30/08/2021
493. LA TEOLOGIA ITALIANA DA' BUONI FRUTTI - PARTE I Il duplice premio assegnato dalla European Society of Catholic Theology di Marie-Jo Thiel
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Si è appena concluso a Osnabrück (Germania) il Congresso internazionale della European Society of Catholic Theology, che ha messo a tema il rapporto fra “Creazione – Trasformazione – Teologia”. Segnaliamo in particolare, nella serata di venerdì 27 agosto, l’assegnazione del Premio per il “Libro teologico dell’anno 2019-2020” che, nella categoria senior scholar, ha visto vincitori – a pari merito – due studiosi italiani, Paolo Costa e Andrea Grillo. Di entrambi, l’opera vincitrice è stata pubblicata dall’Editrice Queriniana; si tratta rispettivamente di La città post-secolare. Il nuovo dibattito sulla secolarizzazione; e di Eucaristia: azione rituale, forme storiche, essenza sistematica. Di seguito riportiamo il discorso della prof.ssa Marie-Jo Thiel (ex-presidente della ESCT), tenuto in occasione del conferimento del premio. Nei prossimi post, faremo seguire gli indirizzi di ringraziamento con cui i due autori hanno reagito all’assegnazione del premio.

 

 

Perché un premio per il “Miglior libro teologico” a livello europeo?

Il Book Prize della European Society for Catholic Theology costituisce un grande riconoscimento per il lavoro teologico svolto dai vincitori. Per quale motivo? Innanzitutto, i criteri per potersi candidare sono estremante rigorosi, come avete potuto osservare voi stessi nel bando di concorso. Inoltre, gli esaminatori sono tutti/e teologi e accademici di alto profilo, e voglio ringraziarli tutti quanti per aver accettato di leggere l’opera a loro assegnata, valutandola secondo criteri ben precisi.

Quest’anno – sarà forse l’unico effetto positivo del Covid, in questa tragica pandemia? – i libri proposti possedevano un tale livello accademico che è stato difficile decidere tra primo e secondo classificato… Sicché alla fine, il comitato di presidenza ha accettato di assegnare due premi per ogni categoria.

Nella categoria “emerging scholars”, il premio è così andato a Stephanie Höllinger: Ansprüche an Ehe und Partnerschaft. Ein theologischer Beitrag zu einer beziehungsethischen Herausforderung (Studien der Moraltheologie. Neue Folge 11), Aschendorff, Münster 2019; e a Martin Koci, Thinking Faith after Christianity. A Theological Reading of Jan Patočka’s Phenomenological Philosophy, Suny Press,Albany 2020.

Mentre per la categoria “established scholars”, vincitori a pari merito sono Paolo Costa, con La città postsecolare. Il nuovo dibattito sulla secolarizzazione, Queriniana, Brescia 2019; e Andrea Grillo, con Eucaristia. Azione rituale, forme storiche, essenza sistematica, Queriniana, Brescia 2019.


 

Complimenti, caro Paolo!

 

Il titolo del suo libro, il prof. Costa dà subito un’idea del contenuto. Qualcuno potrebbe storcere il naso: un altro libro sulla secolarizzazione o sulla post-secolarizzazione! Dopo averlo letto, tuttavia, dovrà riconoscere che probabilmente oggi non esiste una riflessione di ugual valore. Sebbene la società moderna parli molto di secolarizzazione senza essere in grado di darne una definizione, l’autore osa partire proprio da lì. Il titolo dell’opera allude in maniera esplicita alla Città secolare di Harvey Fox, che ha segnato l’apice della cosiddetta teoria standard della secolarizzazione, nella misura in cui ha plasmato una comprensione teologica matura della società moderna.

A cinquant’anni di distanza, la situazione è mutata sensibilmente. La teoria standard è sotto attacco e il concetto stesso di secolarizzazione è stato messo in discussione da più parti e da diverse prospettive. La città post-secolare prende avvio affermando che si è verificato come un mutamento di paradigma nel dibattito circa la secolarizzazione, nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Sostenere questa tesi, per l’autore, equivale a:

  • chiarire quel che c’era prima e quel che è venuto in seguito;
  • delineare il confine di questo mutamento e, possibilmente, identificare a chi ne spetta il merito (o la colpa).

 

Cosa ha preceduto il mutamento di paradigma?

Quella che di solito viene definita la teoria standard della secolarizzazione può essere descritta come il tentativo di dare un senso a una transizione moderna che è essenzialmente occidentale, laddove questo cambiamento riguarda la religione e, più specificamente, il cristianesimo. Essere moderni significa essere più sviluppati, più innovativi, più avanzati di ciò che ci ha preceduto nella storia dell’umanità. La nuova era (die Neuzeit) è intrinsecamente diversa dalle precedenti. E la controparte principale dell’Età moderna è, come è noto, il Medioevo. Secondo un’opinione ampiamente condivisa, il Medioevo era teocentrico, eteronomo e trascendentale, mentre l’Età moderna è antropocentrica, autonoma e secolare. La Modernità ètutta una questione di Selbstbehauptung, mentre in epoca medioevale l’interesse era tutto incentrato sul dare gloria a Dio.

 

Che cos’è dunque la secolarizzazione?

L’incertezza lessicale può essere considerata come il sintomo di un’operazione intellettuale riuscita solo in parte. Secolarizzazione assume oggi almeno tre significati diversi:

  • uno “intransitivo”: il mondo moderno si auto-secolarizza, diventa più “mondano”, per ragioni che oltrepassano le intenzioni dei singoli individui;
  • uno “transitivo”: le dottrine, le idee, le visioni e le pratiche cristiane sono state costantemente tradotte in equivalenti secolari: l’agape cristiana nell’umanitarismo secolare, il personalismo nell’individualismo e così via;
  • un terzo senso lo si costruisce attorno alla concezione del secolarismo moderno come svolta storica: una vera e propria innovazione culturale. Da questo punto di vista, secolarizzazione significa essenzialmente l’ascesa dell’“opzione secolare”, una varietà priva di limiti dell’umanesimo. Da qui in avanti, vivere una vita appagante al di fuori del credo e della pratica religiosa diventa una possibilità concreta per chiunque e ovunque.

Dunque, l’affermazione da cui prende avvio l’argomentazione dell’autore è che l’immaginario epistemico che sta al di sotto del teorema della secolarizzazione è stato messo in discussione negli ultimi cinquant’anni e gradualmente smantellato – sotto l’aspetto sociologico, filosofico e teologico – al punto che, alla fine, l’onere della prova si è spostato dal nuovo al vecchio quadro interpretativo. È per questo motivo che La città post-secolare si interessa innanzitutto della “decostruzione del teorema della secolarizzazione”.

Ma ora sta ai lettori e alle lettrici scoprire il resto! Il libro non si limita a risolvere le difficoltà; esso fornisce gli strumenti per comprendere, e la mappa per orientarsi da soli.

 


Congratulazioni, Andrea!

 

Anche il secondo libro vincitore è italiano; a quanto pare, la teologia italiana ha dato buoni frutti, quest’anno!

Il volume si presenta come estremamente originale sia per il metodo (è pensato per essere usato come un manuale), sia per il contenuto. L’obiettivo segnalato nel titolo – Eucaristia: azione rituale, forme storiche, essenza sistematica – è espresso con chiarezza: l’autore mira a impostare una riflessione teologica sull’eucaristia a partire dalla celebrazione eucaristica, senza tradirne o negarne la logica sacramentale.

Pertanto, la prima parte è dedicata allo studio dell’“azione rituale” della celebrazione eucaristica, senza ridurla alla semplice esposizione di un ordo rituale. Si indaga la “forma fondamentale” del sacramento, luogo di comunione tra Cristo e la chiesa, nella forma di una “parola-preghiera” e di un “pasto-eucaristia”. L’azione rituale è un’esperienza che è nello stesso tempo un modo di guardare e un modo di fare – e perciò esige l’elaborazione di categorie che dalla tradizione sono presupposte, ma non tematizzate.Per questo quello del libro appare come un approccio significativamente nuovo, sia come linguaggio che come pensiero.

Una seconda parte prende sul serio la “forma storica” della messa e il divenire, in parallelo, delle forme celebrative e delle interpretazioni sistematiche. Infatti noi cerchiamo storicamente solo ciò che abbiamo già pensato in chiave sistematica, salvo poi correggere la nozione sistematica grazie ai “dati storici” che possiamo o vogliamo riconoscere. Non si dà mai né un dato incompreso, né una comprensione senza dati. Il profilo originale di questa seconda parte è l’esplorazione della correlazione strutturale fra teoria eucaristica e prassi eucaristica.

La terza parte, che è l’ultima, propone una originale sintesi sistematica capace di produrre una intelligenza rituale dell’eucaristia, componendo e integrando le diverse fonti del nostro sapere-sentire-agire eucaristico. Alla luce dei primi due passi, questa sezione conclusiva non trascura il bisogno di un sapere sintetico sull’eucaristia, che possa offrire una adeguata “traduzione della tradizione”, tenendo conto delle principali novità teoriche presenti nel dibattito contemporaneo sia a livello liturgico, sia a livello storico, sia a livello sistematico.

Centrale in questa ricerca è la riscoperta del concetto di Grundgestalt che, nel dibattito tra Guardini e Jungmann (negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso), ha introdotto un nuovo approccio alla tradizione eucaristica.

Il tentativo proposto da questo volume consiste nel superare un approccio intellettualistico e dottrinalistico, per sviluppare invece una strutturale collaborazione tra teologia e antropologia, così da comprendere il cuore della tradizione cristiana sulla comunione eucaristica.

Alcuni indizi sull’autore: ha tre dottorati (in giurisprudenza, in filosofia e in teologia); insegna teologia dei sacramenti e filosofia della religione presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma. È docente di liturgia all’Istituto di Liturgia Pastorale dell’Abbazia di S. Giustina a Padova, e all’Agostinianum di Roma.

 

 

 

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