).
Questa riforma non deve essere solo in membris, per una riforma delle pratiche locali, bensì anche in capite, al centro della Chiesa istituzionale: «Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato. A me spetta, come vescovo di Roma, rimanere aperto ai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio ministero che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione» (Evangelii gaudium 32).
L’obiettivo di questo volume è quello di presentare una serie articolata di stimoli concreti e di proposte per l’approfondimento e la prosecuzione della riforma della Chiesa cattolica. Non contiene delle conclusioni finali condivise da tutti gli autori, che hanno scritto ciascuno secondo la propria responsabilità personale. Tuttavia l’opera, nel suo insieme, prende spunto dall'antico adagio Ecclesia semper reformanda, il quale esprime la necessità di un rinnovamento continuo e l’esigenza delle riforme in un momento preciso. Si occupa sia della riforma della vita cristiana individuale e comunitaria sia della trasformazione delle strutture ecclesiali.
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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)