08/03/2005
44. Per il 90° compleanno di Alfons Auer di Dietmar Mieth (Tübingen)
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Alfons Auer, 1915, ha tenuto la cattedra di teologia morale a Würzburg, e successivamente ha tenuto la cattedra di etica teologica nella facoltà di teologia cattolica dell’università di Tubinga, ed è uno dei più rappresentativi studiosi di etica cristiana. Pubblichiamo questo breve profilo in occasione del suo 90° compleanno.


L’etica accademica cattolica, per lo più detta ‘teologia morale’, negli ultimi decenni è stata oggetto di crescente attenzione da parte del magistero cattolico e di attenzione decrescente da parte dell’opinione pubblica interessata all’etica. Le due cose non le hanno giovato. Da una parte, le restrizioni poste dalla chiesa scoraggiano ottimi giovani, che hanno la possibilità di migrare con successo nella filosofia e, con pari eccellenza, di ottenere in quel campo delle cattedre. Le nuove leve, che rimangono, vengono esortate alla prudenza, alla precauzione e alla circospezione a tal punto da far apparire come pecore nere (o bianche, a seconda del colore del contesto) quei o quelle rappresentanti che manifestano freschezza di pensiero.
Dall’altra parte, ogni contributo etico-teologico a questioni etiche pubbliche incorre nel sospetto di essere contro il pensiero indipendente e di indulgere a quell’essere «intellettuali organici» (Gramsci) che i marxismi e i cattolicesimi, nonostante tutte le differenze, sembrano però comunemente richiedere. E il pubblico dei grandi mezzi di comunicazione si interessa peraltro più a posizioni di politica ecclesiastica che ad argomenti, in quanto si tratta qui di fattori di potere, in calo, ma ancor fortemente presenti. Di queste cose è comunque meglio parlare subito con dei vescovi, che poi vengono misurati, come politici, sull’eloquenza del loro intervento.
In questo contesto ha significato richiamare il programma, senz’altro efficace e non solo nella sua ‘Scuola di Tubinga’, dell’anziano maestro Alfons Auer. Questo svevo genuino, proveniente dall’altopiano cattolico, ha avuto e continua ad avere indiscutibilmente un grande influsso sulla teologia morale degli ultimi decenni. Quale membro della Commissione romana ‘per la pillola’, voluta da papa Paolo VI immediatamente dopo il concilio (1964-1966), egli sostenne, insieme con Josef Fuchs e Bernhard Häring, la posizione della maggioranza ‘liberale’, che PaoloVI nella sua enciclica Humanae vitae (1968) non seguì. Il papa non osò trarre la conseguenza dalla dottrina sul matrimonio mutata a livello di magistero (il senso del matrimonio è l’amore, dal quale solo scaturisce la fecondità). In realtà oggi si parla di una visione ‘profetica’ di Paolo VI, che si riferisce certamente meno alla regolamentazione restrittiva del concepimento che alle ambigue vie della medicina riproduttiva. Dalla sua cattedra di Würzburg (1955-1966) Alfons Auer era tornato, dopo il concilio, alle sue radici tubinghesi. Lì, nel periodo, molto movimentato, di Küng e Ratzinger (un vero incontro al vertice), egli caratterizzò in modo nuovo la teologia morale, che poi chiamerà etica teologica, come ‘morale autonoma’, un concetto che incominciò a imporsi in alleanza con la Scuola di Franz Böckle a Bonn.

Già nel 1961 Alfons Auer aveva pubblicato un ‘bestseller’ dal titolo Weltoffener Christ [Il cristiano aperto al mondo], che ha avuto parecchie edizioni e fu tradotto nella maggior parte delle lingue allora usate in teologia (spagnolo, inglese, italiano, olandese), libro che attirò più di uno nel gruppo dei suoi discepoli. Il libro Autonome Moral und christlicher Glaube [Morale autonoma e fede cristiana] (prima edizione nel 1971) (trad. it. Paoline, Cinisello Balsamo, Milano 1991) riscosse ugualmente grande successo. Esso fece emergere le angosce religiose della morale cattolica. Il punto culminante della controversia che ne seguì è stata una audizione di Auer (è difficile chiamarla in modo diverso) davanti alla Conferenza episcopale tedesca e all’allora presidente della sua Commissione per la fede, il cardinal Ratzinger, nell’autunno 1977, dalla quale il teologo di Tubinga ritornò pallido e segnato.
Più tardi, con riguardo alla importante enciclica morale Veritatis Splendor (Splendore della verità) di papa Giovanni Paolo II (1993), della sua chiesa, che per lunghi anni gli rifiutò la laurea honoris causa della facoltà teologica cattolica di Vienna, ma non potè rifiutargli la laurea honoris causa in filosofia a Francoforte, Alfons Auer ha anche scritto ai suoi amici: «Eppur si muove». Intendeva la chiesa ufficiale e il suo riserbo per una nuova fissazione dogmatica della morale sessuale e della riproduzione, riserbo strappato a fatica ad opera di diverse dichiarazioni, in tutto il mondo, di circa mille teologi (nel 1989, in seguito alla ‘dichiarazione di Colonia’ dei teologi tedeschi). Alfons Auer avrebbe potuto dire la stessa cosa sicuramente anche dell’enciclica Fides et ratio (Fede e ragione) di Giovanni Paolo II, che nel 1995 gli fece pervenire auguri per il suo ottantesimo compleanno. La personalità dell’autore, sempre dotato di impressionante capacità di formulazione (e predicatore assai apprezzato), si esprime assai bene nel fatto che egli utilizza la citazione di Galileo a lode della chiesa, ricordando così al tempo stesso alla chiesa il suo maggiore errore.
La ‘morale autonoma’ di Alfons Auer non va equiparata al principio di autonomia del filosofo Kant, ma con esso si collega attraverso il principio Ragione, che egli chiama «razionalità della realtà». Anche questo corrisponde alla sua esigenza di trovare un equilibrio ponderato (oggi si parlerebbe, con John Rawls, di ‘reflective equlibrium’) tra la possibilità e la ‘realtà’, ossia le reali forze attive della società umana, con l’aiuto delle scienze umane e sociali empiriche, e di produrre delle riflessioni trascendental-antropologiche ricche di valori. Egli sostiene perciò le tre tappe: «fondazione nelle scienze umane, integrazione antropologica, normazione etica», come un metodo per riuscire ad avere evidenza etica, che egli ritiene un sorgere della verità autonomo rispetto alla fede religiosa, anche se non privo di relazione, nel modo della correttezza etica.
Teologi morali quali Alfons Auer si sono occupati, negli anni sessanta e settanta, intensamente di questioni di etica applicata, quando la filosofia ancora non se ne occupava. La maggior parte delle cosiddette, e oggi così ambigue, ‘bioetica’, etica della tecnica, etica dell’ambiente, etica della pace, etica economica ecc. scaturirono da questa fonte. La svolta filosofica all’etica pratica fu qui preparata e mantenuta aperta attraverso il confronto creativo con autorità precostituite. Un argomento filosofico, questa è la regola, non può essere superato da un argomento di fede, ma al contrario, l’argomento di fede dovrebbe schiudersi moralmente nella sua prova di ragione. Il rapporto tra ragione morale e riferimento di fede al senso della vita è, per Alfons Auer, ‘reciproco’. Questa chiara concezione è stata vissuta come liberante, fino alla sua emeritazione nel 1980 e anche oltre, da parte di molte generazioni di studiosi, e continua a fare scuola.
L’ultimo libro che Alfons Auer ha scritto ancora in piena creatività, Geglücktes Altern (Freiburg 1995) [Per una terza età felice, Queriniana, Brescia 1997], ha riscosso di nuovo grande successo e ha avuto parecchie edizioni. Parla di una particolare esperienza della libertà, che si può fare nella vecchiaia, nonostante tutte le limitazioni. Le limitazioni hanno raggiunto anche lui, ma anche dalla sua attuale condizione, intensamente bisognosa di cure, si sprigiona il suo chiaro ‘sì’ ad accettare la finitudine dell’umana esistenza.


© Orientierung Zürich 2005
Traduzione dal tedesco
di GIANNI FRANCESCONI



Opere di Alfons Auer
- Etica dell'ambiente. Un contributo teologico al dibattito ecologico
, Queriniana, Brescia 1988
- Per una terza età felice. Un contributo in chiave di etica teologica, Queriniana, Brescia 1997


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