Il termine «missione» è un neologismo, diventato termine tecnico teologico solo agli inizi dell’età moderna nell’ambiente gesuitico; si è presto imposto e fu ufficialmente adottato con la fondazione della Congregazione romana per la propagazione della fede nel 1622.
Anticamente si usavano altre espressioni, come «conversione degli infedeli», «promulgazione del vangelo», «predicazione tra i popoli», «diffusione della fede» (propagatio fidei), e altre. Espressioni e significati che sono affluiti nel termine di «missione» nel Seicento. Nell’Ottocento poi si costituisce in Germania – nelle università di Halle e di Münster – la «missiologia» (o «missionologia») come disciplina teologica.
Ora viene edito nella «Biblioteca di teologia contemporanea» (n. 160) il libro, La missione cristiana. Storia e Presente, che si concepisce come un testo pensato e scritto come manuale di studio di questo ambito della teologia cristiana, ma anche come fonte di informazione e di aggiornamento su storia e problematica della missione cristiana. L’opera è scritta dal teologo tedesco gesuita Michael Sievernich (1945), docente all’università di Magonza, e all’Istituto filosofico-teologico Sankt Georgen di Francoforte sul Meno, e tra i più esperti missiologi di lingua tedesca.
Se il libro del teologo sudafricano David Bosch, La trasformazione della missione (1991, BTC 109, 2000) – ormai già un classico –, affronta la nuova problematica della missione cristiana, che ha il compito di trasformare il mondo in ordine all’avvento del Regno di Dio, ma anche di sapersi trasformare per affrontare i nuovi compiti; se il libro dei teologi nordamericani Bevans e Schroeder, Teologia per la missione oggi. Costanti nel contesto (2007, BTC 148, 2010) analizza i modelli di missione, individuando le «costanti» nel variare dei «contesti» storici, culturali e sociali; il nuovo libro, La missione cristiana (1999, BTC 160, 2012) del teologo tedesco Sievernich, si propone come un testo di studio, organicamente composto e condotto per linee essenziali.
I tre volumi citati rappresentano quasi una trilogia sulla missione cristiana, aggiornata e documentata.
Nel tempo della globalizzazione, la missiologia si presenta come una necessaria espressione della ecclesiologia. L’opera di Sievernich è classicamente divisa in tre parti: storia, teoria, problematica del Presente.
1. La prima parte traccia in 150 pagine circa una essenziale storia della missione cristiana, partendo dalla Bibbia e risalendo, con documentazione e insieme con rapidità, fino al presente. Sono pagine avvincenti e che danno da pensare. La missione cristiana è partita da Gerusalemme e da Antiochia, arrivando fino ai confini dell’Impero romano, e oltre: «La chiesa antica non superò solo i confini dell’impero romano, ma si aprì in tutte le direzioni della rosa dei venti, a ovest e a nord, a est e a sud» (51). Il fattore del successo, secondo lo storico Harnack, è rappresentato soprattutto dall’«elemento caritativo dell’amore e del servizio» (55) delle comunità cristiane.
Il percorso della missione cristiana è entusiasmante, ma ha anche le sue ombre, come, ad esempio, la conversione forzata dei Sassoni ad opera di Carlo Magno; o l’evangelizzazione del nuovo mondo dell’America Latina concepita come «conquista spirituale». Nell’età moderna le modalità della missione sono divise in tre tipi (115-147): a) i tipi sociali-culturali: il commercio, i matrimoni tra i regnanti, e le migrazioni dei popoli; b) i tipi professionali, rappresentati da missionari di ordini e congregazioni religiose; c) e i tipi istituzionali, quando il mandato missionario di Cristo, che sta all’origine, viene promosso dai papi, in particolare a partire dal Seicento con la fondazione della Congregazione de propaganda fide.
2. La seconda parte dell’esposizione ricostruisce le diverse teorie della missione cristiana, da quelle classiche alle più moderne e recenti: la teoria dei semi del Verbo, la testimonianza, la plantatio ecclesiae, l’adattamento e l’inculturazione (su questa categoria è da citare lo studio del missiologo svizzero Giancarlo Collet, «…Fino agli estremi confini della terra». Questioni fondamentali di teologia della missione (2002, BTC 128, 2004), evangelizzazione dei popoli e delle culture, la liberazione, il dialogo).
Nella teorizzazione del dialogo – categoria che si fa sempre più presente – meritano menzione il Libro del Gentile e dei tre sapienti (1275) di Raimondo Lullo; il trattatello De pace fidei (1453) di Nicola Cusano; L’epistolario con i Gesuiti in Cina (1689-1714) di Leibniz; viene citato per il suo influsso missiologico anche il saggio filosofico di Kant, Per la pace perpetua (1795); fino al Progetto per un’etica mondiale di Hans Küng (1990), che è stato fatto proprio dal Parlamento delle religioni mondiali (Chicago 1993).
Una interessante integrazione è rappresentata dal capitolo su «La “missione” nella testimonianza delle arti» (233-267).
3. Se la prima parte delinea una storia della missione cristiana, la seconda parte ricostruisce la storia della missiologia; e la terza affronta la problematica del Presente, nel tempo della globalizzazione.
Il primo problema concerne la possibilità della comunicazione: «Si calcola che esistano oltre 2.000 traduzioni della bibbia, tra cui più di 400 traduzioni complete di tutta la bibbia e altre 1.000 traduzioni complete del NT» (285).
Un secondo problema è rappresentato dallo scambio dei saperi, che comporta la conoscenza delle culture del mondo, anche delle più complesse, come quelle della Cina e del Giappone. Tra le conoscenze importanti risulta quella delle mappe del globo e delle visioni del mondo.
Un terzo problema è ora quello del dialogo tra le religioni, che viene trattato nella linea conciliare, interpretata come inclusivismo (anche se l’espressione è assente) aperto e dialogico nel pluralismo delle culture e religioni.
In definitiva, l’evento missionario «è descrivibile come evento dialogico dell’incontro fra Dio e l’uomo» (349).
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Michael Sievernich
La missione cristiana
Storia e Presente
Biblioteca di teologia contemporanea 160
(Queriniana 2012)
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