20/08/2014
293. LA TEOLOGIA DELLE RELIGIONI IN PAPA FRANCESCO In dialogo con Rosino Gibellini Radio Vaticana (Intervistatore: Gabriele Palasciano)
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RadioVaticana

Per il teologo Rosino Gibellini, cos’è la "teologia delle religioni"? In particolare, a cosa ci si riferisce quando si parla di "teologia cristiana delle religioni"?

Il Cristianesimo è una religione e ci si chiede cosa dice il Cristianesimo delle altre religioni, delle religioni non cristiane. Il complesso di queste valutazioni e di queste strategie del Cristianesimo nei confronti delle altre grandi religioni, come il Buddismo, l’Induismo, l’Ebraismo, l’Islam, etc., costituisce la teologia cristiana delle religioni. Quindi, la teologia cristiana delle religioni evidenzia il rapporto che il Cristianesimo ha nei confronti delle altre religioni.


Si può parlare di una "teologia delle religioni" nel pensiero di papa Francesco?

Credo che si possa parlare di una teologia delle religioni essenziale nel pensiero di papa Francesco, dato che siamo agli inizi. Il papa, che finora in merito ha scritto pochi documenti, ne parla nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Questo documento, che rappresenta una sorta di programma del suo pontificato, presenta almeno cinque paragrafi che contengono una essenziale teologia cattolica delle religioni. Quindi, possiamo dire che abbiamo alcuni elementi e che il tema, legato al Concilio Vaticano II e agli incontri interreligiosi di Assisi, viene analizzato e continuato da papa Francesco con gesti e anche con affermazioni ed elucidazioni.


Se sì, cosa la caratterizza, a suo avviso? Quali sono i suoi assi portanti?

Credo che sia caratterizzata da alcuni gesti. Per esempio, il gesto che papa Francesco ha fatto recandosi a Lampedusa, un gesto di accoglienza che è nello spirito di Assisi e che va oltre Assisi. Un altro gesto è quello della lavanda dei piedi durante la messa del Giovedì Santo, celebrata in un carcere minorile, nel quale il papa ha lavato i piedi ad una giovane donna di religione musulmana. Anche questo è un gesto di accoglienza. Dunque, abbiamo sullo sfondo prima di tutto il Concilio Vaticano II con il suo spirito di dialogo - uno spirito che si esprime in un rapporto dialogico con le religioni non cristiane -, e poi anche lo spirito di Assisi e la collaborazione per la pace e per la giustizia. Sostanzialmente, gli assi portanti della teologia delle religioni di papa Francesco sono tre: il dialogo, la collaborazione e l'accoglienza.


In Terra Santa, Francesco incontrerà esponenti delle altre due religioni abramitiche... Qual è la sua comprensione dell'Ebraismo?

La percezione che il papa ha dell'Ebraismo è buona e si inserisce nella prospettiva conciliare. È nella tradizione, certamente, ma presenta anche qualche specificazione. Ad esempio, sempre nell’Evangelii Gaudium, egli ne parla espressamente e dice che, con l'Ebraismo, il Cristianesimo ha una "ricca complementarietà", una comunanza legata anche alla Sacra Scrittura ed all’Antico Testamento dei cristiani. Occorre ricordare che papa Francesco aveva un rapporto di amicizia singolare e interessante col rabbino capo dell'Argentina, Abraham Skorka, con il quale ha scritto un libro che è uno dei più importanti per capire la personalità umana, intellettuale e cristiana del Vescovo di Roma. Inoltre, non soltanto era suo amico ma ha addirittura insistito affinché l'Università Cattolica di Buenos Aires conferisse la laurea honoris causa al rabbino argentino. Questo fatto è singolare perché vi erano anche problemi di ordine canonico da risolvere. Il rapporto di amicizia tra il papa e il rabbino Skorka sarà bene accolto da Israele, ma sarà importante anche considerare il contenuto dei diversi discorsi che terrà in Medio Oriente.


E per quanto riguarda l’Islam?

Ancora nell'esortazione apostolica, il papa parla della religione musulmana e fa una distinzione giusta tra l'Islam come religione, come via di salvezza, e il fondamentalismo islamico. Operando questa distinzione, Francesco rende attenti al fatto che esiste un "fondamentalismo violento" - così come lo chiama - che non ha nulla da spartire con il vero spirito dell'Islam. Inoltre, aggiunge anche che l'Islam deve essere rispettato dai cristiani ma riaffermando il principio che chi dà rispetto deve ricevere rispetto. Dunque, il dare rispetto presuppone una collaborazione. Ma per quanto riguarda il ricevere il rispetto sappiamo che ci sono problemi. Si tratterà di un viaggio delicato perché la Siria è fuori controllo, ma che cercherà sicuramente di sollecitare le esigenze del rispetto e della libertà di culto dei cristiani, tenuto conto della libertà di cui godono i musulmani in Occidente.


Quale percezione ha di Francesco il variegato mondo delle comunità ebraiche e islamiche?

Credo che papa Francesco si presenterà come un fratello perché ha il senso della fraternità universale. Per lui, ogni uomo, soprattutto il povero, il debole, è suo fratello. Inoltre, c'è un passaggio dell’Evangelii Gaudium nel quale dice che le persone religiose cercano la pace e la praticano, aggiungendo che la pace è "artigianale", ovvero e un'opera quotidiana, lavoro di ogni giomo, che ogni uomo religioso è chiamato a realizzare. Il papa richiamerà proprio questo elemento.


Esiste una "teologia ecumenica" nell’azione e nel magistero di Francesco? Cosa la caratterizza?

Certamente. Esiste nella sua essenzialità e la caratterizza come conversazione sulla vita umana, sulla finalità della vita. Abbiamo soltanto alcuni elementi, ma sempre nell'orizzonte del Concilio Vaticano II nel segno del dialogo, dell'accoglienza e dell'ascolto. Il tema della conversazione sulla vita umana è anche un altro aspetto da non sottovalutare nell'analisi sia della teologia delle religioni che della teologia ecumenica in papa Francesco.



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