Lungo tutto il 2017 si sono susseguite le celebrazioni e la memoria per i 500 anni della Riforma protestante. Le commemorazioni sono state anche occasione d’incontro e di dialogo ecumenico, per favorire e promuovere l'unità dei cristiani. Volentieri proponiamo, a quasi un anno dalla storica cerimonia congiunta di Lund, Svezia, la dotta “Conclusione” di Adriano Prosperi al suo
Un autorevole storico tedesco, Heinz Schilling, ha scritto che anche la Chiesa romana dovrebbe ringraziare Lutero. Per due ragioni: intanto perché senza di lui non si sarebbe liberata dalla mondanità del papato rinascimentale, e poi perché fu grazie a lui che, in un mondo in rapido allontanamento dalle dimensioni e dalla cultura del Medioevo, la fede tornò in auge come nei secoli antichi.
Ma già all'epoca dei fatti qui narrati c'era stato chi aveva detto qualcosa di simile in forma di considerazione storica generale. Era stato Niccolò Machiavelli, che nel primo capitolo del terzo libro dei suoi Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio aveva formulato così la sua intuizione: «A volere che una sètta o una republica viva lungamente, è necessario ritirarla spesso verso il suo principio». E aveva precisato che la norma valeva non solo per lo Stato dei romani antichi o per lo Stato fiorentino, ma anche per «la nostra religione; la quale, se non fossi stata ritirata verso il suo principio da santo Francesco e da santo Domenico, sarebbe al tutto spenta». Dunque era stata la «rinnovazione» come ritorno ai fondamenti originari che aveva mantenuto in vita quella religione che, sempre secondo Machiavelli, per gli italiani non esisteva nemmeno più, colpa dei «costumi rei» della corte papale.
L'Italia, o almeno la religione degli italiani, può offrire una buona verifica dell'effetto di Lutero sul ritorno in vita di una religione spenta. Come, quando e in quali forme ci sia stato un ritorno di fiamma delle pratiche e delle credenze cristiane è il tema di infinite ricerche e discussioni, che non è il caso di richiamare qui. Un fatto è certo: quello che ne divenne il centro motore e il corposo simbolo fu il papato romano. Per cui si può dire che la tesi di Schilling è abbastanza condivisibile: Roma può ringraziare Lutero, anzi lo sta già facendo.
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