21/12/2009
150. Natale: il senso della vita. Meditazioni su Giovanni 1 di Wolfhart Pannenberg
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Il senso della festa natalizia è la parola, di cui l’inno di Giovanni dice che al principio di tutte le cose era presso Dio. Di questa Parola è detto anzi che è diventata carne ed ha abitato in mezzo a noi.

Questo è l’evento che noi celebriamo ogni anno a natale: Dio è venuto tra noi. Egli ci toglie il vuoto di senso e le monotone ripetizioni della nostra vita quotidiana. È egli stesso il senso che dà un contenuto alla nostra vita.

Noi siamo abituati a tradurre così la prima frase dell’evangelo di Giovanni: «In principio era la Parola». Ma il termine greco logos, che si trova nel nostro testo, è molto più vasto. Esso non connota tanto la pura parola quanto piuttosto il senso che mediante la parola viene espresso. In esso senso e parola sono strettamente uniti; infatti il senso, che noi cogliamo in qualsiasi evento, supera sempre l’episodio singolo, per cui può essere espresso soltanto con delle parole. Se qualcuno dice: «Ti auguro tanta felicità» oppure «buon natale», egli non si rivolge cordialmente ad un altro soltanto in questo momento, ma con queste parole viene espresso qualcosa che trascende il momento. E così ogni senso supera il momento e il singolo avvenimento in cui ci viene incontro. Quando a natale sentiamo dire: Ci è nato un pargolo, – noi pensiamo al bambino del presepio insieme a tutti gli altri bambini, ma anche differenziandolo da tutti gli altri bambini, perché egli non è nato solo per i suoi genitori ma anche per tutti noi. Anche così il senso dell’evento supera sempre l’episodio particolare, attraverso il quale è entrato nella nostra vita. Chi vede soltanto ciò che già sta davanti agli occhi non coglie il senso, – né il senso del natale né quello della vita in generale. Il senso, ecco la profondità della realtà che ne costituisce il contenuto. E poiché il senso di ogni evento trascende ciò che sta davanti agli occhi, per volerlo abbiamo bisogno della parola.

Se ora diciamo che «In principio c’era il Senso», intendiamo dire che in principio c’era ciò che dà contenuto e significato ad ogni vita. Questa è la profondità della realtà, di cui si parla quando si usa la parola Dio.

Questo senso ultimo, che conferisce contenuto e significato ad ogni altro evento, è stato partecipato al mondo nell’evento del natale. Dio si è unito al mondo. Questo evento non inizia soltanto con la nascita del bambino divino. La nascita del bambino è soltanto il segno e l’indizio della venuta di Dio in questo mondo. Alla venuta di Dio abbiamo pensato durante le settimane del tempo di avvento, e ci siamo immedesimati con il doppio senso della parola avvento. Dio non è venuto nel mondo soltanto mediante Gesù, la sua venuta continua sempre ad interessare il mondo. La venuta di Dio trasformerà il mondo. Essa porrà fine a tutto il vuoto di senso e alla solitudine, e quindi anche a tutte le sofferenze e ingiustizie. Questa venuta di Dio, l’avvento di Dio, è il futuro ultimo del mondo. E questo futuro è già divenuto presente in Gesù. Per questo noi non andiamo soltanto incontro al futuro, ma promaniamo già da esso. E quando diciamo che Dio è venuto nel nostro mondo mediante Cristo non pensiamo soltanto al bambino nel presepio, ma anche al Crocifisso e al Risorto. Anzi, soltanto nella luce del mattino di pasqua può essere detto che con il bambino del presepio è già avvenuto l’avvento di Dio in questo nostro mondo. Infatti solo con la resurrezione di Gesù sono eliminate la morte, la sofferenza e la solitudine, e solo così la vita di ogni uomo ha acquistato un senso imperituro che non può più essere distrutto da nessuna miseria o sventura.





Wolfhart Pannenberg

PRESENZA DI DIO
Nuovi saggi Queriniana 18









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