Alla Buchmesse di Francoforte 2013 è arrivata la prima copia del terzo libro conclusivo delle Memorie di Hans Küng, che è stato poi presentato, con la presenza dell'Autore, nel mese di ottobre a Monaco di Baviera, Tubinga, e nella città natale del teologo e scrittore svizzero, Lucerna.
Il primo volume, Erkämpfte Freiheit, “Libertà conquistata”, spazia dal 1928 fino al 1968, ancora nel fervore del concilio Vaticano II; il secondo volume Umstrittene Wahrheit, “Verità contestata”, percorre gli anni 1968-1980, e ricostruisce con oggettività, com’è stato riconosciuto, la sua vicenda canonica e teologica con le autorità romane, che si conclude, – esperienza difficile che supererà con il suo valore teologico riconosciuto internazionalmente – con il toglimento della missio canonica dalla Facoltà di teologia cattolica di Tubinga
Küng ha continuato la sua docenza all’Istituto per la ricerca ecumenica dell’università di Tubinga, dove ha avuto come suoi colleghi, Bloch, Ratzinger, Moltmann, ma è passato, nella sua attività accademica e di scrittore, dalla fase ecclesiologica alla fase del dialogo interculturale e interreligioso
Il terzo volume di circa 750 pagine reca come titolo Erlebte Menschlichkeit, “Umanità vissuta”, e raccoglie la sua storia degli ultimi tre decenni, dal 1980 al luglio 2013, come segna la data della Introduzione, vergata a 85 anni, dove scrive: «Ma alla fine io vedo i miei ultimi tre decenni in una luce del tutto positiva. Ho sperimentato molta umanità nel senso più vero della parola e ho dovuto impegnarmi contro tutte le forme della disumanità per un più di umanità: per l’unità delle chiese cristiane, per la pace delle religioni, per la comunità delle nazioni». E aggiunge: «E però all’umanità appartiene anche la mortalità». Il pensiero della morte attraversa queste pagine fino al commosso Epilogo del libro e delle Memorie, dove l’Autore fa alcune confidenze ai suoi lettori sulle sue attuali difficoltà di salute
Le Memorie di Küng sono veramente interessanti, perché la storia della sua attività, pur essendo ben connotata sotto il profilo personale, è sempre presentata nel contesto della storia del proprio tempo, nella storia della cultura, della teologia e della chiesa. Sempre ben informato e, credo, generalmente ben orientato nella valutazione. In questi tre decenni, Küng è stato presente e attivo, oltreché come docente, come consigliere all’ONU, all’Unesco, e al Parlamento delle Religioni. Ha una visione ecumenica, internazionale, planetaria. È un interprete cristiano della globalizzazione
Küng è anche un collaudato scrittore, e divide pedagogicamente il molteplice materiale degli ultimi tre decenni in 12 sezioni: 1. Approdo a nuove rive (dopo il processo romano); 2. Una nuova visione (oltre l’ecclesiologia); 3. Esplorazioni in terre nuove (le culture e le religioni); 4. Il mio decennio americano (con la docenza a Chicago e i contatti e le collaborazioni nel vasto e movimentato cantiere teologico americano); 5. Il mio mondo dell’Islam; 6. Il mio mondo dell’Ebraismo; 7. Il mondo degli Oceanici, Africani e Indios; 8. Il mio mondo delle Religioni dell’India; 9. Il mio mondo delle Religioni della Cina; 10. Il progetto Weltethos: un Ethos per l’umanità; 11. Il problema permanente della riforma delle chiese; 12. Alla sera della vita.
In queste sequenze, che tendono verso il progetto dell’”Etica globale”, che rappresenta l’eredità del grande teologo cristiano (e cattolico), attirano le pagine dedicate al suo collega Joseph Ratzinger, che Küng ha incontrato come papa Benedetto a Castel Gandolfo in una amichevole giornata del 2005, qui descritta per la prima volta nei suoi contenuti e nella sua atmosfera umana. Küng ha seguito e commenta i passi del pontificato di papa Benedetto.
Non manca la lettera di papa Francesco (26.5.2013), riprodotta nel testo originale in spagnolo e in traduzione tedesca, inviata in risposta a una sua lettera:
«Egregio dott. Hans Küng,
ho ricevuto la sua lettera del 13 del mese e un articolo con due libri che leggerò con gusto. La ringrazio della sua amicizia.
Io rimango a sua disposizione. La prego, preghi per me, ne ho molto di bisogno.
Gesù la benedica, e l’aiuti la Santa Vergine.
Fraternamente,
Francesco» (pp. 674-675).
L’Epilogo, commosso e confidenziale, sta sotto il segno della 2Tim 4,6: «È giunto il momento che io lasci questa vita». E qui ai suoi lettori e lettrici fa la confidenza di essere afflitto, da due anni, oltreché da altri malanni, da una forma di parkinson, che gli insidia la vista e lo limita nella sua attività. Si affida a Dio con abbandono (Gelassenheit) e fiducia, rinunciando ad altri scritti (salvo brevi scritture nei limiti del possibile), godendo della musica, della natura e del conversare, curandosi (con una dozzina di pillole al giorno e con gli esercizi di fisioterapia per resistere al male inguaribile).
L’ultima pagina di una vita così attiva e produttiva è segnata da una preghiera intensa, che definisce “Il mio ultimo Amen”, e che riproduciamo in una nostra traduzione.
«La nostra vita è breve, la nostra vita è lunga
e con grande meraviglia sto davanti ad una vita
che ha avuto le sue inattese svolte, e tuttavia la linearità di un percorso:
una vita di oltre 31.000 giorni, belli e oscuri,
cangiante, che mi ha portato molto in esperienze,
nel bene come nel male,
una vita, davanti alla quale io posso dire: è stato bene così.
Io ho incommensurabilmente ricevuto più di quanto ho potuto dare,
tutte le mie buone intuizioni e le mie buone idee,
le mie buone decisioni e azioni
mi sono donate, rese possibili dalla grazia.
E anche dove mi sono deciso erroneamente e ho agito male,
Tu mi hai guidato in modo invisibile.
Ti domando perdono per tutto, dove ho sbagliato.
Io ti ringrazio, imprendibile, onniabbracciante e tutto dominante,
principio originario, sostegno originario e senso originario del nostro essere,
che noi chiamiamo Dio,
Tu, il grande mistero indicibile della nostra vita,
Tu, l’infinito in ogni finitezza,
Tu, l’inesprimibile in ogni nostro discorso.
Io ti ringrazio per questa vita con tutte le sue oscurità e stranezze.
Io ti ringrazio per tutte le esperienze, quelle chiare e quelle oscure.
Io ti ringrazio per tutto ciò che è riuscito, e per tutto
ciò che alla fine hai volto in bene.
Io ti ringrazio che la mia vita ha potuto divenire una vita riuscita,
non per me solo, ma anche per coloro
che hanno potuto partecipare a questa vita.
Il piano secondo il quale scorre la nostra vita
con tutti i suoi erramenti e sconvolgimenti lo conosci Tu solo.
Non possiamo riconoscere fin da principio questa tua intenzione con noi.
Non possiamo vedere, come Mosè e i Profeti,
il tuo volto in questo mondo.
Ma come Mosè nella cavità della roccia
ha potuto vedere alle spalle il Dio che passava,
così anche noi retrospettivamente
possiamo riconoscere e sperimentare
la tua mano, o Signore, nella nostra vita;
riconoscere e sperimentare che Tu ci hai sostenuto e guidato
e che ciò che noi stessi abbiamo deciso e fatto
sempre di nuovo da te è stato ricondotto al bene.
Pongo il mio futuro, con abbandono e fiducia, nelle tue mani.
Potrebbe essere di molti anni o di poche settimane.
Mi rallegro di ogni nuovo giorno che ricevo come dono
e affido a te pieno di fiducia, senza preoccupazione e angoscia,
tutto ciò che mi attende.
Tu sei l’inizio dell’inizio, e il centro del centro
come anche la fine della fine, e il fine dei fini.
Ti ringrazio, mio Dio,
perché sei misericordioso
e la tua bontà dura per sempre.
Amen. Così sia» (pp. 702-703).
© 2013 by Piper Verlag, München (per le pagine citate)
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