25/05/2006
72. La Maria Maddalena biblica di Elisabeth Moltman-Wendel
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Con il thriller \Il codice da Vinci" ritorna Maria Maddalena, ma ritorna in una fantasiosa storia, molto com mentata in questi giorni. Ma la figura di Maria di Magdala era stata riscoperta dalla "Ricerca delle donne" nell'ambito della teologia femminista. Citiamo solo la teologa Lilia Sebastiani nel libro "Tra/Sfigurazione. Il personaggio evangelico di Maria di Magdala e il mito della peccatrice redenta nella tradizione occidentale" (Nuovi Saggi Queriniana, 1992). Qui riportiamo alcune documentate pagine della teologa Elisabeth Moltmann-Wendel nel bel libro dedicato a "Le donne che Gesù incontrò" (Nuovi Saggi Queriniana, 1989, 2000 in terza edizione).


Maria Maddalena si chiama in realtà solo Maria, e il suo appellativo deriva dal suo luogo natale, Magdala, un'operosa cittadina sul lago di Genesareth, dove il commercio era fiorente. Una grande industria della pesca e della lavorazione del pesce occupava gli abitanti e apportava benessere e varietà di vita. Ma per chi vive la vita tra veli neri, per chi soffre di turbamenti di coscienza, crisi e depressioni, un luogo simile è una dolorosa contrapposizione alla propria realtà.

Maria Maddalena soffriva di una grave malattia mentale e faceva parte di quelle donne che capitarono nella sequela di Gesù in seguito ad una guarigione.

Se proviamo ad immaginarci la guarigione, può darsi che si sia svolta in un modo simile ad altre guarigioni: Gesù l'ha toccata, forse abbracciata, fatta alzare come aveva fatto con la febbricitante suocera di Pietro o con coloro che erano posseduti dai demoni. Le ha parlato, ed essa ha sentito tangibilmente vicinanza e contatto. Il suo isolamento è caduto grazie alle parole incoraggianti di Gesù. È diventata di nuovo se stessa, libera di provare sentimenti, di prendere decisioni, libera di vivere di nuovo il mondo intorno a lei, libera di gioire e di imparare a vivere in modo nuovo. Ma non ritorna alla sua vecchia situazione: lascia Magdala, la sua città natale, il cui nome però la accompagnerà sempre.

La guarigione della malattia per lei si è trasformata in salvezza: sente la salvezza e si sente bene. Le due cose sono intrecciate l'una all'altra ed essa fa percepire tale salute al gruppo di Gesù; comunica ad esso il suo benessere.

Le cose vanno diversamente per gli uomini, che vengono strappati al loro lavoro per iniziare una vita itinerante. Non siamo a conoscenza di nessuna guarigione di discepoli che si sia trasformata in una vocazione. Luca racconta anche di altre donne guarite da Gesù che lo seguono e Marco descrive la guarigione della suocera di Pietro, che, di conseguenza, 'serve' Gesù, cioè fa proprio il suo stile di vita. Le donne sono toccate dalla sequela nella loro intera esistenza.Danno tutte se stesse e si consegnano al nuovo.

Questo 'servire' viene raccontato anche nel caso di Maria Maddalena: come Gesù l'ha servita così ora essa lo serve. Vedremo in seguito quanto poco questo servire del primo gruppo delle donne abbia a che vedere con il moderno servire attribuito come specifico al sesso femminile. Per capire Maria Maddalena dobbiamo tener presente quanto strettamente tale servire abbia a che fare con lo scambio reciproco di contatti fisici, di vicinanza umana, di calore corporeo e di presenza risanatrice. Più intensamente della grande sconosciuta del vangelo di Marco o di Maria di Betania, che unse Gesù, Maria Maddalena vive della vicinanza fisica della vita comune con Gesù.

Nelle fantasie degli uomini essa appare per lo più nubile, giovane e bella. Ma forse era già avanti negli anni, aveva un matrimonio dietro le spalle, dal quale proveniva il danaro con il quale aiutava il movimento di Gesù, e recava i segni della malattia appena superata. Non lo sappiamo. Ma in ogni caso deve aver avuto fascino, calore e comprensione umana, sia che la sua attrattiva sia stata quella di una donna giovane o quella di una donna anziana. Come sarebbe altrimenti riuscita a riunire un gruppo di donne caparbie, di diversa età, separatesi dalle loro famiglie? Tutti e quattro i vangeli citano sempre per primo il suo nome, quando parlano del gruppo delle donne. Possiamo perciò presupporre che essa abbia avuto un ruolo primario e che abbia agito come elemento integrante. Si può facilmente immaginare quanti conflitti ci debbano essere stati tra le donne che avevano rinunciato ai legami familiari, tra il gruppo degli uomini e delle donne e, non da ultimo, con il mondo esterno, per il quale la presenza di quelle donne era una provocazione.

Maria Maddalena ha attitudine al comando e secondo il vangelo di Luca (Lc 8,3) ha portato con sé un patrimonio. Come nel caso di Giovanna, per mezzo suo giunge all'interno del movimento di Gesù, legato al ceto medio, qualcosa di cittadino. Le donne ebree, per la prima volta senza la protezione della famiglia patriarcale, si dispongono ai suoi ordini. Ella è abile, agisce in un modo convincente. Sa parlare, e non le riesce difficile essere un'autorità. Dai vangeli più tardi si percepisce come l'accrescersi di tale sovranità abbia sempre infastidito i discepoli e soprattutto Pietro.

Tra la guarigione e la crocifissione di Gesù non veniamo a sapere più niente di lei. Forse il suo corpo indebolito si rafforza con la vita itinerante. Senz'altro vive del suo entusiasmo e della ferma convinzione che il tempo della salvezza è giunto, e tutte le delusioni che iniziano a tormentare i discepoli non fanno presa su di lei. I vangeli, che altrimenti prediligono ognuna delle diverse eroine, sono concordi nel narrare che essa era sotto la croce con le donne, che era presente alla sepoltura e che giunse per prima al sepolcro la mattina di pasqua.

E con ciò inizia il suo particolare rapporto con Gesù. All'interno del privilegiato gruppo di donne, ha ancora una volta una posizione particolare: Gesù risorto appare a lei e le dà il compito di riferirlo al gruppo dei discepoli. A questo incontro Matteo aggiunge anche la presenza dell'"altra Maria", ma sia l'autore dell'ultimo capitolo di Marco sia Giovanni raccontano un unico e sensazionale incontro tra Gesù e Maria Maddalena, che inaugura il suo speciale ruolo per tutti i tempi.

Finché Maria Maddalena e le donne sentono ancora la vicinanza fisica di Gesù, restano incrollabili nella loro fedeltà e nella loro capacità di resistere. Il corpo morente, morto, il corpo da seppellire e da ungere le collega a lui. Il gelido sconvolgimento inizia solo quando esse, la mattina di pasqua, giungono al sepolcro e non trovano più il corpo di Gesù.

Solo a partire da questo rapporto speciale, umano e personale con Gesù, diventa comprensibile, a mio avviso, l'incontro di Maria Maddalena con il Risorto. Giovanni, che predilige gli ampi dialoghi fra Gesù e le donne, rappresenta la scena - sempre di nuovo raffigurata in dipinti - che si svolge accanto al sepolcro: Maria Maddalena completamente sola, in lacrime, ode una voce che le domanda perché piange. Credendo che si tratti del giardiniere si lamenta cheil corpo del suo Signore è stato portato via. Solo quando Gesù la chiama per nome, «Maria», essa lo riconosce e getta un grido: «Maestro»!

Finora è tutto comprensibile, ragionevole, chiaro. Ma giunge la frase estranea, fredda, scostante, che distrugge tutto il senso di felicità che stava ritornando: «Non mi toccare! Non sono ancora tornato al Padre mio». I teologi ci si sono affaticati intorno, l'hanno attenuata, intesa positivamente, vista in logica contraddizione con gli altri incontri del Risorto, per esempio con quello in cui Tommaso viene invitato a mettere la mano nella ferita che Gesù ha al costato, o a quello in cui le donne gli abbracciano i piedi. Nella pruderie del diciannovesimo secolo si è persino fatto riferimento alla pericolosità sessuale di un tale contatto.

Non è possibile cancellare lo shock che tali parole portano con sé. Non si tratta più di Gesù teneramente vicino; non si può più toccare e ungere il suo corpo: egli non si fa più riportare indietro e trattenere. Maria Maddalena non può più abbracciarlo spontaneamente.

La continuità che le donne vogliono è interrotta. L'ingenuità della fede e della fiducia infantili è morta. Non parla il vecchio Adamo, del quale parla la dogmatica maschile, così poco convincente per le donne. Piuttosto, si tratta di una parte di immediatezza, di interezza, di risolutezza, spontaneità, una parte di fedeltà e di perseveranza infantili. Una parte di fiducia, su questa terra, nell'immortalità e nella vita eterna.

Maria Maddalena ha vissuto come nessun altro la salvezza in modo corporeo. Ha amato personalmente Gesù; senza di lui la vita non le sembrava vivibile. Ha dimostrato di avere tenacia e di saper stare in piedi. Non ha mai dubitato di lui, ma ora inizia ad aggrapparglisi. Non è il Messia morto, che la fa disperare, ma solo il fatto che il corpo di Gesù sia scomparso. Qui sperimenta la morte, la frattura della sua esistenza.

Vorrei tradurre il «Non mi toccare!» con: «Matura! Cresci! Accetta il dolore della separazione!».

«Perché cercate tra i morti colui che vive?», domanda l'angelo alle donne nel vangelo di Luca. È lo stesso messaggio, e significa: «Dove voi cercate la continuità, lì è la morte. Dove voi cambiate voi stessi, lì è la vita». Il 'peccato' femminile non è l'orgoglio, ma l'ostinato attaccamento.

La fede spontanea dei bambini, per quanto possa sembrare salda e durevole, deve trasformarsi e far fronte al dolore della separazione. Solo così si può crescere e maturare.

La voce è ancora vicina e familiare e in questa voce Gesù è ancora lo stesso. E con questa voce egli le affida un compito che non elimina la distanza, ma che la rende comprensibile: il suo Dio è anche il Dio di tutti loro; suo Padre è anche il Padre di tutti loro.

Il mutamento che sembrava insopportabile ora diventa sopportabile. Maria Maddalena deve andare a raccontare della nuova distanza e della nuova prossimità. Dolore e paura la accompagnano: le cose non sono più come erano prima; ma la attendono un nuovo compito ed una nuova comunità.

Si è riflettuto poco, finora, sulle esperienze di Dio vissute dalle donne. All'inizio dell'esperienza dei discepoli sta il tradimento, e la dialettica della teologia maschile si basa sempre sulle dialettica tradimento-conversione. All'inizio dell'esperienza di Maria Maddalena c'è la guarigione corporale. A lei è capitata la totalità. È accolta corpo, anima e spirito nella comunione con Gesù. Per questo non fugge, per questo rimane. E per questo si dispera quando questa vicinanza non è più percepibile. Nell'incontro con il Risorto, essa vive il dolore: il dolore che le cose vecchie passano, che niente è ripetibile e che solo così può accadere il nuovo. Il conflitto della donna, la dialettica femminile, che non è innata ma piuttosto inculcata, e che rispecchia esperienzesociali, è tra il trattenere ed il lasciare andare, tra il persistere e il dischiudere.

Maria Maddalena è considerata come il primo apostolo. Per prima ha annunciato il vangelo di Gesù Risorto. Ciò si è conservato fino al Medioevo, ma quello che venne dimenticato fu il suo messaggio. Accanto alla teologia e all'esperienza patriarcale giunge oggi la teologia e l'esperienza delle donne. Che cos'ha da dirci la donna risanata che riunisce in sé amicizia e dedizione, eros e agape? Che si tiene stretta a questa terra e alle sue relazioni fino all'ultimo e che esaurisce tutte le sue speranze? Che sperimenta la risurrezione nel fatto di scoprire che non si deve fossilizzare in questo ambito bensì imparare ad aprirsi ad una nuova comunità. La teologia di Maria Maddalena non è ancora scritta. Forse ci riusciranno le donne di oggi.




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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
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