21/01/2019
421. MARTIN NIEMÖLLER Un eroe imperfetto di Matthew D. Hockenos
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«Prima vennero a prendere i comunisti,

e io non dissi nulla, perché non ero comunista.

Poi vennero a prendere i sindacalisti,
e io non dissi nulla, perché non ero sindacalista.

Poi presero gli ebrei,
e io non dissi nulla, perché non ero ebreo.

Poi vennero a prendere me, e non era rimasto più nessuno
che potesse parlare in mia difesa».

Dopo il 1945, Niemöller recitò diverse versioni di questa confessione ai suoi compatrioti, per ammonirli affinché si pentissero della compiacente complicità verso il nazismo e i suoi crimini. La “confessione di Niemöller” divenne molto popolare negli anni Settanta e Ottanta, con il diffondersi del movimento per i diritti umani, e viene oggi invocata dagli attivisti per diverse cause, nonché esposta presso i memoriali dell’Olocausto negli Stati Uniti e in Europa.

Gli ammiratori di Niemöller abbraccerebbero ancora con uguale entusiasmo la sua confessione, se sapessero del suo appoggio sincero a Hitler durante l’ascesa al potere del dittatore? Infatti, inizialmente il pastore non fu turbato dalla persecuzione delle minoranze messa in atto dai nazisti.



Niemöller seguace del nazionalsocialismo

Nato nel 1892, Niemöller ebbe una formazione di stampo nazionalista e durante la Prima guerra mondiale servì come ufficiale di marina. Terminato il conflitto, entrò in seminario e fu ordinato pastore luterano nel 1924. Diede il proprio voto ai nazisti sia nelle elezioni del 1924, sia in quelle del 1933. Non disse una parola quando la Gestapo arrestava i comunisti, i socialisti e gli ebrei: non per timidezza, bensì perché convinto che questi gruppi fossero antipatriottici e anticristiani.

Niemöller fu lento a comprendere che la vera minaccia al cristianesimo, e alla Germania, fossero Hilter e la visione del mondo nazista. Sebbene iniziasse a rendersi sempre più conto che la politica ecclesiastica del Führer non fosse quella che egli aveva auspicato, questa sua opposizione crescente non comprendeva la politica razziale e quella estera. Il suo supporto al partito nazista non era un segreto nemmeno per i suoi parrocchiani, sebbene egli non si espresse mai apertamente a favore di Hitler dal pulpito. Niemöller era convinto che i protestanti tedeschi dovessero seguire tanto il Dio misericordioso della Bibbia quanto il loro leader nazista, così come nei secoli precedenti avevano rispettato l’alleanza fra trono e altare.

Il 5 marzo 1933, giorno delle prime e uniche elezioni politiche nella Germania nazista, Niemöller pronunciava questo sermone: «Il fatto è che per noi oggi è semplicemente impossibile accettare la formula confortevole per la quale la politica non ha spazio nella chiesa. Gli avvenimenti politici sono importanti per il nostro destino e per quello della nazione, e proprio oggi dobbiamo prendere posizione con coscienza». E quel giorno egli esprimeva il suo voto per il partito nazista.

Tuttavia, con l’ascesa del movimento dei “Deutsche Christen” – i cristiano-tedeschi che sostenevano una sorta di cristianesimo ariano – Niemöller iniziò a prendere le distanze: pur restando un protestante conservatore, non condivideva la teologia di stampo razzista propugnata dai Deutsche Christen. Da qui prese avvio la sua opposizione a Hitler.



Niemöller e Bonhoeffer, oppositori del nazismo

Bonhoeffer e Niemöller si conobbero nell’estate del 1933. Sebbene fossero concordi sulla necessità di combattere i Deutsche Christen, per il resto avevano vedute differenti. All’epoca, Bonhoeffer descrisse Niemöller con queste parole: «Un idealista ingenuo e sognatore». Per Bonhoeffer, nazismo e protestantesimo non potevano convivere, poiché i nazisti si facevano beffe del messaggio cristiano di carità e misericordia. Per lui, un buon cristiano non poteva essere un buon nazista.

Ad ogni modo, la politica aggressiva perseguita dai nazisti incrinò sempre più la fiducia di Niemöller nel Führer, soprattutto a causa delle ingerenze nelle questioni ecclesiali e del supporto di Hilter stesso per i Deutsche Christen.

Nell’autunno del 1933 Niemöller e Bonhoeffer fondarono la Lega di emergenza dei pastori, che nel 1934 divenne la Chiesa confessante. Nei quattro anni seguenti essi lottarono così contro i tentativi di Hitler di nazificare la chiesa protestante. Niemöller pronunciò dei sermoni sempre più critici, finché il Führer non ordinò il suo arresto nel luglio 1937 accusandolo di utilizzare il pulpito per motivi politici.



Un eroe imperfetto?

Dopo la guerra, Niemöller incoraggiò le persone a schierarsi quando altri esseri umani vengono attaccati, qualunque sia la loro razza, religione o credo politico. Il suo nome venne legato alla resistenza contro il nazismo e all’imperativo morale di difendere le minoranze perseguitate.

Tuttavia, prima di sfidare apertamente la politica hitleriana nei confronti della chiesa, egli è stato un noto pastore che ha votato per i nazisti, ha accolto con favore l’ascesa di Hitler e ha disprezzato i gruppi ritenuti anticristiani e antitedeschi. Può pertanto essere indicato tra i primi sostenitori del Führer: e il suo dissenso si limitò a una difesa della chiesa protestante tedesca. «A Niemöller interessava affermare la netta distinzione fra servizio della chiesa e servizio dello stato», spiega Eberhard Bethge nella sua biografia di Dietrich Bonhoeffer. 

Si potrebbe cadere nella tentazione di giustificare questo atteggiamento come il comportamento di un giovane ragazzo inesperto, ricredutosi poi da uomo maturo e più saggio. Eppure nel 1933 Niemöller aveva quarantun anni ed era padre di sei figli; aveva letto Mein Kampf e sapeva quale fosse il pensiero di Hitler.

Così, spogliato della leggenda, Niemöller per forza di cose potrebbe deluderci. Tuttavia, l’imperfezione della sua bussola morale lo rende ancora più importante per noi oggi. Questo protestante conservatore della classe media, che celava dei pregiudizi profondi contro quanti erano diversi da lui, ha fatto qualcosa di estremamente difficile e inconsueto per una persona di quel genere: ha saputo cambiare idea.

 

 

 

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