10/05/2016
345. LA PROPOSTA DI UNA «SUMMA AD GENTILES» di Rosino Gibellini
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Lezione-sintesi tenuta, con citazione e integrazione di altri testi, alla Associazione Amici Teilhard De Chardin nel Monastero di Bose (Biella) il 16 aprile u.s. Lo stesso testo, con variazioni, è stato pubblicato anche dal sito “Cortile dei gentili”. La proposta di Teilhard de Chardin è innovativa e si contraddistingue dall’opera classica di Tommaso d’Aquino, “Summa contra Gentiles” intesa a spiegare la verità cristiana con metodo apologetico ai non cristiani.
 

Tra i lasciti pastorali del papa emerito Benedetto XVI rimane e permane il cosiddetto Cortile dei Gentili, proposto come strumento per riattivare il dialogo – un dialogo costruttivo – tra il pensiero cristiano e il pensiero del mondo moderno e contemporaneo. Il Cortile dei Gentili ripropone la visione che ha animato la costituzione Gaudium et spes (1965) del Concilio ecumenico Vaticano II.
Sarebbe interessante riproporre, anzi ricostruire la storia dialogica tra teologia e scienze del mondo. Ne uscirebbe una storia della teologia più concreta come storia della evangelizzazione, e una storia della filosofia e della cultura più aperta ai valori del Vangelo e del Regno.
In questo contesto uno dei nomi del Novecento teologico e culturale, che vorrei proporre qui è quello dello scienziato e teologo Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), di cui è ricorso l’anno scorso il 60° della morte, che ha coinciso anche con il 60° della diffusione dei suoi scritti filosofici-religiosi, editi postumi (in 13 voll., 1955-1976). Dalla vasta letteratura del «Gesuita proibito» vorrei proporre due testi singolari, che lo collocano tra gli antesignani dei frequentatori di un ideale Cortile dei Gentili [1].
Teilhard de Chardin ha partecipato con un gruppo di scienziati alla Crociera gialla, che ha attraversato la Cina per studiare la geologia della Cina nel confronto della geologia dell’Asia centrale, promossa dalla Citroën, e durata circa dieci mesi. Tra i partecipanti non vi era nessun cattolico, ma tutti parteciparono alla messa celebrata dal padre Teilhard l’1 gennaio 1932 alla missione di Liangchow. È stato conservato il testo della allocuzione del sacerdote Teilhard, che è degno di essere inserito in una Antologia ideale del Cortile dei Gentili.
Scrive il biografo di Teilhard, Claude Cuénot: «Nel corso della Crociera gialla, Teilhard è circondato da infedeli, per non dire di anticlericali militanti. L’ambiente cinese, a parte Wong il buddista, vive in un completo agnosticismo e considera il cristianesimo come qualcosa di incomprensibile. L’ambiente anglosassone fatta eccezione di spiriti religiosi come Barbour o Lucile Swan, è tutt’altro che confortante».
E continua: «Alle nove, il padre Teilhard de Chardin celebrò una messa alla quale assistemmo tutti. Nella chiesa dipinta di mille colori, in mezzo a lanterne cinesi, il bambino Gesù è nella mangiatoia. Prima di salire all’altare, Teilhard si volge a noi e dice: “Miei cari amici, noi ci troviamo stamani riuniti in questa piccola chiesa nel cuore della Cina per inaugurare con Dio l’anno nuovo. Certamente Dio, per ciascuno di noi qui, non ha lo stesso aspetto, gli stessi contorni precisi. Ma siccome siamo tutti degli uomini non possiamo sfuggire, nessuno di noi, al sentimento e all’idea riflessa che al disopra e davanti di noi esista un’energia superiore alla quale noi dobbiamo riconoscere, dato che essa è superiore, l’equivalente ingigantito della nostra intelligenza e della nostra volontà. È appunto in questa potente Presenza che all’inizio di quest’anno noi dobbiamo raccoglierci per un istante. A questa universale Presenza che tutti ci abbraccia, noi chiederemo prima di tutto di riunirci, come in un comune centro vivente, a coloro che amiamo e che, tanto lontani da noi, stanno iniziando il nuovo anno. Ricordandoci allora della Sua onnipotenza, Lo pregheremo di rendere favorevole a noi, ai nostri amici e alle nostre famiglie la trama complessa e in apparenza così incontrollabile degli avvenimenti che ci attendono lungo i mesi venturi; che il successo coroni le nostre imprese, che la vera gioia sia nei nostri cuori e attorno a noi; e che nella misura in cui non possiamo evitare il dolore, che almeno questo dolore si trasfiguri nella gioia superiore di occupare il nostro piccolo posto nell’universo e di aver fatto il nostro dovere. Ecco ciò che Dio può attuare attorno a noi e in noi con la sua azione profonda. È appunto perché ciò accada che io ora gli offrirò, per tutti voi, questa messa, che è la più alta forma di preghiera cristiana”».
Teilhard de Chardin durante il suo esilio ventennale in Cina, non è vissuto insieme a cattolici, ma ad agnostici o a fedeli di altre religioni, buddismo e confucianesimo, e così ha sentito urgente il bisogno di una presentazione del cristianesimo nel contesto del secolarismo e delle religioni tra cui viveva. Esprime questo suo sogno e progetto di evangelizzazione (si direbbe oggi) a un suo amico francese, il teologo Bruno de Solages, con queste parole: «Rispondendo a Bruno de Solages, gli ho ripetuto quanto il mondo attenda, in Estremo Oriente, un libro sull’essenza del cristianesimo, o sul punto di vista cristiano contrapposto a quello buddista o confuciano, un libro che verrebbe tradotto in tutte le lingue. Ma dovrebbe essere qualcosa col respiro e la serenità dell’ultimo libro di Bergson. Uno sviluppo naturale e strutturato di idee: la genesi di una fede nel Cristo a partire dalla semplice fede nell’essere (…) E passione per la verità. Chi ci darà questa Summa ad gentiles?».
Si vede chiaramente in Teilhard uno sforzo missionario, cui corrisponde il suo libro Comment je crois. È per questo che egli elabora una completa gerarchia di atti di fede, partendo dalla fede nel mondo per trovare un terreno comune agli increduli. È per questo che pone in tutta la sua vastità il problema: per diventare contagiosi bisogna innanzitutto “rinascere” ed avere da dare agli altri una concezione del mondo che sia viva.
Significativa questa Summa ad gentiles sognata, e ideata, dal Gesuita Teilhard, e pensata nelle sue principali articolazioni, ma anche nel metodo linguistico: dovrebbe ispirarsi al libro, allora molto noto e letto, di Bergson, Le due fonti della morale e della religione, del 1932 (scritto dopo vent’anni di silenzio come scrittore, dopo L’evoluzione creatrice del 1907).
Questa Summa ad gentiles è già in scrittura non da parte di un solo autore, ma nel «vasto spazio» (Moltmann) della teologia cattolica e cristiana, in dialogo creativo con le culture e religioni dell’umanità.

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[1] Cf. Claude Cuénot, L’evoluzione di Teilhard de Chardin (Paris 1958), trad. it., Feltrinelli, Milano 1962; R. Gibellini, Teilhard de Chardin. L’opera e le interpretazioni, Queriniana, Brescia 2005 (quarta edizione).





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