28/08/2013
257. MARTIN LUTHER KING: «I HAVE A DREAM» 28 agosto 1963
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ML_KingCelebre discorso tenuto dal pastore e teologo battista, nero nordamericano, davanti al Lincoln  Memorial il 28 agosto 1963, come momento centrale della marcia su Washington per i diritti civili. King, qualche mese prima, il 16 aprile 1963, aveva scritto la sua «Lettera da un carcere di Birmingham», che è stata considerata come una delle dichiarazioni fondamentali sulla responsabilità della chiesa nella lotta sociale. Lo storico nero James Washington, editore degli «Scritti e discorsi» di Martin Luther King, Nobel per la pace 1964, ricorda, a proposito del celebre discorso nella capitale Washington, che le telecamere permisero all’intero paese di udire e vedere «questa sua implorazione di giustizia e libertà». E ricorda anche che sua moglie, Coretta King, una volta disse queste parole: «In quel momento sembrava che fosse apparso il Regno di Dio. Ma fu solo per un momento».

 

 

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e di giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!

Io ho davanti a me un sogno che un giorno, in Alabama, con i suoi malvagi razzisti, con il suo governatore dalle cui labbra provengono parole di veto e annullamento, che un giorno, proprio qui in Alabama, i ragazzini negri e le ragazzine negre sapranno unire le mani con i ragazzini bianchi e le ragazzine bianche come se fossero fratelli e sorelle. Ho davanti a me un sogno, oggi!

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi saranno raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli esseri viventi, insieme, la vedranno. È questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

Risuoni quindi la libertà dalle cime prodigiose del New Hampshire.
Risuoni la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.
Risuoni la libertà dagli alti Allegheny della Pennsylvania.
Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.
Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.
Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: «Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente».



MARTIN LUTHER KING, I Have a Dream, 1963 in JAMES WASHINGTON (ed.), The Essential Writings and Speeches of Martin Luther King, Jr., Harper, San Francisco 1986, 217-220.
Trad. it di Stefano Fissore, MARTIN LUTHER KING, Io ho un sogno. Scritti e Discorsi che hanno cambiato il mondo (ed. James Washington), SEI, Torino 1993, 102-103.

 

tratto da

Rosino Gibellini (ed.)
ANTOLOGIA
DEL NOVECENTO TEOLOGICO


Editrice Queriniana, Brescia 2011
Biblioteca di teologia contemporanea 155
ISBN: 978-88-399-0455-3
pagine: 384

 





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